Cannabis terapeutica e dolore cronico: applicazioni mediche, somministrazione e legislazione

Questo articolo esplorerà le diverse applicazioni della cannabis terapeutica, verranno affrontati aspetti pratici come il processo per ottenere la cannabis terapeutica, le modalità di assunzione e gli effetti collaterali associati.

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Cannabis terapeutica

La cannabis terapeutica, nota anche come marijuana medicinale, si configura come un campo di ricerca e applicazione sempre più ampio nell'ambito medico e psichiatrico.

Questa pianta, ricca di composti chimici denominati cannabinoidi, tra cui il noto tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), viene utilizzata per trattare o alleviare sintomi di diverse condizioni di salute, spesso in combinazione con psicofarmaci. Dall'uso nella gestione del dolore cronico ai potenziali benefici per i pazienti affetti da sclerosi multipla, la cannabis terapeutica sta guadagnando terreno come opzione di trattamento alternativa. 

Nell'attuale contesto italiano, diverse regioni hanno adottato legislazioni specifiche riguardo all'erogazione di medicinali a base di cannabis.

Cos’è la cannabis terapeutica

La cannabis terapeutica si riferisce all'uso della pianta di cannabis a scopi medici per trattare o alleviare sintomi di varie condizioni di salute

La cannabis contiene più di 100 composti chimici chiamati cannabinoidi, di cui i due più noti sono il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD).

Il THC è responsabile degli effetti psicotropi della cannabis, mentre il CBD non ha effetti psicoattivi e sembra avere proprietà medicinali senza gli effetti "sballanti" del THC. 

Entrambi i cannabinoidi, insieme ad altri presenti nella pianta, interagiscono con il sistema endocannabinoide del corpo, che svolge un ruolo chiave nella regolazione di diverse funzioni fisiologiche come:

  • il dolore;
  • l'umore;
  • l'appetito;
  • il sonno.

Tipologie di cannabis

Attualmente in commercio ci sono 5 tipi di cannabis distinte a seconda della famiglia del vegetale da cui sono tratte:

  • cannabis varietà Bedrocancon un titolo del 19-22% in THC e meno dell1% in CBD;
  • cannabis varietà Bedrobinol titolata in 12% in THC e meno dell1% in CBD;
  • cannabis varietà Bediol con il 6% in THC ed il 7,5% in CBD;
  • cannabis varietà Bedrolite con il <1% in THC e circa il 9% in CBD;
  • cannabis varietà Bedica con il 14% in THC ed il 1% in CBD. 

Le prime quattro varietà derivano dalla cannabis varietà " sativa " mentre la quinta dalla cannabis " indica".

Tipologie di cannabis

Per cosa e per quali patologie viene utilizzata la cannabis terapeutica?

La cannabis terapeutica viene utilizzata per trattare o alleviare i sintomi di diverse condizioni mediche. Alcune delle principali applicazioni della cannabis terapeutica includono:

  • dolore cronico: la cannabis terapeutica è nota per il suo potenziale nel gestire il dolore cronico, sia di origine neuropatica che associato a condizioni come l'artrite o la fibromialgia. i cannabinoidi presenti nella cannabis possono interagire con i recettori del dolore nel corpo, offrendo sollievo;
  • nausea e vomito: la cannabis terapeutica è stata utilizzata con successo per alleviare la nausea e il vomito causati dalla chemioterapia nei pazienti affetti da cancro;
  • spasmi muscolari: persone con condizioni come la sclerosi multipla o la paraplegia possono sperimentare spasmi muscolari dolorosi. la cannabis terapeutica, in particolare il cbd, è stata studiata per il suo potenziale nel ridurre questi spasmi;
  • disturbi del sonno: come l'insonnia, poiché può avere effetti rilassanti;
  • ansia e disturbi dell'umore: alcuni studi suggeriscono che il cbd, uno dei principali cannabinoidi nella cannabis, può avere proprietà ansiolitiche e antidepressive;
  • disturbi neurologici: la cannabis terapeutica è stata esaminata come possibile trattamento per disturbi neurologici come l'epilessia, ma la ricerca è ancora in corso.

Attualmente, la cannabis terapeutica può essere prescritta e rimborsata dal Sistema Sanitario Regionale per trattare specifiche condizioni mediche, tra cui:

  • riduzione dei movimenti involontari nella sindrome di Gilles de la Tourette
  • riduzione della pressione oculare nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali
  • stimolazione dell'appetito in casi di cachessia, anoressia o perdita di appetito nei pazienti oncologici o con AIDS
  • nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia o trattamenti per l'HIV
  • dolore cronico che non risponde ai trattamenti tradizionali
  • dolore associato a spasticità nella sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale

Cannabis terapeutica e sclerosi multipla

La cannabis terapeutica ha suscitato un crescente interesse come possibile opzione di trattamento per i pazienti affetti da sclerosi multipla (SM), una malattia autoimmune del sistema nervoso centrale che può causare una vasta gamma di sintomi. 

La sclerosi multipla può causare sintomi debilitanti come:

  • spasmi muscolari;
  • dolore neuropatico;
  • rigidità muscolare;
  • difficoltà di coordinazione. 

I cannabinoidi presenti nella cannabis, in particolare il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), hanno dimostrato proprietà antinfiammatorie e analgesiche che possono contribuire ad alleviare questi sintomi.

Gli spasmi muscolari possono essere particolarmente problematici per i pazienti con sclerosi multipla. Studi hanno suggerito che il THC può ridurre la frequenza e l'intensità degli spasmi muscolari, migliorando così la qualità della vita dei pazienti.

L'infiammazione è una caratteristica chiave della sclerosi multipla. Alcuni studi indicano che i cannabinoidi possono avere effetti antinfiammatori, potenzialmente contribuendo a limitare il danno infiammatorio nel sistema nervoso centrale.

Prima di considerare la cannabis terapeutica come parte di un piano di trattamento per la sclerosi multipla, è essenziale consultare un neurologo o un professionista medico specializzato in neurologia

Questo garantirà che il trattamento sia personalizzato in base alle esigenze specifiche del paziente e che siano considerati fattori quali la gravità della malattia, altri farmaci assunti e la presenza di eventuali controindicazioni.

Cannabis terapeutica per l’ansia

L'uso della cannabis terapeutica per trattare l'ansia è un argomento di interesse crescente, poiché alcuni studi suggeriscono che determinati cannabinoidi, in particolare il cannabidiolo (CBD), potrebbero avere proprietà ansiolitiche senza gli effetti psicotropi associati al tetraidrocannabinolo (THC).

La chiave dell'efficacia del CBD nell'ansia risiede nella sua interazione con il sistema endocannabinoide del corpo. Questo sistema regola una varietà di funzioni fisiologiche, inclusi aspetti legati all'umore e allo stress. Il CBD sembra influenzare positivamente questo sistema, riducendo l'attività eccessiva nei circuiti cerebrali associati all'ansia.

Uno degli aspetti distintivi del CBD è che non produce gli effetti psicotropi associati al tetraidrocannabinolo (THC), un altro importante componente della cannabis. Questo significa che le persone possono sperare di ottenere benefici per l'ansia senza gli effetti collaterali indesiderati come l'alterazione cognitiva o la sensazione di "euforia" tipica del THC.

Inoltre, alcuni studi suggeriscono che il CBD potrebbe avere proprietà anti-infiammatorie, e poiché l'ansia può essere associata a processi infiammatori nel corpo e nel cervello, questo potrebbe rappresentare un ulteriore meccanismo attraverso il quale il CBD esercita i suoi effetti benefici.

Tuttavia, è importante sottolineare che la ricerca sull'uso della cannabis terapeutica per l'ansia è ancora in corso, e molte questioni rimangono aperte. Ad esempio, la giusta dose di CBD per trattare l'ansia e la durata dell'uso sono ancora argomenti di studio e dibattito. Ad ogni modo, per gestire l'ansia, è opportuno affiancare la terapia psicologica. Gli psicoterapeuti online di Serenis possono aiutarti a gestire l'ansia, grazie a più di 10 anni di esperienza nel trattamento dei disturbi d'ansia.

Cannabis terapeutica ansia

Cannabis terapeutica e sindrome di Tourette

La sindrome di Tourette è un disturbo neuropsichiatrico caratterizzato dalla presenza di tic motori e vocali, con un'incidenza che colpisce circa l'1% della popolazione mondiale, prevalentemente nel sesso maschile. 

L'esordio avviene spesso in età pediatrica o nella tarda adolescenza, e la diagnosi richiede la manifestazione di tic prima dei 18 anni, con un andamento cronico e fluttuante, aggravato da ansia e stress.

La sindrome di Tourette impatta significativamente sulla qualità della vita dei pazienti, con tic dolorosi e autolesivi che possono compromettere la mobilità e portare a infortuni. 

La terapia tradizionale comprende l'uso di antipsicotici e agonisti dei recettori alfa2 adrenergici, ma spesso questi farmaci presentano gravi effetti collaterali e non eliminano completamente i sintomi.

Recenti studi hanno esplorato l'uso della cannabis terapeutica nel trattamento della sindrome di Tourette

La cannabis è stata valutata per la sua capacità di intervenire sui tic e sulle comorbilità, offrendo un'alternativa terapeutica con potenziali minori effetti collaterali

Tuttavia, va sottolineato che la ricerca in questo campo è ancora in corso, e l'efficacia e la sicurezza della cannabis terapeutica per la sindrome di Tourette devono essere ulteriormente approfondite.

Come ottenere la cannabis a uso terapeutico

L'accesso alla cannabis terapeutica varia notevolmente in base alla legislazione del paese o della regione in cui ci si trova. 

Tuttavia, in molti casi, il processo per ottenere la cannabis terapeutica coinvolge diverse fasi

  1. Diagnosi medica

    Il primo passo per ottenere la cannabis terapeutica solitamente coinvolge una diagnosi medica da parte di un professionista sanitario. Il medico, o lo psichiatra durante la visita psichiatrica, valuterà la condizione del paziente e determinerà se la cannabis terapeutica è una opzione appropriata per il trattamento. 

  2. Prescrizione medica

    Se il medico ritiene che la cannabis terapeutica sia una scelta adeguata, può emettere una prescrizione. Questo documento è spesso necessario per avviare il processo legale per ottenere la cannabis a scopo terapeutico. La cannabis terapeutica può essere prescritta dai medici ospedalieri nei reparti di anestesia, centri di terapia del dolore, neurologia, malattie infettive, oncologia, oculistica, reumatologia, radioterapia, psichiatria (leggi come trovare un buon psichiatra) e cure palliative. La terapia ha una durata di sei mesi, rinnovabile. La prima prescrizione viene fatta in ospedale, dopodiché il paziente può ricevere una ricetta rossa non ripetibile anche dal medico di famiglia.

  3. Registrazione presso le autorità competenti

    In molte giurisdizioni, è richiesta una registrazione presso le autorità competenti. Questo può coinvolgere l'invio di documentazione medica e la compilazione di moduli specifici per dimostrare la necessità medica dell'uso della cannabis terapeutica.

  4. Accesso attraverso programmi di stato o dispensari autorizzati

In alcune regioni, la distribuzione della cannabis terapeutica è gestita attraverso programmi governativi o dispensari autorizzati. I pazienti possono ottenere il loro approvvigionamento di cannabis terapeutica da questi centri, seguendo le procedure stabilite.

È importante notare che le leggi sulla cannabis terapeutica possono cambiare e che l'accesso può variare notevolmente da un luogo all'altro.  Alcuni paesi o stati possono avere programmi ben strutturati che facilitano l'accesso, mentre in altri l'uso della cannabis terapeutica potrebbe essere più limitato o addirittura vietato. In ogni caso, è consigliabile che i pazienti cercino consiglio da un professionista medico e si informino accuratamente sulle leggi locali prima di cercare di ottenere la cannabis terapeutica.

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Come funziona il trattamento farmacologico

Il trattamento del dolore acuto o cronico inizia generalmente con la terapia farmacologica. Alcune condizioni possono essere gestite con dosaggi ridotti e senza effetti collaterali rilevanti. Tuttavia, in altri casi, potrebbe essere necessario combinare la terapia farmacologica con interventi mini-invasivi, specialmente quando i farmaci da soli non sono sufficienti o provocano effetti collaterali indesiderati.

Gli effetti della cannabis terapeutica variano in base alla composizione chimica e al metodo di somministrazione, con effetti analgesici e rilassanti che interagiscono con i recettori endocannabinoidi del corpo, responsabili della regolazione di dolore, appetito, umore e memoria. Il THC è il principale responsabile dell'effetto farmacologico, mentre il CBD modera gli effetti del THC, rendendo fondamentale un dosaggio controllato.

Quante sono le regioni che hanno legiferato riguardo alla cannabis terapeutica?

L'uso medico della cannabis è possibile dal 2006 (Fonte: Ministero della Salute). Attualmente, 9 sono le regioni italiane che hanno introdotto provvedimenti relativi all'erogazione di medicinali a base di cannabis. 

Queste regioni sono:

  • Puglia;
  • Toscana;
  • Veneto;
  • Liguria;
  • Marche;
  • Friuli Venezia Giulia;
  • Abruzzo;
  • Sicilia;
  • Umbria. 

Le normative regionali convergono nel disciplinare l'erogazione dei medicinali a carico dei rispettivi Servizi Sanitari Regionali (SSR), ma presentano notevoli disomogeneità sotto vari aspetti.

In alcuni casi, i provvedimenti si limitano a recepire quanto già stabilito dalla normativa nazionale, mentre in altri sono previste specifiche competenze regionali riguardo all'informazione al personale medico.  Alcuni provvedimenti prevedono l'allocazione di appositi capitoli di spesa nei bilanci regionali per garantire le disposizioni dei testi normativi. 

In altre regioni, vengono introdotti articoli che impegnano le regioni in iniziative come l'avvio di progetti pilota per la coltivazione a scopi terapeutici attraverso la stipula di convenzioni con enti e soggetti autorizzati. Mentre le regioni convergono nell'obiettivo di regolamentare l'erogazione dei medicinali a base di cannabis, ciascuna affronta la questione con una prospettiva specifica, adattando le disposizioni alle esigenze e alle realtà locali.

Cannabis medica: come si assume?

La cannabis terapeutica può essere assunta in diverse forme a seconda delle preferenze del paziente e delle indicazioni mediche. Le principali vie di somministrazione includono:

  • inalazione: la vaporizzazione o l'inalazione dei fumi della cannabis terapeutica è una delle vie più comuni. Questo metodo consente una rapida assorbimento dei cannabinoidi attraverso i polmoni
  • assunzione orale: può essere ingerita attraverso alimenti o capsule contenenti estratti di cannabis. Gli effetti possono richiedere più tempo per manifestarsi rispetto all'inalazione, poiché la cannabis deve passare attraverso il sistema digestivo prima di essere assorbita nel flusso sanguigno;
  • applicazioni sottolinguali: alcuni prodotti a base di cannabis terapeutica, come oli, possono essere somministrati sotto la lingua. Questa via consente un rapido assorbimento attraverso i vasi sanguigni presenti nella mucosa orale;
  • topici: sotto forma di creme, unguenti o balsami e applicata direttamente sulla pelle. Questo metodo è spesso utilizzato per trattare dolori localizzati o condizioni cutanee;
  • supposte: in alcuni casi, specialmente per pazienti che possono avere difficoltà a ingerire la cannabis in altri modi, possono essere disponibili supposte contenenti cannabinoidi.

La scelta della modalità di somministrazione dipende da diversi fattori, tra cui:

  • la condizione medica trattata;
  • la risposta individuale del paziente;
  • le preferenze personali. 

È importante discutere con un professionista medico per determinare la forma e la via di somministrazione più adatte al caso specifico. 

Inoltre, la regolazione della dose dovrebbe avvenire sotto la supervisione del medico per garantire un utilizzo sicuro ed efficace della cannabis terapeutica.

Cannabis medica assunzione

Effetti collaterali della cannabis terapeutica

Gli effetti collaterali della cannabis per uso terapeutico possono variare considerevolmente da persona a persona e dipendono da diversi fattori, tra cui:

  • la sensibilità individuale;
  • la dose;
  • la frequenza d'uso;
  • la via di somministrazione.

È importante notare che, mentre la cannabis terapeutica può offrire benefici significativi per alcuni pazienti, può anche comportare alcuni effetti indesiderati

Ecco alcuni dei possibili effetti collaterali:

  • sonnolenza e stanchezza;
  • impatto sulla cognizione: l'uso della cannabis può influenzare la concentrazione e la memoria a breve termine in alcune persone. questo può rendere pericolose alcune attività che richiedono attenzione, come la guida.
  • secchezza delle fauci;
  • vertigini o sensazione di testa leggera;
  • aumento dell'appetito;
  • alterazioni nella pressione sanguigna;
  • alterazioni dell'umore;
  • problemi respiratori

Quando la cannabis terapeutica non è indicata?

Fermo restando che il medico che decide di prescrivere la somministrazione di cannabis deve sempre considerare il rapporto rischio/beneficio derivante dall'uso di questa sostanza, le principali controindicazioni per l'uso del prodotto in questione in ambito medico riguardano:

  • individui con una storia personale di disordini psichiatrici e/o una storia familiare di schizofrenia, poiché la cannabis può provocare crisi psicotiche;
  • persone con una storia pregressa di tossicodipendenza e/o abuso di sostanze psicotrope e/o alcol;
  • persone affette da disturbi maniaco-depressivi;
  • persone che presentano disturbi cardio-polmonari severi, poiché l'utilizzo della cannabis può provocare ipotensione o ipertensione, sincope e tachicardia;
  • soggetti che manifestano una grave insufficienza epatica, renale e soggetti con epatite C cronica, poiché vi è un aumentato rischio di sviluppare o peggiorare una steatosi epatica;
  • soggetti in terapia con farmaci ipnotico-sedativi, farmaci antidepressivi o farmaci psicoattivi in generale, poiché la cannabis può generare effetti additivi o sinergici;
  • adolescenti e giovani adulti a causa di alterazioni mentali che sono maggiori durante il completamento dello sviluppo cerebrale;
  • donne in gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza e donne che allattano al seno.

Fonti

  • USO, D. E. A. CANNABIS TERAPEUTICA.
  • TAGLINI, G. (2023). Il ruolo della cannabis nel trattamento della sindrome di Tourette.
  • Galluccio, D. F. Cannabis terapeutica.
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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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