L’impotenza appresa: cos'è, conseguenze e come superarla

Sei intrappolato nell'impotenza appresa? Scopri come superare il passato di insuccessi e liberarti da questa trappola.

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Impossible No Way Pessimism Word Concept

Ti è mai capitato di sentirti talmente rassegnato da sentirti incapace di cambiare la situazione in qualsiasi modo, al punto da decidere di rinunciare in partenza? Se la risposta è sì, probabilmente anche tu hai sviluppato l’impotenza appresa. Ma che cosa si intende con questa espressione? A che cosa si deve l’impotenza appresa e quali possono essere le sue conseguenze?

Si tratta dell’incapacità di reagire alle difficoltà, che determina un senso di incapacità di controllare le circostanze e la convinzione di non poter fare nulla per migliorare. Come vedremo, è un concetto che ha a che fare con molti fattori, come lo stile di attaccamento e le esperienze negative pregresse, ma che a sua volta ha anche delle ripercussioni, ad esempio sulla motivazione personale.

Questo accade perché l’impotenza appresa intacca anche il nostro senso di autoefficacia e abbassa la nostra autostima. Nei casi più strutturati, può contribuire a determinare stati di apatia, angoscia e depressione, a causa delle limitazioni che impone nella vita di un individuo. L’impatto sulla salute mentale, quindi, può essere forte, ma per fortuna esiste un modo per uscirne, imparando ad attuare una prospettiva sui propri pensieri, senza pretendere di controllarli completamente.

Se ti interessa questo argomento e vorresti saperne di più, non ti resta che continuare a leggere: nel nostro articolo approfondiremo tutti gli aspetti che abbiamo appena accennato.

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Che cos’è l’impotenza appresa

Il primo a formulare il concetto di impotenza appresa fu Martin Seligman, nel 1972, che osservò come il vivere esperienze in cui non si ha alcun possibilità di esercitare il controllo sull’ambiente esterno e sulle condizioni in cui ci si trova, possono determinare un più generale senso di incapacità di fronteggiare gli eventi negativi che accadono nel corso della vita.

Questo accade perché abbiamo la sensazione che la causa che determina il susseguirsi degli eventi sia impossibile da controllare e gestire, perché abbiamo imparato dalla nostra esperienza che non siamo in grado di influenzarla. Inoltre, siamo anche convinti che ciò che si innesca non sia modificabile e che questo meccanismo riguardi tutti gli ambiti della nostra vita.

Questi pensieri deterministici ci portano a rinunciare di agire per tentare di cambiare la situazione, perché sappiamo già di non riuscirci.

Gli studi sull’impotenza appresa in psicologia

Negli anni seguenti agli studi di Seligman, che lavorò principalmente sui cani, seguirono molte altre indagini che cercavano di studiare la correlazione tra questo concetto e altri, ad esempio l’aggressività, lo stress e l’apprendimento.

A questo proposito, si è scoperto che gli studenti che ricevono una diagnosi di DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento), se non riescono a trovare una spiegazione a questa condizione, iniziano a imputarne la responsabilità a se stessi, e a considerarla come una condizione che in alcun modo si potrà risolvere. Queste convinzioni hanno un impatto decisamente negativo sull’autostima.

Principalmente, in ogni caso, l’impotenza appresa origina dall’esperienza di un sentimento simile al sentirsi bloccati, rassegnati, perché qualsiasi cosa si provi a fare, la situazione non potrà mai cambiare. Gli insuccessi che vengono collezionati, vanno a rafforzare l’opinione di non essere all’altezza, diminuendo il senso di autoefficacia.

Di conseguenza, anche la motivazione subisce un vero e proprio crollo: se siamo convinti che non riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi, arriva un momento in cui decidiamo che è inutile provarci, e cadiamo in un vortice di pessimismo e malumore che si autoalimenta. La rassegnazione genera passività, che ha come inevitabile conseguenza il senso di inadeguatezza, dal momento che non ci poniamo più in atteggiamento positivo di fronte alle sfide e non pensiamo di essere in grado di vincerle.

Pensa, ad esempio, al ruolo determinante che ha vivere sulla propria pelle fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo: è un circolo vizioso che non fa altro che aumentare la sensazione di avere uno scarso valore e, di conseguenza, impoverisce l’immagine che abbiamo di noi stessi. Un ragazzo che subisce questi soprusi sarà un adulto con un’autoefficacia fragile, che più facilmente si lascerà catturare da apatia e ansia, ma sarà anche vittima più vulnerabile del giudizio degli altri.

Impotenza appresa: la conseguenze sulla salute mentale

Esaminiamo nel dettaglio quali possono essere le più comuni conseguenze dell’impotenza appresa, e distinguiamo anche le più importanti.

Ma prima occorre una precisazione: l’impotenza appresa, come abbiamo visto, è un concetto ben preciso, e non è affatto assimilabile a una dose modesta di pessimismo e diffidenza verso le proprie capacità. Al contrario, in certi casi questi due fattori possono portare a ottenere un risultato migliore perché infondono la motivazione giusta a impegnarsi e dare il meglio di sé per raggiungere i propri obiettivi.

Quando i pensieri pessimistici diventano pervasivi e incontrollabili, infatti, riescono a prendere il controllo della nostra vita e ci portano a una serie di conseguenze negative:

  • convinzione che gli eventi avversi che accadono siano immutabili e senza soluzione;
  • colpevolizzarci per ciò che non possiamo controllare e non siamo capaci di fare, al punto da pensare di meritare ciò che ci è successo e la sofferenza che priviamo;
  • sul lungo termine, è possibile sviluppare un disturbo dell’umore, come una depressione maggiore o una distimia;
  • diventiamo talmente sensibili al fallimento che decidiamo di non esporci più alle situazioni che possono portarci all’insuccesso e sprofondiamo nell’apatia.

Da questo elenco di conseguenze è facile dedurre il processo alla base dei danni maggiori che l’impotenza appresa può produrre: tutto si basa su una dinamica che in psicologia prende il nome di profezia che si autoavvera. In pratica, le nostre convinzioni sull’esito negativo di una determinata cosa che vogliamo fare sono talmente forti che finiranno per condizionare l’esito stesso.

Ad esempio perché saremo meno motivati, ci impegneremo meno e la nostra sfiducia nelle nostre capacità sembra quasi chiederci se valga davvero la pena provarci seriamente, pur aspettandoci una delusione.

Chi ha un’autostima bassa cade più facilmente vittima di questa trappola e presto inizia ad adottare degli atteggiamenti di evitamento, finendo per precludersi tantissime delle possibilità che la vita offre soltanto perché non si ritiene all’altezza.

Come superare l’impotenza appresa?

Come avrai intuito, le conseguenze dell’impotenza appresa possono essere ancora più devastanti di quanto si creda, perché oltre a causare malessere nell’immediato, agiscono su larga scala, determinando una chiusura e una limitazione delle possibilità di azione. Ma, come accennavamo all’inizio, l’impotenza appresa non deve essere vista come una condanna perché, con molto impegno, si può uscire da questa trappola.

Abbiamo visto che i capisaldi su cui si regge sono i pensieri pessimistici che finiscono per abbassare l’autostima. Perciò, cambiare il proprio modo di pensare può essere molto utile. Prima di tutto, è importante definire il locus of control: ci sono alcune cose che possiamo controllare, mentre altre che possiamo solo subire.

Non è mai tutto in un senso o tutto nell’altro. Ma che cosa dobbiamo fare con questa consapevolezza?

Da una parte, smettere di preoccuparci e di colpevolizzarci per ciò che non dipende da noi, dall’altra assumerci la responsabilità di ciò che possiamo gestire.

Se ci illudiamo di poter controllare tutto otteniamo solo il risultato di angosciarci e frustrarci, ma passare all’azione invece di rimanere passivi è il primo passo per contrastare il blocco creato dall’impotenza appresa.

Cose che possiamo controllare, ad esempio, sono il modo di condurre la nostra vita, stabilire il nostro futuro lavorativo e intrattenere delle relazioni sociali soddisfacenti. Per ottenere questo risultato si possono compiere 5 step, che aiuteranno gradualmente a imparare come si superano i momenti critici in cui la nostra autostima minaccia di crollare rovinosamente:

  • individuare le proprie risorse e fare il possibile per valorizzarle;
  • vivere il passato non come un susseguirsi di fallimenti, ma un insieme di esperienze dalle quali imparare qualcosa;
  • focalizzare i propri sforzi su ciò che è controllabile;
  • costruire un ambiente sociale in grado di dare supporto e calore;
  • essere grati a se stessi per i risultati e i successi ottenuti.

Infine, ricorda che, per quanto costellato di insuccessi, un passato difficile non rende nessuno un fallito: scappare non è la soluzione, ma agire per cercare di interrompere la catena di pensieri negativi è la soluzione per riprendere in mano la propria vita.

 

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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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