Le persone aggressive in psicologia: tutto ciò che vuoi sapere

In questo articolo vediamo cos'è l'aggressività e cosa significa, secondo la psicologia, essere una persona aggressiva.

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persone aggressive

Anche se siamo abituati a pensare all’aggressività come a qualcosa di sbagliato e negativo, la psicologia ci suggerisce una verità diversa: si tratta di un fenomeno da sempre presente negli esseri umani, che inizialmente aveva una funzione evolutiva, ma dalla quale possono derivare anche degli eccessi.

Persone aggressive e psicologia: tra normalità e patologia

Quando si parla di aggressività, molti di noi tendono ad associare questo concetto a quello di disturbi mentali, ma non è proprio corretto. Prima di tutto, infatti, l’aggressività è una manifestazione comportamentale normale, inclusa nel nostro patrimonio genetico perché dal punto di vista evolutivo ha uno scopo e un’utilità. Ovviamente poi ci possono essere degli eccessi oltre i quali questo atteggiamento diventa il sintomo di una mancata integrazione sociale, di un disagio o addirittura di una psicopatologia conclamata.

Le persone aggressive, in psicologia, quindi, non sono necessariamente malate: tutto dipende dal contesto in cui l’aggressività si manifesta, dato che in certi casi può essere una reazione normale. Pensa, banalmente, a quante volte ti è capitato di litigare furiosamente con qualcuno: è un’esperienza che tutti viviamo e ci è famigliare, ma non per questo ci riteniamo tutti disturbati.

Allo stesso modo, così come possono essere diverse le circostanze in cui il comportamento aggressivo emerge, sono diversi anche i processi biologici sottostanti.

Da qui si sono sviluppati molti filoni di pensiero, che hanno concepito l’aggressività in modo differente, innescando anche dei dibattiti trasversali alla psicologia, che riguardano anche le scienze e la filosofia. Insieme, queste discipline provano a rispondere a un paradosso: come l’aggressività, da repertorio funzionale per la sopravvivenza della specie, è diventata, con l’evoluzione, sempre più correlata a qualcosa di disfunzionale, diventando una minaccia?

Che cos’è l’aggressività?

Iniziamo ad addentrarci nella questione provando a dare una definizione dell’aggressività. Dal punto di vista biologico, potremmo identificarla come una componente del comportamento normalmente presente nella natura animale come in quella umana.

Può assumere diverse forme in base agli stimoli che la determinano e agli obiettivi che si desidera ottenere. In certi casi, infatti, l’aggressività ha lo scopo di preservare l’integrità fisica o psicologica, mentre altre volte è di tipo attivo e predatorio. In quest’ultimo caso l’aggressività di definisce come un comportamento rivolto verso un’altra persona, un animale o un oggetto con l’intento di danneggiarlo.

Ma la fenomenologia con cui l’aggressività si manifesta è ancora più variegata: molti di noi pensano automaticamente a comportamenti d violenza estrema, ma sono da riconoscere come comportamenti aggressivi anche gesti che reputeremmo insignificanti, con appena una sfumatura di rabbia o risentimento.

Da qui poi possono derivare anche gli eccessi, ma l’aggressività può essere presenta anche in situazioni che ci sembrano innocue.

Per darti un’idea di quanto l’aggressività non sia una condotta propria di pochi soggetti, ma possa riguardare tutti anche nella quotidianità, citiamo una ricerca condotta recentemente dalla Georgia Regents University, che ha studiato il fenomeno nella vita di tutti i giorni delle persone comuni e ha scoperto come l’aggressività sia prevalentemente rivolta a famigliari, partner, amici e colleghi di lavoro.

Immagina come in queste situazioni la reazione aggressiva possa essere modulata e in parte contenuta. Questo perché l’aggressività è un concetto estremamente variegato e anche la sua espressione presenta molte sfumature, con alcune differenze che si correlano anche al genere di appartenenza: gli uomini generalmente tendono a manifestare l’aggressività in una forma più diretta (ad esempio utilizzando la violenza fisica), mentre le donne prediligono le forme indirette (come la diffamazione).

Questa differenza contribuisce anche a far apparire gli uomini come tendenzialmente più aggressivi rispetto alle donne.

Ma oltre a questo elemento, possiamo distinguere diversi altri che determinano altri modi di essere aggressivi:

  • aggressività attiva e aggressività passiva: nel primo caso, la persona ha l’intenzione di danneggiare in maniera diretta qualcuno, utilizzando la forza; nel secondo, invece, il mezzo principalmente usato è quello dell’omissione (ad esempio decidere di non aiutare qualcuno che si trova in difficoltà);
  • aggressività autodiretta e aggressività eterodiretta: a seconda che l’oggetto della violenza sia corrispondente a se stessi o a una figura esterna, che potrebbe essere anche un oggetto, non necessariamente una persona;
  • aggressività reattiva e aggressività proattiva: la prima è alimentata dal desiderio di vendetta e rappresenta una pura reazione, che può essere innescata anche quando viene percepita una potenziale minaccia, la seconda è una forma di violenza deliberata, che viene progettato allo scopo di danneggiare l’altro per stabilire il proprio dominio o ottenere un altro tipo di vantaggio.

Persone aggressive tra psicologia e genetica

Anche se l’aggressività è una componente normale della natura umana, è anche vero che non è presente nella stessa misura in tutti. Per trovare una spiegazione, sono stati condotti degli studi su coppie di gemelli. Lo scopo è quello di verificare quanto la genetica abbia un ruolo rilevante nel determinare i livelli di aggressività di una persona, al netto delle condizioni ambientali.

Gli studi si sono concentrai soprattutto sui comportamenti aggressivi reattivi e proattivi, che venivano riportati dagli insegnanti in quanto osservatori neutrali, in diversi momenti dello sviluppo dei bambini.

I risultati hanno rivelato che durante il primo momento di osservazione, cioè quando i bambini avevano 6 anni, sono più frequenti diversi tipi di aggressività, sia reattiva che proattiva, in forma sia fisica che verbale, mentre con la crescita, questi comportamenti sembrano diminuire, fino a che, verso i 12 anni, non si arriva al minimo.

Questo si deve a una maggiore importanza che, con lo sviluppo, assume il ruolo dell’ambiente rispetto a quello della genetica che, invece, è preponderante in bambini più piccoli.

Questi risultati ci fanno pensare quindi all’aggressività come a una componente costitutiva e fisiologica, presente in tutti i bambini, ma che normalmente viene maggiormente modulata nel corso dello sviluppo psico-sociale.

Nel corso degli anni, infatti, i piccoli apprendono delle strategie per gestire il loro carico emotivo e utilizzare delle modalità comunicative più adeguate al contesto, in modo da migliorare il loro funzionamento sociale per inserirsi all’interno del gruppo in maniera armoniosa.

Persone aggressive in psicologia ed eccessi comportamentali

Abbiamo detto, poco fa, che anche se l’aggressività è un fenomeno normale, ci sono anche delle situazioni che escono da ciò che è considerato tale e sfociano nell’eccesso. Queste condizioni sono generalmente caratterizzate da una distorsione cognitiva, ovvero il pensiero erroneo che per portare avanti in maniera efficace e soddisfacente delle relazioni sia necessario prevaricare l’altro per assumere il comando, proprio attraverso un comportamento aggressivo.

Questo può dare luogo a dei quadri di modalità comportamentali molto disfunzionali, che possono arrecare problemi all’individuo in diversi ambiti della vita e che, a loro volta, possono essere amplificati da altri fattori.

Ad esempio, ci sono alcune strutture di personalità, come quella borderline, antisociale o narcisista, che sono più suscettibili a queste distorsioni cognitive e, di conseguenza, tendono più facilmente ad agire in accordo con esse. Lo stesso vale per altri tipi di disturbi, come la disabilità intellettiva, la dipendenza da sostanze o l’alterazione psicofisiologica dovuta a un danno strutturale o funzionale.

L’attivazione del comportamento aggressivo e la sua inibizione, nello specifico, dipendono rispettivamente dall’amigdala e dalla corteccia frontale, oltre che da neurotrasmettitori come la serotonina, che gioca un ruolo importante nella gestione dell’aggressività. 

Un percorso che può aiutare la persona aggressiva nella gestione dei suoi comportamenti è il training assertivo, che può essere svolto sia di persona che online, ad esempio in un centro medico autorizzato come Serenis.

 

Fonti:

  • Orso, L. (2018). Comunicare con persone violente. Studium, 114(2), 303-306.
  • Busnelli, S., Spedale, V., & Alberio, M. (2015). Aggressività: la comunicazione assertiva può aiutare?. L'INFERMIERE, (6/2015), 5-13.
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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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