Ideologia woke: cosa significa?

L'ideologia "woke" è un movimento sociale e culturale che promuove la consapevolezza e la sensibilità verso le ingiustizie sociali, tra cui il razzismo e il sessismo. Tuttavia, la sua interpretazione e il suo impatto culturale sono tuttora argomento di discussione, a causa della presenza di una folta schiera di sostenitori che la considera una presa di coscienza necessaria e di molti detrattori che la ritengono un fenomeno eccessivo e divisivo.​

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Ideologia woke

Punti chiave

  • Cos'è l'ideologia woke: l’ideologia woke indica la consapevolezza delle disuguaglianze sociali e l’impegno attivo contro razzismo, sessismo e discriminazioni, nasce nella cultura afroamericana e si diffonde nei movimenti per i diritti civili, oggi è presente nel dibattito pubblico anche con connotazioni critiche
  • Principi fondamentali: la cultura woke promuove inclusività, uguaglianza e attenzione al linguaggio, punta a smantellare le strutture che generano ingiustizie attraverso educazione e attivismo, invita le persone a riflettere sul proprio ruolo nella società e ad adottare comportamenti equi
  • Impatto culturale: ha influenzato media, scuola e aziende spingendo verso maggiore rappresentanza e diversità, molte realtà hanno adottato politiche inclusive spesso criticate per mancanza di autenticità, il suo effetto resta forte nei temi legati a diritti e accettazione

Cos'è l'ideologia woke?

Il termine "woke" deriva dall'inglese "awake", la cui traduzione letterale è "sveglio". Questa parola viene solitamente utilizzata per indicare la consapevolezza vigile circa le ingiustizie sociali e le discriminazioni. Nella cultura afroamericana, l'espressione "stay woke" era usata per incoraggiare la vigilanza contro le ingiustizie razziali. ​

La cultura woke si è sviluppata all'interno dei movimenti per i diritti civili e ha trovato ampia diffusione nei dibattiti pubblici e politici, oltre che nelle istituzioni accademiche. Nel corso del tempo, il suo significato ha assunto una connotazione sempre più rilevante, estendendosi a molteplici ambiti, tra cui il linguaggio, l'istruzione, il mondo del lavoro e l'intrattenimento.

Cosa significa essere woke

Essere "woke" vuol dire essere consapevoli delle disuguaglianze sociali e impegnarsi attivamente nella lotta contro le ingiustizie e gli stereotipi di genere. Ciò implica una maggior sensibilità verso le problematiche legate al razzismo, al sessismo, all'omofobia e ad altre forme di discriminazione, promuovendo valori come l'inclusività e l'uguaglianza. ​

In particolare, il pensiero woke enfatizza l'importanza dell'istruzione e della sensibilizzazione, nella convinzione che il cambiamento sociale debba avvenire attraverso la discussione aperta e la revisione delle strutture esistenti. Negli ultimi quindici anni, la cultura woke ha avuto un impatto significativo sulla comunicazione e sul comportamento, influenzando il modo in cui le persone interagiscono e si relazionano tra loro.

Cosa significa essere woke

Origine culturale e storica del termine

Il termine "woke" ha origini nella cultura afroamericana degli anni '30 del XX secolo, quando era utilizzato per descrivere la consapevolezza relativa alle ingiustizie a sfondo razziale. Negli anni '50 e '60, durante il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti, il termine acquisì un valore simbolico e divenne sinonimo di resistenza politica e lotta contro ogni forma di discriminazione.

A partire dal 2010, il termine è stato progressivamente adottato in un contesto più ampio, in relazione all'esistenza di diverse forme di pregiudizio e disuguaglianza sociale, tra cui le discriminazioni etniche e razziali, il sessismo e la negazione dei diritti della comunità LGBT. Durante la rivolta di Ferguson (Missouri) del 2014, l'espressione divenne particolarmente popolare e assunse un significato politico, poiché utilizzata dagli attivisti del movimento Black Lives Matter che denunciavano le violenze perpetuate della polizia sulla comunità afroamericana.

L'anno in cui il termine ha raggiunto il suo picco massimo di diffusione è stato il 2017, quando è diventata di uso comune fra gli appartenenti alle generazioni millennial e Z. Al termine del 2017, la parola woke e il significato che aveva pian piano incarnato furono persino aggiunti all'Oxford English Dictionary.

Nel 2019, però, l'espressione woke culture ha via via cominciato ad assumere un'accezione negativa: alcuni partiti di centro-destra, infatti, hanno iniziato ad usare il termine per indicare movimenti e atteggiamenti progressisti ritenuti superficiali o poco trasparenti.

In seguito, sono apparse con sempre maggior frequenza espressioni come woke capitalism e woke-washing, riferite soprattutto a quelle organizzazioni intente a pubblicizzare il proprio impegno sociale unicamente a scopo di lucro. Tale fenomeno è tuttora noto come "attivismo performativo".

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Principi fondamentali dell'ideologia woke

L'ideologia woke si basa sull'idea che la società sia permeata da strutture di potere che in una certa maniera perpetuino l'oppressione e le disuguaglianze. Secondo questa visione, è necessario smantellare tali strutture attraverso l'educazione, la sensibilizzazione e l'attivismo.

Inoltre, la cultura woke incoraggia la lotta contro privilegi e discriminazioni, spingendo le persone a riflettere sul proprio ruolo nella società e ad adottare comportamenti inclusivi. Al contempo, promuove una revisione critica del linguaggio e delle rappresentazioni culturali, sostenendo la necessità di un discorso pubblico che rispecchi la diversità e l'equità.

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Critiche all'ideologia woke

Nonostante le intenzioni iniziali del movimento fossero positive, col passare del tempo l'ideologia woke è diventata oggetto di numerose critiche. Alcuni ritengono che abbia portato a un eccesso di politicamente corretto, limitando la libertà di espressione e soffocando il dibattito aperto. La cosiddetta "cancel culture", spesso associata al movimento woke, è stata accusata di voler punire individui e istituzioni per opinioni considerate inaccettabili, portando a forme di ostracismo e censura.

Altri critici sostengono che il pensiero woke sia moralistico ed esclusivo, essendo la sua volontà quella di imporre una prospettiva rigida della giustizia sociale, priva di visioni alternative. Inoltre, parecchie persone denunciano l'uso strumentale dell'ideologia woke da parte di aziende e istituzioni, che adottano un linguaggio inclusivo per mere ragioni di marketing, ma senza apportare alcun cambiamento reale.

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Impatto culturale dell'ideologia woke

L'ideologia woke ha influenzato profondamente la cultura contemporanea, essendo stata in grado di trasformare il modo in cui vengono affrontate parecchie questioni sociali. Nel mondo dell'intrattenimento, ha favorito una maggiore diversità, spingendo l'industria cinematografica e televisiva a includere protagonisti appartenenti a gruppi storicamente marginalizzati.

Nell'ambito dell'istruzione, invece, il pensiero woke ha portato a una revisione dei programmi scolastici, finalizzata ad abbracciare una prospettiva più ampia circa le questioni di genere e i diritti umani. Nel settore aziendale, molte imprese hanno adottato politiche di inclusione e diversità, cercando di creare ambienti di lavoro più equi e rappresentativi di tutte le categorie.

In ogni caso, il problema relativo alla marginalizzazione sociale è più che mai presente e, per questo motivo, potrebbe essere necessario un supporto psicologico per affrontarla. Noi di Serenis offriamo dei percorsi di psicoterapia che possono supportarti in tutte le tue sfide personali. Il primo colloquio con un nostro terapeuta è gratuito, basta compilare il nostro questionario. Successivamente le sedute costano 49 €.

In un mondo in cui le discussioni sull'inclusività e sull'accettazione diventano sempre più centrali, servizi come questo rappresentano un supporto prezioso per chi ha bisogno di sentirsi compreso e valorizzato.

Fonti

  • Botz-Bornstein, T. (2024). Woke against Woke?
  • Sobande, F., Kanai, A., & Zeng, N. (2022). The hypervisibility and discourses of ‘wokeness’ in digital culture. Media Culture & Society, 44(8), 1576–1587.

 

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Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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