Binge eating dopo anoressia: perché?

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binge eating dopo anoressia

Binge Eating dopo Anoressia

Quando pensiamo all'anoressia ci viene in mente per prima cosa l'immagine di una persona estremamente magra che rifiuta consapevolmente di alimentarsi. L’anoressia nervosa viene infatti spesso associata al suo sottotipo restrittivo che consiste in una restrizione estrema dell'assunzione di cibo (sottotipo AN-R) accompagnata da un'ossessione per il peso e una distorta immagine corporea. Questo tipo di anoressia nervosa è la versione più comunemente nota del disturbo alimentare. Non tutti sanno però che esiste un altro sottotipo di anoressia altrettanto complesso e grave che comporta episodi di abbuffate compulsive e condotte di vomito autoindotto (sottotipo AN-BP). Anche se il binge eating e l'anoressia nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM) sono considerati due disturbi alimentari indipendenti e opposti possono spesso presentarsi nello stesso individuo nel corso della vita. Nel caso del binge eating dopo un periodo di anoressia si può assistere a episodi di abbuffate compulsive soprattutto nella fase di recupero di pazienti con anoressia nervosa con e senza dipendenza dal cibo. La dipendenza da cibo si riferisce a una condizione in cui gli individui mostrano comportamenti di dipendenza verso il cibo come quelli osservati nell'abuso di sostanze. Questo articolo esplorerà i motivi per cui ciò accade, i sintomi associati, il trattamento e come può avvenire il passaggio dall’anoressia alla bulimia.

 

 

Perché capita di soffrire di binge eating dopo l’anoressia?

 

 

La pratica clinica dimostra che ci sono molte sovrapposizioni diagnostiche tra i diversi disturbi alimentari. Anche se i disturbi alimentari possono apparire molto diversi nelle caratteristiche e nei sintomi sono spesso originati da cause psicologiche simili in termini di eziologia ed è per questo che le diagnosi possono spesso sovrapporsi o cambiare nel tempo. In particolare l'anoressia nervosa di tipo restrittivo se non viene adeguatamente trattata può facilmente evolversi nel sottotipo anoressia-binge eating (AN-BP). Allo stesso modo l'AN-BP può evolversi in bulimia nervosa o in obesità. Il binge eating dopo l'anoressia è un fenomeno complesso che richiede una comprensione approfondita delle dinamiche psicologiche e fisiologiche coinvolte. Il soggetto che che presenta sintomi di anoressia nervosa associata ad abbuffate compulsive manifesta comportamenti distintivi dell'anoressia restrittiva come la restrizione alimentare e l'incapacità di mantenere un peso sano per le esigenze del proprio corpo ma contemporaneamente avverte una perdita di controllo quando mangia e mette in atto comportamenti di eliminazione dopo aver mangiato. Per essere diagnosticati clinicamente con il sottotipo AN-BP i pazienti devono mostrare questi comportamenti di abbuffate e di eliminazione in modo costante per almeno tre mesi. Le ricerche dimostrano che tra i pazienti anoressici ricoverati in ospedale fino al 47% manifesta abbuffate e condotte di eliminazione e che circa il 42% dei pazienti con anoressia restrittiva verso la fine del trattamento sviluppa episodi di abbuffate e condotte di eliminazione. Le prove mostrano che la transizione dall'anoressia nervosa di tipo restrittivo ai disturbi che comportano abbuffate e condotte di eliminazione è correlata a un peggioramento del quadro clinico e a peggiori esiti a lungo termine (Serra et al., 2021). La fame estrema, la dipendenza da cibo e le caratteristiche specifiche dell'anoressia con abbuffate sono tutti fattori che contribuiscono a questo passaggio.

 

 

Fame estrema dopo anoressia

 

 

Uno dei motivi principali per cui le persone possono andare incontro ad episodi di binge eating dopo l'anoressia è la fame estrema che segue un lungo periodo di restrizione calorica. L'anoressia restrittiva porta il corpo a privarsi dei nutrienti essenziali e questo deficit nutrizionale attiva un meccanismo di sopravvivenza fisiologico. Quando il corpo ricomincia a ricevere il cibo durante i trattamenti di cura dell'anoressia può reagire con un bisogno irresistibile di compensare le mancanze e ripristinare il bilancio energetico attraverso l'assunzione eccessiva di cibo. Si crea in questo modo un vero e proprio ciclo abbuffate-restrizioni in cui la persona passa da periodi di limitazione dell'assunzione di cibo a fasi di binge eating che producono sentimenti di vergogna che a loro volta scatenano la restrizione alimentare. Questo circolo vizioso è la risposta naturale del corpo alla restrizione dell'assunzione di cibo sviluppata durante l'anoressia nervosa.

 

 

Dipendenza da cibo

 

 

La dipendenza dal cibo è un altro fattore che può contribuire all'insorgenza di binge eating dopo l’anoressia. Durante la fase di restrizione per la persona anoressica il cibo assume un valore psicologico enorme diventando un pensiero ossessivo intrusivo e invalidante. Quando si inizia il trattamento di recupero questa ossessione può tradursi in un consumo compulsivo. Durante le abbuffate inoltre a livello fisiologico avviene il rilascio di endorfine che può creare una sensazione di benessere temporaneo portando a una forma di dipendenza simile a quella che si verifica con le sostanze d'abuso. Chi sviluppa dipendenza da cibo dovrà seguire un trattamento diverso da chi invece non ha questo tipo di comportamento. Infatti l'approccio terapeutico ai problemi di dipendenza differisce da quello per il trattamento dei disturbi alimentari tradizionali. Normalmente la gestione delle dipendenze si concentra sulla riduzione graduale dell'esposizione alle sostanze come ad esempio accade nel trattamento delle diverse forme di tossicodipendenza. Per il trattamento della dipendenza da cibo si cerca invece di affrontare il problema di fondo che consiste nell'attribuire un'eccessiva importanza alla forma del corpo e al peso. In questo contesto si considera la dieta come il fattore scatenante delle abbuffate e il trattamento standard incoraggia i pazienti a mangiare tutti i tipi di cibo poiché sappiamo che la restrizione dietetica innesca le abbuffate.

 

 

Conseguenze dell'anoressia dopo la guarigione e durante il trattamento

 

 

In questo studio sono state messe a confronto le condizioni cliniche di due pazienti con anoressia nervosa restrittiva ricoverate presso una clinica specializzata nel trattamento dei disturbi alimentari. Si tratta di due pazienti adolescenti che durante la fase di recupero e dopo la guarigione dall'anoressia nervosa hanno sviluppato episodi di binge eating. Il primo caso era una ragazza adolescente di 13 anni trattata con terapia cognitivo comportamentale per i disturbi alimentari (CBT-E). Dopo circa due mesi di trattamento questa paziente ha iniziato a sperimentare un aumento dell'appetito con episodi di abbuffate a cui facevano seguito condotte di autolesionismo causate dalla vergogna e dalla paura di aumentare di peso. L'ansia elevata era correlata a un'escalation nella quantità di cibo consumato, nella frequenza delle abbuffate e nel numero di comportamenti di controllo come mangiare principalmente cibi ipocalorici o astenersi dal mangiare cibi ipercalorici. Grazie alla terapia psicologica le abbuffate sono durate circa 2 mesi e poi sono gradualmente diminuite. Il secondo caso riguarda una paziente adolescente di 15 anni che dopo alcune settimane di osservazione aveva sviluppato una dipendenza dal cibo. L'assunzione incontrollata e il costante desiderio di cibi dolci ha portato alla necessità di una degenza ospedaliera di 1 settimana per gestire l'abbuffata e regolare il consumo di cibi dolci. Rispetto al primo caso qui è presente una minore paura di aumentare di peso e la vergogna e il rimpianto dopo le abbuffate erano meno intensi. Si può dunque affermare che la differenza principale tra i due casi riguarda la dipendenza dal cibo che caratterizza la seconda paziente. Nell'anoressia nervosa o nella bulimia nervosa il sintomo emergente è la sovrastima della forma del corpo e del peso. Al contrario nella dipendenza da cibo il sintomo centrale diventa il bisogno compulsivo di consumare cibi specifici e per questo motivo il trattamento deve essere diverso da quello adottato per altri tipi di disturbi alimentari. Quando è presente una dipendenza da cibo è infatti necessario limitare il consumo di cibi specifici che rappresentano modelli di dipendenza in quanto potrebbero esacerbare i sintomi del disturbo alimentare (Song et al., 2024).

 

 

Sintomi di binge eating dopo l’anoressia

 

 

Capire se si soffre di una patologia legata all'alimentazione non sempre è semplice. Alcuni segnali comuni di binge eating dopo l'anoressia includono:

 

 

 

  • episodi ricorrenti di abbuffate: consumo di grandi quantità di cibo in un breve periodo di tempo;

 

  • sensazione di perdita di controllo;
  • mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni;
  • atti di autolesionismo;
  • mangiare in segreto;
  • desiderare in modo ossessivo alcuni tipi di cibo specialmente alimenti che contengono zuccheri e grassi;
  • sensazione di disgusto verso se stessi, senso di colpa, vergogna e depressione;
  • aumento di peso: a causa dell'assunzione eccessiva di calorie può verificarsi un aumento di peso che spesso porta a ulteriore stress e ansia.

Trattamento e cura

Il trattamento del binge eating dopo l’anoressia richiede un approccio multidisciplinare che include:

  • psicoterapia: la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è particolarmente efficace per trattare il binge eating perchè si focalizza sull'identificazione e la modificazione dei pensieri distorti e dei comportamenti disadattivi legati al cibo. Il trattamento considerato più efficace per la specificità dei disturbi alimentari attualmente è la CBT-E (Cognitive Behaviour Therapy - Enhanced) sviluppata dallo psichiatria Christopher Fairburn. La CBT-E riconosce che molti pazienti passano da una diagnosi di disturbo alimentare a un'altra riconoscendo che il problema che sta alla base di tutte le diagnosi è la sovrastima della forma e del peso e il loro controllo;
  • terapia nutrizionale: un dietista specializzato in disturbi alimentari può aiutare a sviluppare un piano alimentare equilibrato che soddisfi le esigenze nutrizionali per il recupero della condizione di normopeso;
  • supporto farmacologico: in alcuni casi può essere necessario un supporto psicofarmacologico per alleviare sintomi di depressione o ansia;
  • gruppi di supporto: partecipare a gruppi di supporto permette di condividere esperienze e sensazioni comuni tra i pazienti aiutando a ridurre il senso di isolamento e lo stigma associato alla patologia;
  • psicoterapia familiare: quando i pazienti sono giovani può essere molto utile cercare di analizzare e modificare le dinamiche familiari per consentire una ripresa a lungo termine.

Perché dall’anoressia si passa alla bulimia in molti casi?

Il passaggio dall'anoressia alla bulimia è un fenomeno complesso che coinvolge vari fattori psicologici, fisiologici e ambientali. In molti casi uno dei principali motivi del passaggio da anoressia a bulimia è l'innescarsi di un ciclo di restrizione e abbuffate. Dopo un periodo prolungato di restrizione calorica il corpo può reagire con un'alimentazione incontrollata tramite ricorrenti episodi di abbuffate. In alcuni casi queste abbuffate sono compensate con comportamenti purgativi come il vomito autoindotto, l'uso di lassativi e intensa attività fisica. Il rischio è quello di incorrere in una condizione di bulimia come tentativo di mantenere il controllo del peso.

Passaggio da anoressia a bulimia

Le persone che soffrono di anoressia spesso hanno un intenso desiderio di controllo e tendono al perfezionismo. Quando questo controllo viene minacciato dalle abbuffate possono sviluppare misure psicologiche eccessive per ristabilire il senso di dominio sul proprio corpo come ad esempio facendo uso di lassativi o attraverso il vomito. La bulimia può quindi rappresentare una condizione di compromesso tra il bisogno di cibo e la paura di ingrassare. Tra i principali fattori di rischio che possono portare al passaggio da anoressia a bulimia ci sono aspetti psicologici, ambientali e fisiologici:

  • maggiore prevalenza di esperienze traumatiche passate;
  • presenza di altri disturbi mentali con sintomi somatici e dissociativi;
  • abuso di sostanze;
  • depressione, disturbo di panico e disturbo ossessivo-compulsivo;
  • tratti di personalità disadattivi o disturbo della personalità;
  • pensieri suicidari o tentativi di suicidio;
  • ambiente familiare conflittuale: atteggiamento ostile verso la famiglia, elevata critica dei genitori e mancanza di empatia o affetto espresso dai genitori verso il paziente;
  • fattori fisiologici come un indice di massa corporea (BMI) più elevato.

Riuscire ad individuare tempestivamente questi fattori può essere molto utile per prevedere quali pazienti sono ad alto rischio di sviluppare bulimia dopo l'anoressia e per stabilire un piano di trattamento mirato e personalizzato.

L'importanza del supporto psicologico

Affrontare i disturbi alimentari richiede un supporto psicologico prolungato e specializzato. La terapia psicologica infatti può includere la psicoterapia di gruppo, individuale e familiare. In questo contesto piattaforme come Serenis possono offrire un aiuto significativo permettendo agli individui di accedere a professionisti qualificati facilitando l’accesso al supporto psicologico necessario per affrontare e superare il binge eating dopo l'anoressia. Serenis offre anche strumenti di valutazione come i test online per i disturbi del comportamento alimentare (DCA) che possono aiutare a riconoscere i sintomi del binge eating e di altri disturbi alimentari permettendo di intraprendere un percorso di trattamento tempestivo e mirato.

Fonti:

  • Song, Y., Park, M., & Choi, H. J. (2024). Case reports of binge eating patterns in the recovery phase of anorexia nervosa patients with and without food addiction. Journal of Korean Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 35(1), 66–74. 
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Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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