Cos'è la neuroetica?

La neuroetica è una disciplina che indaga non solo le implicazioni etiche della neurotecnologia sulla società e sul comportamento ma anche le implicazioni dell’etica sui processi decisionali svolti dal nostro cervello.

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neuroetica

Cos’è la neuroetica?


La neuroetica è una disciplina che studia le implicazioni etiche, sociali e legali che nascono nel momento in cui le scoperte scientifiche sul cervello vengono utilizzate e trasferite nelle politiche sociali, sanitarie, in campo medico o nell’ambito delle interpretazioni legali.

Il congresso che ha sancito la nascita ufficiale della neuroetica ha affermato quindi che questa nuova disciplina ha il compito di esaminare il modo in cui la società in generale e nello specifico medici, avvocati, giudici, politici e così via trattano i risultati derivanti dai progressi delle neuroscienze e delle neurotecnologie.

Qual è il significato profondo della neuroetica?


Il termine neuroetica comprende due aspetti: l’etica delle neuroscienze e la neuroscienza dell’etica.

Il primo mostra come studiare e applicare le neuroscienze nel massimo rispetto della dignità dell'individuo; per alcuni ricercatori non sarebbe altro che un'ulteriore applicazione della bioetica.

La neuroscienza dell’etica indaga invece i neuromeccanismi che sono potenzialmente alla base delle nostre decisioni e delle pratiche etiche.

Il metodo scientifico moderno, alla luce dei numerosi e straordinari progressi delle neuroscienze, mostra a volte i suoi limiti in quanto esclude a priori come oggetto di indagine tutti quei fenomeni che non sono osservabili e misurabili. L’essenza dell’uomo però va oltre e rende ancora più complesso il problema.

Qualche decennio fa, Francis Crick, premio Nobel per la medicina, affermò che le nostre gioie, i dolori, il senso della nostra identità personale ma anche i ricordi, i desideri e il libero arbitrio sono il risultato dell’interazione vasta e complessa delle cellule nervose e delle molecole a esse associate.

Il cervello è l'organo più complesso del corpo umano e di conseguenza rimane uno dei più grandi misteri della scienza. I neuroscienziati hanno fatto grandi progressi per quanto riguarda lo studio della sua struttura e delle diverse funzioni. Eppure, la strada da percorrere per capirlo fino in fondo è lunga: conosciamo ancora poche pedine di questo complesso "scacchiere".

Il progresso formidabile delle neuroscienze e delle neurotecnologie suscita numerose domande. Pensiamo, ad esempio, al cambiamento profondo introdotto dal collegamento tra il potere cognitivo del nostro cervello con la potenza dell’intelligenza artificiale e con la velocità dell'apprendimento automatico e del supercalcolo. Una conquista epocale senza dubbio che però pone nuovi interrogativi relativi al suo sviluppo ma soprattutto al suo utilizzo etico/responsabile.

Il giudizio morale, l’autoconsapevolezza, l’impatto dell’educazione e tutte quelle questioni che appartenevano di diritto alla psicologia morale diventano oggetto di ricerca delle neuroscienze che tentano di comprendere i meccanismi neurali delle abilità umane, combinando una serie di metodologie diverse ma confluenti.

La zona di confine di cui parlavamo prima sta diventando sempre più sottile. Le neuroscienze si affacciano nel mondo della psicologia cognitiva che, a sua volta, si interessa non solo all'architettura intrinseca del cervello ma affronta questioni un tempo impossibili da studiare come, ad esempio, l'analisi scientifica delle emozioni, della coscienza o del senso di sé.

Quali sono le caratteristiche della neuroetica?

La neuroetica si occupa di due aree strettamente correlate tra loro.

La prima riguarda la riflessione etica sulle tecniche, le tecnologie ma anche i prodotti "partoriti" dalle neuroscienze. Il campo è vasto ma un esempio ci aiuterà a chiarire quanto detto.

Il Deep Brain Stimulation (DBS) è una tecnica chirurgica invasiva che consiste nell'inserimento nelle regioni profonde del cervello deputate al movimento di elettrodi collegati a un generatore di impulsi elettrici (pacemaker) alimentato da batterie impiantate sotto la pelle. Il pacemaker invia gli impulsi elettrici agli elettrodi situati nel cervello per bloccare i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti tipici del morbo di Parkinson e dell’epilessia resistente ai farmaci. Questa tecnica viene utilizzata anche per curare il dolore cronico e il disturbo ossessivo-compulsivo.

La neuroetica tenta quindi di rispondere alle domande suscitate proprio dalla natura particolarmente invasiva di questi interventi, cercando di capire se questi progressi abbiano la capacità di alterare l’identità di un individuo, di eliminare la sua essenza, la sua privacy o ancora se le immagini del cervello (brain imaging) nel futuro potranno essere ammesse nei procedimenti penali.

La seconda area della quale si occupa la neuroetica si riferisce ai modi in cui le nuove conoscenze derivanti dal progresso delle neuroscienze si intersecano con i temi che appartengono tradizionalmente al campo della psicologia ma anche della filosofia.

La natura degli essere umani, il ruolo delle credenze, perché a volte perdiamo l’autocontrollo sono soltanto alcune delle domande alle quali è necessario che a rispondere siano non soltanto la bioetica e le neuroscienze ma anche la sociologia, la giurisprudenza, la psicologia e la filosofia.

Neuroetica e disabilità


Le domande esplorate dai neuroeticisti sono fondamentali anche per le persone con disabilità che adottano e potrebbero adottare tecnologie e trattamenti farmacologici creati nel campo delle neuroscienze. Uno dei primi dispositivi in tal senso è stato l’impianto cocleare che permette di ripristinare l’udito delle persone affette da sordità grave.

La neuroetica ha il compito di esplorare questo campo e non solo. Le persone con disabilità dovrebbero essere coinvolte in questa esplorazione per garantire che le loro voci siano incluse nelle ricerche e nelle decisioni destinate a esercitare un forte impatto nella loro vita.

La neuroetica e il futuro


Le neuroscienze e le neurotecnologie saranno interessate da una crescita esponenziale nel prossimo futuro. Le simulazioni computerizzate sempre più complesse e accurate permetteranno agli impianti neurotecnologici di diventare parte dell’essere umano: il confine tra l'uomo e la macchina è destinato a diventare sempre più sottile.

La neuroetica ha l'urgenza di affrontare le questioni etiche, culturali e sociali trascendentali derivanti da questo progresso per preservare l’identità personale e fisica e la dignità dell’essere umano.

Bibliografia

  • Roskies, A. L. (2002). "Neuroethics for the New Millennium." Neuron, 35(1), 21-23.
  • Farah, M. J. (2005). "Neuroethics: The practical and the philosophical." Trends in Cognitive Sciences, 9(1), 34-40.
  • Illes, J., & Sahakian, B. J. (Eds.). (2011). Oxford Handbook of Neuroethics. Oxford University Press.
  • Greely, H. T. (2009). "Neuroscience, Mindreading, and the Courts: The Example of Pain." Journal of Health Care Law & Policy, 12, 171-193.
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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