Cannabis terapeutica e dolore cronico

Questo articolo esplorerà le diverse applicazioni della cannabis terapeutica, verranno affrontati aspetti pratici come il processo per ottenere la cannabis terapeutica, le modalità di assunzione e gli effetti collaterali associati.

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Cannabis terapeutica

La cannabis terapeutica, o marijuana medicinale, è un trattamento sempre più studiato in ambito medico e psichiatrico. Questa pianta contiene composti chimici noti come cannabinoidi, tra cui il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). Questi principi attivi sono utilizzati per alleviare sintomi legati a diverse condizioni di salute. Tra gli ambiti di applicazione più comuni ci sono:

  • Gestione del dolore cronico.
  • Supporto per pazienti con sclerosi multipla.
  • Alleviamento di sintomi in combinazione con altri farmaci, come psicofarmaci o trattamenti specifici (es. metadone, ozempic o litio).

La cannabis terapeutica si sta affermando come un’opzione di trattamento alternativa, dimostrando benefici in diverse aree della medicina.

Qual è la cannabis terapeutica?

La cannabis terapeutica utilizzata in ambito medico contiene tetraidrocannabinolo (THC) in una percentuale compresa tra il 5% e l’8% e cannabidiolo (CBD) tra il 7,5% e il 12%. In Italia, questa cannabis viene prodotta seguendo le normative europee sui medicinali. Il processo di produzione è supervisionato attentamente e avviene presso l’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, sotto la regolamentazione dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

La distribuzione della cannabis terapeutica è gestita da un organismo statale all’interno del Ministero della Salute. Inoltre, alcune farmacie italiane sono autorizzate da anni a produrre preparazioni galeniche con concentrazioni di THC che possono arrivare fino al 19%.

Qual è la cannabis terapeutica

Per quali malattie viene utilizzata la cannabis terapeutica?

La cannabis terapeutica viene utilizzata per trattare o alleviare i sintomi di diverse condizioni mediche. Alcuni dei principali usi della cannabis terapeutica includono:

  • Alleviamento del dolore: è efficace nel trattamento del dolore oncologico e non oncologico, nonché per disturbi cronici legati a sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale.
  • Effetti collaterali delle terapie: viene impiegata per contrastare gli effetti avversi di trattamenti come chemioterapia, radioterapia e terapie per l’HIV.
  • Patologie reumatiche: è prescritta per condizioni come artrite, osteoartrosi, fibromialgia e neuropatie.
  • Stimolazione dell’appetito: utile nei casi di cachessia, anoressia e nei pazienti oncologici o affetti da AIDS.
  • Glaucoma: aiuta a ridurre la pressione intraoculare nei casi resistenti alle terapie convenzionali.
  • Disturbi motori: contribuisce ad alleviare i movimenti involontari del corpo e del volto nella sindrome di Gilles de la Tourette.

Quale medico può prescrivere la cannabis terapeutica?

La prima prescrizione di cannabis terapeutica deve avvenire in ambito ospedaliero, dai medici appartenenti ai seguenti reparti:

  • anestesia
  • psichiatria
  • terapia del dolore
  • oncologia
  • radioterapia
  • neurologia
  • malattie infettive
  • reumatologia
  • oculistica

Dopo la prima prescrizione, il paziente può ottenere il farmaco tramite una ricetta rossa non ripetibile, che può essere emessa anche dal medico di famiglia.

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Come funziona il trattamento farmacologico

Il trattamento del dolore acuto o cronico inizia generalmente con la terapia farmacologica. In alcuni casi, le condizioni possono essere gestite con dosaggi ridotti e senza effetti collaterali rilevanti. Tuttavia, in altre situazioni, potrebbe essere necessario combinare la terapia farmacologica con interventi mini-invasivi, soprattutto quando i farmaci da soli non sono sufficienti o causano effetti collaterali indesiderati.Effetti della cannabis terapeutica


Gli effetti della cannabis terapeutica dipendono dalla sua composizione chimica e dal metodo di somministrazione. La cannabis esercita effetti analgesici e rilassanti, interagendo con i recettori endocannabinoidi del corpo, i quali sono responsabili della regolazione di dolore, appetito, umore e memoria. Il tetraidrocannabinolo (THC) è il principale responsabile dell’effetto farmacologico, mentre il cannabidiolo (CBD) modera gli effetti del THC. Per questo motivo, un dosaggio controllato è fondamentale per massimizzare i benefici terapeutici e minimizzare i rischi.

Cannabis terapeutica: come si assume?

La cannabis terapeutica può essere assunta in diverse forme, in base alle preferenze del paziente e alle indicazioni mediche. Le principali modalità di somministrazione includono:

  • Inalazione: la vaporizzazione o l’inalazione dei fumi della cannabis terapeutica è una delle vie più comuni. Questo metodo consente un rapido assorbimento dei cannabinoidi attraverso i polmoni.
  • Assunzione orale: la cannabis terapeutica può essere ingerita sotto forma di alimenti o capsule contenenti estratti di cannabis. Gli effetti potrebbero richiedere più tempo per manifestarsi, poiché la cannabis deve passare attraverso il sistema digestivo prima di essere assorbita nel flusso sanguigno.
  • Applicazioni sottolinguali: alcuni prodotti a base di cannabis terapeutica, come oli, possono essere somministrati sotto la lingua. Questa via consente un rapido assorbimento attraverso i vasi sanguigni presenti nella mucosa orale.


La scelta della modalità di somministrazione dipende da diversi fattori, tra cui:

  • La condizione medica trattata;
  • La risposta individuale del paziente;
  • Le preferenze personali.

È fondamentale discutere con un professionista medico per determinare la forma e la via di somministrazione più adatte al caso specifico. Inoltre, la regolazione della dose deve avvenire sotto la supervisione del medico per garantire un utilizzo sicuro ed efficace della cannabis terapeutica.

 

Cannabis terapeutica assunzione

Effetti collaterali della cannabis terapeutica

La cannabis terapeutica, come ogni altra sostanza, può causare effetti indesiderati. Tuttavia, le informazioni sugli effetti collaterali legati al suo utilizzo terapeutico sono meno numerose rispetto a quelle derivanti dall’uso ricreativo. Gli effetti collaterali non si manifestano in tutti i pazienti e possono variare per tipo e intensità. 

Le differenze dipendono da diversi fattori, tra cui:

  • La via di somministrazione: inalazione, assunzione orale o applicazione sottolinguale.
  • La dose somministrata: dosaggi troppo elevati possono aumentare il rischio di effetti collaterali.
  • La patologia da trattare: le condizioni mediche trattate influenzano la reazione del corpo alla cannabis terapeutica.
  • La sensibilità individuale del paziente alla sostanza: alcune persone possono essere più sensibili agli effetti della cannabis rispetto ad altre.

La cannabis terapeutica è monitorata attraverso un sistema di fitosorveglianza per le reazioni avverse sospette. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) pubblica ogni sei mesi relazioni dettagliate sulle segnalazioni di effetti collaterali legati alle preparazioni magistrali a base di cannabis per uso medico.

Quando la cannabis terapeutica non è indicata?

Le principali controindicazioni per l'uso del prodotto in questione in ambito medico riguardano:

Le principali controindicazioni per l’uso della cannabis terapeutica in ambito medico riguardano:

  • Individui con una storia personale di disordini psichiatrici e/o una storia familiare di schizofrenia, poiché la cannabis può provocare crisi psicotiche.
  • Persone con una storia pregressa di dipendenza da sostanze e/o abuso di sostanze psicotrope e/o alcol.
  • Persone affette da disturbi maniaco-depressivi.
  • Persone che presentano disturbi cardio-polmonari severi, poiché l’utilizzo della cannabis può provocare ipotensione o ipertensione, sincope e tachicardia.
  • Soggetti con grave insufficienza epatica, renale o con epatite C cronica, poiché vi è un aumentato rischio di sviluppare o peggiorare una steatosi epatica.
  • Soggetti in terapia con farmaci ipnotico-sedativi, antidepressivi o farmaci psicoattivi in generale, poiché la cannabis può generare effetti additivi o sinergici.
  • Adolescenti e giovani adulti, a causa di alterazioni mentali che sono maggiori durante il completamento dello sviluppo cerebrale.
  • Donne in gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza e donne che allattano al seno, poiché non sono ancora noti gli effetti a lungo termine sull’embrione, sul feto o sul neonato.Queste controindicazioni devono essere considerate con attenzione per garantire un uso sicuro della cannabis terapeutica, soprattutto per le categorie di persone più vulnerabili.

Quante sono le regioni che hanno legiferato riguardo alla cannabis terapeutica? 

L’uso medico della cannabis è stato reso possibile in Italia dal 2006 (Fonte: Ministero della Salute), e attualmente, 9 regioni italiane hanno introdotto provvedimenti relativi all’erogazione di medicinali a base di cannabis. Queste regioni sono:

  • Puglia
  • Toscana
  • Veneto
  • Liguria
  • Marche
  • Friuli Venezia Giulia
  • Abruzzo
  • Sicilia
  • Umbria

Le normative regionali sono in linea con quelle nazionali, ma presentano notevoli disomogeneità sotto vari aspetti. Alcuni provvedimenti si limitano a recepire quanto stabilito dalla normativa nazionale, mentre in altri casi sono previste competenze regionali specifiche, come l’informazione al personale medico.

Alcune regioni hanno creato capitoli di spesa nei bilanci regionali per garantire l’erogazione dei medicinali, mentre altre avviano progetti pilota per la coltivazione di cannabis a scopi terapeutici, stipulando convenzioni con enti autorizzati.

Le regioni, pur condividendo l’obiettivo di regolamentare l’erogazione dei medicinali a base di cannabis, si adattano alle esigenze e alle realtà locali, trattando la questione con approcci diversi.

Fonti

  • USO, D. E. A. CANNABIS TERAPEUTICA.
  • TAGLINI, G. (2023). Il ruolo della cannabis nel trattamento della sindrome di Tourette.
  • Galluccio, D. F. Cannabis terapeutica.
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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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