Sviluppo dell'autostima nei bambini: come fare?
Scopri come funziona il processo di costruzione dell'autostima durante l'infanzia e come incidere positivamente sull'opinione che i bambini hanno del sé.
L'autostima non è un dato di fatto, ma un costrutto, cioè una valutazione soggettiva che si evolve e muta nel tempo in risposta a stimoli esterni. In altre parole, l'autostima del bambino non è fissa e immutabile, poiché dipende e varia a seconda delle circostanze esterne e degli input forniti dalle figure di riferimento.
Dal punto di vista della psicologia infantile, i primi anni di vita sono fondamentali per la crescita sana di un bambino. Secondo lo psicologo John Bowlby, in questo periodo si forma la base sicura, che nel lungo termine determinerà lo stile di attaccamento (funzionale o disfunzionale) dei più piccoli.
Durante questi anni, la psiche dei bambini funziona "a specchio": i giudizi che formulano su se stessi riflettono i giudizi che ricevono dall'esterno, in particolare dai genitori. Se i genitori trattano il piccolo con affetto, comprensione e stima, anche lui tenderà a sviluppare una relazione sana con se stesso, basata su questi elementi.
È proprio in questa fase che bisogna agire per aiutare i più piccoli a costruire la loro autostima, fornendo loro insegnamenti chiari, precisi e positivi. Approfondiremo questo tema nel corso dell'articolo, offrendo consigli e prospettive cliniche sulla questione.
Le emozioni negative nell'infanzia
Le emozioni negative sono una parte naturale e importante dello sviluppo emotivo di un bambino. Invece di cercare di eliminarle completamente, è fondamentale insegnare ai piccoli come riconoscerle, accettarle e gestirle in modo sano. Questo approccio aiuta a costruire una resilienza emotiva che sarà preziosa per tutta la vita.
Innanzitutto, come genitori, è fondamentale aiutare i bambini a gestire le difficoltà e gli insuccessi. Con l'ingresso a scuola, i piccoli si confrontano con realtà diverse da quella familiare, incontrando potenziali ostacoli nelle relazioni con i compagni, nei risultati scolastici e in altri ambiti.
Molti genitori, in questo contesto, ritengono erroneamente che l'autostima dei figli debba essere costruita come una corazza di ferro, per proteggerli da emozioni negative quali tristezza, frustrazione e rabbia.
Al contrario, è essenziale spiegare ai bambini che le difficoltà sono parte integrante della vita e non devono essere motivo di disperazione. È importante normalizzarle e insegnare loro a vivere pienamente le emozioni negative legate a fallimenti e insuccessi, senza che queste influenzino negativamente la percezione di sé.
In sostanza, per rafforzare l'autostima dei bambini, è cruciale far comprendere loro che l'amore che proviamo per loro (e di conseguenza, quello che provano per se stessi) non dipende dai successi o dagli insuccessi. Questo approccio favorirà lo sviluppo di un rapporto sano con la competizione, che li accompagnerà anche nell'età adulta.
Ciò non significa esonerare il bambino dalle proprie responsabilità, ma piuttosto guidarlo verso un approccio costruttivo, anziché distruttivo, alle sfide che incontra nel suo percorso.
Lo stile di attribuzione
Anche nel caso dei successi, è importante fornire al bambino criteri di valutazione chiari e positivi. Ci riferiamo allo "stile di attribuzione", che si sviluppa proprio in questa fase e riguarda il modo in cui il bambino interpreta gli eventi che lo circondano.
Esistono principalmente due stili di attribuzione:
- stile di attribuzione esterno;
- stile di attribuzione interno.
Lo stile di attribuzione esterno porta il bambino ad attribuire a fattori esterni i propri successi e insuccessi. Ad esempio, di fronte a un brutto voto, potrebbe incolpare un raffreddore o un mal di testa.
In questi casi, il genitore dovrebbe avviare una discussione costruttiva, chiarendo che il brutto voto non mette in discussione l'amore per il bambino, ma sottolineando l'importanza di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e di impegnarsi per migliorare in futuro.
Adottando questo approccio, quando il bambino otterrà dei successi, sarà più propenso ad attribuirli alle proprie capacità (stile di attribuzione interno), rafforzando così la fiducia in se stesso.
L'educazione si configura quindi come un delicato equilibrio tra responsabilizzazione e dimostrazione d'affetto, che aiuta il bambino a crescere senza mai mettere in dubbio l'amore incondizionato dei genitori.
Ma con l'aiuto di un professionista puoi superare molti ostacoli che hai sempre dato per scontati.
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Cause e sintomi della bassa autostima nei bambini
Al contrario, la bassa autostima è spesso il risultato di un rapporto disfunzionale con le figure genitoriali. Quando il bambino non si sente degno d'amore, tende a sviluppare un'immagine negativa di sé, con conseguenze potenzialmente devastanti che possono persistere nell'età adulta.
Secondo Bowlby, se la base sicura viene a mancare, il bambino è portato a sviluppare stili di attaccamento disfunzionali, spesso derivanti da traumi infantili.
Tra i principali sintomi di bassa autostima nei bambini, si riscontrano:
- difficoltà nell'esprimere la propria opinione o passività emotiva;
- aggressività e tendenza all'attribuzione esterna (sia per i successi che per gli insuccessi);
- svalutazione degli altri accompagnata da un'eccessiva valutazione di sé;
- svalutazione di sé e sopravvalutazione degli altri.
È importante ricordare che anche i bambini possono soffrire a livello psicologico ed emotivo. In presenza di uno o più di questi sintomi, è fondamentale consultare uno psicologo infantile competente, in grado di identificare la problematica e affrontarla efficacemente, sia in studio che online.
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Fonti:
- Alesi, M., Rappo, G., & Pepi, A. (2012). Strategie di autosabotaggio e autostima in bambini con differenti profili di apprendimento. RICERCHE DI PSICOLOGIA, 4, 505–519. https://doi.org/10.3280/rip2010-004002
- Rappo, G., Alesi, M., & Pepi, A. (2014). Anxiety, self-esteem and self-handicapping: A comparison between pupils with dyscalculia and normal learning. Psicologia Clinica Dello Sviluppo, 1, 53–74. https://doi.org/10.1449/77110