Pica o picacismo: cos'è, sintomi e cura
Il picacismo è un disturbo alimentare caratterizzato dalla tendenza a consumare sostanze non alimentari, come terra, gesso o capelli, comportando rischi per la salute e richiedendo un'adeguata valutazione e intervento medico.
Il picacismo è un disturbo alimentare che consiste nell'ingestione di cose non commestibili, ad esempio vetro o terra. Questo disturbo può causare gravi danni alla persona, come lesioni interne o infezioni batteriche. Per questo motivo le cause, spesso psicologiche, richiedono approfondimenti.
Cos'è il picacismo
Il picacismo rientra nella categoria dei disturbi alimentari, insieme ad anoressia, bulimia, binge eating, ortoressia, vigoressia, iporessia, tra gli altri. La persona che soffre di picacismo, tende ad ingerire oggetti d'uso comune, che possono comprendere materiali inoffensivi (come i capelli) o pericolosi per l'organismo (questo è il caso dei mozziconi di sigaretta, saponette, pezzi di carta, di plastica, materiale roccioso e altro ancora).
Il picacismo è anche detto pica e può coinvolgere in egual misura uomini e donne che abbiano superato l'età infantile. Se il picacismo si verifica durante i primi anni di vita, è naturale che non vada considerato come una patologia, ma come un comportamento che tenderà a scomparire grazie allo sviluppo e all'apprendimento.
Sintomi del picacismo
Il picacismo ha dei sintomi ben definiti, che aiutano il medico a fornire una corretta diagnosi. In genere, il soggetto che ne soffre tende ad ingerire oggetti non commestibili, affiancando all'abitudine patologica una dieta normale e talvolta addirittura equilibrata.
Chi soffre di pica, può ad esempio ingerire feci (si parla in tal caso di coprofagia), vetro (ialofagia), urine, capelli, oggetti taglienti, pietre, argilla, terra, sangue e altro ancora. Ognuna di queste forme di pica può presentarsi singolarmente o in concomitanza con altri disturbi specifici.
Per esempio, alcuni soggetti soffrono di picacismo solo per quel che riguarda l'ingestione dei materiali sabbiosi (geofagia), ma potrebbero altresì avere la tendenza a ingerire sassi o materiali rocciosi (litofagia).
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Cause del picacismo
- Disturbi psicologici, come schizofrenia o disturbo ossessivo-compulsivo
- Traumi del passato che causa sofferenza psicologica nel presente
- Anemia da carenza di ferro
- Cattiva alimentazione, che porta a carenze di vitamine e minerali
- Iperattività, che può portare a difficoltà di concentrazione e aumentare il rischio di sviluppo della pica
Alcuni pazienti testimoniano una forte necessità di avere contatto orale con uno specifico materiale, talvolta a causa della consistenza o del sapore dello stesso.
Conseguenze del picacismo
Il picacismo può avere conseguenze devastanti e talvolta mortali per il paziente. Nel caso dell'ingestione di feci, si può ad esempio andare incontro a infezioni batteriche gravi che possono compromettere la salute intestinale e dell'intero organismo.
I soggetti che tendono a ingerire oggetti taglienti, invece, possono subire lesioni interne e talvolta morire dissanguati. Lo stesso si dica per quei pazienti che ingeriscono pietre o materiali metallici: il rischio più grande, in questi casi, è quello di un'intossicazione da rame, mercurio o piombo, che può nei casi più gravi portare al coma e alla morte.
Trattare il picacismo non è semplice, perché la maggior parte dei pazienti soffre di psicopatologie gravi e non ha piena consapevolezza dei possibili rischi o delle conseguenze delle pica. In altri casi, i pazienti hanno questa consapevolezza, ma non riescono ad evitare il comportamento patologico e tendono a metterlo in pratica come una compulsione (ad esempio, per provare soddisfazione o in risposta allo stress).
Ricordiamo che la pica può presentarsi in concomitanza con atteggiamenti autolesivi e tentativi di suicidio.
Criteri di diagnosi
Tra i criteri di diagnosi della pica rientrano:
- consumare materiali non alimentari in modo continuo per almeno un mese;
- la pratica è sufficientemente grave e persistente da necessitare di un intervento medico;
- per i bambini sotto i due anni, l'ingestione di materiali non alimentari può essere una fase normale dello sviluppo e quindi non viene diagnosticata come pica;
- la valutazione include anche un controllo dello stato nutrizionale del paziente e la ricerca di sintomi correlati, come ostruzione intestinale o avvelenamento da piombo.
Inoltre, è possibil eseguire test specifici come esami del sangue e delle feci aiutano a identificare eventuali avvelenamenti o infestazioni parassitarie.
Cura e trattamento
I trattamenti per la pica possono comprendere:
- operazioni chirurgiche d'emergenza per salvare il paziente dal potenziale pericolo di morte;
- farmaci legati alla specifica psicopatologia che concausa il picacismo;
- terapia cognitivo-comportamentale o terapia breve strategica.
Entrambi gli approcci terapeutici, nel caso del picacismo, utilizzano un approccio volto alla desensibilizzazione sistematica del paziente. Lo fanno utilizzando il principio del condizionamento classico affinché il soggetto smetta di ingerire oggetti non commestibili.
Per esempio, in studio o online, il medico potrà:
- premiare il comportamento corretto del paziente, che tenderà a non ripetere il gesto patologico per ricevere in futuro il medesimo premio;
- utilizzare il condizionamento verbale per aiutare il paziente a distinguere tra oggetti commestibili e oggetti non commestibili e addirittura dannosi.
L'ipotesi di cura è comunque complessa e varia da caso a caso, dato che altrettanto variegate risultano essere le cause alla base della patologia. Serenis può aiutarti in caso di picacismo attraverso la psicoterapia online e il supporto di un esperto al tuo fianco.
Fonti:
- Ruggiero, Giovanni Maria, and Sandra Sassaroli. I disturbi alimentari. Gius. Laterza & Figli Spa, 2014.
- Marucci, Simonetta, and Laura Dalla Ragione. L'anima ha bisogno di un luogo. Disturbi alimentari e ricerca dell'identità. Tecniche nuove, 2007.
- Gatti, Elena, Emanuela Confalonieri, and Chiara Ionio. "Percezione e rappresentazione dell’immagine corporea in adolescenti con e senza disturbo alimentare." RICERCHE DI PSICOLOGIA 2011/2 (2012).