Cosa sono i bias cognitivi e come influenzano le nostre decisioni
I bias cognitivi sono distorsioni sistematiche nella nostra capacità di pensare e decidere, portando a giudizi irrazionali e comportamenti inefficaci. Sono influenzati da schemi mentali automatici e possono influenzare le nostre decisioni.
Ogni giorno ci troviamo ad affrontare un flusso incessante di informazioni e a prendere decisioni in continuazione. Tuttavia, il nostro cervello, nell'elaborare rapidamente queste informazioni, può distorto la realtà attraverso bias cognitivi: distorsioni nel ragionamento che influenzano le nostre percezioni.
In questo articolo esploreremo come questi bias influenzino il nostro stato emotivo, il pensiero e di conseguenza il comportamento, oltre a fornire strategie per mitigarne gli effetti.
Cosa sono i bias cognitivi?
Negli anni '70, gli psicologi Kahneman & Tversky hanno lanciato il programma di ricerca "Heuristics and Bias Program", cercando di capire come prendiamo decisioni in situazioni incerte. Questo ha portato alla scoperta dei bias cognitivi, riconosciuti con il premio Nobel per l'Economia a Kahneman nel 2002.
Il termine inglese bias ha radici antiche, derivante dal francese provenzale "biais", significante "obliquo" in italiano. Originariamente utilizzato nel gioco delle bocce per indicare tiri sbagliati, il concetto si è ampliato nel 1500, assumendo significati come inclinazione, predisposizione e pregiudizio.
I bias cognitivi sono dei modelli di pensiero che la mente, all’origine quasi neutra, apprende nel tempo e sono fondati su percezioni errate, su pregiudizi e ideologie che permettono di prendere decisioni in fretta e senza fatica. Possono portare a errori di valutazione o mancanza di oggettività: questi errori derivano spesso dall'uso di euristiche, strategie cognitive rapide che ci aiutano a decidere velocemente ma non sempre accuratamente.
I bias cognitivi sono numerosi, stimati più di 100, e possono influenzare vari aspetti del nostro pensiero e comportamento. Ma capire questi bias è importante per prendere decisioni più informate e razionali.
A livello generale, possiamo dire che i bias sono stati classificati in tre categorie principali:
- bias inconsci: vengono attivati senza che ce ne rendiamo conto;
- bias automatici: ne siamo più o meno a conoscenza, ma nonostante questo non li riconosciamo come tali;
- bias espliciti: ne siamo assolutamente consapevoli e ne parliamo anche liberamente.
Vediamo quindi come possiamo riconoscerli e mitigarne gli effetti.
Quali sono i bias cognitivi più comuni?
I bias cognitivi più comuni sono:
Bias Cognitivo | Descrizione |
---|---|
Bias di conferma | Il comportamento inconsapevole di un individuo, tende a cercare elementi, dati, fatti che confermano le sue credenze. Consiste nel cercare, interpretare e ricordare informazioni per confermare le proprie convinzioni, ignorando evidenze contrarie. |
Bias di gruppo | Conformarsi al pensiero del gruppo di appartenenza, anche se irrazionale o controproducente. |
Bias di ancoraggio | Basare giudizi o decisioni su informazioni iniziali, ancorandosi ad esse anche se non rilevanti o affidabili. |
Fallacia di Gabler | Sopravvalutare la propria abilità o competenza in un dato compito, nonostante evidenze contrarie. |
Bias di proiezione | Presumere che gli altri condividano le nostre opinioni, sopravvalutando la comune comprensione su determinati temi. È una modalità messa in atto per evitare di mettere in discussione le proprie conoscenze e convinzioni. |
Bias della negatività | Dare maggior peso agli eventi negativi, influenzando la percezione complessiva di una situazione. |
Bias dello status quo | Preferire mantenere lo stat attuale, anche se un cambiamento sarebbe vantaggioso. |
Bias del pavone | Esibire in modo esagerato le proprie abilità per impressionare gli altri. |
Illusione della frequenza | Sovrastimare la frequenza di eventi comuni, influenzando la percezione della realtà poiché il nostro cervello tende a selezionare come più frequenti le informazioni che ci riguardano. Per esempio, se abbiamo appena comprato un cane noteremo con maggior attenzione tutte le persone con un cane e quindi ci sembrerà più frequente vedere persone che come noi hanno un cane. |
Bias del presente | Dare maggior peso agli eventi immediati, ignorando quelli passati o futuri. Le decisioni vengono prese per ottenere una gratificazione immediata, ignorando la possibilità di un maggiore beneficio se a distanza di tempo. |
Optimism bias | Sopravvalutare le probabilità di risultati positivi o sottovalutare i rischi, riguardanti le proprie azioni future. |
Bias di omissione | Preferire l'inazione, anche se l'azione sarebbe vantaggiosa. Si manifesta con l’eccessiva paura del cambiamento che porta l’individuo a non agire e rimanere in una sorta di “limbo”, non scegliendo nessuna preferenza. |
Bias d’azione | Preferire l'azione, anche quando sarebbe più vantaggioso non fare nulla. |
Bias attentivo | La realtà che percepiamo e sperimentiamo muta in base a ciò che pensiamo, nel senso che più la nostra attenzione è attratta da qualcosa più quel qualcosa cambia il nostro modo di percepire la realtà. |
Bias della percezione selettiva | Consiste nel trascurare informazioni se queste non rientrano nelle nostre credenze, abitudini (es: se siamo golosi di latticini e leggiamo un articolo sul rischio salutare del latte tenderemo ad ignorare e non memorizzare questa informazione). |
L'effetto Dunning-Kruger è una peculiare distorsione cognitiva che affligge gli individui meno esperti, portandoli a sopravvalutare le proprie competenze in un determinato campo, erroneamente ritenendo di essere al di sopra della media.
Un ulteriore bias conosciuto è l' effetto attore-osservatore: si manifesta con la propensione a credere alle informazioni che vengono enunciate da persone noi care o a cui siamo affezionati, piuttosto che alle persone sconosciute o per la quali non nutriamo nessuna stima e affetto.
In conclusione, quindi, i bias non sono errori presenti nel nostro sistema cerebrale ma sono nostri errori logici, che dipendono dal livello di conoscenza personale di noi stessi e della realtà.
Bias cognitivi e disturbi psicologici
I bias cognitivi possono svolgere un ruolo ambivalente nella nostra vita mentale. Se da un lato possono aiutarci a navigare la complessità del mondo offrendoci un senso di sicurezza, dall'altro possono compromettere la nostra capacità di prendere decisioni razionali. Tuttavia, in certe condizioni, i bias cognitivi possono essere collegati a disturbi psicologici, come nel caso del disturbo ossessivo-compulsivo.
Ad esempio, una persona ossessionata dalla contaminazione potrebbe interpretare erroneamente qualsiasi macchia come sangue, confermando così le proprie credenze nocive. Questi bias possono innescare un circolo vizioso di conferma che contribuisce alla sofferenza emotiva dell'individuo, richiedendo spesso l'intervento di un terapeuta per essere affrontati in modo efficace. Con Serenis, puoi avere supporto comodamente da casa tua grazie a uno psicologo online.
Il percorso psicoterapico si basa sull'analisi del funzionamento cognitivo, emotivo e comportamentale del paziente, interconnessi e ugualmente importanti. Il paziente impara ad auto-osservarsi e a descrivere situazioni problematiche tramite un diario, risalendo alle emozioni, pensieri e comportamenti associati. L'analisi dei pensieri rivela distorsioni cognitive (bias) che alimentano emozioni e comportamenti disfunzionali. Insegnare ai pazienti a osservare e analizzare con attenzione riduce i bias cognitivi e favorisce pensieri alternativi più funzionali, conducendo al successo terapeutico.
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Bias ed euristiche cognitive
Il collegamento tra euristiche e bias cognitivi è strettamente legato al modo in cui la mente elabora le informazioni e prende decisioni. Le euristiche sono procedimenti mentali, intuitivi e sbrigativi, che ci permettono di valutare una situazione e trarre conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo. Tramite queste euristiche si può incorrere a degli errori/distorsioni cognitive, i cosiddetti bias. Tuttavia, questo processo rapido e intuitivo può portare a errori quando le euristiche vengono applicate in situazioni in cui non sono appropriate o quando vengono influenzate da fattori esterni.
A livello pratico si tratta quindi, di un insieme di strategie per ricercare un argomento o un concetto adeguati a risolvere un problema che avviene a livello cognitivo. Questo accade inconsapevolmente grazie alle nostre esperienze passate, le nostre idee e i nostri giudizi. E’ un sistema dal quale non si può evadere ma si può cercare di prestare maggior attenzione per evitare di cadere in errori cognitivi.
Relativamente al tema dell’euristica risulta molto interessante la Teoria del Prospetto di Daniel Kahneman e Amos Tversky, (1979). Tale teoria è descrittiva e avviene in momenti di indecisione rispetto alla scelta. Secondo i due autori la decisione si compone di due fasi: l’analisi e la raccolta delle diverse informazioni da differenti prospettive per la valutazione di più scenari possibili. Non è detto però, che difronte ad un medesimo problema, la stessa persona si comporti sempre allo stesso modo visto che, secondo la loro teoria, i giudizi degli individui possono essere influenzati da euristiche e bias.
Successivamente Daniel Kahneman insieme a Shane Frederick (2002) analizzarono le diverse tipologie di euristiche.
- Euristica della rappresentatività: essa viene messa in atto nel momento in cui si deve categorizzare qualcosa o qualcuno. Il giudizio di probabilità viene fatto attraverso a un fattore di similitudine di un oggetto. Nel caso dell'abbigliamento elegante e curato, la nostra mente potrebbe automaticamente associare questo stile a persone ricche e di successo, senza considerare altri fattori che potrebbero influenzare lo status sociale di quella persona.
- Euristica della disponibilità: essa si basa fondamentalmente sui ricordi ed esperienze vissute direttamente o indirettamente e, nel momento di una presa di decisione, le persone saranno psicologicamente influenzate dall’aver vissuto esperienze simili o dall’averne sentito parlare.
- Euristica affettiva: questa euristica mette in luce l’importanza che le nostre emozioni e pensieri hanno nelle nostre decisioni. Si verifica specialmente quando si sta attraversando un periodo di estrema fragilità. Prevale il ragionamento emotivo, quando basiamo le nostre decisioni su reazioni emotive anziché su valutazioni razionali della situazione.
- Euristica dell’ancoraggio: questa viene utilizzata nel momento in cui si necessità di valutare la probabilità di un evento. Esso viene stimato, egocentricamente ed erroneamente, sulla base delle informazioni disponibili nella propria memoria senza considerare anche altri contesti e situazioni.
- Euristica della simulazione: consiste nell’immaginare situazioni che sarebbero potute accadere ma non sono accadute.
Altri esempi di euristiche sono:
- catastrofismo: tendiamo a percepire eventi negativi come catastrofi intollerabili, senza considerare altre prospettive;
- saltare alle conclusioni: passiamo rapidamente dalla formulazione di un problema alla sua conclusione negativa, senza esplorare le possibili alternative;
- visione a tunnel sulla minaccia: concentriamo la nostra attenzione su un singolo aspetto di una situazione complessa, ignorando altri fattori rilevanti;
- imminenza percepita della minaccia: interpretiamo gli eventi negativi come imminenti e inevitabili, alimentando sentimenti di ansia e paura;
- pensiero dicotomico: vediamo le cose in termini di categorie mutuamente esclusive, senza considerare sfumature o gradi intermedi.
Il pensiero euristico non è imprescindibile ma esso si manifesta automaticamente ogni volta in cui la nostra mente non ha a disposizione il tempo necessario per decidere o pensare ad una determinata risposta, o nel momento in cui non si hanno sufficienti informazioni e dati per poter rispondere in modo esatto.
Influenza emotiva sul processo decisionale
Le emozioni rivestono un ruolo fondamentale nel processo di scelta (Epstein e Damasio, 1994). Epstein ha proposto un modello secondo il quale l’adattamento all’ambiente avverrebbe secondo un sistema esperienziale ed uno razionale.
Il sistema esperienziale agisce in modo automatico e rapido mentre il sistema razionale è più lento e comporta quindi un maggior dispendio di forze cognitive. Questi sistemi di rielaborazione delle informazioni coinvolgono meccanismi neurali differenti. Il primo, coinvolge l’amigdala e il talamo, due delle strutture più antiche del cervello che si occupano della prima inconscia elaborazione dell’evento osservato e il secondo coinvolge maggiormente la corteccia orbito frontale, che è l’area più evoluta e giovane dell’encefalo, deputata all’elaborazione dell’informazione a livelli più consci. Questi due sistemi interagiscono e si compensano, ma quello esperienziale per la sua natura istintiva precede quello razionale.
Daniel Kahneman (2002) definisce questi sistemi: sistema uno e sistema due.
Il primo che include appunto, talamo ed amigdala, ovvero la sede principale delle emozioni, è coinvolto nelle risposte emozionali, nei processi di memorizzazione delle emozioni. Il sistema due invece, connesso all’attivazione della corteccia, è coinvolto principalmente nel ragionamento, nella pianificazione, monitoraggio e controllo. Si può dunque affermare che quando prendiamo decisioni istintive basate sulle emozioni, operiamo con il sistema uno, cedendo in un bias di giudizio molto comune, denominato “effetto alone”, caratterizzato da una forte coerenza emozionale.
Come evitare i bias cognitivi?
Tutti noi cadiamo nella trappola dei bias cognitivi e purtroppo alcuni possono influire in maniera negativa sulla nostra capacità di prendere decisioni. Per ridurre la possibilità che questo accada è importante essere consapevoli della loro presenza e di come vanno a influenzare le nostre opinioni. Alcune strategie per affrontare i bias cognitivi includono:
- esplorazione delle proprie convinzioni: siamo sicuri di credere a qualcosa perché è vero, o perché suona familiare e confortevole? Prendiamoci del tempo per esplorare le nostre convinzioni e chiederci da dove provengono. Riconsiderare le nostre prospettive può aiutarci a evitare il bias di conferma;
- ascoltare le esperienze degli altri: quando prendiamo decisioni importanti, chiedamo consigli e opinioni a persone con punti di vista diversi dai tuoi. Ascoltare le esperienze degli altri può aiutarci a evitare il bias di gruppo e adottare una prospettiva più ampia;
- praticare la mindfulness: essere presenti nel momento e osservare i nostri pensieri senza giudicarli può aiutarci a riconoscere i bias cognitivi quando si manifestano;
- esaminare le proprie emozioni: quando prendiamo decisioni emotive, chiediamoci se le nostre emozioni stanno influenzando il nostro giudizio;
- riservare del tempo per la riflessione: evitiamo di prendere decisioni impulsivamente. Riserviamo del tempo per riflettere sulle nostre opzioni e considerare i pro e i contro di ciascuna. Questo ci aiuterà a evitare il bias del presente e ad adottare una prospettiva più equilibrata;
- mantenere un diario delle decisioni: rivedere le decisioni passate può aiutarci a identificare i pattern di pensiero e i bias cognitivi che potremmo essere inclini a manifestare.
Bias nel gioco d'azzardo
Gli individui con problemi di gioco d'azzardo spesso cadono vittima di distorsioni cognitive, che influenzano il loro modo di pensare e di agire durante il gioco. Ecco alcuni dei bias cognitivi più comuni associati al gioco d'azzardo patologico:
Bias cognitivo | Descrizione |
---|---|
Fallacia del giocatore | Si tende a credere che, se un evento casuale si discosta dalla media, l'evento opposto diventi più probabile. |
Sovrastima delle capacità | Gli individui credono di essere più bravi nel gioco d'azzardo di quanto realmente siano, senza basi concrete per questa convinzione. |
Tendenze nella scelta dei numeri | Si pensa erroneamente di notare dei modelli o delle regolarità nei numeri casuali, ad esempio credere che i numeri "ritardatari" siano più probabili. |
Correlazioni illusorie | Si attribuisce erroneamente una relazione tra due eventi non correlati solo perché si verificano contemporaneamente. |
Disponibilità di altre vincite | La visione delle vincite di altre persone può distorcere la percezione delle probabilità, facendo sembrare che vincere sia comune. |
Fallacia dello scommettitore | Tendenza a dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato, in questo modo i giudizi presenti saranno influenzati completamente da tali eventi passati. |
Questi bias possono portare a comportamenti disfunzionali come il chasing, in cui il giocatore continua a scommettere nonostante le perdite, sperando di recuperare ciò che ha perso. Tuttavia, studi suggeriscono che istruire i giocatori sull'impatto delle emozioni sulle loro scelte e aumentare il tempo di attesa tra una scommessa e l'altra possono aiutare a mitigare questi effetti dannosi.
Fonti
- Mata, R. (2012). Cognitive bias. Encyclopedia of human behaviour, 1, 531-5.
- Isaac Cho, Ryan Wesslen e Alireza Karduni, The Anchoring Effect in Decision-Making with Visual Analytics, in 2017 IEEE Conference on Visual Analytics Science and Technology (VAST), 2017-10, pp. 116–126, DOI:10.1109/VAST.2017.8585665.
- Kahneman, D. & Frederick, S. (2002). Heuristics and Biases: The Psychology of Intuitive Judgement, Cambridge University Press, 2002