Cos'è l'ADHD: sintomi, cause e trattamenti

In questo articolo troverai una guida completa sull'ADHD, o Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività: un disturbo del neurosviluppo che si presenta a partire dall'infanzia ma può influenzare anche la vita adulta. Vediamo quali forme assume e come può essere gestito.

|
Primo colloquio gratuito
Primo colloquio gratuito
adhd

Punti chiave:

  • Cos'è l'ADHD: l'ADHD, o Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, è un disturbo neuropsichico che colpisce l'attenzione, il controllo degli impulsi e l'attività motoria. Può manifestarsi fin dalla prima infanzia e perdurare nell'età adulta. Le persone con ADHD spesso hanno difficoltà a concentrarsi e a completare attività quotidiane.
  • Sintomi dell'ADHD: i sintomi principali dell'ADHD includono difficoltà a concentrarsi, impulsività e iperattività. Le persone con ADHD possono essere facilmente distratte e non riuscire a portare a termine compiti. Inoltre, tendono ad avere difficoltà a seguire le regole e a restare ferme in situazioni che richiedono calma e attenzione.
  • Diagnosi dell'ADHD: la diagnosi dell'ADHD viene effettuata da un professionista della salute attraverso una valutazione clinica approfondita. Questo processo può includere interviste, osservazioni comportamentali e questionari. La diagnosi si basa sulla presenza dei sintomi in contesti diversi e sulla durata nel tempo, escludendo altre possibili cause.

Definizione e significato di ADHD

Il DSM-5-TR (2024), ovvero il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, fa rientrare il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività o DDAI o ADHD (dall'inglese Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) nella categoria dei disturbi del neurosviluppo

Si tratta di una serie di condizioni che si sviluppano durante l'infanzia e compaiono nelle prime fasi dello sviluppo ma che possono condizionare la sfera socialescolastica, lavorativapersonale anche nella vita adulta. Secondo il DSM 5, i sintomi compaiono entro i primi 4 anni di vita e comunque sempre prima dei 12 anni. La diagnosi viene solitamente fatta tra gli 8 e i 10 anni, ma i soggetti con la variante disattentiva possono essere diagnosticati anche dopo l'adolescenza.

Bisogna tuttavia segnalare che negli ultimi anni, all’interno della comunità scientifica, è nato un dibattito sull’utilizzo della parola “disturbo”: c'è chi pensa che il termine "patologizzi" eccessivamente le persone con l'ADHD.

I diversi tipi di ADHD nel DSM-5

Secondo il DSM-5-TR (il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, Text Revision), il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) può presentarsi in tre forme diverse: 

  • ADHD con attenzione ridotta in cui il sintomo principale è la disattenzione.
  • ADHD con impulsività e iperattività in cui l’impulsività e l’iperattività sono più presenti.
  • ADHD combinato (o ADHD-C) in cui disattenzione, impulsività e iperattività si mescolano tra di loro.

Diffusione ed epidemiologia dell'ADHD

L'ADHD è uno dei disturbi che occorrono più di frequente nell'infanzia e nelle fasi evolutive. Per esempio, un'indagine nazionale condotta nel 2022 ha dimostrato che negli Stati Uniti l'11% dei ragazzi dai 3 ai 17 anni ha ricevuto una diagnosi di ADHD (fonte: cdc.gov). Gli stessi dati mostrano che

  • i ragazzi (15%) hanno una probabilità più elevata delle ragazze (8%) di soffrire di ADHD.
  • bambini e ragazzi con altre condizioni oltre all'ADHD, come disturbi di condotta o del comportamento, disturbi dell'apprendimento, ansia o depressione, sono più propensi ad avere sintomi severi di ADHD. 

Nel 2015 l'Agenzia Italiana del Farmaco riportava per l'Italia una percentuale di ragazzi dai 6 ai 17 anni con ADHD diagnosticata di appena l'1%, nettamente inferiore alla media mondiale.

Pensi di avere l'ADHD?
Pensi di avere l'ADHD?
Completa questo test: è online e gratuito.

Nonostante l'ADHD sia associato ai disturbi dell'infanzia, non sempre viene riconosciuto nei primi anni di vita del bambino. Le differenze neurologiche sono infatti persistenti e circa la metà dei soggetti (fonte DSM-V) presenta i sintomi anche in età adulta. 

Tuttavia l'ADHD nei bambini e negli adulti presenta alcune differenze. Vediamole nel dettaglio. 

ADHD nei bambini

L’ADHD nei bambini spesso non viene considerata come una malattia ma come una diversità neurologica, ovvero un funzionamento del cervello diverso rispetto a quello "neurotipico", cioè comune alla maggior parte della popolazione. 

I primi sintomi di ADHD compaiono in genere tra i 3 e i 6 anni di età. Chi soffre di ADHD ha un cervello affamato di stimoli esterni: ad esempio, anche la più piccola distrazione può risultare un ostacolo al mantenimento della concentrazione.

Gli studi neuropsicologici di Nigg hanno evidenziato differenze tra bambini con e senza ADHD su una serie di compiti, in particolare, le aree principali in cui si verificano i deficit sono:

  • l'attenzione;
  • il controllo cognitivo o funzione esecutiva;
  • i meccanismi motivazionali (ad esempio, chi soffre di ADHD ha un approccio diverso al meccanismo di rinforzi e incentivi).

Circa il 78% dei bambini con ADHD presenta anche i sintomi di una condizione complementare, in particolare:

  • circa il 50% dei bambini con ADHD soffre anche di un disturbo del comportamento o di condotta;
  • circa il 40% dei bambini con ADHD ha anche problemi d'ansia.

Talvolta l'ADHD nei bambini viene confuso con l'ipercinesia, una condizione che consiste nella presenza di movimenti muscolari involontari e indesiderati.

ADHD nei bambini e condizioni complementari

ADHD negli adulti 

Secondo la Dichiarazione di Consensus Internazionale della Federazione Mondiale dell’ADHD dell'Associazione AIFA, l'ADHD si verifica nel 5,9% dei giovani. Inoltre si stima che circa la metà delle persone con ADHD in età infantile e adolescenziale continui a soffrirne in età adulta: il 2,5-2,8% degli adulti presenta tale condizione.

Se nei bambini i problemi possono essere meno impattanti, l'ADHD nell'adulto rischia di compromettere pesantemente la sua vita quotidiana. Ad esempio, la disattenzione nell'adulto può comportare gravi problemi lavorativi, come ricordarsi di ordini, scadenze o meeting. 

Come mostrano molte testimonianze di adulti con ADHD, si fa molta fatica a pianificare e ad organizzare le proprie attività lavorative e non. Inoltre, gli adulti con ADHD possono avviare rapporti impulsivamente, mostrano un comportamento di continua ricerca ed essere irascibili.

Tenendo conto di questi risultati e delle linee guida internazionali, è stato elaborato con un gruppo di lavoro multidisciplinare un documento di raccomandazioni finali condivise per l’assistenza alla transizione tra servizi pediatrici e servizi per adulti al compimento della maggiore età per giovani con ADHD.

Nei casi più gravi l'ADHD negli adulti può dare diritto anche a ricevere una pensione di invalidità: in alcuni casi si può quindi beneficiare della legge 104 per l'ADHD.

Quali sono le cause dell'ADHD?

Ad oggi le cause del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività sono ancora molto dibattute. 

Alcuni studi hanno evidenziato che potrebbero esserci cause genetiche, altri ancora addebitano l’ADHD alle aree cerebrali che regolano “l’inibizione della risposta”, cioè quelle che controllano le nostre reazioni di fronte agli stimoli esterni.

Ciò che sappiamo dell'eziologia dell'ADHD è che si tratta di un disturbo neurobiologico, con una grande componente genetica. Infatti, è spesso già presente dalla nascita. Le cause di natura neurobiologica che possono causare la comparsa dell’ADHD sono difetti nella struttura e nel funzionamento della parte frontale del cervello, responsabile di processi cognitivi primari come la pianificazione e l’organizzazione dei comportamenti, l’attenzione e il controllo inibitorio.

I sintomi dell'ADHD

I sintomi principali dell'ADHD sono tre:

  1. l’iperattività
  2. l’impulsività
  3. i problemi di attenzione.

I primi segnali possono essere presenti già durante l’infanzia, in genere a scuola, dove le difficoltà di concentrazione e l’iperattività motoria tendono a essere più evidenti (e spesso a costituire un problema).

I genitori possono notare i sintomi anche nei primi mesi di vita, quando ci sono dei comportamenti “fuori scala”: disturbi del sonno, agitazione costante, pianto inconsolabile e difficoltà relazionali possono essere segnali precoci già in età prescolare.

In alcuni casi invece la diagnosi di ADHD viene effettuata in età adulta, quando i problemi di impulsività, la procrastinazione continua, le oscillazioni dell’umore, la mancanza di concentrazione e di organizzazione diventano sempre più problematiche. Spesso, chi riceve la diagnosi in età adulta è sempre stata considerata come una persona pigra, distratta e fannullona e trova finalmente una spiegazione al suo modo di essere.

Vediamo nel dettaglio in cosa consiste ciascuno dei principali sintomi di ADHD. 

Sintomi e sottotipi dell'ADHD

L'iperattività

L’iperattività consiste in un’eccessiva attività motoria. 

Nei bambini, specialmente nei più piccoli, ciò si traduce in difficoltà a rimanere seduti quando richiesto, come in classe o durante momenti di quiete. Negli adulti, l’iperattività può manifestarsi come irrequietezza, agitazione o un continuo parlare, al punto da stancare chi li circonda.

L'impulsività

L’impulsività consiste in comportamenti avventati che possono avere conseguenze negative. 

Ad esempio, nei bambini può trattarsi di attraversare la strada senza guardare; negli adolescenti e negli adulti, potrebbe includere decisioni improvvise come abbandonare la scuola o un lavoro senza riflettere sulle implicazioni che questo comporta.

I problemi di attenzione

La disattenzione si manifesta come una ridotta capacità di focalizzarsi su un'attività specifica.

Ad esempio, un bambino con ADHD potrebbe avere difficoltà nell'impegnarsi in attività che richiedono concentrazione, tempi di reazione rapidi, attenzione selettiva e ascolto. La situazione è ancora più complicata se si richiede che questi siano mantenuti per un periodo prolungato. 

La persona adulta con ADHD quindi spesso fa fatica a prestare attenzione ai dettagli e risulta a volte confusa commettendo errori per distrazione in attività scolastiche, lavorative o quotidiane (ad esempio, tende a trascurare o omettere particolari, con risultati poco accurati).

Comorbilità: ADHD e altri disturbi associati

L'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) è spesso associato a una serie di disturbi accessori, le cosiddette condizioni comorbide. Alcuni dei più comuni includono:

  • Disturbi d'ansia: che può essere aggravata dalle difficoltà di concentrazione e organizzazione tipiche dell'ADHD.
  • Disturbi dell'umore: infatti le difficoltà nel gestire le emozioni, i problemi interpersonali e la bassa autostima possono contribuire allo sviluppo di sintomi depressivi.
  • Disturbi del comportamento Oppositivo-Provocatorio (ODD) e Disturbi della Condotta: comune specialmente nei bambini che possono manifestare comportamenti oppositivi, provocatori o aggressivi. In alcuni casi, possono sviluppare un disturbo della condotta, caratterizzato da comportamenti antisociali, aggressivi o illegali. Spesso ADHD e DOP si presentano insieme.
  • Disturbi dell'apprendimento come dislessia (difficoltà di lettura), disgrafia (difficoltà di scrittura), o discalculia (difficoltà nei calcoli matematici).
  • Disturbi del sonno
  • Disturbi da uso di sostanze: chi soffre di ADHD ha un maggior rischio di sviluppare dipendenze da sostanze come alcol, nicotina, o altre droghe.
  • Disturbi alimentari: in particolare la bulimia o il disturbo da alimentazione incontrollata, causati da difficoltà nel controllo degli impulsi e nella regolazione emotiva.
  • Disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), anche se meno comune.
  • Disturbi dello spettro autistico (ASD): sebbene autismo e ADHD siano condizioni distinte, possono condividere alcune caratteristiche, come difficoltà di attenzione e regolazione delle emozioni.
  • Disturbi del Movimento (come la Sindrome di Tourette)

La presenza di altre condizioni può influenzare significativamente il trattamento e la gestione dell'ADHD, rendendo necessario un'approccio terapeutico integrato e personalizzato.

Comorbilità ADHD e altri disturbi associati.jpg

Diagnosi e criteri ADHD: cosa dice il DSM-5

La diagnosi di ADHD presenta caratteristiche specifiche a seconda che venga fatta sui bambini o su persone adulte. 

La diagnosi per l'ADHD nei bambini è molto complicata, distinguere un bambino iperattivo da uno semplicemente vitale è talvolta difficile. A complicare la diagnosi di ADHD è poi la presenza di sintomi comuni ad altre patologie che portano ad escludere il disturbo dell’attenzione e dell’iperattività oppure a considerarlo secondario. Spesso infatti si aspetta l'inizio del periodo scolare per poter effettuare una vera e propria diagnosi.

La diagnosi di ADHD negli adulti di solito viene effettuata in tre o quattro sedute psicologiche, in cui vengono svolti dei test e si fa una valutazione dei sintomi. Spesso, ADHD e ADD possono manifestare sintomi comuni come ad esempio una scarsa capacità di ascolto e risposte impulsive. Ciò che differisce tra i due disturbi riguarda il livello di gravità di questi sintomi e la loro prevalenza nel soggetto.

Se necessaria, viene svolta anche una visita con uno/una psichiatra o neuropsichiatra per valutare la prescrizione o meno di farmaci per l'ADHD.

Quindi i professionisti che intervengono nella diagnosi di ADHD sono:

Durante la diagnosi potrebbe essere utile la presenza di una o più persone care, per ricostruire più fedelmente il quadro clinico.

Criteri diagnostici per l'ADHD

Nel DSM-5 (2013), la definizione di ADHD è stata aggiornata con una revisione dei criteri diagnostici legati all'età. Per confermare la diagnosi, i sintomi devono manifestarsi prima dei 12 anni, anziché prima dei 7 anni come indicato nella versione precedente.

Il DSM-5 riporta indicazioni molto precise per quanto riguarda i criteri diagnostici. 

"I criteri diagnostici di DSM-5-TR comprendono 9 sintomi e segni di disattenzione e 9 di iperattività e impulsività. La diagnosi con questi criteri richiede 6 o più sintomi e segni da uno o ciascun gruppo. Inoltre, i sintomi devono
  • Essere presenti spesso per più di 6 mesi
  • Essere molto più evidenti rispetto a quanto atteso per un bambino di pari sviluppo
  • Verificarsi in almeno 2 situazioni (ad esempio a casa e a scuola)
  • Essere presenti prima dei 12 anni (almeno alcuni sintomi)
  • Interferire con le funzionalità a casa, a scuola o al lavoro”

(Sulkes, 2024)

I criteri diagnostici per l’ADHD variano inoltre in base al sottotipo valutato:

  • Tipo disattento predominante (talvolta detto ADD): devono essere presenti 6 o più sintomi di disattenzione.
  • Tipo iperattivo/impulsivo: è necessaria la presenza di 6 o più sintomi di iperattività e impulsività.
  • ADHD combinato: richiede la presenza di 6 o più sintomi sia di disattenzione che di iperattività/impulsività.

In Nord America, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) è il principale riferimento per la diagnosi, mentre in Europa si adotta prevalentemente l’ICD-10, la Classificazione Internazionale delle Malattie. L’ICD-10 identifica cinque tipi di ADHD, ciascuno associato a un codice diagnostico specifico:

  • F90.0: Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, tipo prevalentemente disattentivo.
  • F90.1: Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, tipo prevalentemente iperattivo.
  • F90.2: Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, tipo combinato.
  • F90.8: Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, altro tipo.
  • F90.9: Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, tipo non specificato.

Test per l'ADHD

Esistono diversi test online per l’ADHD.  Bisogna ricordare tuttavia che non sono sufficienti per la diagnosi. Permettono di ottenere delle indicazioni, ma se si ha il sincero dubbio di avere l'ADHD è necessario rivolgersi ad una figura professionale. 

Nel frattempo, puoi completare gratuitamente il test ADHD nel nostro sito per scoprire se hai sintomi riconducibili a questa condizione.

Su Serenis puoi trovare psicologi selezionati esperti in ADHD che potrebbero darti una mano, sia nella diagnosi che nel trattamento.

Pensi di avere l'ADHD?
Pensi di avere l'ADHD?
Completa questo test: è online e gratuito.

Come si cura l'ADHD

Non esiste una vera e propria cura per l’ADHD, ma è possibile gestirne i sintomi attraverso interventi personalizzati e multidisciplinari: si tratta di capire come funziona il proprio cervello con l’ADHD.

Dopo la diagnosi, ci sono due attività importanti che si possono intraprendere.

  • La prima è la “psicoeducazione”, ovvero un percorso individuale o di gruppo con una/uno psicoterapeuta per comprendere le proprie caratteristiche dovute all’ADHD, così da conoscersi e poter strutturare delle strategie cucite su misura.
  • Una terapia farmacologica, che però non è sempre necessaria. Dipende da persona a persona, e in alcuni casi i farmaci non vengono prescritti per l’ADHD combinato, ma per le potenziali altre sindromi o disturbi associabili a esso.

Se necessario, può essere utile rivolgersi a centri per l'ADHD, dove si possono trovare équipe multidisciplinari di medici che assistono il paziente sotto tutti i punti di vista. 

Trattamento farmacologico

L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), prevede, per il trattamento farmacologico dell'ADHD, l'uso di determinati farmaci approvati. Tali farmaci possono essere prescritti solo da un medico specialista (psichiatra, neuropsichiatra infantile per i bambini, o neurologo), in seguito ad un'accurata valutazione. In generale, l'indicazione è quella di ricorrere all'uso di farmaci solo in situazioni gravi, o dove altre misure di intervento educative, psicologiche e comportamentali non si dimostrino sufficienti.

Si ricorre quasi sempre ad una valutazione multidisciplinare del paziente che soffre di ADHD, includendo una valutazione psicologica e supporto educativo.

Nella tabella qui sotto abbiamo riportato i principali farmaci che vengono prescritti a chi soffre di ADHD. Ricorda sempre che prima di assumere qualsiasi farmaco è necessario rivolgersi ad un professionista per ottenere una prescrizione corretta sulla base delle proprie esigenze.

FarmacoNome commercialePer chi è indicatoDescrizione
MetilfenidatoRitalin®, Medikinet®, Concerta®Per i bambini e gli adolescenti dai 6 anni di età in su.È un farmaco stimolante del sistema nervoso centrale. È il trattamento farmacologico più comune per l'ADHD.
AtomoxetinaStrattera®Per il trattamento dell'ADHD in bambini di età superiore ai 6 anni, adolescenti e adulti, quando il trattamento con farmaci stimolanti non è appropriato, non è tollerato o è inefficace.È un farmaco non stimolante che agisce come inibitore selettivo del riassorbimento della noradrenalina.
LisdexanfetaminaElvanse®Per il trattamento dell'ADHD in bambini di età superiore ai 6 anni e adolescenti quando il trattamento con metilfenidato è clinicamente inappropriato o inefficace.È un pro-farmaco stimolante che viene convertito in dextroamfetamina nel corpo, ed è utilizzato per trattare i sintomi dell'ADHD.
GuanfacinaIntuniv®Per il trattamento dell'ADHD in bambini e adolescenti dai 6 ai 17 anni, quando il trattamento con stimolanti non è adatto o efficace.È un agonista del recettore alfa-2 adrenergico, un farmaco non stimolante utilizzato per il trattamento dell'ADHD.

Oltre alla prescrizione medica, è fondamentale che il medico curante operi un continuo monitoraggio del pazienti. 

Trattamento comportamentale

Il trattamento comportamentale include tutte quelle strategie non farmacologiche per aiutare il paziente a gestire meglio i sintomi dell'ADHD. Spesso è il trattamento più utile nel caso di bambini o adolescenti, ma può essere utilizzato con successo anche negli adulti.

Questi sono i tipi di trattamento più comuni per l'ADHD:

  • Terapia cognitivo comportamentale: nel contesto dell'ADHD, la CBT può aiutare a sviluppare abilità di auto-regolazione, migliorare l'organizzazione, la gestione del tempo e la pianificazione.
  • Parent training: fornisce ai genitori strategie per gestire il comportamento del bambino con ADHD in modo efficace. Include tecniche come il rinforzo positivo, l'uso di premi e punizioni coerenti, e l'applicazione di strategie di gestione del comportamento.
  • Interventi comportamentali in classe con la collaborazione degli insegnanti, oltre allo sviluppo di piani didattici come il PEI o il PDP
  • Strategie di autogestione e monitoraggio del comportamento: questo trattamento, più efficace negli adulti, insegna alle persone con ADHD a monitorare e autoregolare i propri comportamenti. Può includere l'uso di calendari, promemoria visivi, elenchi di cose da fare e strumenti per l'organizzazione.
  • Interventi basati sulla mindfulness
  • Sistemi di token economy per ricompensare i bambini con punti e premi.
Trattamento comportamentale per l'adhd.jpg

Vivere con l'ADHD

La qualità della vita con l'ADHD può variare molto da persona a persona, in base alla gravità dei sintomi, alla presenza di condizioni di comorbidità, all'età del paziente e al contesto in cui la persona con ADHD vive.

È molto importante iniziare il trattamento il prima possibile, già in età infantile perché un trattamento corretto e continuo può migliorare significativamente la prognosi dell'ADHD. Altri fattori che hanno un impatto sono:

  • il supporto familiare e sociale, avere intorno persone comprensive e strutturate aiuta a sviluppare migliori capacità di adattamento.
  • altre condizioni che possono peggiorare i sintomi dell'ADHD e allungare i tempi della prognosi.

Punti di forza delle persone con ADHD

Pensare all’ADHD non solo come a un disturbo o una mancanza, ma come a una diversità neurobiologica permette di riconoscere che questa condizione porta con sé non solo sfide, ma anche potenziali punti di forza in determinati contesti.

Tra i punti di forza più comuni si evidenziano:

  • l'iperfocus: alcune persone con ADHD riescono a concentrare intensamente la propria attenzione su attività o argomenti che trovano stimolanti o motivanti. Questa capacità, se ben incanalata, può portarli a diventare estremamente competenti o produttivi in settori specifici.
  • la reattività alle crisi: molti individui con ADHD riferiscono di dare il meglio in situazioni di emergenza o ad alta pressione. In questi momenti, l’iperattività e l’impulsività possono tradursi in una risposta rapida, efficiente e mirata, dove altri potrebbero faticare a mantenere la lucidità.
  • la creatività e il pensiero divergente: la propensione a distrarsi o a pensare fuori dagli schemi permette spesso di vedere soluzioni innovative e approcci originali a problemi complessi. Questo pensiero non convenzionale può essere un vantaggio significativo in settori che richiedono innovazione o flessibilità.

La capacità di trasformare questi aspetti in punti di forza dipende spesso da un adeguato supporto e dall’adozione di strategie che aiutino a gestire le difficoltà dell’ADHD. Con strutture di supporto, come un ambiente ben organizzato, coaching specifico o tecniche per migliorare la gestione del tempo, molte persone con ADHD possono valorizzare queste caratteristiche e utilizzarle a proprio vantaggio, migliorando non solo la propria produttività, ma anche la qualità della vita.

Su Serenis puoi iniziare un percorso di psicoterapia per ADHD che può aiutarti a gestire i sintomi e le difficoltà nella vita di tutti i giorni.

 

Fonti:

  • Sulkes, S. B. (2024, April 10). Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder (ADHD). MSD Manual Consumer Version. https://www.msdmanuals.com/
  • EpiCentro. (n.d.). Sindrome da deficit di attenzione - EpiCentro - Istituto Superiore di Sanità. EpiCentro. https://www.epicentro.iss.it/deficit-attenzione/
  • Nigg, J. T., & Casey, B. J. (2005). An integrative theory of attention-deficit/ hyperactivity disorder based on the cognitive and affective neurosciences. Development and Psychopathology, 17(03). https://www.cambridge.org/
  • Tripp, G., & Wickens, J. R. (2009). Neurobiology of ADHD. Neuropharmacology, 57(7-8), 579-589.
  • ADHD in Adults: 4 Things to know. (n.d.). National Institute of Mental Health (NIMH). https://www.nimh.nih.gov/health/publications/adhd-what-you-need-to-know 
Il nostro processo di revisione
Scopri di più
Approfondimento
Coinvolgiamo nella stesura dei contenuti clinici terapeuti con almeno 2.000 ore di esperienza.
Verifica
Studiamo le ricerche sul tema clinico e quando possibile le inseriamo in bibliografia.
Chiarezza
Perfezioniamo gli articoli dal punto di vista stilistico privilegiando la comprensione del testo.
Validano gli articoli
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Leggi la biografia
Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Trova un terapeuta
Primo colloquio gratuito
Primo colloquio gratuito