Perché sono sempre stanca e non ho voglia di fare niente?

A volte ci troviamo immersi in un vuoto d'energia, senza alcuna voglia di fare niente. Questo stato può derivare da molteplici fattori. Tuttavia, è importante riconoscere che anche in questi momenti di inerzia, c'è spazio per la rinascita. Attraverso piccoli passi verso l'autocura, possiamo gradualmente riacquistare un senso di vitalità.

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A tutti succede di sentirsi ogni tanto demotivati ​​o con poca energia. Può capitare di attraversare periodi in cui si è particolarmente stanchi, irritabili o di non aver voglia di fare niente. Talvolta questa sensazione si accompagna al non provare piacere per le attività o gli hobby che prima erano interessanti e alla diminuzione del desiderio di uscire di casa o socializzare con altri. Di per sé questa condizione è assolutamente normale ed è una risposta che ci si può aspettare quando si attraversano fasi della vita stressanti ad esempio un lutto, un divorzio o la perdita del lavoro. La mancanza di motivazione è dunque una reazione fisiologica ad un sovraccarico emotivo o cognitivo. Si tratta di una forma di difesa messa in atto dall’organismo per ristabilire un equilibrio interno. Per la maggior parte delle persone quindi non aver voglia di fare niente è una condizione temporanea che si risolve da sola. Se la sensazione di non aver voglia di fare niente però diventa persistente può essere un campanello d’allarme della presenza di possibili disturbi psicologici che vanno considerati con serietà.

Non aver voglia di fare niente: apatia, avolizione, anedonia o abulia?


Una mancanza di motivazione o di voglia di fare le cose che perdura per un periodo di tempo prolungato potrebbe indicare la presenza di un sottostante disturbo psicologico. Esistono diversi sintomi che riguardano la sfera del desiderio, del piacere e della motivazione. In particolare il non aver voglia di fare niente è una condizione presente in disturbi come la depressione, l’ansia, il disturbo bipolare, la schizofrenia e alcune forme di demenza. Ci sono diversi termini che in psichiatria si utilizzano per indicare la condizione di perdita della motivazione, dell'interesse o del piacere nel fare le cose. Per fare chiarezza dunque è importante definire i vari sintomi che prendono il nome di apatia, avolizione, anedonia e abulia.

Apatia: la mancanza di interesse e passione


Quando manca la spinta a fare le cose e non si prova interesse per quello che accade intorno generalmente si parla di apatia. Il termine apatia viene dal greco e significa mancanza di pathos, cioè di passione, sentimenti o emozioni. Si tratta di un sintomo presente in disturbi mentali come la depressione maggiore e tendenzialmente dura per lunghi periodi di tempo. La persona apatica appare come annoiata o stanca, priva di spinte verso l’azione. C’è una condizione cronica di non aver voglia di fare niente e a nulla valgono le sollecitazioni da parte di amici o familiari. Spesso chi è apatico non trova la motivazione ad alzarsi dal letto al mattino e non trova stimoli per muoversi, agire o raggiungere un semplice obiettivo. Spesso è uno dei primi sintomi del morbo di Alzheimer e di altre forme di demenza che danneggiano il cervello. Fino al 70% delle persone con demenza presenta questo tipo di sintomo.

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Avolizione: la mancanza di motivazione


L'avolizione può sembrare simile all'apatia ma si presenta in modo ancora più intenso. L'avolizione è una totale mancanza di motivazione che rende difficile fare qualsiasi cosa. La persona che ne soffre si trova a non aver voglia di fare niente al punto da non essere più in grado di svolgere le più semplici attività quotidiane. Azioni come alzarsi dal divano per lavare i piatti o andare al supermercato possono sembrare imprese impossibili. Il problema dell’avolizione comporta un totale ritiro sociale che a sua volta compromette tutte le normali funzioni come l’impegno scolastico o lavorativo e lo svolgimento del ruolo genitoriale. Questo sintomo inoltre fa perdere di vista qualsiasi obiettivo fino ad arrivare ad una trascuratezza della persona stessa e della casa. L'avolizione è un sintomo spesso presente in gravi disturbi mentali come la schizofrenia. Può anche manifestarsi nei disturbi dell’umore come il disturbo bipolare e la distimia oppure come effetto collaterale di alcuni psicofarmaci come gli antipsicotici. L’avolizione può comparire anche nelle persone che non ricevono abbastanza stimoli come ad esempio può capitare ai malati allettati oppure ai detenuti in isolamento. Se non viene diagnosticata in tempo l’avolizione può influenzare ogni aspetto della vita, dalle relazioni al lavoro.

Anedonia: la mancanza di piacere e desiderio


Diverso è il caso della mancanza di desiderio. Bisogna prestare attenzione quando il non aver voglia di fare niente si traduce nella perdita del desiderio di fare le cose che prima si facevano volentieri. Nella sua condizione più intensa questo atteggiamento si chiama anedonia ed è il sintomo di disturbi mentali come la depressione maggiore o disturbi di personalità. Il soggetto con anedonia perde la capacità di provare piacere o di divertirsi anche nelle situazioni che dovrebbero procurare gioia. Si tratta di una sorta di insensibilità patologica che insieme all’apatia e all’avolizione rappresenta la condizione estrema del non aver voglia di fare niente.

Abulia: la mancanza di volontà e intenzionalità


Un altro sintomo che può sembrare simile ai precedenti è l'abulia. In questo caso si parla di mancanza di intenzionalità, cioè l'assenza di volontà nel perseguire un'azione o raggiungere un obiettivo. La persona che manifesta questo sintomo attribuisce la sua incapacità di prendere una decisione al non aver voglia di fare nulla. A seconda del disturbo psicologico in cui si manifesta l'abulia assume differenti connotazioni. Si va da una completa assenza di capacità decisionali ad uno stato di perenne perplessità e confusione. L'abulia è una condizione che può manifestarsi in disturbi mentali come la schizofrenia catatonica che si caratterizza per l'immobilismo del paziente e la sua condizione di estrema difficoltà nel comunicare. Essendo l'abulia un sintomo che colpisce l'aspetto della capacità di iniziativa può esprimersi con una grave forma di passività e insensibilità emotiva verso qualsiasi tipo di stimolo.

Non aver voglia di fare niente: e se fosse solo noia?


Quando non aver voglia di fare niente è una condizione temporanea potrebbe trattarsi semplicemente di noia. Dopo un periodo molto pieno di impegni ad esempio è possibile avere voglia di staccare la spina, fare una vacanza o semplicemente stare sdraiati su un divano a non fare niente tutto il giorno. La noia è un buon segnale quando si presenta per bloccare un eccessivo dispendio di energie. A volte è il corpo a manifestare i primi segni di un possibile esaurimento nervoso. In questi casi vale la pena ascoltare questo bisogno e fermarsi un attimo in mezzo alla frenesia degli eventi. Annoiarsi e non avere voglia di fare niente sono quindi comportamenti raccomandati per mantenere il benessere psico-fisico. Numerose ricerche psicologiche hanno dimostrato che prendersi del tempo libero per schiacciare un pisolino, fare una passeggiata o un bagno caldo sono tutte attività che aiutano ad aumentare la concentrazione e la motivazione. Concedersi un po' di tempo per prendersi cura di sé senza fare nulla di particolare permette di fornire una nuova prospettiva per gestire meglio le questioni da affrontare ed è un passo importante per recuperare la voglia di fare le cose. La motivazione è una spinta all'azione fondamentale per affrontare qualsiasi attività piccola o grande. E' dunque importante mantenere un sano equilibrio tra il peso degli impegni quotidiani e i momenti di svago se si vuole evitare di incorrere in condizioni di demotivazione. Coltivare le passioni, rafforzare le relazioni significative e dare il giusto spazio alle attività del tempo libero sono tutti strumenti utili ad evitare l'accumulo di stress emotivo e cognitivo. Anche annoiarsi di tanto in tanto è una corretta formula nella gestione della vita quotidiana. Quando il non aver voglia di fare niente diventa però uno stile pervasivo è bene rivolgersi ad uno specialista della salute mentale per prendere consapevolezza della propria condizione mentale e farsi aiutare.

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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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