Lo strutturalismo in psicologia

Gli strutturalisti sono stati i primi a studiare la mente umana in modo scientifico e hanno contribuito allo sviluppo della psicologia come scienza. 

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Strutturalismo in psicologia

Cos’è lo strutturalismo?

Lo strutturalismo è stata una delle prime scuole di pensiero della psicologia scientifica. Gli strutturalisti volevano studiare la mente in modo preciso, applicando alla psicologia il metodo sperimentale utilizzato in altre scienze, come la chimica o la fisica. L’idea era di scomporre la mente nei suoi elementi più semplici, proprio come in chimica si scompongono le molecole in atomi per studiare la materia.

Per gli strutturalisti, la nostra mente non è un blocco unico, ma è composta da tante parti, come un grande puzzle. Ogni "pezzo" della mente rappresenta un elemento della coscienza. L’obiettivo degli strutturalisti era capire come questi pezzi si combinassero insieme per dare vita a pensieri e processi complessi. In questa visione, la coscienza (cioè, la nostra intera esperienza mentale) non è altro che la somma di tutti queste piccole parti messe insieme. 

Come studiavano la coscienza gli strutturalisti? 

Gli strutturalisti studiavano l’esperienza cosciente immediata e diretta utilizzando il metodo dell’introspezione, cioè l’auto-osservazione degli stati mentali. Al contrario delle altre scienze, secondo gli strutturalisti, alla psicologia non servivano strumenti esterni, come microscopi o reattivi chimici. 

Era la persona stessa che, in risposta a uno stimolo, osservava e riportava immediatamente pensieri, sensazioni ed emozioni, cercando di descriverli nel modo più dettagliato possibile.  
Anche se rivoluzionario, il metodo introspettivo per studiare la mente è stato criticato nel tempo perché considerato poco preciso. Non è facile osservare i propri stati mentali in modo completamente oggettivo: si rischia di fare errori o di distorcere i risultati.

Come studiavano la coscienza gli strutturalisti

 

La storia dello strutturalismo

L’approccio strutturalista nasce nel 1879 quando Wilhelm Wundt, medico tedesco, fonda il primo laboratorio di psicologia sperimentale. Wundt, spinto dalla curiosità per lo studio della mente umana e dal rigore dei suoi studi scientifici vuole usare il metodo sperimentale anche per indagare la coscienza.
Nel suo laboratorio, a Lipsia, inizia una lunga serie di esperimenti in cui cerca di applicare i metodi scientifici della fisiologia allo studio della mente.

Per fare questo Wundt introduce, per primo, il metodo dell’introspezione.
Concettualmente il termine assomiglia a quello che intendiamo oggi ma l’introspezione di Wundt tentava di seguire un rigoroso metodo scientifico per garantire la validità dei risultati, anche se questi dipendevano sempre dall'abilità e dall'esperienza dell'osservatore. In seguito, le idee di Wundt sono state portate in America e sviluppate dal suo allievo Titchener, che ha chiamato questa scuola di pensiero “Strutturalismo” proprio perché si concentrava sullo studio della struttura della mente. 

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La teoria di Wundt

Per Wundt l’esperienza, per diventare consapevole, deve passare attraverso quattro fasi:

  • stimolazione: lo stimolo può essere spontaneo (ad esempio, tramite contatto con l’esterno) oppure controllato, come in laboratorio.
  • percezione: è la fase in cui percepiamo le sensazioni che arrivano immediatamente dopo lo stimolo.
  • appercezione: qui le percezioni si organizzano in un processo mentale più complesso e consapevole.
  • volontà di reazione: nella fase finale, scegliamo consapevolmente come rispondere allo stimolo.

Pensiamo, ad esempio, a quello che succede subito dopo che veniamo punti da una zanzara. La puntura rappresenta lo stimolo che ci provoca immediatamente una sensazione di prurito (percezione). Subito dopo nella nostra mente, ad un livello più consapevole, riconosciamo e pensiamo al prurito (appercezione) e, alla fine, decidiamo di grattarci per alleviarlo (volontà di reazione).

I tre elementi della coscienza

Secondo lo strutturalismo, ci sono tre elementi fondamentali che formano la coscienza (Titchener, 1908):

  • percezioni (ciò che percepiamo attraverso i nostri sensi);
  • idee (pensieri, ricordi, rappresentazioni mentali…);
  • sentimenti (esperienze emotive soggettive).

Per comprendere meglio la mente, gli strutturalisti hanno suddiviso rispettivamente queste componenti in elementi ancora più semplici:

  • sensazioni (elementi base delle percezioni);
  • immagini mentali (elementi base delle idee);
  • stati affettivi (risposte emotive di base). 
sensazioneelemento semplice di  percezioni
immagine mentaleelemento semplice di  idee
stato affettivoelemento semplice di  sentimenti

Wundt e Titchener si sono concentrati soprattutto sulle sensazioni e hanno descritto quattro caratteristiche per misurarle:

  • qualità;
  • intensità;
  • durata;
  • chiarezza

Ad esempio, immaginiamo di guardare una luce rossa (stimolo), possiamo dire che il colore della luce è rosso (qualità), se la luce è brillante o fioca (intensità), per quanto tempo la guardiamo (durata) e quanto la percepiamo nitida (chiarezza).

stimoloqualitàintensitàduratachiarezza
luce rossaè di colore rossofiocapresente per 10 secondidistinta da altri stimoli luminosi

Strutturalismo e funzionalismo

Lo strutturalismo è stato criticato pesantemente da un altro movimento che si stava sviluppando nello stesso periodo: Il funzionalismo. Secondo i funzionalisti ciò che conta di più, non è “cosa” forma la mente, ma piuttosto “perché” e “come” funziona. 

Gli strutturalisti scompongono la mente in pezzi più piccoli per cercare di capirla, mentre i funzionalisti pensano che sia più importante capire come funziona in base al contesto.
Oltre al metodo dell’introspezione, i funzionalisti introducono anche strumenti psicometrici 
e test psicologici. Si iniziano così a sviluppare metodi di misura più precisi e validi per studiare la mente e il comportamento.

James e il flusso di coscienza

Uno dei principali esponenti del funzionalismo è William James. Mentre Wundt conduce i suoi studi in Germania, James avvia le proprie ricerche sulla mente presso la Harvard University di Cambridge e, nel 1890, pubblica “Principles of Psychology” (Principi di Psicologia). Quest’opera, che racchiude i fondamenti del pensiero funzionalista, ha segnato una tappa fondamentale per la storia della psicologia.

James introduce una visione della mente attiva e in continuo movimento. La descrive come uno “stream of consciousness" (flusso di coscienza) cioè, una corrente continua di pensieri che cambia e si adatta al contesto per garantire la sopravvivenza. Proprio per questa sua caratteristica pensa sia impossibile studiare la coscienza come se fosse fatta di elementi fissi e scomponibili in piccole parti. 

Eredità di strutturalismo e funzionalismo nella psicoterapia 

Nonostante le differenze, strutturalismo e funzionalismo hanno cambiato la storia della psicologia contribuendo a renderla una scienza autonoma. Questi approcci hanno aperto la strada a nuove prospettive, gettando le basi della psicologia moderna e favorendo lo sviluppo di molte altre scuole di pensiero. Grazie al funzionalismo si sono sviluppate la psicologia applicata, la psicologia evolutiva, la psicologia dell’educazione e la psicologia del lavoro.

Ancora oggi, l’introspezione, introdotta dagli strutturalisti, è uno strumento prezioso utilizzato in molti tipi di psicoterapia. Riflettere sui nostri pensieri e sulle nostre emozioni è importante per conoscerci e riuscire a dare un significato a quello che stiamo vivendo. Approcci come la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia breve strategica, ad esempio, incoraggiano la riflessione e l’auto-osservazione per favorire il cambiamento.
In alcuni casi, l’introspezione si è evoluta verso nuove tecniche di consapevolezza, come nello psicodramma, un approccio che non si limita ad analizzare ciò che accade dentro di noi ma lo rappresenta attraverso la messa in scena.

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Fonti

R. J. Gerrig et al. (2023), Psicologia Generale. Pearson

V. Girotto & M. Zorzi (2016). Manuale di Psicologia Generale. Il Mulino.

R. S. Feldman (2021). Psicologia Generale, IV Edizione. Mcgraw Hill.

Titchener, EB (1921). Wilhelm Wundt. The American Journal of Psychology, 32(2), 161-178.

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Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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