Neofobia e neofobia alimentare: la paura del nuovo
La neofobia, o il timore verso il nuovo, influisce su scelte e esperienze di vita. Approfondisci le origini di questa paura e come superarla per arricchire la propria esistenza.
Per neofobia si intende un’atteggiamento di profonda avversione nei confronti delle cose nuove. Più nello specifico, la neofobia è spesso intesa come neofobia alimentare: cioè come rifiuto del bambino nei confronti di alimenti e pietanze nuove.
La neofobia al pari delle fobie più comuni come:
- l'aracnofobia (paura dei ragni);
- l'entomofobia (paura degli insetti);
- l'aerofobia (paura di volare);
- la zoofobia (paura degli animali).
E' un tipo di fobia molto diffusa, specialmente nei bambini la neofobia alimentare interessa circa il 20-30% dei bambini, manifestandosi inizialmente nella fase dello svezzamento, quando si introducono nella dieta nuovi alimenti, per raggiungere il picco tra i 2 e i 6 anni, e diminuire progressivamente fino all'età adulta.
Ricordiamo però che questo atteggiamento può riguardare anche gli adulti in casi piuttosto rari.
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Le cause di neofobia possono essere biologico-genetiche o ambientali.
Infine, le ipotesi di cura comprendono esposizione allo stimolo e insegnamento attraverso apprendimento osservativo.
Scenderemo più nel dettaglio nel corso di tutto l’articolo. Speriamo che, al termine della lettura, abbiate capito perché vostro figlio rifiuta il cibo e come agire per risolvere il problema.
Significato di neofobia
Al contrario di altre fobie specifiche, la neofobia non può essere classificata come un disturbo d’ansia; bensì come una conseguenza naturale dell’evoluzione. Gran parte dei mammiferi, ma anche dei rettili, tendono a rifiutare oggetti nuovi che vengono inseriti nel loro ambiente.
Da questo punto di vista, la neofobia è un meccanismo di difesa:
- dato che un oggetto ignoto può costituire un pericolo;
- si potrebbe tendere, inconsapevolmente, verso il suo rifiuto.
La neofobia è dunque causata da un primitivo impulso all’auto-conservazione. Può però diventare un problema se persiste nel tempo, portando il bambino al rifiuto di un gran numero di alimenti necessari per la sua crescita.
Neofobia e paura dell'ignoto
La "neofobia" è un termine che indica la paura o l'avversione per tutto ciò che è nuovo o sconosciuto. In questo contesto, è possibile stabilire un collegamento tra la neofobia e la paura dell'ignoto.
Entrambe le condizioni riflettono un atteggiamento di resistenza o ansia di fronte a:
- situazioni;
- oggetti;
- esperienze.
Che non sono familiari o conosciuti.
Le persone con neofobia possono sentirsi a disagio o ansiose di fronte a:
- nuovi cibi;
- nuovi ambienti;
- nuove attività;
- nuove idee.
C'è una preferenza per la familiarità e una resistenza al cambiamento.
La paura dell'ignoto invece è una paura più generale e ampia verso tutto ciò che è sconosciuto, si potrebbe infatti associare alla panofobia. Può riguardare qualsiasi cosa: dalla paura di situazioni sociali nuove a quella di viaggiare in luoghi sconosciuti.
La paura dell'ignoto può essere un'emozione comune quando ci si trova di fronte a qualcosa di nuovo e non familiare.
Neofobia e neofobia alimentare
La neofobia, come accennato in precedenza, non si limita a un settore specifico, ma si intreccia con molteplici sfaccettature della nostra esistenza.
Può esprimersi nell'ambito delle relazioni, dove la paura di nuove connessioni o il timore di essere vulnerabili ci impediscono di allargare il cerchio delle amicizie. Può riflettersi nel modo in cui affrontiamo i cambiamenti nella nostra vita quotidiana, resistendo alle nuove sfide o rifiutando nuove opportunità.
Nella sfera alimentare, la neofobia può diventare particolarmente evidente:
- la resistenza a provare cibi nuovi;
- la tendenza a mantenere una dieta monotona per evitare il confronto con sapori sconosciuti.
Sono tutti sintomi di questa paura alimentata dalla familiarità.
Questa avversione per il nuovo può portare a perdere l'opportunità di esplorare la ricchezza della cucina mondiale e di sperimentare nuove sensazioni gustative.
Perché mio figlio rifiuta il cibo? La selettività
La neofobia non va confusa con la selettività.
Proprio come la neofobia, anche la selettività tende a svilupparsi durante i 2-6 anni e indica l’apprezzamento del bambino verso alcuni specifici alimenti. Ne consegue il rifiuto verso altri.
Se la selettività è assolutamente normale, la neofobia può costituire un problema: per il genitore o la figura di riferimento che tenta di far seguire al bambino una dieta sana ed equilibrata.
Ricordiamo inoltre che la neofobia può estendersi anche alla maggiore età: in alcuni adolescenti, per esempio, è stata testimoniata questa problematica.
Neofobia alimentare negli adulti
La neofobia alimentare negli adulti è un fenomeno che può influenzare significativamente le scelte alimentari e il comportamento nei confronti del cibo.
Mentre è più comune nei bambini, la neofobia alimentare può persistere o svilupparsi anche in età adulta per diverse ragioni, tra cui:
- esperienze passate o a traumi legati al cibo. Ad esempio, persone che hanno avuto esperienze negative o avversione verso particolari cibi durante l'infanzia possono portare queste preferenze o avversioni nell'età adulta;
- disturbi alimentari, come anoressia nervosa, bulimia nervosa o binge eating;
- ansie legate al cibo.
La paura di nuovi cibi può derivare anche da aspetti psicologici e comportamentali, come:
- la necessità di mantenere il controllo sulla propria alimentazione;
- la resistenza al cambiamento nelle abitudini alimentari consolidate.
In alcuni casi, la neofobia alimentare può essere associata a una mancanza di consapevolezza o conoscenza riguardo alle proprietà nutritive dei cibi nuovi, portando a una preferenza per ciò che è familiare e conosciuto.
La neofobia alimentare negli adulti: le conseguenze
Le conseguenze della neofobia alimentare negli adulti possono includere una dieta limitata e meno bilanciata dal punto di vista nutrizionale, con il rischio di carenze vitaminiche o minerali.
Inoltre, questa condizione può influenzare:
- la socializzazione;
- la partecipazione a eventi che coinvolgono il cibo.
Limitando le opportunità di esplorare la varietà culinaria e di condividere esperienze alimentari positive con gli altri.
Paura del nuovo: quali sono i sintomi?
I sintomi della neofobia comprendono il rifiuto verso alimenti sconosciuti, nella maggior parte dei casi verso:
- pesce;
- verdura;
- frutta.
Il bambino potrebbe provare vero e proprio timore nei confronti di questi oggetti e rifiutarne il consumo.
Altri sintomi possono comprendere:
- pianto;
- nausea di fronte all’alimento.
Ricordiamo che la problematica sorge intorno ai 2-6 anni ma può svilupparsi anche più tardi. Per riconoscere un bambino neofobico, è allora importante rispondere a queste domande:
- mio figlio mangia meno frutta e verdura del necessario?
- ha un repertorio alimentare limitato?
- tende a rifiutare tutto ciò che a tavola costituisce una novità?
Sintomi a lungo termine
A lungo termine, la neofobia potrebbe comportare problematiche alimentari come:
- carenze vitaminiche;
- carenze proteiche;
- carenze di fibre.
Ecco perché, per un genitore, è tanto importante comprendere come comportarsi di fronte alla questione. Risulta inoltre assodato che i tentativi di forzare il bambino tendono a non avere alcun effetto positivo.
Le cause della neofobia
Abbiamo detto che alcune cause riguardano il fattore genetico-evolutivo: il bambino può rifiutare il cibo per un innato istinto di auto-protezione. Altre cause possono comprendere:
- fattori ambientali: per esempio, il tentativo del bambino di opporsi alla figura genitoriale o richiedere attenzioni che altrimenti non riceverebbe.
- fattori caratteriali: come un minore piacere nel consumare il cibo e in generale nel mangiare.
Come curare la neofobia alimentare?
Curare la neofobia alimentare è necessario affinché il bambino sviluppi una dieta sana ed equilibrata, che gli fornisca tutti i macro e i micronutrienti di cui ha bisogno. Ma come si può ovviare al suo atteggiamento di avversione?
Prima di tutto, somministrare un’ampia varietà di alimenti prima dell’insorgere della neofobia alimentare è una buona soluzione preventiva. Conoscendo già gli alimenti necessari alla crescita, il bambino tenderà a sviluppare un minore atteggiamento di rifiuto.
Se il bambino ha già sviluppato neofobia alimentare, invece, diventa necessario individuare la causa del problema e agire di conseguenza:
- se la causa è ambientale (atteggiamento di opposizione verso la figura di riferimento), si potrà optare per l’incontro con uno specialista che aiuti a rafforzare il legame tra genitore e figlio;
- se la causa è puramente genetica, si opterà per un intervento terapeutico in grado di diminuire lo stimolo ansiogeno relativo alla novità.
In tal modo, il bambino apprenderà come discriminare tra stimoli realmente pericolosi e stimoli in cui il pericolo percepito è solo immaginario.
Come curare la neofobia negli adulti?
Se questa condizione si protrae anche nella vita adulta, è consigliabile cercare il supporto di professionisti qualificati, come uno psicologo o uno psicoterapeuta. La psicoterapia può essere utile per affrontare la neofobia e sviluppare strategie per gestirla. Ecco alcuni approcci che potrebbero essere utili:
- Terapia cognitivo-comportamentale (CBT):
- identifica e cambia i pensieri irrazionali o distorti legati alla paura delle nuove esperienze;
- graduale esposizione controllata a situazioni o esperienze nuove per ridurre l'ansia associata.
- Terapia ad orientamento psicodinamico:
- esplora le radici profonde della neofobia attraverso la consapevolezza e la comprensione dei processi inconsci.
- lavora su eventuali esperienze passate che potrebbero influenzare la paura delle novità.
- Coaching personale:
- lavorare con un coach personale può aiutare a sviluppare strategie pratiche per superare la neofobia e raggiungere obiettivi specifici.
- Mindfulness e meditazione:
- Pratiche che possono aiutare a sviluppare la consapevolezza del momento presente e a ridurre l'ansia associata alle nuove esperienze.
Test per la neofobia
La Food Neophobia Scale (FNS) è uno strumento psicometrico sviluppato da Pliner e Hobden nel 1992 per misurare la neofobia alimentare.
Questo strumento coinvolge le persone nell'indicare il loro grado di accordo o disaccordo con 10 affermazioni riguardanti cibi e situazioni alimentari. In particolare, la scala è costituita da 8 affermazioni, di cui 4 relative a comportamenti alimentari tipicamente neofilici e 4 a comportamenti alimentari tipicamente neofobici:
- Assaggio costantemente cibi nuovi e diversi.
- Non mi fido dei nuovi cibi.
- Se non so cos’è un alimento, non lo proverò.
- Mi piacciono i cibi di culture diverse.
- Il cibo etnico sembra troppo strano da mangiare.
- Alle cene proverò nuovi cibi.
- Ho paura di mangiare cose che non ho mai mangiato prima.
- Sono molto esigente riguardo ai cibi che mangio.
- Mangio quasi tutto.
- Mi piace provare nuovi ristoranti etnici.
Per ciascuna di queste affermazioni, le persone devono scegliere il loro grado di accordo o disaccordo utilizzando una scala Likert a 7 punti: da "disaccordo fortemente" a "accordo fortemente", per un punteggio di neofobia totale individuale che varia da 8 a 40, all’aumentare dell’atteggiamento neofobico.
Questo strumento aiuta a valutare:
- la disposizione di un individuo a sperimentare cibi nuovi e diversi;
- la presenza di eventuali paure o resistenze nei confronti di alimenti sconosciuti.
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