Psicologia dello sviluppo

La Psicologia dello Sviluppo, una volta chiamata psicologia infantile o psicologia dell'età evolutiva, riassume i temi di fondo che riguardano le problematiche della crescita e della maturazione della persona umana.

Cos’è lo sviluppo?

Lo sviluppo comprende le varie dinamiche di trasformazione che iniziano con il concepimento e si estendono lungo l'intero arco della vita. Con il concetto di "ciclo di vita" (life-span), riconosciamo che lo sviluppo e il cambiamento sono processi continui che accompagnano l'individuo lungo l'intera durata della sua esistenza. Pertanto la psicologia dello sviluppo si propone di approfondire la comprensione delle dinamiche che caratterizzano la crescita dell'individuo, con una particolare attenzione a come tali dinamiche si intrecciano e influenzano reciprocamente.

Che cos'è la psicologia sviluppo?

La Psicologia dello Sviluppo, o dell’Infanzia, è una disciplina delle scienze psicologiche che studia le evoluzioni e i cambiamenti nella vita della persona, dal punto di vista emotivo, affettivo, fisico, motorio, relazionale, cognitivo e comportamentale.

Questo ambito è affrontato non solo nelle Facoltà di Psicologia e Scienze dell'Educazione o della Formazione, ma anche in ambiti accademici che coltivano le scienze umane, quali la filosofia, la sociologia e la medicina.

Che cosa fa quindi lo psicologo dello sviluppo?

Lo psicologo dello sviluppo studia le modificazioni della persona nelle diverse fasi della vita. Si concentra sul benessere mentale di bambini, adolescenti e famiglie, cercando di comprendere le difficoltà e i fattori positivi, sia interni che esterni, che possano aiutarli a crescere.

Quali sono i tre approcci teorici alla psicologia dello sviluppo?

Gli approcci allo studio della Psicologia dello Sviluppo offrono prospettive diverse per comprendere come e perché si verificano i cambiamenti nei comportamenti e nelle abilità umane lungo l'arco della vita. 

Approccio	Descrizione
Approccio comportamentista (Watson)	Visione dell'organismo come docile e plasmabile, con una capacità illimitata di apprendimento. Il cambiamento è prodotto principalmente da fattori ambientali. La sperimentazione e l'osservazione con massimo controllo sono considerati metodi ottimali. Le teorie comportamentistiche sostengono che il comportamento sia modellato dalle influenze ambientali, le quali determinano le abilità che si sviluppano. Ad esempio, secondo Watson, l'ambiente gioca un ruolo fondamentale nel determinare il comportamento.
Approccio organismico ( Teorie di Piaget, Vygotskij, Werner)	Visione dell'organismo come attivo e che si auto organizza. Il cambiamento è intrinseco, guidato da leggi regolative e principi organizzativi. La sperimentazione e l'osservazione con un grado moderato di controllo sono preferiti. Le teorie organismiche sostengono che lo sviluppo sia il risultato dell'interazione tra le competenze innate dell'organismo e le condizioni ambientali. Ad esempio, secondo Piaget, lo sviluppo cognitivo avviene attraverso l'interazione tra l'organismo e l'ambiente circostante.
Approccio psicoanalitico	Visione dell'organismo come simbolico e determinato dalla sua storia personale. Il cambiamento è il risultato di conflitti interni, e lo sviluppo procede secondo stadi. L'osservazione con il minimo controllo e la considerazione della relazione osservatore-osservato sono prioritari.

Su cosa si basa la teoria di Piaget?

Secondo Piaget, la psicologia dello sviluppo cognitivo dei bambini attraversa quattro fasi, ognuna caratterizzata da un modo unico di pensare e ragionare: il periodo sensomotorio, il periodo preoperatorio, il periodo delle operazioni concrete e il periodo delle operazioni formali.

L'adattamento, concetto cardine della teoria dello sviluppo di Piaget, avviene attraverso due processi complementari: l'assimilazione, dove i bambini integrano nuove informazioni nei loro schemi cognitivi esistenti, e l'accomodamento, dove modificano i loro schemi per adattarsi alle nuove informazioni. Piaget considerava il gioco come parte essenziale dello sviluppo cognitivo, permettendo ai bambini di esplorare, sperimentare e sviluppare abilità cognitive cruciali.

La sua teoria ha influenzato profondamente l'educazione, spingendo gli educatori a progettare programmi educativi adattati alle diverse fasi dello sviluppo cognitivo dei bambini. Ha sottolineato l'importanza dell'interazione attiva e dell'esplorazione nell'apprendimento, portando a pratiche educative più coinvolgenti e centrare sui bambini in tutto il mondo.

Psicologia dello Sviluppo: sbocchi lavorativi

Il laureato o la laureata in Psicologia dello Sviluppo emerge come figura professionale versatile, con molteplici opportunità di carriera sia nel settore pubblico che privato. Nei contesti sociosanitari, come ospedali e centri di cura, può contribuire alla promozione del benessere delle persone in diverse fasi della vita, fornendo supporto durante transizioni come la gravidanza, l'adolescenza e la genitorialità.

Attraverso attività di valutazione, diagnosi e riabilitazione, può anche essere coinvolto nella gestione di disturbi neurosviluppo, collaborando con team multidisciplinari. Nel settore educativo, può fornire consulenza e formazione per promuovere il successo scolastico e il benessere degli studenti e degli insegnanti. Nel contesto privato, può lavorare su progetti volti a trattare tematiche specifiche come l'inclusione sociale e la prevenzione delle dipendenze.

Con Serenis, è possibile affrontare disturbi legati allo sviluppo, come ansia, depressione o altre condizioni che influenzano la salute mentale, grazie al supporto della psicoterapia online.

Fonti:

• Beard, R. M. (2013). An outline of Piaget’s developmental psychology. Routledge.
• Bennour, M., & Vonèche, J. (2009). The historical context of Piaget’s ideas. The Cambridge companion to Piaget, 45-63.
• Gale. A. (2005). Study Guide for Psychologists and Their Theories for Students. Thomson Gale.
• Kohler, R. (2014). Jean Piaget. Bloomsbury Publishing.
• Lourenço, O., & Machado, A. (1996). In defense of Piaget’s theory: A reply to 10 common criticisms. Psychological review, 103(1), 143.