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Se questa fosse una newsletter interattiva, per prima cosa ti chiederemmo come stai, che è sempre buona educazione. Poi se negli ultimi tempi stai facendo sport; e infine, se tra le due risposte vedi un collegamento.
Statisticamente parlando, il collegamento c’è: la salute mentale e l’attività fisica si influenzano a vicenda. Chi fa sport tende a stare meglio psicologicamente, e chi sta bene psicologicamente ha più voglia di fare sport.
Vale anche il contrario: la mancanza di energie mentali ci impigrisce, e l’immobilità prolungata rende più difficile la ripresa dell’attività fisica.
Quindi dovremmo alzarci dal divano, infilare i pantaloncini e metterci sotto, perché ci farà bene? La risposta è “sì”. Oppure "no".
Alcuni benefici dell’attività fisica dipendono dall’attività fisica stessa: ad esempio, lo stato di euforia indotto dallo sport sembra nascere dall’attivazione del sistema endocannabinoide, che è coinvolto nella regolazione di umore, appetito, sonno, memoria e risposta immunitaria.
Ma altri benefici sono condizionati da fattori esterni, come il piacere che proviamo nel fare un determinato sport, il luogo in cui ci troviamo, la durata dell’allenamento, la nostra costanza e il fatto di praticarlo in solitaria o in compagnia.
Se ingoiare lo sport come uno sciroppo amaro può essere una soluzione a breve termine, è importante sapere che lo spirito di sacrificio dovrebbe pesare meno della voglia di scendere in campo, o in pista, o in strada: allora sì che ci fa bene.
Se questa fosse una newsletter interattiva, per prima cosa ti chiederemmo come stai, che è sempre buona educazione. Poi se negli ultimi tempi stai facendo sport; e infine, se tra le due risposte vedi un collegamento.
Statisticamente parlando, il collegamento c’è: la salute mentale e l’attività fisica si influenzano a vicenda. Chi fa sport tende a stare meglio psicologicamente, e chi sta bene psicologicamente ha più voglia di fare sport.
Vale anche il contrario: la mancanza di energie mentali ci impigrisce, e l’immobilità prolungata rende più difficile la ripresa dell’attività fisica.
Quindi dovremmo alzarci dal divano, infilare i pantaloncini e metterci sotto, perché ci farà bene? La risposta è “sì”. Oppure "no".
Alcuni benefici dell’attività fisica dipendono dall’attività fisica stessa: ad esempio, lo stato di euforia indotto dallo sport sembra nascere dall’attivazione del sistema endocannabinoide, che è coinvolto nella regolazione di umore, appetito, sonno, memoria e risposta immunitaria.
Ma altri benefici sono condizionati da fattori esterni, come il piacere che proviamo nel fare un determinato sport, il luogo in cui ci troviamo, la durata dell’allenamento, la nostra costanza e il fatto di praticarlo in solitaria o in compagnia.
Se ingoiare lo sport come uno sciroppo amaro può essere una soluzione a breve termine, è importante sapere che lo spirito di sacrificio dovrebbe pesare meno della voglia di scendere in campo, o in pista, o in strada: allora sì che ci fa bene.
(Con le premesse dette sopra)
Migliora la salute muscolare e cardiorespiratoria, quella delle ossa, riduce i rischi di ipertensione, cardiopatia coronarica, ictus, diabete e di diversi tipi di cancro.
Allevia i sintomi ansiosi e depressivi, migliora la qualità della vita e il fronteggiamento dello stress, rafforza l’autostima, le abilità sociali, la memoria e il pensiero creativo.
L'Unione Europea incentiva lo sport come fattore di inclusione, partecipazione alla vita comunitaria, tolleranza, accettazione delle differenze e rispetto delle regole.
La riduzione dei giorni di disagio psicologico riportati da chi pratica attività fisica, secondo uno studio che ha analizzato i dati di 1.237.194 persone maggiorenni.
I minuti di esercizio giornalieri che possono essere sufficienti per contrastare l’insonnia, secondo una ricerca che ha esaminato diversi studi epidemiologici.
(Con le premesse dette sopra)
Migliora la salute muscolare e cardiorespiratoria, quella delle ossa, riduce i rischi di ipertensione, cardiopatia coronarica, ictus, diabete e di diversi tipi di cancro.
Allevia i sintomi ansiosi e depressivi, migliora la qualità della vita e il fronteggiamento dello stress, rafforza l’autostima, le abilità sociali, la memoria e il pensiero creativo.
L'Unione Europea incentiva lo sport come fattore di inclusione, partecipazione alla vita comunitaria, tolleranza, accettazione delle differenze e rispetto delle regole.
La riduzione dei giorni di disagio psicologico riportati da chi pratica attività fisica, secondo uno studio che ha analizzato i dati di 1.237.194 persone maggiorenni.
I minuti di esercizio giornalieri che possono essere sufficienti per contrastare l’insonnia, secondo una ricerca che ha esaminato diversi studi epidemiologici.
Oltre che molto bene, lo sport può anche fare molto male: soprattutto a livello agonistico, è una fonte di “stressor”, cioè di agenti stressogeni, come pressione, ansia, monotonia, insuccessi, infortuni. E spesso viene raccontato in modo tossico, con un’attenzione eccessiva ai risultati e alla perfezione.
Ne abbiamo parlato con Matteo Piano (@teuzzo), pallavolista della Powervolley Milano e della Nazionale. Un atleta che ha vinto tanto, e che al tempo stesso meriterebbe una definizione migliore, perché è riuscito a diventare tantissime altre cose.
«A livello psicologico, fare sport ai tuoi livelli ci sembra portare all’estremo sia le cose belle (esperienze, gratificazioni) che quelle difficili (stress, pressione). Quanto è difficile trovare un equilibrio?»
«Lo sport è meraviglioso perché ti fa vivere delle emozioni uniche, che io vedo di ricercare sempre molto in tutto quello che faccio quando non sono a fare sport. Quindi vivo per quelle emozioni che la partita in effetti mi dà: è un po’ come quando hai il brivido non so magari della montagna russa, del tuffo in mare. Quell'attimo.
Ecco, diciamo che secondo me è meraviglioso sapere che ci sono dei picchi in alto e in basso, quindi non credo sia tanto trovare l'equilibrio di capire come arrivare ai picchi, ma cercare di capire che gli altissimi e i bassissimi sono solo dei momenti. Cullarsi tra questi alti e bassi è la cosa più bella che si può fare».
«Hai raccontato di non esserti mai sentito a tuo agio con il classico percorso “per diventare uno sportivo”. Cosa ti andava stretto?»
«Allora, inizialmente non mi sentivo a mio agio, forse con quello che era l'ambiente giovanile, i tanti genitori che veramente spingevano e esortavano per la pallavolo dei propri figli e loro stessi, i ragazzi, che devono essere forti un po’ come se fosse uno status, un marcare il territorio.
Crescendo, forse la cosa che non mi è piaciuta e non mi piace dello sport, anche se adesso la direzione è un'altra, è quella che lo sportivo dovesse essere sportivo, punto e basta. Che potesse parlare di o fare solamente sport, che per il resto non fosse in grado o non gli competesse, o lo distraesse. Credo che fosse una visione troppo chiusa, troppo antica. Sicuramente c’è del vero, che andava forse integrato con altre altre situazioni, con altri pensieri, proprio perché attingere anche da altri ambienti può soltanto farti crescere, e tu puoi far crescere altri ambienti».
«Il professionismo viene spesso raccontato con la retorica dei sacrifici e delle rinunce. Secondo te, è una narrazione accurata? O manca qualche pezzo?»
«È una narrazione accurata quella dei sacrifici, delle rinunce, secondo me per quel che riguarda lo sport, perché comunque ha ritmi completamente diversi da qualsiasi altro ambiente. Non è solo quello, nel senso che secondo me è qualcosa di speciale che possono fare pochissime persone, quindi è un'opportunità gigante che ti fa veramente arrivare a conoscere te stesso in maniera profonda e unica.
Quindi sì, sacrifici e rinunce. Ma c'è anche una grande fortuna nel poter fare sport perché comunque entri in contatto con una rapidità di vita, di crescita, un adattamento, una conoscenza anche del mondo secondo me molto più ampia.».
«Seguendo la tua strada sei diventato un pallavolista di successo, ma anche tante altre cose. Immagina di applicare il tuo modello al mondo dello sport: come cambierebbe?»
«È molto bella questa cosa di poter applicare una nuova strada al mondo dello sport. Diciamo che la vedo come una sorta di gioco, perché bisogna avere molta umiltà, e tante volte quello che per noi è meraviglioso e suona benissimo per gli altri non lo è.
Io credo che quello che potrebbe essere utile e buono nel mondo dello sport sia integrarsi con altri modi di interagire, di cooperare, cercando di migliorare alcuni aspetti che magari in altri settori ambienti potremmo affinare, e allo stesso tempo dare qualcosa di nostro anche ad altre persone che provengono da altri ambienti».
«L'ultima domanda è un po’ ovvia e un po’ invidiosa. Cosa si prova a vincere un argento olimpico?»
«L’Olimpiade era il mio sogno nella vita, sia sportivo che non. Forse l'unico grande sogno sportivo che avessi, perché per me è l'Olimpiade, simboleggia tutto... non solo la storia a livello sportivo. È l'unione di atleti da tutto il mondo di storie, di percorsi di vita, di nazioni tutte insieme e tutto il mondo guarda quel bellissimo scambio. È un insieme di sogni, perché c'è chi arriva da posti conosciutissimi, c’è chi invece arriva da posti difficili, magari in guerra, dove non hanno niente e quindi vedere gareggiare atleti con così tante diversità, ma accomunati dallo sport è meraviglioso perché puoi imparare tanto guardandole e vivendole ovviamente è magnifico, perché vedi tutto questo da vicino.
Quindi per me le Olimpiadi è stato questo. Vincere l'argento è stato questo: essere nel posto più bello dove poter far sport, rappresentare lo sport non solo in Italia ma nel mondo, tutti avrebbero voluto essere lì. Quindi una grande responsabilità, oltre che un grande sogno, forse di una miriade di persone».
Entrando nell’ultima curva di questa puntata, scopriamo un parallelismo tra lo sport e la terapia: se non si fa fatica non si va da nessuna parte, ma se si fa solo fatica non si va da nessuna parte.
Ecco altro quattro parole chiave da tenere a mente prima di abbonarsi all’ennesima palestra.
Se hai trovato un’attività fisica che ti fa piacere svolgere, inseriscila in una routine. Prendere nota dei tuoi miglioramenti influirà sul tuo umore tanto quanto l’attività in sé.
Se hai la possibilità di fare sport con qualcuno, approfittane: associare la socialità all’attività fisica sembra avere effetti positivi sull’umore, la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo.
Chi fa yoga questa cosa la sa già: concentrandoci sui movimenti del corpo possiamo perderci in senso positivo, vivendo il momento presente e guadagnando uno stato di serenità temporanea.
Lo stress positivo di un’attività fisica svolta con entusiasmo può aiutarci a dormire meglio. È una fortuna, perché il riposo è fondamentale per recuperare le energie ed evitare gli infortuni.
Per approfondire, dai un'occhiata a questi contenuti che non abbiamo fatto noi.