Lingua dei segni: cosa è?

Le lingue dei segni sono dei sistemi linguistici completi e indipendenti, scopri di più in questo articolo.

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lingua dei segni

La lingua dei segni è una lingua che non si basa su fonemi ma su segni fisici visivamente percepibili. Viene utilizzata principalmente da persone con udito limitato o affette da sordità.

In un mondo chiaramente progettato per una maggioranza udente, gli ostacoli da superare per i sordi sono davvero numerosi. La lingua dei segni è uno strumento efficace per abbattere le barriere della comunicazione e per colmare il divario esistente tra udenti, ipoudenti e sordi.

Cos’è la lingua dei segni?


Le lingue dei segni sono dei sistemi linguistici completi e indipendenti, caratterizzati da regole morfosintattiche proprie, diverse dalla lingua parlata e scritta. Non è un lingua immobile ma un insieme che cambia e crea nuovi segni; nella sua formazione intervengono fattori storici, culturali, linguistici e sociali.

A differenza della lingua parlata, quella dei segni richiede un costante contatto visivo perché trasferisce il significato del suono alle espressioni facciali e ai gesti.
La lingua dei segni è tridimensionale, vive di sequenze di movimenti, espressioni visive e postura.

Per parlare questa lingua silenziosa quindi si utilizzano lo spazio, il corpo e lo sguardo. Il contatto visivo è fondamentale: quando viene interrotto, la conversazione finisce.

Come funziona la lingua dei segni?


Nella lingua dei segni la comunicazione si basa su due regole fondamentali:

  • segue regole grammaticali e convenzioni diverse da quelle utilizzate nella lingua parlata
  • sfrutta l'intero repertorio espressivo visibile del corpo

I messaggi sono visivamente chiari e concisi e la dimensione spaziale gioca un ruolo fondamentale.

Al centro della comunicazione ci sono ovviamente i segni, i tradizionali segnali manuali tipici di questo sistema linguistico ma hanno grande importanza anche le espressioni facciali e la postura. I segni sono collegati in sequenze e frasi che hanno un ordine e una struttura completamente diverse rispetto alle frasi con lo stesso significato nella lingua parlata.

Le diverse tipologie di frasi (dichiarative, interrogative, imperative ed esclamative) sono diversificate in base all’espressione facciale. Le relazioni tra le parti variabili e invariabili di un discorso sono caratterizzate dalla direzione di esecuzione del gesto.

Il linguaggio dei segni è quindi complesso e molto articolato. Facciamo un piccolo esempio. Se mettiamo la mano a forma di tazza e la portiamo alla bocca, questo gesto vuol dire "Bevo". Se contemporaneamente alziamo un sopracciglio, la frase diventa immediatamente interrogativa ovvero "Bevo?"

Oltre ai movimenti delle mani, giocano un ruolo importante quindi anche le espressioni facciali, i movimenti delle sopracciglia e delle palpebre, la posizione della testa e della parte superiore del corpo nonché i gesti della bocca. Un piccolo cambiamento in questi elementi può trasformare il significato di ciò che viene detto.

La lingua dei segni deve essere appresa come qualsiasi altra lingua straniera. Se non ci sono ancora segni per indicare parole straniere, nomi propri o termini sconosciuti, si utilizza in qualche caso un alfabeto con le dita (dattilologia) per rappresentare visivamente ogni lettera.

La lingua dei segni è utilizzata solo dai non udenti?

La lingua dei segni è uno strumento di comunicazione essenziale per i non udenti ma può essere utilizzata anche per:

  • favorire la comunicazione delle persone che possono sentire ma non parlare a causa di un disturbo fisiologico o un trauma acuto;
  • agevolare la riabilitazione post-ictus per consentire ai pazienti con disturbi del linguaggio di comunicare con la famiglia e il personale medico;

Quando è nata la lingua dei segni?


Gli studiosi concordano sul fatto che l’uso dei gesti delle mani e del linguaggio del corpo sia una delle forme più antiche e basilari di comunicazione umana, nata contestualmente al linguaggio parlato.

Secondo alcuni storici, il primo documento scritto sulla lingua dei segni è il Cratilo, il dialogo che Platone ha dedicato allo studio del linguaggio e al significato dei nomi. In un passaggio del testo, il celebre filosofo greco fa pronunciare a Socrate le seguenti parole:

"Se non avessimo la voce ma volessimo manifestarci qualcosa l'uno con l'altro, non dovremmo sforzarci di significare ciò che intendiamo con la testa, con il corpo e con le mani proprio come coloro che sono muti?"

La lingua dei segni è stata a lungo oggetto di scarsa considerazione in quanto era ritenuta una specie di pantomima utilizzata dalle persone non udenti, un linguaggio primitivo e quasi svilente.

Fu un prete giansenista francese a dettare un cambiamento epocale. Charles-Michel de l'Épée, questo il suo nome, nacque nel 1712, lo stesso anno di Rousseau: con il celebre filosofo condivideva, oltre l’anno di nascita, anche l’idea che l’educazione dovesse essere accessibile a tutti e soprattutto adattata ai singoli individui.

L’incontro con due piccole gemelle non udenti gli mostrò chiaramente che le persone sorde utilizzavano un linguaggio naturale che non aveva nulla di primitivo. Con l’aiuto della comunità non udente, sviluppò una grammatica e inventò nuovi segni. Il suo metodo ebbe un successo incredibile e si diffuse a macchia d’olio arrivando persino negli Stati Uniti.

Anche nel nostro Paese nacquero numerose scuole gratuite per imparare la lingua dei segni ma queste attività subirono una brusca interruzione nel 1880 in occasione del Convegno di Milano che stabilì la superiorità dell'insegnamento orale rispetto alla mimica dei segni: i sordi vennero così obbligati ad apprendere la lingua orale del paese di appartenenza.

Occorre attendere la fine degli anni ‘50 e l’attività del celebre linguista William Stokoe per assistere all’affermazione e al riconoscimento definitivo delle lingue dei segni come un vero sistema linguistico: ma perché parliamo di lingue dei segni al plurale?

La lingua dei segni è universale?

Spesso riteniamo erroneamente che la lingua dei segni sia universale perché pensiamo che sia in qualche modo "costruita" e introdotta consapevolmente dall’uomo.

In realtà, in ogni paese queste lingue si sono evolute in base alle esigenze culturali e sociali. Un piccolo esempio ci chiarirà quanto detto. In Giappone il segno del cibo richiamerà le bacchette mentre in Italia e in altri Paesi verrà utilizzato un altro segno per indicare la forchetta.

Le lingue dei segni sono lingue vive, ricche, hanno una propria grammatica, una propria struttura, variano ed evolvono secondo i tempi, le influenze culturali e regionali di ogni paese ma anche di ogni comunità.

Ethnologue, il database internazionale delle lingue, conta 121 diverse lingue dei segni, un numero assolutamente variabile perché, in seguito alla creolizzazione delle lingue, ne nascono continuamente di nuove: pensiamo all’esempio dello Sri Lanka in cui ogni scuola per non udenti utilizza una propria lingua dei segni.

Secondo recenti fonti, le lingue dei segni oggi potrebbero essere più di 300!

Cos'è la LIS?

La LIS è la lingua dei segni adottata dalla comunità sorda italiana e riconosciuta per legge soltanto nel 2021. L'articolo 34-ter del Decreto Sostegno Bis ha infatti sancito il riconoscimento, la promozione e la tutela della lingua dei segni italiana e la lingua dei segni italiana tattile, utilizzata dalle persone sordocieche.

Come si impara la lingua dei segni?

Il modo migliore per imparare la lingua dei segni è frequentare un corso specifico organizzato dall’Ente Nazionale Sordi (ENS) che ha il compito di diffondere la lingua dei segni tramite corsi tenuti da docenti sordi qualificati.

Questa è la strada più corretta per apprendere le basi di questa lingua. Imparare la LIS tramite video, libri e cd è complesso e spesso fuorviante.

Lingua dei segni: quanto tempo ci vuole per impararla?


È difficile stabilire a priori il tempo necessario per apprendere la lingua dei segni perché siamo di fronte a una vera e propria sfida: dobbiamo imparare una lingua al pari di quelle straniere ma anche una sintassi e una grammatica composte da espressioni facciali, movimenti, posture diverse.

In linea di massima, il tempo di apprendimento varia in base alla persona e spesso dipende dalla motivazione.

Come qualsiasi altra lingua, la lingua dei segni si impara attraverso la pratica e l'uso: se parliamo regolarmente con altri utenti della lingua dei segni, riusciremo a impararla in tempi relativamente brevi.

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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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