Esplorando i meccanismi di difesa: l’identificazione proiettiva
L'identificazione proiettiva è un complesso meccanismo di difesa. Vediamo come funziona e a cosa serve.
L'identificazione proiettiva rappresenta un intricato meccanismo di difesa psicologico, che affonda le sue radici nella teoria psicoanalitica di Melanie Klein.
In questo articolo, esploreremo le diverse sfaccettature di questo processo, dalla sua definizione alle manifestazioni primitivo-evolutive. Analizzeremo il ruolo chiave che svolge nelle dinamiche delle relazioni interpersonali, approfondendo le prospettive di teorici di spicco come Klein.
Inoltre, metteremo a confronto l'identificazione proiettiva con la proiezione per una visione completa di questi complessi meccanismi difensivi.
Guida ai meccanismi di difesa
La struttura difensiva dell'individuo è plasmata da una complessa interazione di 4 fattori intrinsecamente connessi.
- Il temperamento costituzionale: rappresentato dalle predisposizioni innate della personalità, influenza il tipo di difese che un individuo potrebbe sviluppare.
- Le esperienze negative vissute durante la prima infanzia: gli eventi traumatici o le esperienze negative durante l'infanzia possono influenzare lo sviluppo di difese specifiche. Le difese potrebbero essere adottate come meccanismi per proteggersi da ansie o stress emotivo.
- Le difese insegnate da adulti significativi: gli adulti significativi, fungendo da modelli e guide, insegnano implicitamente o esplicitamente modalità specifiche di difesa.
- Le conseguenze derivanti dall'uso di particolari difese: le esperienze personali giocano un ruolo chiave nello stabilire l'efficacia di una difesa. Se una difesa è efficace nel fornire un senso di sicurezza o nel gestire lo stress, l'individuo potrebbe essere incline a utilizzarla nuovamente in situazioni simili.
Le difese possono essere divise in primarie e secondarie.
Difese primitive o primarie
Queste difese sono spesso associate a risposte automatiche e istintuali alle minacce percepite. Possono coinvolgere la negazione, la proiezione e la regressione. Sono considerate "primitive" perché sono presenti già nei primi stadi dello sviluppo psicologico.
Difese mature o secondarie
Queste difese coinvolgono una maggiore consapevolezza e controllo da parte dell'individuo. Possono includere la razionalizzazione, la sublimazione e l'umorismo. Sono considerate "mature" perché riflettono una maggiore capacità di gestire le sfide in modo più adattivo.
Definizione di identificazione proiettiva
L'identificazione proiettiva è un concetto psicologico che fa parte della teoria psicoanalitica sviluppata da Melanie Klein.
Questo meccanismo di difesa primario è legato al modo in cui le persone gestiscono le proprie emozioni e i propri conflitti interiori.
Nell'identificazione proiettiva, come nella proiezione, l'individuo affronta i conflitti emotivi o i fattori stressanti attribuendo erroneamente a qualcun altro i propri sentimenti, impulsi o pensieri inaccettabili.
Contrariamente alla proiezione però, il soggetto non disconosce completamente ciò che viene proiettato, ma interpreta erroneamente tali aspetti come reazioni giustificate nei confronti dell'altro.
In alcuni casi, il soggetto può addirittura suscitare negli altri quegli stessi sentimenti che aveva erroneamente attribuito loro, rendendo difficile discernere chi sia stato il primo a iniziare il processo.
Questo aggiunge una complessità al modo in cui l'identificazione proiettiva può influenzare le dinamiche relazionali.
L'identificazione proiettiva è spesso considerata infatti una forma più complessa di proiezione e introiezione. Quando l'individuo non riesce a distinguere chiaramente tra sé e gli altri, si verifica una fusione più profonda tra interno ed esterno.
Può essere osservata in modo evidente nelle personalità paranoidi e nei livelli evolutivi borderline.
L’identificazione proiettiva come meccanismo di difesa primitivo
Il concetto di "meccanismo di difesa primario" si riferisce a strategie o processi psicologici automatici che vengono attivati per proteggere l'individuo dalle ansie e dai conflitti interiori.
L'idea di "primario" si riferisce al fatto che questi meccanismi si sviluppano precocemente nella vita di un individuo e svolgono un ruolo fondamentale nel gestire le tensioni emotive fin dai primi anni di vita.
Sono considerati primari perché costituiscono una risposta immediata e istintiva alle situazioni di stress emotivo.
Ad esempio, la proiezione e l'identificazione proiettiva, di cui abbiamo discusso in precedenza, sono considerati meccanismi di difesa primari. In situazioni di ansia o conflitto, un individuo può automaticamente ricorrere a queste strategie per gestire le proprie emozioni o per evitare il disagio derivante da aspetti inaccettabili della propria personalità.
Identificazione protettiva: da Klein a Odgen
Secondo le prospettive di Melanie Klein, l'identificazione proiettiva emerge come un fenomeno intricato, in cui il bambino scinde le parti cattive e buone del proprio Sé e le proietta nell'adulto che si occupa di lui.
Questa scissione dà origine all'identificazione proiettiva, un fenomeno che coinvolge sempre due persone e si distingue dalla proiezione in quanto avvicina e confonde l'oggetto anziché allontanarlo.
L'eccessiva proiezione delle parti negative crea persecutori esterni, mentre quella delle parti positive porta a un senso illusorio di impoverimento dell'Io, idealizzando l'altro.
La teoria kleiniana ha visto successivi sviluppi, come illustrato da Rosenfeld, che distingue l'identificazione proiettiva come metodo di comunicazione con gli altri da quella utilizzata per liberarsi di parti indesiderate del Sé.
In questo contesto, Bion suggerisce che il paziente proietta nell'analista parti del Sé troppo angosciose per essere sopportate, consentendo all'analista di comprendere e contenere tali vissuti.
Le interpretazioni dell'analista rendono possibile la reintroiezione delle parti espulse, contribuendo alla formazione di un Io più articolato.
Ogden approfondisce questa dinamica, descrivendola come un processo trifasico che coinvolge:
- la fantasia di liberarsi da parti indesiderate del Sé;
- l'interazione tra due persone;
- la metabolizzazione psicologica della proiezione nell'analista.
Tale metabolizzazione, secondo la funzione α e β di Bion, permette al soggetto di riappropriarsi delle parti proiettate, ora trasformate in modo più accettabile.
Identificazione proiettiva e fallimento materno
Nell'ambito della teoria kleiniana, Spillius esplora l'identificazione proiettiva come una complessa dinamica in cui parti negative del sé vengono separate e proiettate nella madre per controllarla.
Questo processo, guidato da una paura intrinseca, porta alla formazione di un "cattivo Sé", coinvolgendo sia aspetti negativi che positivi del Sé.
Tuttavia, Bion introduce una prospettiva diversa, in cui l'identificazione proiettiva diventa una forma di comunicazione attraverso la quale il bambino forza l'esperienza emotiva nella madre.
Questo nuovo approccio solleva interrogativi sulla natura della relazione madre-figlio e sul ruolo della madre nel leggere e rispondere ai segnali emotivi del bambino.
La prospettiva di Bion suggerisce che l'identificazione proiettiva potrebbe essere una risposta al presunto fallimento materno nel comprendere e rispondere ai segnali del bambino. In questa prospettiva, la proiezione diventa una conseguenza di un breakdown nel rapporto madre-figlio anziché il principale mezzo di comunicazione, come proposto dalla scuola kleiniana.
Il concetto di "risposta sintonizzata" emerge come cruciale, indicando la capacità della madre di comprendere emozionalmente ciò che il bambino sta sperimentando e rispondere in modo adeguato.
Il fallimento materno in questo contesto potrebbe derivare dalla mancanza di una risposta sintonizzata, portando il bambino a forzare l'esperienza emotiva nella madre come tentativo di ottenere una connessione più profonda.
A cosa serve l'identificazione proiettiva?
L'identificazione proiettiva, come meccanismo di difesa, serve a proteggere l'individuo da ansie e conflitti interni che possono essere difficili da affrontare direttamente.
Ecco alcuni delle possibili funzioni dell'identificazione proiettiva come meccanismo di difesa:
- Preservazione dell'autostima: l'identificazione proiettiva consente all'individuo di mantenere un'immagine positiva di sé stesso. Trasferendo gli aspetti indesiderati su un altro, si evita di riconoscerli direttamente in sé stessi, preservando così l'autostima.
- Evitare la responsabilità: proiettando le proprie difficoltà o inaccettabilità su altri, l'individuo può evitare di affrontare la responsabilità dei propri problemi o comportamenti problematici. Questo può servire come strategia per mantenere un senso di innocenza o giustificazione.
- Mantenimento delle relazioni interpersonali: l'identificazione proiettiva può influenzare le relazioni interpersonali, poiché l'individuo attribuisce agli altri aspetti indesiderati di sé. Questo può contribuire a mantenere relazioni che altrimenti potrebbero essere minacciate dalla consapevolezza diretta di certi aspetti della personalità dell'individuo.
È importante notare che, sebbene l'identificazione proiettiva possa offrire momentaneamente un certo livello di difesa psicologica, può anche creare ostacoli nelle relazioni e impedire la crescita personale.
L'uso eccessivo di questo meccanismo può interferire con la capacità di affrontare i problemi in modo costruttivo.
Differenza proiezione e identificazione proiettiva
La proiezione e l'identificazione proiettiva sono concetti psicologici distinti, ma sono spesso correlati e possono sovrapporsi.
proiezione | identificazione proiettiva |
---|---|
è un meccanismo di difesa mediante il quale un individuo attribuisce ai altri i propri pensieri, sentimenti, impulsi o caratteristiche che non accetta consciamente in sé stesso. | si riferisce a un meccanismo in cui il soggetto inserisce la propria persona all'interno dell'oggetto per danneggiarlo, possederlo o controllarlo. |
Per esempio, una persona che si sente spesso arrabbiata può proiettare la sua rabbia sugli altri, attribuendo loro la colpa della propria irascibilità, anziché riconoscere la propria emotività. | Per esempio, una persona che si sente inadeguata può proiettare questi sentimenti su un amico, vedendo il suo amico come la fonte del proprio senso di inadeguatezza. In questo caso, l'individuo potrebbe non solo attribuire all'amico la responsabilità di queste emozioni, ma addirittura immaginare o credere che una parte di sé stessa, rappresentata da questi sentimenti ansiosi e insicuri, sia stata trasferita all'interno dell'amico. Questo potrebbe manifestarsi attraverso comportamenti che cercano di controllare l'amico o danneggiarlo emotivamente, come mettere alla prova la lealtà dell'amico in modo eccessivo o creare situazioni in cui l'amico si sente in colpa. |
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Fonti
- Bolko, M., & Merini, A. (1991). Osservazioni sulla identificazione proiettiva: through the looking glass. Psicoterapia e Scienze Umane, 25(4), 19-34.
- Wright, K. Bion ed oltre: Identificazione proiettiva e impenetrabilità materna.