Pensare solo al lavoro: quando diventa una dipendenza?

Pensare solo al lavoro è una situazione che può avere un impatto notevole sulla nostra salute mentale.

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cause di pensare solo al lavoro

Nella società di oggi accade spesso di pensare al lavoro come al mezzo per raggiungere il successo e l’autorealizzazione personale. Perciò molte persone dedicano al lavoro molto più tempo del dovuto oppure tendono a continuare a lavorare anche durante i momenti che dovrebbero essere dedicati allo svago o al relax. Questo comportamento è stato definito "workaholism": si tratta di una vera dipendenza e pensare solo al lavoro.

Pensare solo al lavoro: perché?

Secondo la psicologia esiste una condizione di disagio psicologico riguardante l’ossessione per il lavoro che prende il nome di workaholism. Si tratta di una dipendenza da lavoro in cui i sintomi sono:

  • lavorare eccessivamente al punto da trascurare altri aspetti della vita,
  • difficoltà a staccarsi dal lavoro e conseguente burnout,
  • costante preoccupazione per le attività lavorative anche al di fuori dell'orario lavorativo,
  • manifestare sintomi di stress fisico e mentale dovuti al lavoro eccessivo.

Per le persone che pensano solo al lavoro, difficilmente si riesce a trovare un equilibrio con la propria vita privata. Quando la sfera personale rimane completamente invasa da quella lavorativa, non si riesce più a mantenere un distacco mentale ed emotivo dagli impegni di lavoro. Questo atteggiamento mette in serio pericolo la capacità di mantenere in vita le relazioni familiari o d’amicizia.

Pensare solo al lavoro

Il workaholism può manifestarsi come una risposta a vari fattori personali, familiari, sociali o di salute che creano disagio nell'individuo. Per alcune persone, le ambizioni lavorative diventano un modo per affrontare o evadere questi problemi, offrendo un senso di controllo o di realizzazione in un'area della vita in cui si sentono competenti o riconosciuti. Le ambizioni lavorative diventano in questi casi dei meccanismi di difesa contro forme di disagio più angoscianti o intollerabili per il soggetto.

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Fattori che contribuiscono all'ossessione per il lavoro

Ci sono anche alcune caratteristiche psicologiche che possono svolgere un ruolo importante nello sviluppo del workaholism. A pensare solo al lavoro, spesso sono persone che tendenzialmente hanno una personalità di tipo narcisista, i perfezionisti e coloro che hanno una bassa autostima. Questi soggetti possono essere inclini a sviluppare una devozione ossessiva nei confronti del lavoro identificandosi completamente nel loro ruolo professionale.

Possono diventare più facilmente dipendenti dal lavoro anche gli individui che non praticano hobby, non hanno molti interessi o che hanno una scarsa propensione a investire le loro energie nello stabilire legami sociali. In questi casi è più facile che succeda di pensare solo al lavoro. Contrariamente ad altre forme di dipendenza socialmente disapprovate come l'alcolismo, il work engagement è spesso visto positivamente dalla società. E’ per questo che tutte le persone che sentono il bisogno dell’approvazione sociale possono cadere nella trappola della dipendenza dal lavoro.

Secondo gli esperti, tra le possibili cause del workaholism non c'è solo la presenza di specifici tratti di personalità ma anche il condizionamento operato da alcuni modelli educativi. Infatti un motivo per cui le persone possono diventare dipendenti dal lavoro potrebbe risiedere nell'educazione ricevuta durante l'infanzia.

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Come smettere di pensare solo al lavoro?

Quando ci ritroviamo incapaci di staccare la spina dal lavoro anche al di fuori dell'ufficio, perdiamo l'opportunità di apprezzare appieno il tempo libero. Per smettere di pensare solo al lavoro, puoi adottare questi consigli.

  • Piuttosto che concentrarti su ciò che non vuoi fare, focalizzati su quello che puoi fare al di fuori del lavoro. Gli obiettivi negativi di evitare qualcosa tendono a fallire poiché il cervello impara tramite l'azione, non l'assenza di essa, e richiedono una vigilanza costante sul comportamento.
  • Pianifica attivamente il tuo tempo libero con attività che ti appassionano, come hobby, tempo con la famiglia o sessioni di allenamento, per ridurre lo spazio mentale dedicato al lavoro.
  • Spegnere completamente i dispositivi elettronici è un ottimo modo per ridurre la tentazione di lavorare durante il tempo libero. Inoltre, creare uno spazio dedicato esclusivamente alle attività non lavorative in casa può aiutare a smettere di pensare solo al lavoro.
  • Coinvolgere altre persone, come amici e familiari, può essere un ulteriore supporto nell'impegnarsi a mantenere una separazione sana tra vita professionale e personale. Chiedere loro di aiutarti a rimanere lontano dal lavoro e partecipare a attività che ti distraggono può renderlo più facile.
  • Infine, è importante essere disposti a concedersi del tempo libero senza lasciarsi sopraffare dall'ansia o dalla paura di perdere opportunità lavorative. Spesso, esporre gradualmente seé stessi a situazioni temute può aiutare a ridurre l'ansia e a dimostrare che le preoccupazioni non sono così minacciose come sembrano.

Se l'ambiente lavorativo genera troppa pressione, si può prendere anche in considerazione l'idea di cambiare posto di lavoro. Il sostegno di uno psicologo inoltre in questi casi può rivelarsi fondamentale: se vuoi parlare della tua dipendenza da lavoro con un esperto, Serenis può aiutarti attraverso la psicoterapia online. Inizia oggi a prenderti cura di te stesso, aiutandoti a non pensare solo al lavoro per la tua salute mentale.

Fonti:

  • Sussman, Steven. "Workaholism: A review." Journal of addiction research & therapy 1 (2012).
  • Andreassen, Cecilie Schou. "Workaholism: An overview and current status of the research." Journal of behavioral addictions 3.1 (2014): 1-11.
  • Ng, Thomas WH, Kelly L. Sorensen, and Daniel C. Feldman. "Dimensions, antecedents, and consequences of workaholism: A conceptual integration and extension." Journal of Organizational Behavior: The International Journal of Industrial, Occupational and Organizational Psychology and Behavior 28.1 (2007): 111-136.
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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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