Lutto familiare: che cosa succede alla famiglia che perde una persona cara

Quando una famiglia perde una persona cara, si verifica un'esperienza profondamente dolorosa che può influenzare ogni membro della famiglia in modi diversi.

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Single or divorced woman alone missing a boyfriend

Quella del lutto, purtroppo, è un’esperienza comune a tutti, che prima o poi investe chiunque, e può farlo con violenza. A volte le ferite che produce sono particolarmente profonde, ad esempio quando ci si trova ad avere a che fare con la perdita di una persona amata o di un proprio congiunto.

In presenza di un lutto familiare, infatti, chi rimane si trova a dover ridefinire il proprio ruolo, trovare un nuovo equilibrio all’interno della famiglia e tutti i membri sono costretti a riposizionarsi, sostenendosi a vicenda e collaborando per ricostruire l’armonia che, a poca distanza dalla morte di una persona cara, sembra impossibile da ritrovare.

Di seguito parleremo proprio del lutto familiare, vedendo che cosa succede in questi casi, come si può affrontare la situazione ed elaborare il lutto in modo efficace e cosa fare quando sembra troppo difficile.

Ma, prima di tutto, cercheremo di circoscrivere l’argomento di cui stiamo per discutere e definirlo.

Che cos’è il lutto familiare

Come è facilmente intuibile, il lutto familiare è quella condizione di perdita che riguarda una famiglia che ha perso un congiunto. Il lutto è un vero e proprio stato d’animo complesso, composto di una serie di emozioni negative che si intrecciano a pensieri che possono risultare difficili da gestire.

Ciascuno di noi ha il suo personale modo di vivere il lutto, ma generalmente i sentimenti che sono comuni a tutti sono la tristezza e la rabbia. Può subentrare anche un senso di smarrimento oppure la sensazione di non aver fatto abbastanza per il defunto quando era in vita, da cui deriva un certo senso di colpa. Altre volte, invece, prevale la disperazione. Il senso di vuoto che la perdita lascia, infatti, dipende non solo dalle risorse interne di ciascuno di noi, ma anche da fattori esterni, come il legame che si aveva con la persona che non c’è più e la modalità con cui è avvenuta la morte.

Questi elementi possono complicare ulteriormente il processo di elaborazione del lutto al punto da prolungare le fasi del lutto che portano, infine, al superamento della sofferenza, fino a eccedere il periodo considerato normale e fisiologico. Oltre un anno dalla scomparsa della persona amata, infatti, si inizia a parlare di lutto complicato o patologico, il che indica una condizione in cui è ancora vivo e intenso il dolore che si prova poco dopo una perdita. Questa situazione si verifica con maggiore probabilità in caso di lutto familiare, che riguarda una persona alla quale si era legati da profondo affetto e che non si vuole lasciar andare.

Come cambia la vita dopo un lutto familiare

In caso di lutto familiare, la perdita può essere molto dolorosa, ma il suo superamento non è l’unico compito che la famiglia è chiamata ad assolvere. Ogni membro, infatti, dovrà affrontare dei cambiamenti individuali che, di conseguenza, si ripercuotono anche su tutti gli altri e sulle dinamiche interne al nucleo famigliare. Cambiano anche i ruoli: non si è più madri, padri, figli e mariti o mogli di quella persona, o meglio, si continua a esserlo nella propria memoria, ma non ci sarà più un corrispettivo nella realtà quotidiana.

Ciascuno, inoltre, ha il suo modo di vivere il lutto, e le risorse di ognuno dovranno essere messe a disposizione degli altri per creare una rete di reciproco sostegno. Chiaramente saranno anche le modalità di ogni persona a influenzare il processo che coinvolge l’intera famiglia.

Ma anche a livello pratico e organizzativo possono verificarsi dei cambiamenti all’interno della famiglia e della sua composizione. Ad esempio, non è raro che alcuni parenti si trasferiscano per rimanere più vicini ai loro famigliari, che hanno bisogno di sostegno emotivo, concreto e a volte economico per poter proseguire la loro vita nonostante tutto. In altri casi sono alcuni membri a essere allontanati: un genitore che ha subito il lutto del coniuge, una volta rimasto single, può non avere le risorse per occuparsi in autonomia del figlio e decidere di affidarlo, ad esempio, ai nonni o agli zii, per garantirgli un futuro migliore. Altre volte, capita che, dopo la morte del coniuge, il marito o la moglie decidano di intessere una nuova relazione sentimentale e risposarsi o iniziare una nuova convivenza, a volte con l’idea di colmare un vuoto.

Il lutto familiare vissuto dai bambini

In molti casi il lutto familiare viene complicato anche dalla presenza di bambini che possono soffrire in particolar modo per la perdita di una persona cara o di un genitore. Non è semplice affrontare con i piccoli la questione della morte, anche perché a ciascuna fascia di età corrisponde un diverso concetto di questo termine ma, in ogni frangente, è fondamentale che la comunicazione con i bambini sia chiara.

Questo consentirà loro di fidarsi degli adulti, di sentire la loro vicinanza. Il rischio principale, infatti, è che i bambini, non comprendendo quanto accaduto e vedendo gli adulti restii ad affrontare l’argomento, si assumano la colpa della sofferenza che li circonda. Al contrario, non devono sentirsi abbandonati, ogni loro emozione deve essere accolta e normalizzata: devono capire che non c’è niente di male ad avere paura, rabbia e sentirsi confusi per ciò che è capitato, ma tutta la famiglia è lì per loro.

La trasparenza nella comunicazione e la disponibilità a rispondere ai dubbi e alle domande che i piccoli pongono è un fattore protettivo per un corretto superamento del lutto familiare. Ovviamente non è affatto semplice spiegare la morte ai bambini, ma partire dagli aspetti concreti senza mai mentire può essere un ottimo punto di partenza. Saranno necessari molti tentativi e numerose ripetizioni, ma con pazienza il bambino riuscirà a comprendere il concetto di morte ed elaborare l’accaduto.

Alcuni consigli possono essere, ad esempio, quello di utilizzare termini precisi, distinguendo bene la morte dal sonno: il piccolo deve comprendere che non c’è modo di riportare indietro la persona che non c’è più. Per questo è fondamentale evitare espressioni ambigue che potrebbero generare confusione. Inoltre è importante rispettare i tempi di ciascuno: per alcuni è necessario assimilare il concetto di morte a piccoli passi, per affrontare gradualmente il carico emotivo che le informazioni apprese comportano.

Superare il lutto familiare

L’errore che le persone commettono quando devono affrontare una perdita e che rende il lutto complicato, fondamentalmente, consiste nel cercare di evitare di affrontare il proprio dolore, tentando di scacciare le emozioni e i pensieri che sono fonte di sofferenza. Questo non fa altro che rendere più profonda la ferita e ostacolarne la guarigione. Al contrario, il lutto familiare deve essere assimilato attraverso le tipiche fasi, che non servono a distanziare le persone dalla perdita del loro caro e a interrompere il legame, ma a formarne un più solido, che vive nella memoria e nelle emozioni che hanno caratterizzato la storia di ciascuno.

Solitamente il lutto rappresenta un processo di crescita, che si conclude con il raggiungimento di un nuovo equilibrio in cui ogni membro della famiglia acquisisce un nuovo ruolo e delle nuove abitudini. Può essere anche l’occasione per ritrovare un’unità familiare perduta, anche se in alcuni casi attraversare questo periodo può essere più difficile del previsto.

La prima fase del lutto è caratterizzata da un senso di distanziamento che produce una sensazione di vuoto e di angoscia. Questi sentimenti portano la persona a chiudersi in se stessa, isolandosi dal mondo, quando il supporto sociale è una risorsa preziosa per non sentirsi soli e dividere il peso della perdita con qualcuno che riesca a comprenderlo con empatia. Può succedere che all’inizio la vita sembri svuotata di ogni significato e che ogni questione si riduca al sopravvivere, ma solitamente questo periodo tende a risolversi spontaneamente. Questa fase di chiusura si manifesta nel singolo individuo, ma può interessare anche la coppia, ad esempio nei casi di lutto perinatale.

Quando non succede, è possibile rivolgersi a un professionista della salute mentale per aiutarsi a ritrovare la via. Con un adeguato sostegno professionale, ti sarà più facile accettare il tumulto di emozioni e pensieri negativi che si stanno susseguendo nella tua mente e prendere consapevolezza di quanto siano normali. Anche se ti spaventano, affrontarli e accoglierli sarà l’unico modo per lasciare finalmente la tua sofferenza alle spalle e riprendere in mano le redini della tua vita.

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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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