Cos'è la tripofobia: sintomi e cause della paura dei buchi
La tripofobia consiste in una paura irrazionale dei buchi, con cause e sintomi comuni che richiedono specifiche tecniche per superare questa fobia poco conosciuta ma molto diffusa.
Cos'è la tripofobia?
La tripofobia è la paura morbosa e incontrollabile dei buchi e di pattern ripetitivi formati da gruppi di buchi uno vicino all'altro. Questa paura può riguardare anche i buchi sulla pelle nello specifico.
L’orrore si genera per la presenza su uno sfondo omogeneo, di figure tondeggianti e cave, come buchi, affiancate l’una all’altra: ad esempio, un alveare o un formaggio con i buchi oppure, appunto, piccoli buchi o protuberanze della pelle.
Anche se i buchi sono i principali innescatori della paura, altre forme ripetitive come cerchi convessi, puntini ravvicinati, piccoli rettangoli o esagoni possono scatenare reazioni simili.
Mentre alcune fobie sono inserite nel DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, come fobie specifiche rientranti nel cluster dei disturbi d'ansia, la tripofobia non è compresa nel DSM-5.
Il tripofobico, dinanzi a oggetti che presentano buchi o serie di fori, può sperimentare emozioni come:
- terrore;
- ripugnanza;
- fastidio;
- profonde sensazioni di disagio;
- attacchi di panico;
sebbene questo disagio sia più legato all'emozione del disgusto piuttosto che alla paura eccessiva tipica delle fobie tradizionali come la talassofobia o la zoofobia.
Per quanto riguarda l'incidenza della tripofobia, alcuni studi suggeriscono che circa 1 persona su 6 ne potrebbe soffrire. Inoltre, sembra essere più prevalente nelle donne rispetto agli uomini e che possa manifestarsi in alcune famiglie, suggerendo la possibilità di una componente genetica o di apprendimento nel suo sviluppo.
Tripofobia significato ed etimologia
L'etimologia del termine "tripofobia" deriva dalle parole greche "trypo" che significa "foro" e "phobos" che significa "paura". Quindi, letteralmente, "tripofobia" si traduce in "paura dei fori".
Il termine "tripofobia" è apparso per la prima volta nella letteratura psicologica specialistica nel 2013, quando i ricercatori Cole e Wilkins identificarono un disturbo psicologico caratterizzato da una reazione di disgusto e repulsione alla vista di immagini contenenti buchi, come quelli di una spugna, di un formaggio svizzero o di un alveare (Cole GG., 2024).
Esempi di oggetti che scatenano la fobia dei buchi
La tripofobia, definita come la fobia dei buchi, ma che in realtà, ha più a che fare con i pattern ripetitivi di qualsiasi forma, dimensione e profondità. Può quindi essere scatenata da una varietà immensa di elementi naturali come:
- coralli;
- tubi disposti in fila;
- pori nel derma;
- alcuni frutti;
- alveari;
- spugne;
- fessure presenti sulle pareti.
Secondo Geoff Cole, uno dei primi studiosi della fobia dei buchi, anche un iPhone 11 Pro potrebbe causare tripofobia a causa delle sue fotocamere multiple che formano un gruppo di buchi. La facilità con cui queste immagini possono essere condivise online ha permesso a questa fobia di propagarsi rapidamente, esponendo miliardi di persone a potenziali trigger.
Tripofobia per i buchi della pelle
La tripofobia della pelle è un fenomeno in cui le persone sperimentano avversione o disagio osservando immagini o situazioni che coinvolgono piccoli fori sulla pelle o configurazioni cutanee irregolari. Uno studio del 2024 ha rilevato che i partecipanti tendevano ad associare immagini di puntini a agenti patogeni trasmessi dalla pelle, riportando sensazioni di prurito durante la visione di tali immagini. Questa risposta evolutiva adattiva, sebbene generalmente utile per evitare pericoli, può essere eccessivamente generalizzata nella tripofobia, portando a una reazione sproporzionata a stimoli innocui (DiMattina C, Pipitone RN, 2024).
Questa specifica manifestazione della tripofobia può essere innescata da immagini o dalla vista di:
- pori dilatati;
- bolle sulla pelle;
- cicatrici;
- condizioni cutanee come la dermatosi papulosa pruriginosa.
Le reazioni alla tripofobia della pelle possono variare da individuo a individuo, ma spesso comprendono sensazioni di fastidio, nausea e disgusto.
Le immagini su Internet che provocano la tripofobia
La paura dei buchi è spesso scatenata da immagini postate su internet. La sua diffusione è stata accelerata dalla circolazione globale di queste immagini trigger, come il celebre caso del "lotus boob", che ha portato la tripofobia all'attenzione di un vasto pubblico. Nonostante le possibili radici antiche di questa reazione, i ricercatori non sono ancora d'accordo su come avvenga la prima manifestazione della tripofobia. Si pensa che possa manifestarsi in individui predisposti all'ansia o alle fobie.
Anche certi animali, come insetti, rane, mammiferi e altre creature con pelle o pelo chiazzati, possono provocare sintomi di tripofobia. Questa condizione è fortemente legata alla visione, e l'osservazione di queste immagini, sia online che su carta, può facilmente innescare sensazioni di repulsione o ansia.
I semi del fiore di loto e la tripofobia
Il fiore di loto è un simbolo di purezza e rinascita in molte culture, ma alcune persone possono provare disagio o avversione nei confronti delle sue immagini, specialmente quando si concentrano sui semi che sono raggruppati nella parte centrale del fiore.
Questi semi formano un motivo geometrico regolare di buchi ravvicinati, che può innescare la tripofobia. Come nel caso della tripofobia verso la pelle, la tripofobia associata ai semi del fiore di loto può manifestarsi con sensazioni di fastidio, ansia e disgusto.
I sintomi della tripofobia
Dinanzi a questi elementi, il soggetto tripofobico sperimenta una sensazione di forte disgusto che può spingersi fino alla repulsione. Può anche arrivare a provare sintomi psicofisici che comprendono:
- nausea;
- vertigini;
- confusione mentale;
- vomito;
- attacchi di panico;
- stati di forte ansia;
- disturbi visivi quali illusioni o distorsioni ottiche;
- vampate di calore e di freddo;
- palpitazioni;
- secchezza delle fauci;
- formicolio, intorpidimento o prurito agli arti;
- problemi di respirazione pesante e affannosa;
- bocca secca e ansia;
- tachipnea;
- tremori;
- attacchi di pianto;
- tachicardia.
Spesso i sintomi della tripofobia sono causati dalla vista degli oggetti reali, ma in certi casi possono essere scatenati anche solo da immagini o dal mero pensiero.
Come si comporta un tripofobico?
Molte persone mettono in atto reazioni e strategie di evitamento per cercare di evitare deliberatamente le immagini e gli oggetti che scatenano la loro tripofobia. Tuttavia, il fenomeno di condividere immagini su internet per provocare reazioni di ansia o disgusto è diffuso, rendendo difficile per i tripofobici evitare completamente i trigger.
Il disagio causato dalla tripofobia può ridurre significativamente la qualità della vita e portare a sensazioni di isolamento sociale e solitudine. Chi soffre di tripofobia potrebbe sentirsi imbarazzato o temere il giudizio altrui per le proprie reazioni, il che può influire negativamente sulle relazioni interpersonali. La difficoltà nel comunicare il disagio emotivo legato alla condizione può complicare ulteriormente le interazioni con gli altri.
Tripofobia, quali sono le cause più comuni?
Le cause della tripofobia non sono ancora ben comprese. I ricercatori ipotizzano che l'esposizione a determinati tipi di immagini possa provocare una risposta fobica. Ad esempio, l'immagine di un polpo dagli anelli blu può scatenare ansia e disgusto immediati. Sembra che la tripofobia abbia cause genetiche oltre che legate ad esperienze traumatiche vissute in prima (condizionamento classico) o in terza persona (apprendimento osservazionale).
Il disturbo è stato identificato di recente e ancora molte ricerche sono in corso sull'origine della tripofobia. Possiamo comunque identificare cause di natura genetica e relative a patologie pregresse come la paura dello sporco (rupofobia) e della contaminazione.
Inoltre, la tripofobia è comunemente associata a comorbidità come il disturbo depressivo maggiore e il disturbo d'ansia generalizzato. La maggior parte delle persone sperimenta disgusto piuttosto che paura di fronte a configurazioni di buchi, anche se una proporzione significativa soddisfa i criteri del DSM-5 per la fobia specifica piuttosto che per il disturbo ossessivo-compulsivo. La gravità e la persistenza dei sintomi sono strettamente correlate a un deterioramento nella qualità della vita e nella capacità funzionale delle persone affette (Vlok-Barnard M, Stein DJ., 2017).
Cause di natura genetico-evolutiva
Secondo Geoff Cole e Arnold Wilkins (2013), psicologi dell'Università dell'Essex, la tripofobia è più comune nelle donne che negli uomini.
Gregory Harris (2021)sostiene che la tripofobia potrebbe avere cause genetico-evolutive. Ricordiamo che i nostri meccanismi di difesa sono perlopiù ereditati e inscritti nel nostro patrimonio genetico. Per esempio, quando vediamo del sangue tendiamo ad avere paura, perché siamo biologicamente portati a pensare che la vista del sangue equivalga a un segnale di pericolo.
Secondo il suo studio nel nostro patrimonio genetico, è inscritta una certa avversità nei confronti dei buchi che in origine potevano nascondere animali pericolosi e/o verso gli schemi naturali ripetitivi che possono essere origine di meccanismi offensivi propri di alcune specie animali. I ricercatori suggeriscono che i tripofobici associno inconsciamente le immagini di buchi ravvicinati a organismi pericolosi come i serpenti a sonagli, senza essere consapevoli di questa associazione.
La stessa cosa avviene nel caso delle fessure, dei buchi e dei pattern ripetitivi:
- molti animali velenosi, presentano questo tipo di fantasia per attirare le possibili prede (pensiamo ad alcune rane velenose, ma anche ai serpenti, ai ragni e così via). I nostri antenati, per proteggersi da questi animali minacciosi, potrebbero aver sviluppato un istinto innato di temere creature con queste caratteristiche visive. Inoltre, la sensazione di prurito associata al disgusto potrebbe essere una difesa naturale contro la possibile contaminazione da parte di veleni o parassiti.
- quando ci imbattiamo in macchie ripetitive, buchi, fessure, etc. si attivano nel nostro cervello aree preposte all’elaborazione della paura e ai meccanismi di difesa;
- ecco che, per motivazioni fisiologiche, possiamo sperimentare sensazioni quali panico, desiderio di scappare, accelerazione del battito cardiaco, affanno e simili.
Altre cause della trypophobia: le associazioni che causano repulsione e disgusto
Alcuni soggetti sperimentano vera e propria repulsione di fronte ai buchi e al loro succedersi in schemi ripetitivi. In tal caso, sembra che la tripofobia abbia più a che fare col disgusto che col panico.
Le motivazioni alla radice potrebbero essere:
- patologie pregresse come il terrore dello sporco e della contaminazione (cioè forme di misofobia o rupofobia);
- paura irrazionale nei confronti delle malattie infettive (ipocondria), che provoca il disgusto verso malattie caratterizzate da eruzioni cutanee circolari, come il vaiolo e il morbillo. Studi recenti condotti dall'Università del Kent hanno osservato che le persone affette da tripofobia riportano una fastidiosa sensazione di prurito, come se la pelle fosse infestata da parassiti, anche se consapevoli che ciò non è reale. Questa repulsione potrebbe essere una risposta evolutiva per prevenire la trasmissione di malattie altamente contagiose.
La tripofobia è spesso legata alla paura di insetti o animali: pensiamo che buona parte dei disturbi fobici riguarda specie appartenenti al mondo degli insetti (come ragni, formiche, api).
Secondo Carol Matthews la tripofobia è invece causata da suggestione, e la reazione ansiosa alla vista o al pensiero di oggetti con dei buchi è causata dalla conoscenza dell'esperienza di altri soggetti.
Come viene diagnosticata la tripofobia?
Non esistono criteri clinici specifici per la diagnosi, ma se i sintomi persistono per oltre sei mesi e peggiorano significativamente la vita del soggetto, è consigliabile consultare uno specialista. Un test diagnostico comune consiste nel mostrare immagini che fungono da trigger, come favi di alveari, bolle di sapone, spugne da bagno, coralli, melograni, fragole, formaggio con buchi (come Emmental), soffioni della doccia, baccelli di fiori di loto, e pori della pelle.
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Come si cura la tripofobia?
Per la cura della tripofobia viene consigliato l'intervento terapeutico cognitivo-comportamentale atto a modificare il rapporto tra stimolo e risposta e gli schemi cognitivi del paziente. Questo approccio permette di imparare a gestire al meglio i sintomi della tripofobia.
Come sottolineato, la tripofobia è ancora oggetto di studio in ambito medico-terapeutico. Sembra, comunque, che la terapia d’esposizione allo stimolo in ambiente controllato possa fornire ottimi risultati.
Come funziona questo modello terapeutico?
- Le fobie implicano una risposta disfunzionale (paura, panico, disgusto) a uno stimolo neutro (dei fori in pattern ripetitivi).
- Le cause di questa risposta sono da ricercare in fattori genetici, ambientali e caratteriali.
- Si potrà quindi lavorare in profondità sulle motivazioni che causano la fobia.
- E, al contempo, modificare la risposta del paziente attraverso l’esposizione allo stimolo stressante nello studio del professionista (terapia d’esposizione).
A lungo andare, il paziente smetterà di interpretare lo stimolo dei fori come pericoloso o disgustoso. Avrà dunque superato la fobia e potrà lavorare, nel caso ce ne fossero, sulle cause profonde rintracciabili nel vissuto che lo hanno portato allo sviluppo di un disturbo d’ansia.
Altri metodi di cura possono comprendere tecniche di rilassamento o stimolazione oculare (EMDR) per il trattamento degli eventi traumatici. Si tratterà, durante le prime sedute, di ottenere una corretta diagnosi attraverso questionari e domande fornite dal medico-psichiatra. Nei casi più gravi, dove i sintomi sono altamente invalidanti, uno specialista può prescrivere farmaci come benzodiazepine o inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI).
Puoi trattare la tripofobia anche con la psicoterapia online, su Serenis puoi selezionare terapeuti con approccio cognitivo-comportamentale, e trattare la patologia con un esperto.
Altri rimedi per la paura dei buchi
La realtà virtuale (VR) rappresenta un approccio innovativo per affrontare le fobie, esponendo gradualmente i pazienti a situazioni che scatenano la paura, sempre sotto la guida di un professionista. Durante queste sessioni, i pazienti possono praticare tecniche di rilassamento muscolare e respirazione diaframmatica.
Infine, alcuni video disponibili online possono favorire il rilassamento e il sonno, generando una risposta fisica nota come ASMR (Autonomous Sensory Meridian Response). Tuttavia, l'efficacia di questi video si basa principalmente su testimonianze personali e non è ancora scientificamente validata.
Fonti:
- Cole, G. G. & Wilkins, A. J. (2013). Paura dei buchi. Psychological Science, 24 (10).
- Seligman, M. E. P. (1971). Fobie e preparazione. Terapia comportamentale, 2 (3).
- Barlow, D. H. (1988). Ansia e suoi disturbi: la natura e il trattamento dell'ansia e del panico. New York: Guilford Press.
- Gregory Harris (2021). Tripofobia (paura dei buchi): cause, sintomi e trattamento
- Cole GG. Is trypophobia real? BJPsych Open. 2024 Feb 16;10(2):e48. doi: 10.1192/bjo.2023.621. PMID: 38362941; PMCID: PMC10897704.
- DiMattina C, Pipitone RN, Renteria MR, Ryan KJ. Trypophobia, skin disease, and the visual discomfort of natural textures. Sci Rep. 2024 Feb 29;14(1):5050. doi: 10.1038/s41598-024-55149-8. PMID: 38424465; PMCID: PMC10904841.
- Vlok-Barnard M, Stein DJ. Trypophobia: an investigation of clinical features. Braz J Psychiatry. 2017 Oct-Dec;39(4):337-341. doi: 10.1590/1516-4446-2016-2079. Epub 2017 Apr 13. PMID: 28423069; PMCID: PMC7111417.