I disturbi del comportamento nei bambini

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi comportamentali sono comuni durante l’infanzia ma è fondamentale formulare la diagnosi con attenzione e prudenza.

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disturbi del comportamento

Scoppi d’ira, aggressività e irrequietezza nei bambini sono frequenti e non devono essere motivo di preoccupazione perché spesso sono sintomi transitori tipici delle fasi di crescita.

Tuttavia è essenziale rivolgersi a un professionista della salute mentale se un bambino tende ad attuare modelli comportamentali di lunga durata che interferiscono con il suo benessere, nelle relazioni sociali o rappresentano un rischio per se stesso o per gli altri.

Diagnosticare in tempo un disturbo comportamentale del bambino è fondamentale per sostenerlo e rassicurarlo.

Quali sono i disturbi del comportamento più frequenti nei bambini?

I disturbi del comportamento più frequenti in età evolutiva sono:

  • disturbo oppositivo provocatorio;
  • disturbo della condotta;
  • disturbo da deficit attenzione/iperattività.

Il disturbo oppositivo provocatorio (DOP)

Il DOP è un disordine comportamentale caratterizzato da una sostanziale difficoltà nel controllare le proprie emozioni. I bambini che ne soffrono sono capricciosi, disobbedienti e dispettosi.

Solitamente si presenta intorno ai 6 anni, anche se in qualche caso può apparire tra i 4 e 5 anni. Ne soffrono maggiormente i maschi rispetto alle femmine mentre durante l'adolescenza e l'età adulta non si riscontrano differenze tra i sessi.

Questo disturbo, che può continuare fino all'adolescenza, mina in modo significativo la capacità del bambino di andare d'accordo con la famiglia, i coetanei e gli altri adulti.

La caratteristica principale del DOP è la presenza di una serie di comportamenti e atteggiamenti sfidanti o negativi. Questi comportamenti solitamente si verificano in un solo ambiente (casa o scuola) ma nei casi più gravi il bambino non fa distinzione e tende a replicarli ovunque.

I sintomi tipici sono:

  • scoppi d'ira frequenti
  • bassa tolleranza alla frustrazione
  • tendenza a mentire, infastidire intenzionalmente gli altri e creare conflitti
  • irritazione e sbalzi d'umore
  • rifiuto di obbedire e seguire le indicazioni in famiglia o a scuola

La chiave per capire se un bambino soffre e o meno di questo disturbo è osservare la frequenza del comportamento oppositivo-provocatorio.

Non è insolito, ad esempio, che i bambini abbiano uno o due episodi di capricci alla settimana. Questo comportamento può essere classificato come disturbo nel momento in cui il bambino tende a riproporlo quasi tutti i giorni per almeno 6 mesi, se notiamo la presenza concomitante di altri sintomi e se questi capricci producono un notevole peggioramento della quotidianità del bambino: brutti voti a scuola, difficoltà di relazione con i coetanei e così via.

La diagnosi deve essere effettuata con molta attenzione, come vedremo, da un professionista della salute mentale perché esistono altre condizioni che possono causare aggressività e atteggiamento sfidante. I bambini autistici, ad esempio, possono comportarsi in modi inaspettati in diverse situazioni a causa delle differenze nel modo in cui si relazionano con il mondo.

Il disturbo della condotta

Il disturbo della condotta è un disturbo di natura comportamentale inserito nel DSM 5 tra i Disturbi da comportamento dirompente.

Si verifica più frequentemente tra gli adolescenti maschi ed è caratterizzato dalla tendenza e dall’abitudine a non rispettare i diritti fondamentali degli altri, le norme, le regole sociali e le figure autoritarie. I comportamenti messi in atto dai bambini affetti da questo problema non sono classificabili come semplici bravate o marachelle.

Il bambino che soffre di un disturbo della condotta può:

  • mentire;
  • provocare danni a cose, proprietà, persone o animali;
  • comportarsi in modo aggressivo, crudele e violento;
  • fare il prepotente e minacciare gli altri;
  • rubare.

Questo disturbo provoca dei comportamenti che possono determinare gravi conseguenze per le persone coinvolte e per il ragazzo stesso che spesso si trova a compiere veri e propri reati.

La violazione delle regole sembra essere un leit motiv di questo disturbo: il ragazzo tende a marinare spesso la scuola, a fuggire di casa e, in generale, a esprimere un progressivo disadattamento psicologico e sociale che sembra avvicinarlo alla "seduzione" della devianza, esponendolo in questo modo ad azioni criminose ma anche all’abuso di sostanze.

Le manifestazioni tipiche di questo disturbo, che per essere classificato come tale deve protrarsi per un periodo non inferiore ai 6 mesi, possono aprire la strada al bullismo.

Anche in questo caso, la diagnosi deve essere differenziale. Oltre a specificare il periodo di esordio, lo psicologo dovrà verificare, ad esempio, se si tratta di disturbo della condotta o di una patologia come il disturbo esplosivo intermittente o un disturbo dell'adattamento.

Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)

Si stima che il 5% della popolazione nasca con disturbo da deficit di attenzione/iperattività.

Il bambino che ne soffre appare irrequieto, ha bisogno di muoversi costantemente. Giocherella con gli oggetti che ha in mano, muove i piedi in continuazione e si alza senza chiedere permesso, in classe o a casa. È molto loquace e si inserisce nelle conversazioni senza aspettare il proprio turno.

La disattenzione di un bambino iperattivo viene spesso rilevata fin dall'inizio della scuola primaria. Si manifesta con una mancanza di attenzione in classe e il bambino ha grandi difficoltà a concentrarsi. È distratto e ha difficoltà a rispettare le istruzioni.

L'impulsività spinge il bambino ad agire prima di pensare, è molto impaziente e tende ad imporsi sugli altri.

Disturbi comportamentali nei bambini: le cause

Le cause dei disturbi comportamentali non sono ancora del tutto chiare. Secondo gli esperti potrebbero essere dovute a carenze emotive, educative, sociali o a traumi nella prima infanzia.

Una serie di studi condotti dall’Università di Kyoto hanno inoltre dimostrato che i bambini esposti a stress e traumi hanno maggiori probabilità di manifestare problemi comportamentali così come i piccoli che vivono in famiglie tormentate da problemi socioeconomici.

Gli abusi fisici e morali, un contesto familiare duro e svilente, un ambiente sociale svantaggiato o addirittura la separazione dei genitori sarebbero quindi fattori che possono causare delle difficoltà comportamentali nel bambino che potrebbe avere delle difficoltà nel verbalizzare il proprio disagio.


I disturbi dell’apprendimento possono causare problemi nel comportamento infantile?

La risposta non può che essere affermativa. Se un bambino si comporta ripetutamente in modo inappropriato a scuola, soprattutto quando deve svolgere un esercizio o un'interrogazione, il suo comportamento potrebbe essere il risultato di un disturbo dell'apprendimento.

Se, ad esempio, ha difficoltà con la matematica, invece di chiedere aiuto potrebbe strappare il foglio o iniziare a litigare con un altro bambino per creare una distrazione e manifestare in questo modo il suo disagio.

Come vengono diagnosticati i disturbi comportamentali?

Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi comportamentali sono comuni durante l’infanzia ma è fondamentale formulare la diagnosi con attenzione e prudenza: alcuni sintomi come la rabbia, l'agitazione o l'aggressività possono essere una reazione a un evento e quindi far parte di una normale fase di sviluppo del bambino.

Lo psicologo dovrà capire quindi se ci si trova di fronte a un vero e proprio disturbo del comportamento o a comportamenti transitori che i bambini possono sperimentare in momenti particolari come, ad esempio, il passaggio dall'infanzia all'adolescenza.

Lo specialista valuterà se i sintomi compaiono a casa, all'asilo o a scuola e se sono presenti da diverse settimane. Se lo riterrà necessario, consiglierà esami psicologici e neuropsicologici, una valutazione logopedica ed eventualmente un trattamento farmacologico.

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Come si curano i disturbi del comportamento nei bambini?

Il trattamento dei disturbi comportamentali nei bambini dipende dalla natura, dal tipo e dalla gravità dei problemi. In linea di massima l’approccio terapeutico può comprendere:

terapia individuale: percorsi come la terapia cognitivo comportamentale possono aiutare i bambini a identificare e modificare i pensieri che contribuiscono ai problemi comportamentali;

terapia familiare: i bambini con disturbi comportamentali spesso traggono beneficio se genitori, fratelli e altri membri della famiglia partecipano insieme alle sessioni di terapia. La terapia familiare può migliorare le relazioni e la comunicazione riducendo i conflitti;

trattamento farmacologico: sebbene non esistano trattamenti specifici per i disturbi comportamentali, lo specialista, se lo ritiene opportuno, può prescrivere alcuni farmaci per migliorare, ad esempio, il tono dell’umore o alleviare l’ansia.

3 strategie efficaci per gestire i disturbi comportamentali del bambino


Cosa può fare in concreto un genitore per gestire al meglio i problemi comportamentali di un figlio? Esistono delle tattiche e delle strategie che possono aiutarci ad affrontare questo problema e a restituire benessere e serenità al bambino. Le più efficaci sono:

  • offrire regole e istruzioni chiare e precise;
  • utilizzare rinforzi positivi;
  • stabilire dei limiti e farli rispettare.

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Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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