Tetraplegia: che cos'è, sintomi e terapia
La malattia può infatti insorgere lì dove il midollo spinale risulta danneggiato.
Che cos'è la tetraplegia?
La tetraplegia è una condizione di paralisi, che coinvolge gli arti superiori, inferiori e anche il busto. Viene generalmente associata alla paraplegia, con cui condivide cause e alcuni sintomi.
Cosa causa la tetraplegia?
Un incidente automobilistico, una caduta, una lesione: sono le cause più frequenti di tetraplegia. La malattia può infatti insorgere lì dove il midollo spinale, che fa parte del sistema nervoso centrale e svolge un ruolo essenziale nella coordinazione e nel movimento, risulta danneggiato.
Altre cause possono comprendere malattie cerebrali o patologie pregresse, che coinvolgono il sistema neuro-motorio e il corretto funzionamento del sistema muscolare. Se la condizione è causata da un danno al midollo spinale, significa che la lesione è situata tra due vertebre, la C1 e C7, che compromettono la funzione motoria sia per quel che riguarda le braccia che le gambe. A seconda della vertebra interessata, cambierà anche il danno e la gravità della condizione medica.
La tetraplegia è il più delle volte acquisita, in seguito ad eventi traumatici che coinvolgono il midollo. Ciononostante, alcune patologie pregresse possono portare allo sviluppo di paralisi completa e totale, e cioè allo sviluppo di paraplegia o tetraplegia.
Vi sono inoltre alcune patologie che si possono associare alla tetraplegia. Tra queste compaiono:
- sclerosi multipla;
- distrofia muscolare;
- paralisi cerebrale infantile;
- tumore.
In tutti questi casi, il fattore causale è sempre ambientale, ma ha a che vedere con la sintomatologia di una patologia pregressa e non con una lesione o un trauma.
Diagnosi
Di norma, la diagnosi avviene subito dopo l'evento traumatico. I medici studiano la condizione del midollo spinale e fanno una prognosi. Il più delle volte, la prognosi si rivela veritiera. Questo significa che, se la tetraplegia viene diagnosticata, è raro che il paziente possa riacquisire la capacità di movimento.
Gli strumenti tecnici, utilizzati per la diagnosi, comprendono:
- TAC;
- test neurologici;
- analisi radiologiche con liquido di contrasto;
- stimolazioni magnetiche del cranio.
Ricordiamo però che esistono diversi tipi di tetraplegia, che possono essere descritti a partire dalla specifica vertebra colpita dal trauma. Più nel dettaglio, se ad essere danneggiate sono le vertebre C1-C2, il paziente può morire oppure necessitare di un ventilatore meccanico per il resto della vita. Se il danno si situa all'altezza di C3, la perdita di movimento riguarda il tronco, con conseguenti difficoltà respiratorie.
Tetraplegia: si può guarire?
La tetraplegia può essere una condizione molto dolorosa, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Se è causata da una lesione al midollo spinale, non è reversibile. Questo significa che il paziente è costretto a convivere con la condizione clinica per tutta la vita.
Alcuni farmaci possono comunque essere somministrati per la gestione dei sintomi, come il dolore acuto che può sorgere in alcune fasi iniziali della malattia. Il dolore non è comunque escluso nelle fasi più avanzate, per cui viene prescritto l'uso di FANS, farmaci corticosteroidi e non solo.
I trattamenti chirurgici risultano utili lì dove la paralisi è parziale e gli interventi possono migliorare la motilità del paziente.
Conseguenze
La tetraplegia può compromettere gravemente la qualità della vita del paziente, costringendolo a letto e talvolta in osservazione all'ospedale. Il tetraplegico ha così bisogno di supporto costante, il più delle volte da parte di personale specializzato o anche di un caregiver (che può coincidere con un familiare che, dopo la scoperta della malattia, segue dei corsi per svolgere al meglio le funzioni di assistenza).
Le conseguenze della malattia sono, il più delle volte, tragiche. La tetraplegia può infatti colpire individui perfettamente sani, che fino al giorno prima erano in grado di camminare e deambulare autonomamente.
Conseguenze psicologiche
I disturbi causati dalla tetraplegia non sono solo fisici, poiché vanno ad alterare la quotidianità, i rapporti sociali, la vita relazionale, lavorativa e romantica. Accanto alla terapia medica vera e propria, è infatti consigliato un percorso di supporto che possa aiutare ad affrontare le fasi più dure della malattia.
Anche per il caregiver, che può sperimentare ansia, stress, tensione, attacchi di panico, depressione, burnout da caregiver, è consigliato un supporto di tipo cognitivo-comportamentale, per evitare o prevenire consuguenze sul piano psicologico ed emotivo.
La necessità di un supporto continuo, e l'impossibilità di muoversi dal letto, possono costituire per il paziente motivo di gravi crisi depressive, che talvolta possono anche sfociare nel desiderio di morire o di porre fine alle proprie sofferenze.
Anche per i genitori di un tetraplegico, e più in generale per i suoi cari, affrontare la malattia può essere duro ed estenuante. Per questo, si consiglia di contattare un medico specializzato se si verifica questa tragica eventualità.
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