Ansia e disturbi d'ansia: quali e quanti sono
Vediamo cosa si intende per ansia o disturbo d'ansia: quali tipologie esistono, quali sono le cause e i sintomi e come possono essere trattati. Abbiamo verificato la correttezza dei contenuti, ma non usarli per autovalutarti, soprattutto se ti rivedi in certe frasi. Non possono sostituire un aiuto professionale.
Cos'è l'ansia
L’ansia è uno stato psichico di agitazione nei confronti di uno stimolo o di uno scenario futuro.
È il nostro personale sistema di allarme: tende ad anticipare le situazioni di pericolo. Di fatto lavora per noi, anche quando non ce ne rendiamo conto. In un certo senso l'ansia è funzionale. Si parla in questo caso di ansia fisiologica, da distinguere rispetto all'ansia patologica.
Tutti e tutte la proviamo, ma in alcune persone questo sistema di allarme è più solerte del dovuto: suona al minimo stimolo, il rumore della sirena è molto forte ed è difficile da disinnescare.
Quando gli effetti dell’ansia si manifestano con particolare facilità, intensità e durata, potremmo trovarci di fronte a un disturbo d’ansia.
Ti capita mai di non riuscire a mangiare quando provi un forte stato d’ansia? C’è una spiegazione. L’ansia ci è stata utile fin dagli albori, quando i pericoli in cui potevamo incappare non erano dei brutti voti o un colloquio di lavoro fallimentare. Pensiamo a una persona che scappa da un incendio o a un’altra inseguita da un leone: in situazioni di questo tipo, dovremmo rispondere al pericolo combattendo, fuggendo o nascondendoci. Tutte le funzionalità corporee che non servono a questo preciso scopo, vengono interrotte.
L’ansia riesce a chiamare a raccolta tutta l’attenzione e le energie di cui disponiamo: a che serve mangiare se rischia di essere l’ultima volta in cui lo facciamo?
Qualche dato sull'ansia
Secondo l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), quasi il 4% della popolazione mondiale convive con un disturbo d’ansia: parliamo di circa 284 milioni di persone. La maggior parte di loro è donna.
La pandemia da COVID-19 ha notevolmente peggiorato il quadro generale: studi svolti su un campione di oltre 6000 soggetti, dimostrano che oltre il 40% degli italiani ha riportato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi durante il lockdown.
Ansia nei bambini e negli adolescenti
Nel periodo dell'infanzia e dell'adolescenza, il tasso di disturbi d'ansia si colloca tra il 12% e il 20%, con una prevalenza doppia nelle ragazze rispetto ai ragazzi (rapporto 2:1).
Ogni fase dello sviluppo porta con sé specifiche esperienze, che influenzano sia la percezione della realtà che le modalità con cui i disturbi legati all'ansia si manifestano:
- In età prescolare, i bambini mostrano prevalentemente ansia da separazione, temendo che possa accadere qualcosa di grave ai loro genitori o tutori, e specifiche fobie, come quelle verso animali o il buio;
- Con l’ingresso nella scuola primaria, possono emergere preoccupazioni riguardo le prestazioni scolastiche, mentre diversi studi indicano che tra i 6 e i 12 anni possono comparire anche sintomi di panico;
- Nella preadolescenza e adolescenza, si osservano forme di ansia sociale, che portano a evitare situazioni dove si teme di essere giudicati negativamente per il proprio aspetto, il proprio stile o le proprie scelte dai coetanei.
Tipologie e forme di ansia più comuni
Esistono numerose tipologie di ansia, di seguito trovate elencate le più comuni.
Disturbo d'ansia generalizzato
Il Disturbo d'ansia generalizzato (o DAG) è un disturbo d'ansia cronico caratterizzato da preoccupazioni eccessive e persistenti che riguardano vari aspetti della vita quotidiana e dalla salute ed è il disturbo d'ansia più comune.
Disturbo d’ansia da separazione
Il disturbo d'ansia da separazione è un disturbo dell’età infantile. Chi prova questo tipo di ansia teme la separazione dalla figura di riferimento, di solito la madre. La paura che sente è intensa e persistente, oltre che inadatta alla sua età. Infatti, fra gli otto mesi e i due anni è del tutto naturale vivere la separazione in maniera difficile: smette di esserlo alle soglie della scuola dell’infanzia.
Quest’ansia, legata all'idea che possa succedere qualcosa di brutto ai genitori, o che essi non facciano ritorno, causa spesso incubi notturni. L'ansia notturna può avere come conseguenze emicranie, mal di stomaco, nausee e vomito. Il trattamento d’elezione in questi casi è la terapia cognitivo-comportamentale, per chi ne soffre e per i familiari.
Mutismo selettivo
Anche questo disturbo riguarda l’età evolutiva. Il bambino o la bambina che ne soffre non riesce a comunicare e a esprimersi all’interno dei contesti sociali che percepisce come minacciosi, mentre riesce tranquillamente a farlo quando si trova in un ambiente “sicuro” e “protetto”. Non si tratta di un comportamento intenzionale o capriccioso, ma di uno stato d’ansia così difficile da gestire da rendere difficile qualsiasi tipo di interazione verbale.
Circa il 90% dei bambini e delle bambine con mutismo selettivo, soffre anche di una forma di fobia sociale.
A scuola l’insegnante potrebbe essere d’aiuto avanzando al bambino (o alla bambina) richieste contenute, promuovendo il lavoro cooperativo in cui la comunicazione verbale non sia necessaria, stimolando l'interazione con i compagni e le compagne più sensibili.
Fobia specifica
Una fobia è la paura spropositata di una situazione, di un oggetto, di un animale o di qualsiasi altra cosa, che si manifesta in modo marcato e persistente.
Chi ne ha una (o più) sa che si tratta di un timore irrazionale ma, nonostante questo, continua a percepirlo come intollerabile e incontrollabile: l’unico modo per superare la minaccia è l’evitamento.
Le fobie più comuni riguardano gli animali (ad esempio l’aracnofobia e l’ofidiofobia, cioè la paura dei ragni e quella dei serpenti), l’ambiente naturale (ad esempio l’acrofobia o la ceraunofobia, cioè la paura delle altezze e quella dei tuoni e dei fulmini), il sangue e/o le ferite (ad esempio la tripanofobia o la tomofobia, cioè la paura degli aghi e quella degli interventi chirurgici), alcune situazioni (ad esempio la glossofobia e la claustrofobia, cioè la paura di parlare in pubblico e quella degli spazi chiusi).
Disturbo d’ansia sociale
La persona che soffre di un disturbo d'ansia sociale prova paura e ansia quando si trova in determinate situazioni sociali o prestazionali. Ma, in specifico, cosa si teme? Di non soddisfare le aspettative delle altre persone, di essere analizzati ed esaminate, di provare e mostrare imbarazzo, di subire un’umiliazione, di perdere il filo del discorso o di non essere in grado di esprimersi in pubblico. Anche caldo e ansia possono essere correlati.
Il trattamento comprende la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia dell’esposizione e, in alcuni casi specifici, la terapia farmacologica. Ci sono anche farmaci senza ricetta per l'ansia. Ad esempio, il bisoprololo aiuta con l'ansia, sebbene non sia un trattamento specifico per questo problema. Può avere infatti un effetto indiretto nel ridurre alcuni sintomi fisici correlati all'ansia, come la frequenza cardiaca elevata e i tremori.
Disturbo di panico
Chi sperimenta questo disturbo soffre di ripetuti attacchi di panico, prova paura pensando agli attacchi di ansia futuri (ansia anticipatoria) e, per questo motivo, modifica il proprio comportamento con lo scopo di evitare azioni e situazioni che potrebbero scatenarne altri.
Sono molte le persone ad aver sperimentato un attacco di panico nella propria vita (10 milioni solo in Italia), ma sono molte meno quelle che hanno sviluppato un disturbo di panico (circa 2 milioni). L’esordio del disturbo è nella tarda adolescenza o nella prima età adulta e colpisce maggiormente le donne.
Le persone con un disturbo da panico spesso hanno anche altri disturbi di natura psichiatrica - ad esempio, un ulteriore disturbo d’ansia, la depressione, il disturbo bipolare, il disturbo da uso di alcol lieve.
Ansia dovuta a un’altra condizione medica
L’ansia, ad esempio, è uno dei sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC): qui le ossessioni innescano l’ansia che, a sua volta, dà il via alle compulsioni, che servono a placare questa sensazione spiacevole.
L’ansia è alla base anche del disturbo post-traumatico da stress (DPTS): la persona che ne soffre ha vissuto un’esperienza dolorosa e intensa - la guerra, una violenta aggressione, un disastro naturale, un incidente, eccetera. Questo evento può essere rivissuto nella mente: ciò comporta incubi, ansia e tentativi di evitamento di qualsiasi cosa possa ricordare il trauma.
Esistono anche l'ecoansia, l'ansia da covid-19, l'ansia per il lavoro o l'ansia per la gravidanza. Sono infatti moltissime le situazioni che possono provocarci ansia e in cui essa può manifestarsi in maniera diversa.
Cause principali dell'ansia
L'ansia nasce da una combinazione di cause biologiche, genetiche, ambientali e sociali.
- cause biologiche: l’insorgenza dell’ansia e l’eccessiva o ridotta produzione di alcuni neurotrasmettitori da parte del nostro cervello potrebbero essere legate fra loro. Lo dicono alcuni studi, che hanno mostrato come l’eccessiva produzione di noradrenalina e la ridotta disponibilità di serotonina e/o di acido gamma aminobutirrico siano in grado di favorire la comparsa dell’ansia nelle nostre vite;
- cause genetiche: secondo alcuni studi, il 50% delle persone affette da un disturbo d’ansia ha almeno un (o una) parente che soffre, a sua volta, di un disturbo ansioso. Anche degli studi condotti sui gemelli hanno mostrato come la predisposizione genetica possa aumentare il rischio di incorrere in un disturbo d'ansia (dal 25 al 40%);
- cause ambientali e sociali: le persone che hanno subito un trauma, un abuso o un episodio di bullismo sono più esposte all’ansia, così come quelle che sono state educate in modo duro, ansioso, negligente o anaffettivo.
Esiste poi una differenza di genere: l'incidenza dell'ansia è più alta tra le donne, anche se sembra dipendere più da fattori contestuali (un diverso approccio all'apprendimento e al controllo) che biologici.
Infine, alcune sostanze possono causare o peggiorare l'ansia, come l'alcol, il tabacco, gli oppioidi e gli stimolanti.
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Come ti accorgi di avere l'ansia? Sintomi principali
Nella sua definizione possiamo già rintracciare qualche sintomo basilare dell’ansia: secondo il DSM, «l’ansia è uno stato emotivo stressante e spiacevole di nervosismo e malessere. L’ansia è meno legata al tempismo di una situazione minacciosa - a differenza della paura. Può essere ansia anticipatoria di una minaccia, persistere dopo uno scampato pericolo o si può presentare in assenza di una chiara minaccia».
L'ansia può avere sintomi fisici o mentali. Fra i sintomi fisici dell'ansia, quelli più comuni sono:
- eccessiva debolezza o stanchezza;
- dolori muscolari persistenti;
- disturbi gastrointestinali, come i crampi allo stomaco;
- disturbi respiratori;
- disturbi cardiaci, come le palpitazioni.
Non è raro sperimentare anche salivazione eccessiva, bocca secca, apnea o perdita eccessiva di peso.
I più comuni sintomi mentali dell'ansia sono invece:
- nervosismo
- apprensione
- crisi di pianto
- insonnia
Quando l’ansia diventa cronica, ai sintomi descritti sopra, se ne possono aggiungere altri:
- sintomi psicologici, che comprendono l’incapacità di controllare la propria preoccupazione, l’irritabilità e la difficoltà a concentrarsi;
- ulteriori sintomi fisici, come mal di testa, stanchezza, tensione e dolore muscolare, difficoltà a deglutire, tremore o contrazioni, sudorazione, nausea, stordimento e formicolio alle estremità, necessità di andare spesso in bagno, vampate di calore;
Come diagnosticare e trattare l'ansia
In ambito clinico si usa un test chiamato GAD-7: si è dimostrato efficace per valutare la presenza e la gravità di disturbi d'ansia.
Ma non è uno strumento di autovalutazione: per avere valore diagnostico, deve essere esaminato da psicologi, psicoterapeuti, psichiatri o medici.
Se lo farai in autonomia, non scoprirai se soffri d'ansia: avrai solo un'indicazione dell'eventuale presenza di alcuni sintomi, che potrebbero dipendere da cause del tutto diverse.
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Rimedi possibili
Dopo aver effettivamente verificato di soffrire di un disturbo d'ansia, si possono intraprendere due strade per trattarla e curarla: la terapia farmacologica e il percorso con uno psicoterapeuta.
Cura farmacologica
La terapia farmacologica, che deve essere prescritta da un medico psichiatra, consiste prevalentemente in farmaci utilizzati per tenere sotto controllo i sintomi. Si tratta principalmente di antidepressivi SSRI ed ansiolitici. Potrebbero essere associati anche a farmaci per curare specifici sintomi fisici legati agli stati d'ansia.
Percorso di psicoterapia
Solitamente la prima scelta nel trattamento dell'ansia è quella di avviare un percorso psicoterapeutico. Sono moltissimi gli approcci che possono rivelarsi utili nel trattare i disturbi d'ansia, tra questi quelli più comunemente utilizzati sono:
- la psicoterapia cognitivo-comportamentale, e in particolare la terapia metacognitiva e la terapia cognitiva standard;
- l'approccio psicodinamico;
- l'approccio strategico breve;
- l'approccio sistemico;
- l'approccio integrato.
Avviare un percorso di psicoterapia è sicuramente una delle strategie più efficaci per combattere l'ansia e tutti i suoi sintomi. Se desideri ricevere un supporto, sulla Serenis troverai moltissimi professionisti specializzati e con esperienza che potranno aiutarti a stare meglio.
FONTI:
- Fava, G., Rafanelli, C., & Savron, G. (1998). L’ansia. Caledoiscopio Italiano, 121, 3-79.
- Moroni, L., Bettinardi, O., Vidotto, G., Balestroni, G., Bruletti, G., Giorgi, I., & Bertolotti, G. (2006). Scheda ansia depressione forma ridotta: norme per l'utilizzo in ambito riabilitativo. Monaldi Archives for Chest Disease, 66, 255-263.
- MayoClinic, Anxiety Disorder - https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/anxiety/symptoms-causes/syc-20350961
- Morosini, P. L'ansia nei bambini e negli adolescenti. Rivista semestrale di psicologia e psicoterapia individuale sistemica al tempo della complessità, 29, (2021).