Sindrome da rialimentazione: sintomi e cura

In questo articolo vediamo come ridurre al minimo le complicazioni legate alla ripresa dell'alimentazione dopo un periodo di disturbi alimentari.

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sindrome da rialimentazione

DCA e sindrome da rialimentazione

disturbi del comportamento alimentare (DCA) comprendono una serie di condizioni caratterizzate da comportamenti alimentari disfunzionali e preoccupazioni eccessive riguardo al cibo, al peso e all'immagine corporea. Tra i DCA più noti troviamo l'anoressia nervosabulimia e il binge eating, ma esistono anche disturbi meno conosciuti come l'ortoressia e la vigoressia.

Il percorso di rialimentazione di un paziente con disturbi dell'alimentazione è lungo e complesso perché, dopo lunghi periodi di restrizione calorica o digiuno, il corpo ha adattato il proprio metabolismo per sopravvivere in condizioni di carenza. L'introduzione improvvisa di nutrienti può innescare una risposta metabolica che può avere conseguenze potenzialmente gravi.

Cos'è la Sindrome da rialimentazione?

La sindrome da rialimentazione, o refeeding syndrome, è un insieme di anomalie biologiche e cliniche che si manifestano durante la rialimentazione di pazienti malnutriti come anziani, malati oncologici, persone con anoressia nervosa o dopo un digiuno prolungato.

La sindrome da refeeding è caratterizzata da un insieme di cambiamenti nei liquidi e negli elettroliti che si verifica nei pazienti malnutriti che vengono sottoposti ad alimentazione artificiale, sia per via enterale che parenterale. Questi cambiamenti possono portare a gravi complicazioni cliniche come l'ipofosfatemia, un equilibrio anomalo di sodio e liquidi, alterazioni nel metabolismo di glucosio, proteine e grassi, carenza di tiamina, ipokaliemia e ipomagnesiemia.

Questo fenomeno fu osservato per la prima volta durante la Seconda Guerra Mondiale, quando ci si chiese perché molti prigionieri di guerra, dopo un lungo digiuno, morivano a causa della rapida reintroduzione del cibo.

Oggi non esistono criteri diagnostici precisi e univoci per identificare questa sindrome (Martin A. Crook B.Sc e colleghi, 2014); quello che sappiamo con certezza è che la Refeeding syndrome può insorgere all'improvviso durante la rialimentazione del paziente, indipendentemente dalla modalità di somministrazione del nutrimento. Tuttavia, il tasso di mortalità associato a questa patologia è più alto nella rialimentazione parenterale (36%), rispetto a quella enterale od orale (Akwasi Afriyie Boateng e colleghi, 2010).

Come si manifesta la Refeeding syndrome?

La sindrome da rialimentazione è una condizione potenzialmente letale che può manifestarsi in modo improvviso e drammatico, specialmente nei pazienti affetti da malnutrizione.

sintomi emergono rapidamente entro quattro giorni dall'inizio del trattamento. Le manifestazioni cliniche tipiche sono:

La diagnosi si basa principalmente su un’attenta valutazione clinica e su esami del sangue che evidenziano alterazioni dei livelli di elettroliti, come fosforo, potassio e magnesio.

Quali sono i fattori di rischio?

La sindrome non colpisce tutti i pazienti sottoposti a rialimentazione e non è possibile prevedere chi sarà colpito fino all'inizio del trattamento. La prevenzione in tale senso è fondamentale e deve partire dalla valutazione dei fattori di rischio.

Occorre monitorare con attenzione:

  • Persone molto sottopeso con un indice di massa corporea (BMI) inferiore a 18,5 kg/m².
  • Individui con una recente e significativa perdita di peso superiore al 10-15% del peso corporeo negli ultimi 3-6 mesi.
  • Pazienti che hanno digiunato o mangiato pochissimo per diversi giorni consecutivi.
  • Pazienti che mostrano bassi livelli di elettroliti prima di iniziare la rialimentazione.
  • Persone anziane o fragili.
  • Individui con disturbi alimentari o alcolismo.
  • Pazienti con malnutrizione cronica causata da malattie come l'infiammazione intestinale, la pancreatite o la fibrosi cistica.
  • Chi assume regolarmente antiacidi o diuretici.

Disturbi causati dalla sindrome da rialimentazione

Durante i periodi prolungati di digiuno, il nostro corpo subisce profonde perché ha bisogno di adattarsi alla carenza di nutrienti. I livelli di vitamine e minerali si abbassano in maniera importante, e, contemporaneamente, si verifica uno squilibrio ormonale: la produzione di insulina diminuisce, mentre quella di glucagone aumenta.

Quando riprendiamo a mangiare, inneschiamo una serie di reazioni nel nostro organismo. L'insulina, l'ormone che regola l'utilizzo del glucosio, viene nuovamente prodotta per gestire l'aumento degli zuccheri nel sangue; il nostro corpo inizia a ricostruire le riserve di energia, sintetizzando glicogeno, grassi e proteine. Questi processi non sono semplici perché richiedono una grande quantità di minerali come fosfati, magnesio e potassio.

Il problema sorge quando le riserve di questi minerali sono già molto basse a causa del digiuno prolungato. In questo caso, il corpo li consuma rapidamente per far fronte alle nuove richieste metaboliche. Questo brusco spostamento dei minerali dall'esterno delle cellule verso l'interno provoca uno squilibrio elettrolitico, con una diminuzione dei livelli di questi elementi nel sangue.

Le conseguenze di questo squilibrio elettrolitico sono molteplici e possono essere gravi. Tra i disturbi più comuni associati alla sindrome da rialimentazione troviamo:

  • Disturbi neurologici: debolezza muscolare, crampi, convulsioni, confusione mentale, coma.
  • Disturbi cardiaci: aritmie, insufficienza cardiaca.
  • Disturbi respiratori: insufficienza respiratoria, edema polmonare.

Cura e trattamento

Il trattamento della sindrome da refeeding richiede un approccio personalizzato basato sulle condizioni e sulle esigenze del singolo paziente.

L'obiettivo del piano terapeutico è quello di ripristinare l'equilibrio nutrizionale in modo graduale, evitando bruschi cambiamenti che potrebbero aggravare la condizione del paziente.

Il trattamento della Refeeding Syndrome deve essere sempre supervisionato da un medico specialista che valuterà le condizioni cliniche del paziente, definirà il piano terapeutico più adeguato e monitorerà i progressi.

Le principali strategie terapeutiche includono:

  • rialimentazione graduale: l'apporto calorico viene aumentato lentamente nel tempo, monitorando costantemente la risposta dell'organismo.
  • integrazione di nutrienti essenziali: al paziente vengono somministrati integratori specifici contenenti vitamine, minerali ed elettroliti (come fosforo, potassio e magnesio) per correggere le carenze nutrizionali.
  • somministrazione di alimenti a fini medici speciali: se lo specialista lo ritiene opportuno, possono essere prescritti alimenti formulati specificamente per soddisfare le esigenze nutrizionali dei pazienti malnutriti.

Infine, non dimentichiamo la necessità di un monitoraggio costante: durante tutto il processo di rialimentazione, è fondamentale controllare attentamente i livelli ematici degli elettroliti, la funzionalità renale e cardiaca, nonché l'insorgenza di eventuali complicanze.

Un percorso di questo tipo non è difficile e faticoso soltanto per la salute fisica ma anche quella mentale. Se stai affrontando questo cammino puoi pensare di chiedere supporto ad un terapeuta. Se decidi di farlo online, puoi rivolgerti a Serenis: siamo un centro medico autorizzato su cui puoi trovare psicoterapeuti e psicoterapeute specializzati in disturbi alimentari.

Fonti:

  • Boateng, A. A., Sriram, K., Meguid, M. M., & Crook, M. (2010). Refeeding syndrome: Treatment considerations based on collective analysis of literature case reports. Nutrition, 26(2), 156–167. https://doi.org/10.1016/j.nut.2009.11.017
  • Crook, M. A. (2014). Refeeding syndrome: Problems with definition and management. Nutrition, 30(11–12), 1448–1455. https://doi.org/10.1016/j.nut.2014.03.026
  • Ponzo, V., Pellegrini, M., Cioffi, I., Scaglione, L., & Bo, S. (2020). The Refeeding Syndrome: a neglected but potentially serious condition for inpatients. A narrative review. Internal and Emergency Medicine, 16(1), 49–60. https://doi.org/10.1007/s11739-020-02525-7
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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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