Disabilità intellettiva o ritardo mentale: cos'è e come viene diagnosticata

La disabilità intellettiva, un tempo conosciuta come "ritardo mentale", compromette le capacità cognitive e adattive con diversi gradi di gravità. Questo articolo esplora come questa condizione influisce sulla vita delle persone e il ruolo fondamentale dei caregiver nel loro supporto quotidiano.

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ritardo mentale

Il ritardo mentale, oggi noto come disabilità intellettiva, è una condizione che coinvolge limitazioni significative nel funzionamento cognitivo e nel comportamento adattivo e compromette le capacità cognitive e adattive. 

In questo articolo vediamo come può essere definito e classificato e come influisce sulla vita quotidiana del soggetto e dei caregiver.

Una definizione di ritardo mentale

Con il termine "ritardo mentale", ci si riferisce a dei disturbi che il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta Edizione) definisce come disabilità intellettive. Si tratta di disabilità cognitive che inficiano, da un lato, l'apprendimento e le funzioni cognitive, e, dall'altro lato, il funzionamento adattivo e comportamentale dell'individuo.

Il termine ritardo mentale non è di uso comune in ambito clinico perché ad esso si preferisce sostituire quello di disabilità intellettiva, poiché esplicita la natura del disturbo e le conseguenze dello stesso sulla vita dell'individuo e del suo caregiver.

Classificazione della disabilità mentale

La disabilità mentale inficia due ordini distinti: da un lato quello cognitivo, che riguarda le funzioni di apprendimento, intellettive e di giudizio; dall'altro lato, quello comportamentale o adattivo, che riguarda quindi la naturale capacità organica della specie umana ad adattarsi ad un ambiente, ad un contesto socio-culturale, a delle norme e a delle regole di comportamento.

La disabilità mentale può essere classificata secondo la gravità del disturbo. Distinguiamo quindi tra:

  • disabilità lieve: si tratta della forma più comune del disturbo, che spesso non viene diagnosticata in età pediatrica perché non subito evidente. I bambini che ne soffrono, possono avere difficoltà nell'apprendimento e raggiungere un'età mentale che si aggira intorno agli 8-11 anni al compimento dei 15 anni. La disabilità lieve consente al paziente di svolgere alcune attività in autonomia e di fare ingresso nel mondo del lavoro, sotto l'occhio vigile e il supporto occasionale di un caregiver;
  • disabilità moderata: si tratta di una forma meno comune, che colpisce in genere il 10% degli individui con disabilità intellettive e cognitive. I bambini che ne soffrono, ottengono molto presto una diagnosi, perché hanno gravi problematiche nell'apprendimento e, anche una volta divenuti adulti, hanno un'età mentale che corrisponde ai 4-7 anni di età. Necessitano di supporto costante da parte di un caregiver;
  • disabilità grave: colpisce una minima parte dei pazienti (circa il 4%), con grave compromissione del linguaggio e del funzionamento adattivo. Anche una volta divenuti adulti, questi pazienti non possono ottenere autonomia in contesti non protetti e raramente sviluppano capacità verbali che vanno oltre la comunicazione di parole o frasi estremamente semplici;
  • disturbo intellettivo gravissimo, spesso causato da problematiche pre-natali o genetiche che compromettono del tutto l'indipendenza. I pazienti con questa forma di disabilità, hanno bisogno di cure costanti e in ogni ambito della vita quotidiana.

Le tre forme di disabilità intellettiva interessano il dominio concettuale, quello socio-culturale e quello pratico. 

ritardo mentale test QI

Diagnosi di disabilità mentale

Vengono diagnosticate attraverso la somministrazione di un test del QI, che può comprendere il test della Scala di Intelligenza Wechsler, la Stanford Binet o scala Leiter-R.

Se il paziente ottiene un risultato inferiore a 70, il medico potrà fornire una prima diagnosi di disabilità intellettiva, che andrà approfondita per indagare la gravità del disturbo e le sue conseguenze sui domini sopracitati.

Il risultato del test permette anche di stabilire il grado di gravità del disturbo:

  • QI da 50-55 a 70 - lieve;
  • QI da 35-40 a 50-55 - moderato;
  • QI da 20-25 a 35-40 - grave;
  • QI inferiore 20-25 - gravissimo.
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Sintomi del ritardo mentale

I tre domini interessati dai sintomi del disturbo, risultano essere:

  • la sfera concettuale: che comprende l'ambito della conoscenza e delle operazioni cognitive, come la scrittura, il calcolo, l'apprendimento del linguaggio e così via;
  • la sfera sociale: che riguarda la capacità di intrattenere rapporti interpersonali, di rispettare le norme culturali, di adottare comportamenti adeguati all'età e al contesto di riferimento;
  • la sfera pratica: dove sono categorizzate tutte quelle attività pratiche che l'individuo mette in atto nel corso della vita (gestione del tempo libero, responsabilità di sé, professione).

Per ogni dominio, bisognerà indagare la gravità della disabilità e le sue conseguenze concrete sul modus vivendi della persona con disabilità.

Tutti i disturbi, in forme diverse, possono causare problematiche spaziomotorie e comportamentali e implicare diverse abilità concettuali, che spaziano da competenze simboliche a competenze meramente deittiche o legate al mondo fisico.

Quali sono le cause del ritardo mentale?

I fattori che possono causare una disabilità intellettiva sono di due tipi:

  • metabolici, come la  fenilchetonuria o la galattosemia;
  • genetici, come la sindrome di Down, la sindrome di Rett e altre.

Altre cause scatenanti possono essere dovute a problemi che insorgono durante la gravidanza, come infezioni della madre trasmesse al feto (ad esempio la toxoplasmosi o il virus della rosolia).

Conseguenze sulla qualità della vita

A seconda della gravità del disturbo, mutano anche le conseguenze sulla qualità della vita del paziente e del suo caregiver. In presenza di disturbi gravi o gravissimi, possono comparire da parte del paziente comportamenti autolesivi o disadattivi, che rendono necessarie cure costanti e supervisione continuativa.

Prognosi del ritardo mentale

Alcuni programmi di intervento e riabilitazione possono permettere alla persona con una disabilità intellettiva di condurre una vita serena. La prospettiva è diversa e peggiore se si tratta di persone colpite da ritardo mentale grave o gravissimo, che hanno quindi un'aspettativa di vita ridotta.

Conseguenze psicologiche sul caregiver

Anche la vita del caregiver, figura che spesso coincide con quella di un familiare assistito da un tecnico specializzato, è influenzata dalla diagnosi di disabilità intellettiva. Il caregiver deve infatti prodigarsi per fornire le cure necessarie al caro e al trattamento della disabilità 

  • primaria (il disturbo vero e proprio);
  • secondaria (le reazioni avverse);
  • terziaria (le conseguenze socio-culturali).

In questo contesto, non è raro assistere allo sviluppo di stress, ansia, attacchi di panico, burnout del caregiver e altro ancora.

Le persone con disabilità possono sperimentare problemi emotivi ai quali genitori, caregiver ed educatori devono prestare attenzione. Per questo motivo un supporto psicologico diventa fondamentale, anche per chi li assiste. 

Se senti di aver bisogno di intraprendere un percorso psicologico, con Serenis puoi provare un servizio di psicoterapia online in grado di contribuire a migliorare il benessere psicologico delle persone con disabilità e dei loro familiari.

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Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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