Gentilezza: cos’è e perché è importante
La gentilezza è molto di più di un semplice gesto: è un ponte che collega le persone e un potente motore di trasformazione sociale. Quando offriamo gentilezza, non solo creiamo un legame con chi la riceve, ma contribuiamo a costruire una rete di solidarietà che si estende ben oltre il singolo atto. Allo stesso modo, ricevere gentilezza stimola un senso di gratitudine e ci spinge, a nostra volta, a donare agli altri.
Che cos'è la gentilezza?
Secondo l'American Psychological Association (APA), la gentilezza è "un comportamento prosociale caratterizzato da atti di considerazione, generosità e cura nei confronti degli altri, spesso eseguiti senza aspettarsi una ricompensa".
Negli ultimi anni, le neuroscienze hanno dimostrato che la gentilezza non è soltanto un valore morale, ma un fenomeno biologico con profonde radici nel nostro cervello. Quando compiamo un atto di gentilezza, nel nostro cervello si attiva una complessa sequenza di reazioni.
La corteccia prefrontale, la regione associata alla pianificazione e al processo decisionale, entra in gioco permettendoci di scegliere in maniera consapevole di agire in modo altruista, inibendo impulsi più egoistici. Nello stesso momento, l'insula, coinvolta nell'elaborazione delle emozioni, si attiva, consentendoci di provare empatia e di connetterci con le esperienze degli altri. Infine, il nucleo accumbens, legato al sistema di ricompensa, rilascia neurotrasmettitori come la dopamina, che permettono di provare una sensazione di piacere e soddisfazione.
Essere gentili significa riconoscere l'umanità degli altri, un atto che implica una certa dose di compassione, la capacità di mettersi nei panni altrui e di comprendere le loro esperienze e sofferenze. La gentilezza non è solo un gesto superficiale, ma una forma di altruismo che si manifesta attraverso atti concreti e parole gentili.
Cosa significa essere una persona gentile?
Una persona gentile è qualcuno che mostra una sensibilità particolare verso le emozioni e le necessità degli altri e questa caratteristica può manifestarsi in vari modi: ascoltare con partecipazione, offrire supporto emotivo o semplicemente sorridere a un estraneo.
Una persona gentile è anche in grado di riconoscere e affrontare le proprie emozioni, evitando di cadere nella trappola dell'invidia o dell'orgoglio, sentimenti che possono ostacolare la capacità di essere gentili, portando a comportamenti di chiusura o di indifferenza. Al contrario, una persona gentile è aperta e disponibile, pronta a offrire un gesto gentile anche nei momenti di difficoltà.
Le persone gentili tendono a praticare la compassione non solo verso gli altri, ma anche verso se stesse. Questo equilibrio è fondamentale per mantenere una salute mentale positiva e per evitare il burnout emotivo. La gentilezza, quindi, non è solo un atto verso gli altri, ma un modo di vivere che ci aiuta a migliorare anche il nostro benessere psicologico.
Gentilezza, psicologia e biologia
L'attrazione che sentiamo per storie di eroi che si sacrificano per il bene comune, come gli Avengers, o per serie che celebrano l'amicizia, come Friends, non è casuale. La nostra specie, nel corso dell'evoluzione, ha sviluppato un profondo bisogno di connessione e appartenenza. La gentilezza, in questo contesto, è il collante sociale che ci unisce, il fondamento sul quale costruiamo le nostre comunità.
La biologia ci suggerisce che la gentilezza non è soltanto un valore morale ma una caratteristica che ci accompagna fin dalla nascita. Le teorie evolutive sostengono infatti che gli individui più altruistici e cooperativi hanno avuto maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi, trasmettendo così ai loro discendenti questa predisposizione. In altre parole, la gentilezza potrebbe essere scritta nel nostro DNA come un vantaggio evolutivo.
La psicologia, a sua volta, sottolinea l'importanza dell'ambiente e delle esperienze personali nello sviluppo della gentilezza. La predisposizione biologica esiste ma è anche vero che l'interazione con gli altri, le esperienze di vita e l'educazione modellano il nostro comportamento. Bambini che crescono in ambienti accoglienti e affettuosi, dove la gentilezza è valorizzata, sono più propensi a sviluppare questa qualità.
Infine, il contesto socio-culturale in cui viviamo gioca un ruolo fondamentale nel definire cosa significa essere gentili. In alcune culture, la gentilezza è un valore fondamentale, mentre in altre può essere meno valorizzata. Le nostre esperienze personali, come traumi o difficoltà, possono influenzare la nostra capacità di essere gentili, ma non la annullano.
Perché è importante la gentilezza?
Studi scientifici hanno evidenziato come compiere atti di gentilezza ci aiuti non solo a migliorare il nostro benessere ma anche ad attivare un circolo virtuoso capace di coinvolgere anche gli altri.
Secondo una ricerca pubblicata su Springer Link (Otake e colleghi, 2006), essere gentili provoca la nascita di una reazione a catena fatta di positività e di altruismo. La gentilezza ha il potere di ridurre l'indifferenza e di promuovere una cultura di rispetto e comprensione reciproca. Quando le persone si impegnano in atti di gentilezza, si crea un ambiente in cui gli altri sono incoraggiati a fare lo stesso, generando un effetto che può trasformare intere comunità.
La gentilezza, oltre a stimolare la gratitudine e l'empatia, ci aiuta a superare l'isolamento e a sentirci parte di un sistema che trascende i confini della nostra individualità.
Numerose ricerche scientifiche dimostrano che la gentilezza ha effetti positivi sul benessere, aumentando i livelli di serotonina e dopamina, riducendo lo stress e rafforzando il sistema immunitario. Inoltre, migliora l'autostima, favorendo una maggiore fiducia in sé stessi, specialmente quando è rivolta agli estranei. Anche nel mondo del lavoro, studi evidenziano come un ambiente basato sulla gentilezza aumenti la produttività e la soddisfazione dei dipendenti. Infine, la gentilezza si rivela una strategia efficace per gestire conflitti e creare relazioni più armoniose.
La relazione tra gentilezza e altruismo
Essere altruista significa agire in modo disinteressato per il bene degli altri, ponendo le esigenze e i bisogni altrui davanti ai propri. Gli altruisti tendono a mostrare empatia e compassione, cercando di migliorare la vita degli altri senza aspettarsi nulla in cambio. L'altruismo può essere considerato un comportamento disinteressato, anche se alcune teorie suggeriscono che possa esistere un elemento di gratificazione personale nell'atto di aiutare gli altri, come il senso di realizzazione o l'aumento dell'autostima.
La gentilezza può essere vista come un'espressione quotidiana di altruismo, in quanto piccoli atti gentili possono contribuire al benessere degli altri e creare un ambiente più positivo.
Gentilezza e persone altamente sensibili
Le Persone Altamente Sensibili sono note per la loro spiccata empatia e capacità di comprendere profondamente le emozioni degli altri. Riconoscere le PAS è semplice perché sono quelle persone in grado di cogliere sfumature emotive e dettagli che sfuggono agli altri e questa specie di sesto senso le aiuta a comprendere quando un gesto di gentilezza può fare la differenza per qualcuno.
La gentilezza può diventare patologica?
L'eccessiva gentilezza, sebbene possa sembrare una virtù, può nascondere dinamiche relazionali disfunzionali. Concentrarsi eccessivamente sui bisogni altrui, trascurando i propri, può portare a una serie di conseguenze negative. Possiamo sperimentare un senso di vuoto esistenziale e perdere di vista la nostra identità e le nostre necessità. L'incapacità di stabilire dei limiti può portarci a sentirci sopraffatti e sfruttati mentre la percezione di non soddisfare le aspettative altrui può generare un circolo vizioso di autovalutazione negativa.
In alcuni casi, l'eccessiva gentilezza può essere un meccanismo di difesa inconscio che utilizziamo per evitare di affrontare emozioni dolorose o conflitti interpersonali.
Come capire se sei vittima di una gentilezza disfunzionale? Presta attenzione a questi segnali:
- Se provi spesso rabbia o frustrazione per essere sempre tu a dare senza ricevere, potrebbe essere un segnale che la tua gentilezza sta diventando un peso.
- Sentirti costantemente stanco, svuotato e demotivato può indicare un burnout emotivo legato all'eccessiva dedizione agli altri.
- Se le tue relazioni sono caratterizzate da un costante dare da parte tua e da una mancanza di reciprocità, potrebbe essere un segno di una dinamica relazionale malsana.
In questo caso, chiedere il supporto di uno psicologo online può aiutarti a gestire le tue emozioni e ad adottare strategie di coping per ritrovare il tuo benessere psico-fisico.
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Come migliorare la propria gentilezza
Arricchire di gentilezza le nostre giornate è un gesto che arricchisce sia noi stessi che gli altri. Ecco alcuni consigli pratici:
- Coltivare la gratitudine: tenere un diario della gratitudine aiuta a concentrarsi sugli aspetti positivi della vita.
- Ascolto attivo: ascoltare sinceramente senza interrompere favorisce relazioni solide.
- Il sorriso: un sorriso genuino è un potente segno di apertura e connessione.
- Piccoli gesti: offrire aiuto quotidiano può fare una grande differenza nella vita degli altri.
- Essere presenti: dedicare tempo di qualità alle persone care rafforza legami profondi.
Fonti:
- MEd, M. B. (2019, April 18). The heart and science of kindness. Harvard Health. https://www.health.harvard.edu/blog/the-heart-and-science-of-kindness-2019041816447
- Baskerville, K., Johnson, K., Monk-Turner, E., Slone, Q., Standley, H., Stansbury, S., Williams, M., & Young, J. (2000). Reactions to random acts of kindness. The Social Science Journal, 37(2), 293–298. https://doi.org/10.1016/s0362-3319(00)00062-8
- Lyubomirsky, S. (2001). Why are some people happier than others? The role of cognitive and motivational processes in well-being. American Psychologist, 56(3), 239–249. https://doi.org/10.1037/0003-066x.56.3.239
- Watkins, P. C., Woodward, K., Stone, T., & Kolts, R. L. (2003). GRATITUDE AND HAPPINESS: DEVELOPMENT OF a MEASURE OF GRATITUDE, AND RELATIONSHIPS WITH SUBJECTIVE WELL-BEING. Social Behavior and Personality an International Journal, 31(5), 431–451. https://doi.org/10.2224/sbp.2003.31.5.431