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Morire di anoressia: il peso dei DCA

Morire di anoressia è una tragica realtà per molte persone che soffrono di questo grave disturbo alimentare. L'anoressia nervosa è caratterizzata da una restrizione estrema dell'assunzione di cibo, che porta a una perdita di peso pericolosa e insufficiente per mantenere le funzioni vitali del corpo.

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Morire di anoressia: il peso dei DCA

disturbi del comportamento alimentare (DCA) hanno a che fare con una questione psicologica centrale che riguarda l'accettazione del proprio corpo. In particolare l'anoressia e la bulimia sono due condizioni correlate ad un difficile rapporto con la propria immagine corporea. Pur manifestandosi con sintomi e modalità molto diverse, sia la bulimia che l'anoressia nervosa si caratterizzano per una distorta percezione del sè e un rapporto conflittuale con il cibo. Mentre la bulimia si caratterizza per episodi di abbuffate di tipo impulsivo-compulsivo seguiti da comportamenti come il vomito autoindotto e un profondo senso di colpa, l'anoressia nervosa è accompagnata da una drastica riduzione dell'assunzione di cibo.

Cosa succede se non si cura l'anoressia?

Le difficoltà legate all'alimentazione possono essere transitorie e relative a particolari periodi dello sviluppo ma quando persistono nel tempo e sono accompagnate dall'adozione di modalità di nutrizione distorte devono essere considerati seri segnali d'allarme da affrontare tempestivamente. Se non viene trattata in tempo l'anoressia può portare a gravi conseguenze fisiche e psicologiche. Le complicazioni vanno dalla grave malnutrizione all'insorgenza di problemi cardiovascolari fino alla morte. La mancata cura può comportare il deterioramento progressivo delle funzioni corporee con effetti devastanti sull'organismo. 

È stata condotta una revisione critica della letteratura sull'argomento per comprendere meglio questo fenomeno. I media e molti professionisti parlano spesso dell'anoressia nervosa (AN) come se ci fosse una vera e propria epidemia mondiale in corso. Ma è davvero così? Secondo gli autori di questo studio non ci sono dati a supporto di un'incidenza e di una prevalenza tali da far pensare ad una condizione morbosa dilagante a livello nazionale e internazionale. E' anche vero però che l'AN non è semplicemente una crisi adolescenziale ma una condizione psichiatrica in cui morbilità e mortalità sono molto elevate. Le statistiche affermano che in media il 47% degli individui che ha ricevuto un trattamento è guarito dall'anoressia, il 34% ha migliorato le proprie condizioni, il 21% ha sviluppato un disturbo alimentare cronico mentre il 5% è morto

Questi dati affermano che l'AN presenta uno dei tassi di mortalità più elevati tra le patologie psichiatriche. Generalmente l'esito è migliore per i soggetti trattati durante l'adolescenza, infatti per le persone con meno di 20 anni che hanno ricevuto cure adeguate la mortalità è nettamente inferiore rispetto alla popolazione generale (Roux et al., 2013).

Quali danni provoca l'anoressia?

Per affrontare adeguatamente il problema è importante sapere che l'anoressia nervosa è un disturbo dell'alimentazione gravemente debilitante con conseguenze potenzialmente letali. Il rifiuto ostinato di una regolare assunzione di cibo è un comportamento dettato da una forte ostilità nei confronti del proprio corpo. Il desiderio ossessivo di perdere peso si tramuta in un drastico ed eccessivo controllo del senso della fame fino al digiuno. Ne consegue una malnutrizione derivante dalla restrizione calorica che può portare a danni estesi in diversi sistemi del corpo:

  • calo della temperatura corporea legato alla perdita di massa grassa;
  • problemi cardiovascolari come bradicardia (rallentamento del battito cardiaco), ipotensione (bassa pressione sanguigna) e insufficienza cardiaca;
  • disturbi gastrointestinali tra cui costipazione, rallentamento della digestione e gastroparesi (svuotamento gastrico ritardato);
  • osteopenia e osteoporosi causate dalla riduzione della densità ossea con il rischio di incorrere in frequenti fratture ossee;
  • amenorrea nelle donne che vanno incontro all'interruzione o alla temporanea perdita del ciclo mestruale a causa della malnutrizione e della riduzione del grasso corporeo;
  • anemia e carenze di vitamine e minerali che possono portare a vari disturbi ematici e all'insorgenza di una diffusa sensazione di astenia e affaticamento generale;
  • danni renali dovuti all'assunzione insufficiente di liquidi e nutrienti. E' noto che la disidratazione può compromettere la funzione renale;
  • problemi dermatologici causati da un generale indebolimento fino a rendere la pelle secca e squamosa, i capelli fragili e le unghie deboli;
  • disturbi del cavo orale come erosione dentale, fratture, assottigliamento degli incisivi, ingiallimento dello smalto.

Non bisogna trascurare i danni che l'eccessiva magrezza produce anche a livello cognitivo riducendo drasticamente la velocità di elaborazione delle informazioni, la capacità di prestare attenzione e la concentrazione associate ad un evidente calo nella memoria e nel problem solving.

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Quanti anni dura l'anoressia?

Anche se parliamo di anoressia come di un disturbo unico esistono in realtà diverse forme che variano da persona a persona e sono strettamente correlate all'età di insorgenza, alla tempestività degli interventi e alla presenza di una rete familiare e sociale in grado di sostenere la persona che ne soffre. Ad esempio esiste un tipo di anoressia atipica che si verifica quando il peso rimane nella norma nonostante si manifestino molti altri sintomi dell'anoressia nervosa. Anche in questo caso possono esserci gravi complicazioni fisiche e psicologiche ma la diagnosi può essere più complessa. 

Un altro aspetto che rende difficile l'inquadramento diagnostico riguarda l'anoressia maschile che è meno riconosciuta e spesso sottodiagnosticata a livello clinico nonostante i sintomi e le conseguenze siano altrettanto gravi di quella femminile. Comprendere il tipo di anoressia è fondamentale per sapere come aiutare una persona anoressica in modo efficace riconoscendo i sintomi e prevenendo i rischi associati. Insieme ai sintomi fisici infatti è molto importante gestire i sintomi psicologici che se non trattati adeguatamente possono allungare la durata della malattia oppure portare ad una ricaduta dopo la fine del trattamento. La durata dell'anoressia dunque dipende molto dalla componente psicologica associata al disturbo. Questa comprende:

  • il grado di controllo ossessivo del cibo e del corpo;
  • la presenza di dismorfismo corporeo che porta a percepire costantemente l'esistenza di difetti fisici;
  • l'intensità del timore fobico di ingrassare;
  • il livello di autodisciplina e perfezionismo;
  • il tipo di percezione dell'immagine corporea spesso non corrispondente alla realtà;
  • la frequenza con cui si svolgono intense sessioni di esercizio fisico.

Le testimonianze di persone che hanno vissuto l'anoressia raccontano uno spaccato molto intimo delle difficili sfide che hanno dovuto affrontare per ritrovare un equilibrio interiore. Ascoltare le esperienze di chi è passato attraverso il disturbo del comportamento alimentare può essere molto utile durante il processo di guarigione perchè aumenta la consapevolezza e la comprensione e fornisce speranza a coloro che lottano con l'anoressia. Le storie di recupero sono particolarmente importanti per dimostrare che la guarigione è possibile e che il supporto adeguato può fare la differenza.

E’ possibile morire di anoressia?

Morire di anoressia purtroppo è possibile. L'anoressia nervosa ha uno dei più alti tassi di mortalità tra tutti i disturbi psichiatrici aggirandosi intorno al 5%. La morte per anoressia può essere diretta come avviene quando è causata da una gravissima malnutrizione e dalle complicazioni mediche che ne derivano oppure indiretta quando il disturbo fa precipitare la persona in uno stato depressivo che può portarla al suicidio. Nonostante l'evidente deperimento fisico attestato da esami clinici e da parametri medici chi soffre di anoressia potrebbe trovarsi nella condizione di non voler fermare questo declino. L'elemento più angosciante riguarda il fatto che le persone anoressiche in realtà provano appetito ma controllano in modo severo la propria fame riuscendo a manovrare consapevolmente ciò che dovrebbe essere un istinto per la sopravvivenza. 

Soprattutto nelle fasi iniziali l'anoressia non viene percepita come un problema ma al contrario il dimagrimento è vissuto come un grande successo. Proprio per questo motivo talvolta può risultare difficile sviluppare la consapevolezza di avere un disturbo. Ma dopo quanto si muore di fame? Di solito passano alcuni anni prima di arrivare ad uno stato di totale deperimento fisico. Una ragazza di 25 anni morta per anoressia aveva smesso di nutrirsi qualche anno prima e le sue condizioni sono peggiorate nell'arco di qualche anno fino al ricovero e all'esito fatale. A volte si arriva a chiedere aiuto quando ormai è troppo tardi e il corpo non è più in grado di rispondere alle cure mediche.

Quante persone sono morte di anoressia?

Le statistiche sulla mortalità per anoressia variano a seconda dell'età, del genere e del paese di residenza. Si stima che le complicazioni del disturbo portano alla morte nel 5% dei casi totali ma questa percentuale aumenta fino al 20% quando si tratta di persone che convivono con la malattia da più di 20 anni. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) l'anoressia rappresenta una minaccia seria e reale per la vita di chi ne soffre ma la tempestività dei trattamenti e l'adeguatezza delle cure possono fare la differenza. Uno studio meta-analitico sul tasso di mortalità nel tempo dell'anoressia nervosa ha rilevato che il tasso di mortalità dovuto alle diverse complicazioni mediche era del 5,9% (178 decessi in 3.006 soggetti). Questo dato è stato messo in relazione al periodo di tempo stimando che in chi soffre di anoressia da un anno il tasso di mortalità è dello 0,56% mentre diventa il 5,6% nel decennio. In generale lo studio conferma il fatto che il tasso di mortalità stimato per i soggetti con anoressia nervosa è sostanzialmente maggiore di quello riportato per le pazienti che soffrono di altre patologie psichiatriche e per la popolazione generale (Sullivan, 1995).

Perché si muore di anoressia?

Le cause della morte per anoressia sono molteplici e spesso interconnesse. Le morti possono essere attribuite a insufficienza cardiaca, infezioni, insufficienza multiorgano e suicidio:

  • la malnutrizione estrema può portare a insufficienza cardiaca, aritmie e altri problemi cardiovascolari;
  • la mancanza di nutrienti essenziali compromette il sistema immunitario aumentando il rischio di infezioni gravi;
  • l'alterazione dell'equilibrio elettrolitico può causare gravi problemi renali e neurologici;
  • la grave sofferenza psicologica e la disperazione spesso associate a questo disturbo possono portare anche al suicidio.

Trattamento e interventi di prevenzione

Gli interventi di prevenzione sono molto importanti per sensibilizzare su questo tema e possono essere implementati attraverso programmi educativi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione e supporto ai genitori. Diffondere una corretta informazione sui sintomi e sui rischi dei disturbi del comportamento alimentare è un compito molto importante a livello sociale. Dal punto di vista della strategia preventiva risulta fondamentale il ruolo svolto dal pediatra e dal medico di base. Considerata la complessità del problema e la multifattorialità delle cause è utile adottare un approccio olistico nella gestione del disturbo. 

In particolare si ritiene molto importante il coinvolgimento della famiglia nel protocollo di trattamento. La presa in carico di una persona che soffre di anoressia richiede un approccio multidisciplinare che include l'intervento combinato di medici, nutrizionisti, dietologi, endocrinologi, psicologi e psichiatri. In questi ultimi anni sono nati numerosi centri pubblici e privati dedicati specificamente al trattamento dei DCA dove sono presenti equipe multidisciplinari che assistono e accompagnano il paziente attraverso diversi interventi:

  • terapia nutrizionale: è necessario stabilire un piano alimentare che aumenti gradualmente l'apporto calorico;
  • psicoterapia: in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) risulta molto efficace nell'aiutare a modificare i pensieri distorti riguardanti l'immagine corporea, il rapporto con il cibo e il peso;
  • trattamenti medici: bisogna monitorare e gestire le eventuali complicazioni mediche legate al disturbo;
  • supporto psicofarmacologico: in alcuni casi possono essere prescritti farmaci per trattare sintomi depressivi o ansiosi;
  • interventi di sostegno familiare: la psicoterapia familiare può essere molto efficace specialmente per i pazienti più giovani.

L'importanza del supporto psicologico

Il supporto psicologico è fondamentale nel trattamento dell'anoressia e per questo bisognerebbe incoraggiare la persona a cercare un aiuto professionale per affrontare la propria condizione. Aiutare una persona con anoressia richiede sensibilità, pazienza e comprensione offrendo un supporto emotivo senza giudizio in un ambiente sicuro e privo di pressioni. Serenis rappresenta una risorsa preziosa per chi soffre di disturbi alimentari grazie alla presenza di psicologhe e psicologi specializzati ed esperti nel trattamento dei disturbi alimentari.

Fonti:

  • Roux, H., Chapelon, E., & Godart, N. (2013). Épidémiologie de l’anorexie mentale : revue de la littérature. L’Encéphale (Paris. En Ligne), 39(2), 85–93;
  • Sullivan, P. F. (1995). Mortality in anorexia nervosa. The American Journal of Psychiatry, 152(7), 1073–1074.
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Federico Russo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Domenico De Donatis
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.