Che cos’è la fotofobia: sintomi, cause e cura

La fotofobia o intolleranza alla luce può limitare significativamente la qualità della vita. Questo articolo esplora cause, sintomi e strategie di gestione per chi soffre di sensibilità alla luce.

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Fotofobia

Significato di fotofobia

La fotofobia o fobia della luce (termine che deriva dal greco fotòs, luce, e fobìa, paura) indica una particolare condizione di intolleranza alle cellule luminose e di sensibilità alla luce, per cui il contatto oculare con fonti di luce può essere causa di dolore e profondo fastidio. 

Non è una malattia, ma un sintomo associato a diverse condizioni come infiammazioni, infezioni o danni alle strutture dell'occhio, ad esempio cataratta, distacco della retina, congiuntivite, uveite, abrasione corneale e interventi chirurgici per la correzione della vista. Può anche essere un sintomo di patologie non oculari come l'emicrania.

Cos'è la fotofobia?

Dato che la patologia è causata da problematiche fisiologiche piuttosto che psicologiche, la fotofobia, anziché essere conseguenza di un disturbo d’ansia, può esserne la causa: il soggetto fobico può cioè sviluppare paure e timori di tipo ansioso in virtù della sua patologia.

Per esempio, per evitare il contatto con la luce, potrebbe evitare in toto il contatto con il mondo esterno, arrivando ad auto-isolarsi e compromettendo la qualità della vita quotidiana oppure scegliendo di svolgere le sue attività fuori casa in orari serali, negli ambienti chiusi, o stando in penombra. Le fobie sono categorizzate dal DSM-5 (DSM-5-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione) come paure incontrollate, morbose e irrazionali rivolte verso un oggetto specifico. Al contrario delle paure, le fobie sono immotivate e possono essere causa di pensieri invadenti di tipo compulsivo. Se da un lato le fobie sono immotivate, le fobie specifiche si presentano come immediate e con manifestazioni esagerate rispetto alla minaccia proveniente da un oggetto o una situazione.

Significato di fotofobia

Fotofobia e stress

Lo stress può influenzare diversi aspetti della salute, incluso il benessere degli occhi e la sensibilità alla luce. La fotofobia può essere esacerbata o scatenata da situazioni di stress.

Lo stress può portare a tensione muscolare, inclusa quella nella zona del collo e delle spalle. Questa tensione può influire sui muscoli oculari e aumentare la sensazione di disagio o sensibilità alla luce. La fotofobia è infatti spesso associata a dolori alla cervicale.

Lo stress è un noto trigger per le emicranie, e la fotofobia come vedremo nei prossimi paragrafi è spesso associata agli attacchi di emicrania. Se sei incline alle emicranie, lo stress potrebbe aumentare la probabilità di episodi di fotofobia.

Infine, lo stress può portare a un aumento della sensibilità sensoriale, compresa la sensibilità alla luce. Le persone stressate possono percepire più intensamente gli stimoli visivi, avvertendo la luce come più intensa a causa dell’ipersensibilità. Le persone fotofobiche vivono difficoltà di esposizione e, nel caso in cui si trovino a contatto con la luce solare, ne sono abbagliate.

Fotofobia e fonofobia

Fotofobia e fonofobia sono due condizioni che rientrano nella sfera dei disturbi sensoriali, ciascuna caratterizzata da una reazione eccessiva a stimoli specifici.

La fotofobia è definita come una sensibilità intensificata alla luce, provocando un disagio visivo o dolore agli occhi quando esposti a fonti luminose. D'altra parte, la fonofobia è caratterizzata dalla paura o ansia nei confronti dei suoni. Entrambe queste condizioni possono avere impatti significativi sulla vita quotidiana delle persone colpite, influenzando le loro interazioni con l'ambiente circostante.

Fotofobia e fonofobia

Perché la fotofobia non è un disturbo fobico?

Le persone che soffrono di questa condizione preferiscono stare in ambienti bui o con poca luce.

Al contrario delle fobie più comuni come:

la fotofobia non rientra nei disturbi d’ansia, è considerata più un sintomo che una malattia. Si può parlare di disturbo fobico solo lì dove esista una patologia di tipo ansioso che induce il soggetto a sviluppare una fobia specifica. Per esempio: un soggetto con un’esperienza traumatica, che abbia sviluppato paura di fallire e bassa di considerazione di sé, potrebbe sviluppare ergofobia (paura del lavoro).

La fotofobia può comunque progredire ed evolvere in disturbo fobico: se sperimento dolore oculare a contatto con la luce e la mia condizione viene trattata in modo corretto, potrei continuare a temere il contatto con la fonte luminosa pur non avendone più alcuna ragione.

In tal caso, a causa di un’esperienza traumatica (la fotofobia fisiologica), ho sviluppato una fobia specifica. Si tratterà in questo caso di andare a lavorare sull’elaborazione del trauma e sulla gestione dello stimolo ansiogeno da parte del soggetto.

Quali sono i sintomi della fotofobia?

Il quadro diagnostico della fotofobia può comprendere sintomi somatici (che si sviluppano a contatto con la fonte di luce): 

  • dolore agli occhi; 
  • eccessiva lacrimazione; 
  • sensazione di bruciore; 
  • cefalee; 
  • vertigini;
  • palpebre arrossate e altre ancora.

Questi sintomi somatici possono poi causare problematiche di natura psicologica e/o meccanismi di difesa atti ad evitare l’incontro con lo stimolo stressante: 

Come nel caso delle fobie specifiche, anche i fotofobici possono adottare comportamenti disfunzionali che non risolvono il problema ma che fungono da palliativo. Per esempio: chiudersi in ambienti oscuri, privi di luminosità, può dare l’impressione di aver tagliato il problema alla radice.

Eppure, quando il fotofobico sarà costretto ad uscire, i sintomi si presenteranno immutati sia dal punto di vista somatico che psicologico.

Sintomi della fotofobia

Quali sono le cause della fotofobia?

Le cause della fotofobia comprendono una varietà di disturbi e patologie più o meno gravi. Tra di esse, ricordiamo: 

Problematiche agli occhi e malattie oculari

  • cataratta;
  • congiuntivite;
  • cheratite;
  • irite;
  • distacco della retina.

Difetti di rifrazione come ipermetropia e astigmatismo possono causare fotofobia. Nell'ipermetropia, l'uso di lenti corrette può provocare sforzo nel muscolo ciliare, mentre nell'astigmatismo, il continuo sforzo del cristallino e del muscolo ciliare può portare alla fotofobia. Condizioni come congiuntivite, uveite, cheratite e distrofie retiniche possono causare fotofobia. Anche l'uso scorretto di lenti a contatto o lesioni oculari possono aumentare la sensibilità alla luce (Katz BJ, 2016).

Condizioni anomale del sistema nervoso

  • cefalee;
  • meningite.

Patologie pregresse

  • tumore del cervello;
  • chemioterapia;
  • uso di benzodiazepine;
  • mononucleosi;
  • deficit vitaminico;
  • rabbia;
  • avvelenamento da mercurio. 

 La fotofobia è anche conosciuta come optofobia. Fra le cause, si riscontrano: ipersensibilità sensoriale, con componente genetica; disturbi oculari, come sindrome dell'occhio secco; disturbi di natura neurologica, quali l'epilessia; traumi psichici, per esempio l'esposizione a una luce accecante per diverso tempo che può innescare una reazione d'ansia sulla base del meccanismo stimolo-risposta.

Fotosensibilità agli occhi: chi è più a rischio?

Le persone con occhi e pelle chiari (fototipo basso) sono più suscettibili alla fotofobia a causa di una pigmentazione ridotta nell'occhio, che assorbe meno luce. Anche chi non ha un fototipo chiaro può sperimentare fotofobia dopo esposizione prolungata a luce solare intensa o lampade UV senza adeguata protezione. Alcuni farmaci possono aumentare la sensibilità alla luce.

 

Cause della fotofobia

Cause neurologiche della fotofobia

La fotofobia, che è la sensibilità alla luce accompagnata da una forte avversione o dolore agli occhi quando esposti alla luce, può avere diverse cause, alcune delle quali possono essere di natura neurologica (Digre KB, 2012), come:

  • emicrania;
  • lesioni cerebrali;
  • sindrome dell'occhio secco;
  • sindrome di fotofobia epilettica;
  • concussione cerebrale.

Cause psicologiche della fotofobia: l'ansia incide sulla vista?

La fobia della luce, sebbene spesso associata a cause oculari o neurologiche, può anche avere radici psicologiche. Alcuni fattori psicologici che possono contribuire alla fotofobia includono:

Cefalea e stress sono ulteriori cause di fotofobia. Il mal di testa può aumentare la sensibilità alla luce, mentre lo stress riduce l'ammiccamento degli occhi, causando secchezza e maggiore sensibilità.

Le fobie non passano da sole

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Cura per la fotofobia e a chi rivolgersi 

A seconda delle cause scatenanti, si tratta di elaborare un trattamento individuale e rapportato alla condizione del paziente. Se la fotofobia è causata da una condizione fisiologica e non psicopatologica, ci si deve rivolgere ad un’oculista.

Il medico deciderà se è necessario un intervento di tipo chirurgico o farmacologico.

Se la fotofobia è causata da carenza vitaminica o altri problematiche legate all’alimentazione, sarà un nutrizionista o un dietologo a consigliare al paziente la giusta strada da seguire. 

Quando la fotofobia fisiologica evolve in fobia specifica, è invece necessario rivolgersi ad uno o una psichiatra e/o psicoterapeuta che sappia come trattare il problema e aiutare il paziente nell’elaborazione e gestione dello stimolo ansiogeno. 

Per i disturbi di natura psicopatologica come le fobie, è generalmente consigliata la terapia cognitivo-comportamentale o l'approccio costruttivista. Questi approcci si basano su principi differenti, ma sono entrambi capaci di risolvere il problema in maniera rapida ed efficace. Magari puoi pensare di fare psicoterapia con Serenis: siamo un centro medico autorizzato, il servizio è completamente online, con centinaia di psicoterapeuti e psicoterapeute (cioè hanno la specializzazione) con in media circa 10 anni di esperienza nel trattamento delle fobie.

M., una donna di 45 anni, soffre di fotofobia e ansia alla guida dopo un episodio di congiuntivite e cheratite. Durante i sei mesi di terapia, abbiamo esplorato le radici della sua sensibilità alla luce e le sue tendenze ansiose. Ho utilizzato tecniche di respirazione diaframmatica e visualizzazione guidata per desensibilizzarla gradualmente dalla sua fobia. Attraverso l'analisi dei suoi vissuti e delle sue paure, M. ha sviluppato maggiore sicurezza nelle proprie risorse. Questo processo le ha permesso di gestire meglio la sua ansia e di affrontare la guida con più tranquillità.

Fotofobia cura

Rimedi naturali per la fotofobia

Se soffri di fotofobia, è importante consultare un professionista della salute per una valutazione accurata della causa sottostante e per ricevere il trattamento appropriato.

Tuttavia, ci sono alcune strategie e rimedi naturali che potrebbero offrire un certo sollievo dai sintomi della fotofobia:

  • occhiali da sole scuri. Indossare occhiali da sole scuri con filtri UV può ridurre l'abbagliamento e proteggere gli occhi dalla luce intensa;
  • lenti a contatto fotocromatiche. Le lenti a contatto fotocromatiche possono adattarsi alle diverse condizioni di illuminazione, scurendosi automaticamente in ambienti luminosi;
  • evita stimoli luminosi eccessivi. Riduci l'esposizione a fonti di luce intensa, come schermi luminosi, luci fluorescenti o lampade al neon. Riduci la luminosità dello schermo del computer o del dispositivo mobile e utilizza filtri per schermi anti-riflesso;
  • alimentazione ricca di antiossidanti. Alcuni alimenti ricchi di antiossidanti, come frutta e verdura colorata, possono contribuire alla salute degli occhi. Includi cibi ricchi di vitamina A, C ed E nella tua dieta;
  • riposo per gli occhi. Pratica pause regolari durante l'utilizzo di dispositivi digitali e fai esercizi di rilassamento per gli occhi. Guarda lontano per alcuni minuti per rilassare i muscoli oculari.

Ricorda che questi rimedi naturali possono fornire un sollievo temporaneo, ma è fondamentale consultare un professionista della salute per una gestione completa della fotofobia, specialmente se i sintomi persistono o sono associati a condizioni di salute sottostanti.

Collirio per fotofobia

L'uso di colliri per la fobia della luce dipende dalla causa sottostante del sintomo.

Alcuni tipi di colliri che potrebbero essere prescritti o raccomandati per alleviare la fotofobia includono:

  • colliri lubrificanti;
  • colliri antinfiammatori;
  • colliri miotici;
  • colliri anestetici;
  • colliri per allergie.

È fondamentale sottolineare che l'auto-trattamento della fotofobia con colliri senza una corretta diagnosi può non solo essere inefficace ma anche potenzialmente dannoso.

La scelta del collirio dipende dalla causa specifica della fotofobia, e solo un professionista della salute può stabilire la terapia appropriata.

Fonti:

  • Katz BJ, Digre KB. Diagnosis, pathophysiology, and treatment of photophobia. Surv Ophthalmol. 2016 Jul-Aug;61(4):466-77. doi: 10.1016/j.survophthal.2016.02.001. Epub 2016 Feb 12. PMID: 26875996.
  • Digre KB, Brennan KC. Shedding light on photophobia. J Neuroophthalmol. 2012 Mar;32(1):68-81. doi: 10.1097/WNO.0b013e3182474548. PMID: 22330853; PMCID: PMC3485070.

 

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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Susanna Ferreli
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Sono la Dott.ssa Susanna Ferreli, sono laureata in Psicologia clinica e sono specializzata in psicoterapia rogersiana, orientamento fenomenologico esistenziale. Nella pratica professionale, mi ritengo un compagno di viaggio che guida la persona verso l'autorealizzazione, in termini di trovare o ritrovare la propria salute psichica, favorire il cambiamento, raggiungere gli obiettivi, conoscersi e/o approfondire la conoscenza di sé, affrontare e superare i momenti critici del ciclo di vita.
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