Cardiofobia: come si manifesta la paura di avere un infarto

La cardiofobia è una condizione caratterizzata da una paura irrazionale e eccessiva di provare problemi cardiaci o di sviluppare malattie cardiovascolari. Scopri come riconoscerla, come gestirla e affrontarla in questa guida di Serenis.

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cardiofobia

Cos'è la cardiofobia?


La cardiofobia è un disturbo d'ansia caratterizzato da sensazioni di dolore toracico, palpitazioni cardiache e altri sintomi somatici di un attacco di cuore accompagnati dalla paura di avere un infarto. Le persone con cardiofobia tendono a focalizzare l'attenzione sul loro cuore tutte le volte in cui sono in situazioni di stress. Una caratteristica particolare di questa fobia riguarda il fatto che le persone continuano a credere di soffrire di un problema cardiaco su base organica nonostante ripetuti test medici ne abbiano escluso la presenza. Per ridurre l'ansia i soggetti con questo tipo di fobia cercano continue rassicurazioni, si rivolgono spesso ai medici di centri ospedalieri o cliniche private ed evitano tutte quelle attività che secondo loro possano suscitare i sintomi. Questa paura irrazionale di avere un infarto porta le persone a non riconoscere che i sintomi sono dovuti a una forma d’ansia e quindi c’è una scarsa consapevolezza di soffrire di un disturbo mentale. La cardiofobia rientra nella categoria generica della tanatofobia che è la paura della morte. Infatti il substrato emotivo della cardiofobia riguarda l'idea irrazionale di avere un infarto che farà perdere la vita. L'angoscia associata ai sintomi somatici acuti nelle persone con cardiofobia è spesso trattata nei reparti di emergenza o nei centri di salute mentale.

Cardiofobia e disturbo ossessivo compulsivo


Gli individui con cardiofobia hanno pensieri persistenti, indesiderati e invadenti su problemi legati al cuore. Questo tipo di pensiero ossessivo è accompagnato da compulsioni che sono utilizzate dal soggetto per risolvere o sopprimere questo pensiero e le emozioni d'ansia associate. Le compulsioni della cardiofobia includono il controllo costante della frequenza cardiaca o dei battiti del polso, la ricerca di cure mediche non necessarie, la navigazione in Internet per cercare informazioni sugli infarti e sui problemi cardiaci e l'evitamento di attività faticose. Per la presenza di pensieri ossessivi e di conseguenti compulsioni è possibile ritenere che nei casi più gravi la cardiofobia possa essere diagnosticata come una forma di disturbo ossessivo compulsivo.

Cardiofobia o ipocondria?


La cardiofobia talvolta può essere scambiata per ipocondria ma esistono numerose differenze tra queste due forme di fobia. Mentre la cardiofobia è una fobia specifica riguardante la paura di avere un infarto o problemi al cuore, l'ipocondria è la generica fobia di contrarre malattie. L'ipocondria porta il soggetto a provare sintomi di diverso tipo che possono far pensare alla presenza di molteplici patologie. Al contrario, le persone che soffrono di cardiofobia riferiscono sensazioni fisiche che sono esclusivamente inerenti al loro cuore e hanno paura di morire improvvisamente a causa di un infarto.

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Sintomi della cardiofobia


I sintomi della cardiofobia possono comportare cambiamenti nello stile di vita e nel funzionamento generale di un soggetto. Le persone che ne soffrono usano spesso dispositivi per monitorare le loro condizioni fisiologiche, lamentano di avere dolori al petto e possono chiedere continue rassicurazioni sul fatto di stare bene. Tutto questo naturalmente può iniziare a interferire in modo negativo sulle loro relazioni familiari e lavorative.

Visitare spesso medici e specialisti


Il pensiero ossessivo dei cardiofobici li porta a voler controllare compulsivamente la propria salute cardiaca attraverso frequenti visite mediche. Nonostante i risultati negativi dei test e le rassicurazioni fornite dagli specialisti le persone non si sentono ancora convinte di essere in salute. La cardiofobia presuppone infatti la nascita di una considerazione negativa nei confronti delle capacità dei dottori che vengono descritti come incapaci di effettuare una diagnosi corretta.

Monitoraggio costante del battito cardiaco


Le persone con cardiofobia controllano compulsivamente il loro battito cardiaco per verificare la presenza di segni di irregolarità. L'atteggiamento ansioso va ad alterare il ritmo normale del cuore per cui di fatto si produce realmente un effetto di alterazione del battito cardiaco che va a rafforzare e confermare la propria idea iniziale. I soggetti cardiofobici controllano i sintomi di tachicardia (battito cardiaco accelerato), bradicardia (battito cardiaco debole) o angina (dolore al petto). Questo comportamento porta spesso ad avere attacchi di panico che inducono la persona a credere che la loro paura si stia effettivamente dimostrando reale.

Comportamenti di evitamento


Durante un episodio di cardiofobia le persone spesso sviluppano condotte di evitamento per ridurre il rischio di innescare un evento cardiaco. Le persone si astengono dal correre i rischi di un infarto quindi evitano attività fisicamente faticose o stressanti. Ad esempio possono cercare di stare sempre vicino a casa oppure quando viaggiano cercano di rimanere entro il raggio d'azione di un possibile pronto soccorso. Possono anche rinunciare ad attività come il giardinaggio o le uscite con gli amici. Questi comportamenti nel corso del tempo iniziano a limitare le scelte di vita e interferiscono negativamente con le relazioni familiari e sociali. A causa dei comportamenti di evitamento la qualità della vita delle persone con cardiofobia si abbassa di molto.

Condivisione continua delle paure con gli altri


Un altro grave sintomo della cardiofobia riguarda la condivisione continua delle paure con gli altri. Poiché le persone con cardiofobia sono ossessionate dal problema tendono a parlarne eccessivamente con le altre persone per ottenere rassicurazioni o semplicemente perché il pensiero è sempre presente nella loro mente. Il soggetto cardiofobico può diventare noioso a causa del fatto che vuole sempre parlare di questo unico argomento. Le persone intorno talvolta cercano di essere comprensive ma con il passare del tempo potrebbero diventare meno pazienti e mostrarsi infastidite da questa ossessione.

Sintomi fisici


Le persone con cardiofobia in genere presentano sintomi fisici associati all'ansia tra cui:

  • agitazione
  • sudorazione
  • battito cardiaco accelerato
  • dolore al petto o senso di oppressione
  • vertigini
  • fiato corto
  • sensazioni di intorpidimento
  • sensazione di svenimento

Questi sintomi sono riconducibili anche nel caso di altre fobie, come:

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Diagnosi di cardiofobia


La cardiofobia può essere difficile da diagnosticare nelle fasi iniziali. I medici di base infatti solitamente indirizzano le persone che manifestano questi sintomi a un cardiologo che eseguirà test specifici per individuare eventuali problemi cardiaci. Solo dopo aver escluso in modo chiaro la possibilità che si tratti di un problema al cuore allora si può indagare la presenza di un'origine psicologica del problema. A quel punto viene raccomandata una visita specialistica per avviare un supporto psicologico. Secondo il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali DSM-5 i criteri per diagnosticare la presenza di una cardiofobia includono:

  • paura intensa o ansia anticipatoria di avere un infarto;
  • una paura sproporzionata rispetto ai sintomi dichiarati della persona;
  • l'ansia influisce sulle altre aree della vita della persona come il lavoro e la famiglia;
  • la persona cerca di evitare la situazione che causa angoscia;
  • la persona cerca ossessivamente informazioni sulle malattie cardiache oppure si rivolge continuamente ai medici.

In questi casi, un esperto della salute mentale può rappresentare un alleato prezioso. Con Serenis, hai la possibilità di avere il supporto di uno psicoterapeuta ovunque tu ti trova, grazie alla psicoterapia online.

Effetti della cardiofobia sulla vita quotidiana


Uno dei principali problemi della cardiofobia riguarda la limitazione della qualità della vita del soggetto che ne soffre. Le persone che convivono con questo disturbo infatti passano la giornata con la costante preoccupazione di avere un attacco di cuore in qualsiasi momento o luogo.

Credono inoltre che solamente le cure mediche possano renderli meno vulnerabili rispetto alla probabilità di avere un attacco di cuore. La loro consapevolezza si concentra quindi più sulle sensazioni interne che sulla realtà esterna che li circonda. L'ansia che deriva dai pensieri ossessivi può interferire con le interazioni sociali, la produttività lavorativa e familiare generando un progressivo isolamento sociale.

Le persone cardiofobiche tendono a ridurre sempre di più le attività ed evitano tutte quelle situazioni in cui credono di poter andare incontro a un rischio di infarto. Nei casi più gravi si verificano spesso attacchi di panico notturni che vanno a peggiorare le condizioni di ansia e di paura degli eventi incontrollabili.

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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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