Cognitivismo: approcci, figure chiave e implicazioni
Il cognitivismo è un approccio psicologico attualmente considerato tra i più affidabili ed efficaci.
Da sempre la mente umana affascina studiosi di tutto il mondo. Nel corso degli anni, infatti, si sono sviluppati tantissimi approcci psicologici che mirano a comprendere la psiche degli esseri umani. Uno di questi è il cognitivismo, e in questo articolo scopriremo insieme approcci, figure chiave e implicazioni.
Cognitivismo, definizione e significato
Si è iniziato a parlare di cognitivismo - e/o di psicologia cognitiva - più o meno nel 1960. Si tratta di una branca della psicologia applicata allo studio dei processi cognitivi. Ciò vuol dire che il suo obiettivo è quello di approfondire i processi mentali attraverso cui gli esseri umani acquisiscono, elaborano, memorizzano e recuperano le informazioni. Il significato di questa corrente è analizzare il cervello umano, visto come un sistema complesso, simile a un computer.
Altri campi di indagine sono l’attenzione, il pensiero e la creatività, processi ai quali viene riconosciuta un’autonomia strutturale e un’interdipendenza reciproca. Secondo il punto di vista dei cognitivisti, infatti, la nostra mente è un vero e proprio elaboratore di informazioni con una organizzazione di tipo sequenziale e con una capacità limitata di elaborazione.
Dalla teoria cognitiva alla pratica terapeutica
Il congnitivismo ha portato alla nascita e alla diffusione di una pratica terapeutica specifica che prende il nome di psicoterapia cognitivo comportamentale, un approccio attualmente considerato tra i più affidabili ed efficaci per la comprensione ed il trattamento dei disturbi psicopatologici.
Il suo scopo principale è quello di aiutare i pazienti ad individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d’interpretazione della realtà, con l'obiettivo di sostituirli e/o integrarli con convinzioni più funzionali. I padri fondatori di questa pratica terapeutica sono diversi, ma tra i più importanti ci sono sicuramente Albert Ellis e Aaron T. Beck.
Albert Ellis: La terapia del comportamento razionale-emotiva (REBT)
Come si può leggere su REBT Italia, la terapia del comportamento razionale-emotiva è stata ideata Albert Ellis, psicologo statunitense di formazione psicoanalitica. Si fonda su una prospettiva focalizzata soprattutto sul presente, sulle abitudini, sulle emozioni che ci fanno soffrire e sui comportamenti controproducenti che possono peggiorare la qualità della nostra vita.
L’assunto do base della REBT sostiene che le nostre reazioni emotive e i nostri comportamenti siano influenzati dal modo in cui interpretiamo e valutiamo ciò che ci accade. Tale terapia, quindi, permette di affrontare la propria sofferenza e il proprio disagio attraverso un insieme di tecniche cognitive, immaginative e comportamentali di provata efficacia.
Aaron T. Beck: psicoterapia cognitiva tradizionale
Aaron Beck è ancora oggi ricordato come il fondatore della terapia cognitivo comportamentale standard. Nel corso della sua vita mise a punto un metodo che anche adesso risulta essere efficace nel lavoro con pazienti depressi e ansiosi: secondo il suo punto di vista, una stessa situazione può far emergere emozioni differenti, in persone diverse o anche nello stesso individuo, a seconda del significato che le viene attribuito.
Per Beck, quindi, ciò che occorre fare è diventare consapevoli delle proprie cognizioni coscienti.
Gestalt e cognitivismo: un'analisi dei legami concettuali
Per psicologia della Gestalt si intende una corrente psicologica incentrata sui temi della percezione e dell'esperienza. Sviluppatasi agli inizi del XX secolo, secondo questo filone di pensiero la nostra mente cerca naturalmente di interpretare il mondo in termini di modelli e organizza le informazioni sensoriali in oggetti.
Il cervello, quindi, mette in atto una semplificazione con lo scopo di gestire il più rapidamente possibile grandissime quantità di dati senza esserne sopraffatto. Un processo mentale che, inevitabilmente, può causarci problemi quando ci imbattiamo in illusioni ottiche.
La psicologia cognitivista, dal canto suo, nasce invece con lo scopo di spiegare proprio gli aspetti organizzati, costruttivi, globali dei fenomeni psichici. Per questo motivo, in ambito scientifico si parla di un riavvicinamento, o almeno una rivisitazione, dei temi e dei metodi gestaltisti.
Comportamentismo e cognitivismo: due approcci psicologici a confronto
Il comportamentismo è una scuola di pensiero psicologico che limita l'oggetto della psicologia allo studio del comportamento, ritenendo inutile parlare di coscienza: si tratta di un qualcosa che non può essere osservata in maniera oggettiva.
La nascita si deve a J.B. Watson (1878-1958), il quale negò la possibilità, per una psicologia che voleva dirsi scientifica, di indagare gli “stati mentali”. Il comportamentismo, come dice il suo nome, studia il comportamento osservabile, poiché ciò che è nella testa delle persone non è visibile, e quindi la psicologia non se ne deve interessare. Non a caso, il metodo di indagine del comportamentismo si basa essenzialmente sull'associazione tra stimolo (ambiente) e risposta (comportamento).
Sul finire degli anni '50, tuttavia, il comportamentismo entrò in crisi e fece ingresso nel mondo della psicologia il congnitivismo, che invece sostiene che la mente umana sia simile a un computer poiché in grado di elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente esterno per generare una risposta comportamentale.
Secondo i cognitivisti, infatti, la conoscenza è mediata e deriva dall’esperienza, in quanto i processi cognitivi sono responsabili dell’acquisizione, dell’elaborazione e del controllo delle informazioni provenienti dall’ambiente.
In poche parole, se il comportamentismo si è concentrato principalmente sul ciò che era davvero osservabile, quindi i comportamenti degli esseri umani, il cognitivismo ha posto l’attenzione sui processi mentali che avvengono all’interno della mente di ognuno di noi e sul modo in cui questi influenzano il nostro comportamento.
Il comportamentismo, quindi, è un paradigma teorico ormai superato dagli sviluppi successivi della psicologia, ma alcune sue importanti scoperte, come per esempio gli studi sul rinforzo, rimangono valide anche ai giorni nostri.
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Rivoluzione cognitiva e il superamento del comportamentismo
Come accennato, nel corso del tempo i presupposti del comportamentismosono stati messi in discussione per due motivi principali:
- La comprensione delle azioni umane partendo dallo schema basilare “stimolo-risposta” è apparsa riduttiva;
- Secondo gli studiosi dell'epoca, l’osservazione dei comportamenti non riusciva a decifrare la psiche umana e il suo funzionamento.
In sostanza, l'approccio comportamentista presentava diversi limiti, e per questo è sempre più emerso un nuovo interesse per lo studio del pensiero e dei processi mentali con il cognitivismo. Ad esempio, la teoria dell'apprendimento sociale di Albert Bandura ha una posizione intermedia tra il comportamentismo e il cognitivismo, grazie al concetto di apprendimento per osservazione, lo studioso sottolineava il ruolo dell'osservazione e del pensiero interno nel processo di apprendimento. Questo approccio suggerisce un'allontanamento dal rigido determinismo ambientale del comportamentismo verso una prospettiva più orientata ai processi mentali.
Il padre del cognitivismo
Il cognitivismo, introdotto da Neisser, mette in evidenza l'importanza dei processi mentali interni, come la percezione, la memoria e il pensiero, nel determinare il comportamento umano. Questo approccio considera l'individuo come un processore di informazioni attivo che elabora e interpreta l'ambiente circostante.
Ulric Neisser è noto per aver introdotto il concetto di "ecologia cognitiva", che evidenzia l'importanza dell'ambiente e del contesto nella formazione dei processi cognitivi. In questo contesto, sottolinea il ruolo attivo dell'individuo nell'interpretare e dare significato all'ambiente circostante. Neisser ha enfatizzato che non siamo semplici ricevitori passivi di informazioni, ma attivamente costruiamo il nostro mondo attraverso l'interazione con l'ambiente.
Inoltre, Neisser ha lavorato sul concetto di "percezione selettiva", dimostrando come le persone tendano a notare e ricordare solo una frazione delle informazioni disponibili. Questo fenomeno suggerisce che il nostro processo percettivo è influenzato da fattori come le nostre aspettative, i nostri interessi e le nostre esperienze passate.
Autorevoli figure del cognitivismo: da Piaget a Vygotskij
Tra gli esponenti più importanti del cognitivismo in psicologia, spiccano i nomi di Jerome Bruner, David Ausubel, Richard Atkinson e Richard Shiffrin, ma soprattutto di Jean Piaget e Lev Vygotskij.
Jean Piaget è da sempre considerato uno dei massimi esponenti dello studio dello sviluppo della cognizione o del pensiero infantile. Secondo Piaget, lo sviluppo cognitivo del bambino è frutto dell’interazione con la realtà circostante, grazie alla quale si verifica una trasformazione in termini di acquisizione di informazioni utili alla conoscenza pratica in cinque diversi stadi.
Lev Vygotskij ha sviluppato una teoria secondo cui la società, intesa come l’insieme delle conoscenze, dei valori culturali e delle interazioni sociali, ricopra un ruolo centrale nel processo di attribuzione di senso, soprattutto in età evolutiva. Secondo lui, lo sviluppo delle capacità sociali è propedeutico allo sviluppo cognitivo, in quanto è proprio attraverso l’interazione che il bambino apprende processi, strategie e funzioni mentali sempre più complesse, che lui definisce “funzioni mentali superiori”.
Cognitivismo e costruttivismo: affinità e differenze concettuali
Il costruttivismo è un approccio psicologico che deriva da una concezione della conoscenza come costruzione dell'esperienza personale e non come rispecchiamento o rappresentazione di una realtà indipendente. Si tratta quindi di un approccio che tiene in considerazione il punto di vista di chi osserva, di chi esamina, che emerge dalla relazione fra un soggetto attivo e la realtà.
Dal punto di vista della psicologia dell'approccio cognitivista, l'uomo è un elaboratore di informazioni e generatore di significati, tanto da non essere passivo nei confronti dell'ambiente perché partecipa in prima persona alla costruzione della realtà.
Per quanto riguarda il costruttivismo, invece, non esiste un modo reale preesistente e indipendente
dall'osservatore, ma diverse “visioni” del mondo che dipendono dal punto di vista osservativo. Ciò vuol dire che ogni processo cognitivo e giudizio non rispecchia semplicemente qualcosa, perché è invece una operazione procedurale, costruttiva, in cui l'osservatore è implicato in un processo autoreferenziale
Possiamo quindi concludere che il costruttivismo, pur ispirandosi al cognitivismo, accusa quest'ultimo di avere una visione troppo disincarnata dell'esperienza umana. Per comprendere le relazioni tra queste correnti, puoi osservare la mappa del cognitivismo.
Fonte: DSA study maps
L'influenza del cognitivismo sulla pedagogia
Il cognitivismo ha avuto un impatto significativo sulla pedagogia, in primis focalizzando il ruolo proattivo dello studente e in secondo luogo, evidenziando l'importanza dell'ambiente nell'elaborazione delle informazioni. Tra i metodi di insegnamento spiccano l'apprendimento basato su problemi, l'apprendimento cooperativo e l'apprendimento per scoperta.
Sostanzialmente, il cognitivismo ha contribuito a spostare l'attenzione dell'insegnamento dalla trasmissione passiva di informazioni allo sviluppo di ambienti di apprendimento che favoriscono l'attiva partecipazione degli studenti e il loro coinvolgimento nella costruzione della conoscenza.
Le intelligenze multiple di Gardner
Howard Gardner, con la sua teoria delle intelligenze multiple, ha fornito un importante contributo al campo del cognitivismo. La teoria di Gardner suggerisce che l'intelligenza non è una singola entità misurabile, ma piuttosto una combinazione di diverse capacità cognitive, o intelligenze, che si manifestano in modi diversi nelle persone.
Questo approccio riflette l'idea centrale del cognitivismo, che considera la mente umana come un sistema complesso di processi mentali che lavorano insieme per elaborare, interpretare e utilizzare le informazioni provenienti dall'ambiente. Gardner ha enfatizzato il ruolo attivo dell'individuo nell'interpretare e dare significato alle esperienze, così come l'importanza dell'interazione tra individuo e ambiente nel determinare l'intelligenza.
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Bibliografia
- REBT Italia, REBT - Terapia Razionale Emotiva Comportamentale.
- Ellis, A. (2014, May). The revised ABCs of rational-emotive: Therapy (RET). In The evolution of psychotherapy: The second conference (pp. 97-117). Routledge.
- Beck, A. T., & Dozois, D. J. (2014). Cognitive theory and therapy: Past, present and future. Psychiatry: Past, present, and prospect, 366-382.
- Watson, J. B. (1913). Psychology as the behaviorist views it. Psychological review, 20(2), 158.
- Piaget, J. (2000). Piaget’s theory of cognitive development. Childhood cognitive development: The essential readings, 2(7), 33-47.
- Vygotsky, L. S. (2012). Thought and language. MIT press