Riformatorio e impatti psicologici sui minorenni
L'esperienza del riformatorio può avere conseguenze psicologiche molto negative per gli adolescenti. Vediamo quali sono le principali.
L'ingresso in un riformatorio può avere un impatto psicologico significativo sui giovani detenuti.
Questi impatti dipendono dalla durata della detenzione, dalle circostanze personali e dalla qualità dei programmi disponibili.
Vediamo come ansia, isolamento sociale, depressione, rabbia, frustrazione e autovalutazione negativa influenzano la salute mentale dei giovani detenuti.
Cos’è un riformatorio?
Nel linguaggio giuridico, un riformatorio è un “istituto di reclusione (detto anche r. giudiziario) con finalità di trattamento, rieducazione e prevenzione nei confronti di minori che abbiano compiuto reati o siano giudicati socialmente pericolosi.” (Riformatòrio - Significato Ed Etimologia - Vocabolario - Treccani, n.d.)
Si tratta quindi di un istituto penitenziario progettato specificamente per ospitare ragazzi e ragazze minorenni che hanno commesso reati. La sua missione principale è quella di rieducare e riabilitare i giovani, fornendo loro l'opportunità di sviluppare competenze sociali, educative e occupazionali.
L'obiettivo finale è quello di preparare questi giovani a una vita legale e produttiva una volta completata la loro pena.
Riformatorio nel codice penale
L’articolo 223 del Codice Penale recita che “Il ricovero in un riformatorio giudiziario è misura di sicurezza speciale per i minori, e non può aver durata inferiore a un anno.
Qualora tale misura di sicurezza debba essere, in tutto o in parte, applicata o eseguita dopo che il minore abbia compiuto gli anni diciotto, ad essa è sostituita la libertà vigilata.”
Come funziona un riformatorio?
I riformatori adottano un approccio multidimensionale per affrontare le esigenze dei giovani detenuti.
Le attività quotidiane includono:
- l'istruzione formale;
- la formazione professionale;
- la salute mentale e fisica;
- programmi di supporto sociale e psicologico.
I detenuti sono spesso coinvolti in attività che promuovono la responsabilità individuale e il lavoro di squadra, con l'obiettivo di sviluppare competenze sociali e comportamenti positivi.
L'istruzione è un elemento chiave all'interno dei riformatori, poiché mira a colmare eventuali lacune educative e a fornire ai giovani detenuti la possibilità di conseguire un diploma o una qualifica professionale.
Alcuni riformatori collaborano con istituti educativi esterni per garantire un curriculum completo.
Chi va in riformatorio?
I giovani inviati in un riformatorio sono solitamente individui di età compresa tra i 12 e i 18 anni che hanno commesso reati. Tuttavia, l'età può variare a seconda della giurisdizione.
La decisione di inviare un giovane in un riformatorio può essere presa dal sistema giudiziario in seguito a una valutazione approfondita del caso.
Si cerca di prendere in considerazione non solo la natura del reato, ma anche le circostanze personali del giovane detenuto.
Gestione e struttura del riformatorio
I riformatori sono gestiti dalle autorità correzionali o da organizzazioni specializzate nella rieducazione giovanile.
La struttura può variare, ma molti riformatori sono progettati per fornire un ambiente sicuro e strutturato. Il personale del riformatorio è formato per gestire le esigenze uniche dei giovani detenuti, con un'enfasi particolare sulla comprensione delle cause sottostanti dei comportamenti criminali.
Gli interventi psicologici e sociali sono parte integrante della gestione dei riformatori.
La consulenza individuale e di gruppo, insieme a programmi di supporto familiare, contribuiscono a creare un ambiente che favorisce la crescita personale e la responsabilità.
La vita all’interno del carcere minorile
La vita all'interno di un carcere minorile è complessa e variabile, poiché ogni giovane detenuto ha una storia e un percorso diversi.
Alcuni possono essere stati coinvolti in risse, aggressioni o tentativi di suicidio, riflettendo il loro malessere interiore e la mancanza di solidi riferimenti esterni.
È importante sottolineare che la detenzione comune tra adolescenti e giovani adulti è vietata nei carceri minorili. Mentre i giovani adulti sono generalmente più gestibili grazie alla loro precedente esperienza, gli adolescenti presentano sfide uniche legate alla rabbia e ai disagi tipici dell'adolescenza, richiedendo un'attenzione particolare.
Un aspetto spesso trascurato è la sessualità all'interno delle carceri minorili. Purtroppo, il tema della sessualità rimane un tabù, con pochi progetti educativi in materia. I giovani detenuti possono trovarsi in una situazione in cui la loro sessualità è negata, essendo esclusi da adeguati programmi di educazione sessuale. Questa mancanza di informazioni può influenzare il loro sviluppo sessuale e la comprensione del proprio corpo.
Impatto psicologico del carcere minorile sui giovani
L'ingresso in un riformatorio può avere un impatto psicologico significativo sui giovani detenuti. Questi impatti dipendono da vari fattori, tra cui la durata della detenzione, le circostanze personali del giovane, e la qualità delle risorse e dei programmi disponibili all'interno del riformatorio.
Per questo motivo diventa fondamentale la figura dello psicoterapeuta all’interno del riformatorio o del carcere minorile. Uno dei possibili strumenti che oggi possono essere utilizzati è quello della psicoterapia online, ad esempio con piattaforme come Serenis.
Vediamoli nel dettaglio nei prossimi paragrafi.
Ansia e stress
Nel contesto del riformatorio, lo stress e l'ansia emergono come compagne costanti nella vita dei giovani detenuti. L'ambiente restrittivo e disciplinato impone una routine rigidamente strutturata, generando una tensione palpabile tra le mura delle strutture penitenziarie.
La privazione della libertà, una delle punizioni più severe, contribuisce in modo significativo a questo stress costante. La mancanza di autonomia e la limitazione nella capacità di prendere decisioni quotidiane possono far sì che i giovani detenuti si sentano intrappolati in una realtà in cui hanno scarso controllo sulla propria vita.
Questo senso di impotenza può sfociare in frustrazione, alimentando ulteriormente il livello di stress.
La separazione dalla famiglia è un altro fattore chiave nell'elevato carico di stress. La mancanza di contatti regolari con i propri familiari può generare sentimenti di solitudine e isolamento, accentuando la sofferenza psicologica dei giovani detenuti.
L'assenza di un sostegno familiare può contribuire a un senso di abbandono, aumentando l'ansia nei confronti di un futuro incerto.
Parlando di futuro, l'incertezza diventa un ulteriore catalizzatore di ansia. La prospettiva di reintegrarsi nella società dopo la detenzione può essere fonte di preoccupazione costante.
Domande sulla possibilità di riuscire a ricostruire una vita al di fuori del sistema penitenziario, sul giudizio sociale e sulle opportunità di lavoro possono alimentare l'ansia riguardo a ciò che riserva il domani.
In questo contesto, la mancanza di controllo sul proprio destino può tradursi in una sensazione di impotenza che può sfociare in sentimenti di stress e ansia.
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Isolamento sociale
All'interno delle mura di un riformatorio, l'isolamento sociale diventa una realtà tangibile e complessa che impregna la vita quotidiana dei giovani detenuti. La detenzione stessa crea una barriera invisibile tra loro e il mondo esterno, mettendo in moto un processo che va oltre la semplice privazione della libertà.
L'isolamento sociale si manifesta in molteplici forme, ma una delle più evidenti è la separazione dai legami familiari e dagli affetti più cari.
La mancanza di contatti regolari con la famiglia può creare un vuoto emotivo che si traduce in solitudine e disconnessione. L'assenza di una rete di supporto esterna può far sentire i giovani detenuti come se fossero stati abbandonati, accentuando ulteriormente il senso di isolamento.
Nei carceri minorili, l'interazione sociale è circoscritta a un gruppo ristretto di coetanei che condividono circostanze simili. Questo ambiente limitato può favorire la formazione di relazioni, ma può anche intensificare la sensazione di isolamento dal mondo esterno.
La mancanza di contatti con individui esterni al sistema penitenziario può portare a una visione distorta della realtà, con la perdita di prospettiva su ciò che accade al di fuori di quei confini.
Inoltre, l'isolamento sociale può influire sulla percezione di sé stessi e sulla costruzione dell'identità. La mancanza di interazioni significative con figure positive e modelli di ruolo può rendere più complesso il processo di sviluppo personale, così come la mancanza di stimoli positivi dall'esterno può contribuire a un senso di alienazione, generando una profonda sfiducia nelle possibilità di integrazione nella società.
È fondamentale comprendere che l'isolamento sociale nei riformatori non è solo una questione di distanza fisica, ma riguarda anche la mancanza di opportunità per costruire relazioni significative, apprendere attraverso l'interazione sociale e sviluppare le competenze necessarie per una vita sana e produttiva.
Depressione
All'interno di un riformatorio, la depressione emerge come un'ombra persistente, avvolgendo i giovani detenuti in un abbraccio silenzioso ma avvolgente.
Il cuore della depressione in questo contesto può trovare radici nella percezione di una realtà grigia e senza speranza.
La privazione della libertà, la lontananza dalla famiglia e la prospettiva di un futuro incerto possono agire come catalizzatori per sentimenti di disperazione. L'assenza di prospettive chiare e la mancanza di controllo sulla propria vita possono alimentare una sensazione pervasiva di impotenza, contribuendo al pesante fardello della depressione.
Il contesto carcerario, con le sue limitazioni e regole rigide, può anche rappresentare una sfida per il mantenimento di una buona salute mentale. La mancanza di privacy, l'assenza di spazi aperti e la coabitazione forzata con altri detenuti possono accentuare il senso di claustrofobia e contribuire a un declino del benessere psicologico.
L'isolamento sociale stesso menzionato in precedenza, può agire come un amplificatore della depressione. La mancanza di relazioni significative, la limitata possibilità di condividere emozioni e la percezione di essere emarginati dalla società possono alimentare un senso di solitudine profonda, una delle componenti centrali della depressione.
La depressione può manifestarsi in comportamenti visibili, come:
- il ritiro sociale;
- la mancanza di interesse per le attività quotidiane;
- l'alterazione del sonno e dell'appetito.
Tuttavia, è importante riconoscere che spesso la depressione nei giovani detenuti può rimanere nascosta dietro una maschera di apparente indifferenza o irritabilità.
Rabbia e frustrazione
All'interno di un riformatorio, la rabbia e la frustrazione si intrecciano in un complesso labirinto emotivo che incide profondamente sulla psiche dei giovani detenuti.
La restrizione della libertà, l'assenza di controllo sulla propria vita e la prospettiva di un futuro incerto agiscono come catalizzatori potenti per questi sentimenti intensi e spesso travolgenti.
La rabbia, in questo contesto, può essere vista come una risposta naturale alla limitazione della libertà e all'esperienza quotidiana di vivere in un ambiente altamente regolamentato. La frustrazione emerge quando le aspettative e i desideri dei giovani detenuti sono costantemente scontrati con la realtà limitante della detenzione.
Questi giovani, spesso nel pieno dell'adolescenza, vivono un periodo critico di crescita e autoesplorazione. La restrizione della loro libertà può essere percepita come un'ingiustizia, alimentando la fiamma della rabbia.
Questi sentimenti possono manifestarsi attraverso:
- comportamenti aggressivi;
- ribellione;
- resistenza alle regole.
La frustrazione, d'altra parte, può radicare nella percezione di un futuro limitato. I giovani detenuti, già a confronto con sfide sociali e economiche significative, possono sentirsi intrappolati in un ciclo di circostanze difficili da superare.
L'impotenza di fronte a queste sfide può tradursi in una frustrazione che si manifesta attraverso un senso generale di sconforto e scoraggiamento.
Autovalutazione negativa
All'interno di un riformatorio, l'autovalutazione negativa può diffondersi come un'ombra costante, influenzando profondamente il modo in cui i giovani detenuti percepiscono se stessi e il loro posto nel mondo.
La stigmatizzazione associata alla detenzione, insieme alle circostanze difficili che spesso li hanno condotti in questa situazione, può gettare le basi per una visione distorta e pessimistica di sé.
La percezione di sé è un elemento cruciale nello sviluppo individuale, e per i giovani detenuti, questa percezione può essere compromessa dall'etichetta sociale legata alla detenzione. La società spesso tende a giudicare prima di comprendere, contribuendo a una definizione di sé basata su stereotipi e pregiudizi.
Il giovane detenuto può internalizzare questa visione esterna, dando vita a una autovalutazione negativa.
L'autovalutazione negativa può derivare anche dalle circostanze personali che hanno portato alla detenzione. Giovani provenienti da contesti familiari difficili o situazioni socioeconomiche svantaggiate possono sentirsi colpevoli, attribuendo a se stessi la responsabilità delle scelte compiute in un contesto di vita complesso e difficile.
La mancanza di opportunità positive all'interno del riformatorio può ulteriormente erodere la fiducia in se stessi.
Fonti:
- Dm. (n.d.). Ministero della giustizia | Istituti Penali per i Minorenni (IPM). https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_14_3_1.page?contentId=GLO938349
- Riformatòrio - Significato ed etimologia - Vocabolario - Treccani. (n.d.). Treccani. https://www.treccani.it/vocabolario/riformatorio/
- Panebianco, G. (2014). Articolo 223-Ricovero dei minori in un riformatorio giudiziario. In Codice penale (pp. 1322-1327). A. GIUFFRE'EDITORE.