Craving: desiderio che diventa incontrollabile e insaziabile
Il craving è quel desiderio impellente che ci porta a fare uso di droghe e/o ad avere comportamenti disfunzionali: cosa bisogna fare
Desiderare ardentemente qualcosa non è di certo sbagliato, ma ci sono situazioni in cui questa intensa brama può diventare patologica. Quando questo accade, in ambito scientifico si parla di craving, che in italiano possiamo tradurre come smania, desiderio irrefrenabile o, più semplicemente, voglia matta.
In questo articolo scopriremo insieme che cos'è esattamente il craving, quali sono le sue cause, le sue possibili conseguenze e come fare per uscirne.
Cos'è il craving
Secondo la quinta versione del Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali, il craving è un desiderio, per una determinata sostanza o per quelle attività che generano effetti simili, che continua nel tempo e al quale non riusciamo a resistere.
Può riguardare una sostanza psicoattiva, un cibo un qualunque, un qualsiasi altro oggetto o comportamento che riteniamo gratificante.
Una delle conseguenze, come riporta un articolo scientifico di Cibin, è che se questo bisogno non viene soddisfatto percepiamo sofferenza fisica e psichica, che può trasformarsi anche in astenia, anoressia, ansia e insonnia, irritabilità, aggressività, depressione o iperattività.
Per questo motivo, il craving è anche uno dei criteri che aiuta a diagnosticare un disturbo da uso di sostanze e le dipendenze comportamentali.
Cause e manifestazione
Il craving ci porta a ricercare in maniera urgente una determinata sostanza (nel caso della tossicodipendenza) o a mettere in atto uno specifico comportamento (nel caso della ludopatia e altre dipendenze comportamentali).
Si presenta sotto forma di attacchi in genere temporanei e brevi - massimo di 15 minuti - e che compaiono a distanza di poche ore o giorni da quando si è smesso di assumere una sostanza.
Tra le cause che possono portarci a vere queste condizioni ci sono fattori psicologici come fragilità, ansia, paura e depressione, ovvero tutti malesseri che emergono o che peggiorano con l’inizio di una dipendenza.
Il desiderio che proviamo di prenderci una determinata sostanza - o di avere uno specifico comportamento - è legato al fatto che facendolo mettiamo fine, anche solo se per un momento, alle sensazioni di ansia e depressione.
In poche parole, il craving è un sintomo della ben più nota crisi d'astinenza. Anche se è giusto ricordare che il termine craving si utilizza anche per il desiderio impulsivo di particolari alimenti. Per gli alcolici, invece, può essere usato anche il termine scientifico dipsomania.
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Forme di craving
Il craving si può manifestare in due forme differenti:
- craving negativo: è quello che emerge quando il bisogno incontrollabile di assumere una sostanza è motivata dal malessere dato dall’astinenza. In poche parole, si fa sentire soprattutto durante il percorso di disintossicazione o quando non possiamo avere accesso a una determinata sostanza;
- craving positivo: la grande voglia di sperimentare una determinata sostanza solo per vedere l'effetto che fa. Si tratta di un comportamento comune nei tossicodipendenti che fanno uso attivo di droga.
Come si scatena il craving
Gli episodi di craving possono emergere in maniera del tutto spontanea. Tuttavia, nella maggior parte dei casi c'è un qualcosa che li scatena - fattori che in medicina vengono chiamati “trigger” - e che funge come una sorta di interruttore, un innesco che dà il via a questo impellente desiderio.
In molte circostanze i trigger possono essere i luoghi in cui ci si reca quando si vuole assumere una sostanza, ma anche situazioni che ci stressano o dinamiche relazionali conflittuali.
Gli effetti del craving sul nostro cervello
Episodi di craving, a livello cerebrale, alterano le funzioni regolatrici dell’umore e la risposta emozionale. Ciò vuol dire che è estremamente probabile che emergano comportamenti ossessivi, tanto che diventiamo pronti a tutto pur di accedere a una determinata sostanza.
Nelle situazioni in cui l'astinenza e i sintomi del craving continuano nel tempo, si arriva anche a provare dolore fisico, perdita di appetito e malessere a livello psicologico che può sfociare anche in aggressività.
Cosa fare quando succede
Per provare a resistere agli episodi di craving è necessario essere molto decisi. Oltre a questo, è importante individuare gli stimoli - e quindi i trigger di cui vi abbiamo parlato sopra - per fare di tutto per evitarli.
Se non possiamo farlo, diventa necessario mettere in atto strategie efficaci per affrontare le sensazioni che ci spingono a desiderare ardentemente di utilizzare uno sostanza o di avere uno specifico comportamento.
Inoltre, come si può leggere nel magazine dell'Istituto Europeo Dipendenze, vengono suggeriti anche i seguenti comportamenti/strategie:
- esercizio fisico: rilascia endorfine e modifica le sensazioni corporee, rendendo più facile distogliere l’attenzione dagli stimoli fisici per l’assunzione di sostanze;
- predisporre un piano per gestire le sensazioni di craving: soprattutto quando dobbiamo andare in un luogo o con persone che potrebbero scatenare questa condizione. È quindi importante decidere in anticipo cosa mangiare o bere, quando e come andar via etc;
- tenersi occupati: l'obiettivo è distrarsi dal craving e focalizzare l'attenzione lontano da questo profondo desiderio:
- conoscere i fattori scatenanti: magari scrivendo un diario dei propri episodi di craving in modo da comprendere come prevenire eventuali ricadute:
- musicoterapia: può distrarre e calmare i sintomi fisici;
- “surfing”: sperimentare gli alti e bassi del craving tendendo però presenti gli aspetti negativi della dipendenza e il duro lavoro che bisogna fare per superarla.
- parlare del craving: si ottiene il sostegno degli amici che ci può aiutare a superarlo.
La terapia psicologica per il craving
Le strategie di cui vi abbiamo parlato sopra possono risolvere gli episodi ma di certo non il problema alla radice. Per fare quest'ultima cosa è essenziale rivolgersi a un esperto della salute mentale perché possiede strumenti e tecniche utili a superare le dipendenze.
Attualmente sono disponibili diversi protocolli indirizzati trattamento del craving come la psicoeducazione, la gestione dello stress e la gestione del livello dell’umore, l’intervista motivazionale, le tecniche espositive con prevenzione della risposta, le tecniche di rilassamento e la prevenzione delle ricadute e molto altro ancora.
Purtroppo affrontare il craving con la sola forza di volontà nella maggior parte dei casi si rivela un fallimento e, soprattutto, fonte di ricadute. Per questo motivo, è fondamentale il supporto di un terapeuta e, in alcune situazioni, anche il ricorso a farmaci e trattamenti specifici che possono ridurre il craving.
Insomma, la cosa che bisogna mettere in pratica per stare bene è fare il primo passo e richiedere un colloquio di valutazione a un esperto della salute mentale.
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Fonti
- American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders (DSM-5) (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.
- Cibin, M. (1993). Craving: Physiopathology and clinical aspects. Alcologia, 5, 257-60.
- Istituto Europeo Dipendenze, Craving come combatterlo e perché si verifica.