DCA e ricovero: quando è necessario il supporto ospedaliero?
I disturbi del comportamento alimentare sono molto più di una semplice preoccupazione per il peso o l'aspetto fisico. Dietro ogni disturbo alimentare si nasconde una sofferenza profonda, spesso legata a difficoltà nel gestire le emozioni, un'immagine distorta del proprio corpo e un bisogno ossessivo di controllo.
Tra i più comuni troviamo l'anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il binge eating ma anche disturbi come l'ortoressia e la vigoressia.
Quando è necessario un ricovero per DCA?
Il ricovero in ospedale rappresenta spesso un passo fondamentale nel percorso di cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Questa scelta viene generalmente presa quando le condizioni di salute del paziente sono compromesse in modo importante e richiedono un monitoraggio medico costante.
Le condizioni che possono rendere necessario il ricovero sono:
- grave denutrizione;
- disidratazione;
- scompensi elettrolitici;
- rischio di suicidio;
- comorbilità psichiatriche;
- inabilità a seguire le terapie ambulatoriali.
Durante il ricovero, il paziente segue un percorso di cura completo e personalizzato. Un team multidisciplinare, composto da medici, psicologi, nutrizionisti e altri specialisti, lavora in sinergia per stabilizzare le condizioni fisiche, affrontare le cause psicologiche alla base del disturbo e ripristinare un rapporto sano con il cibo. Il monitoraggio costante delle condizioni di salute, l'elaborazione di un piano alimentare personalizzato, le sedute di psicoterapia (che oggi possono essere svolte anche online grazie a centri medici autorizzati come Serenis) e, in alcuni casi, l'uso di farmaci, sono gli strumenti fondamentali per raggiungere questi obiettivi.
Esperienze di ricovero per disturbi alimentari
Leggere le esperienze di ricovero per DCA di chi ha affrontato un disturbo dell'alimentazione è fondamentale per combattere quel senso di solitudine e di isolamento che spesso accompagnano chi soffre di DCA.
Queste testimonianze offrono uno sguardo autentico sulla lotta contro il disturbo, svelando le sfide, le paure e le speranze di chi l'ha vissuto in prima persona; crea un ponte tra chi sta lottando e chi ha già superato il momento più difficile; favorisce un senso di comunità e la nascita di un'importante rete di supporto.
Questi racconti aiutano a normalizzare l'esperienza del disturbo, a sfatare i pregiudizi e a promuovere una maggiore comprensione da parte di familiari, amici e professionisti.
Leggere le testimonianze di chi ha superato questo percorso può infondere speranza e motivazione, ricordando a chi sta soffrendo che il recupero è possibile. Qui di seguito vi riportiamo i racconti di alcune esperienze di ricovero di ragazze e ragazzi con disturbi alimentari.
Anna, 25 anni
Tutto è iniziato nel 2018, dopo la perdita di mia nonna e dopo una serie di episodi di bullismo. Per far fronte al dolore e all’angoscia, ho iniziato a guardarmi allo specchio, a soppesare i centimetri in più della mia pelle, a vedermi sempre grassa, fuori posto, fuori contesto. Essere magra è diventato il mio traguardo ma anche la mia ossessione, ho iniziato a seguire diete estreme e ad allenarmi tutti i giorni, con ritmi quasi forsennati.
Il ricovero nel centro DCA della mia città non è stato facile. I primi tempi volevo scappare, strapparmi il sondino dal naso, urlare contro i medici. Giorno dopo giorno però, ho iniziato a stare meglio.
Ho imparato a conoscere il mio corpo, a nutrirmi in modo sano e a gestire le mie emozioni. Ho capito che la felicità non si misura con i chili persi ma con il mio equilibrio.
Elena, 19 anni
Prima di ammalarmi, pensavo che i disturbi alimentari riguardassero solo gli altri, questo è il motivo per cui, quando ho iniziato a saltare i pasti, pensavo fosse un’abitudine dettata dalla fretta, dal tran tran quotidiano, dalla necessità di perdere quei due o tre chili di troppo. Sono scivolata lentamente dentro un vortice del quale non avevo consapevolezza. Per mesi mi sono scontrata con i miei genitori. Mi ripetevano che aveva un problema e che avevo bisogno di aiuto, ma io insistevo sul fatto che avevo tutto sotto controllo. Ci credevo davvero.
In realtà, non ero io a controllare il mio corpo, ma era il controllo stesso che possedeva me. Meno mangiavo, più il cibo e il suo odore mi disgustavano. Più peso perdevo, più mi sembrava di doverne perdere. Non era mai abbastanza. Ogni volta che raggiungevo un obiettivo sulla bilancia, ne fissavo subito uno nuovo, più basso. Continuavo a pizzicarmi il corpo alla ricerca di qualsiasi traccia di grasso. Non c'era una fine ma traguardi che di volta in volta si evolvevano, come mutaforma: sempre più giù, sempre più bassi perché il solo e unico problema della mia vita era il peso.
Il ricovero in ospedale mi ha fatto capire che il problema non è il peso, ma quello che succede nella mia mente perché un disturbo dell'alimentazione è una vera e propria malattia.
Francesca, 20 anni
Ho iniziato a frequentare forum e blog che promuovevano diete estreme e ho deciso di imitare quelle ragazze magre che ammiravo sui social. In poco tempo ho perso molti chili e ho iniziato a sentirmi bene con me stessa. Ma la mia ossessione per la magrezza mi ha portato a sviluppare un disturbo alimentare sempre più grave che mi ha portato a perdere tantissimi chili, capelli, salute, voglia di vivere.
Essere ricoverata è stato uno shock. Avevo sempre pensato di avere tutto sotto controllo, e non mi rendevo conto di quanto male stessi facendo al mio corpo. Il primo mese è stato un incubo perché sentivo che tutto stava sfuggendo al mio controllo. Gradualmente, grazie agli incontri con la psicologa e al supporto degli altri specialisti, ho iniziato a vedere il recupero come un'opportunità per ricostruire me stessa. Una cosa che mi ha aiutato tantissimo è stata parlare con altre ragazze ricoverate che sapevano esattamente cosa stavo provando. C'era un senso di solidarietà che non avevo mai sperimentato, per la prima volta non mi sono sentita sola e abbandonata a me stessa.
Lucio, 23 anni
Ricordo il momento esatto in cui tutto è iniziato. Ero allo specchio, mi guardavo e non mi piaceva quello che vedevo. Mi sentivo grasso, goffo, inadeguato. Ho iniziato a ridurre le porzioni, a saltare i pasti, a fare esercizio fisico in modo ossessivo. All'inizio mi sentivo più leggero, più forte ma l'anoressia è diventata la mia prigione. Ero ossessionato dal cibo, dalle calorie, dal mio peso. Ogni boccone era una battaglia, ogni grammo in più una sconfitta. Mi isolavo dagli altri, evitavo le occasioni sociali, avevo paura di mangiare davanti a qualcuno. Mi sentivo sempre stanco, debole, ma non riuscivo a fermarmi.
Ho provato a uscirne da solo, ma non ce l'ho fatta. Ho toccato il fondo, quando mi sono ritrovato in ospedale, disidratato e malnutrito. Lì ho finalmente capito che avevo bisogno di aiuto.
È stato difficile accettare di avere un problema, ma poi ho iniziato la terapia cognitivo-comportamentale. Grazie alla CBT ho imparato a riconoscere i miei pensieri distorti, a sfidarli e a sostituirli con pensieri più realistici. Ho compreso che il mio valore non dipende dal mio peso, ma da chi sono come persona.
La terapia è stata un percorso lungo e tortuoso, ma mi ha dato gli strumenti per affrontare le mie paure e i miei demoni interiori.
Non dico che sia stato facile, ci sono stati momenti di sconforto e di ricaduta, ma non ho mai mollato. Ho ancora molta strada da fare, ma sono grato per tutto quello che ho imparato e per le persone che mi sono state accanto.
Se tu o qualcuno a te vicino sta affrontando un disturbo del comportamento alimentare, non affrontare questa battaglia da solo. Gli psicoterapeuti di Serenis possono supportarti nel tuo percorso di guarigione. Contattaci per maggiori informazioni.
Fonti:
- Eating disorder treatment: Know your options. (2024, July 24). Mayo Clinic. https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/eating-disorders/in-depth/eating-disorder-treatment/art-20046234