ARFID: il disturbo alimentare restrittivo
L'ARFID, o Disturbo Evitante/Restrittivo dell'Assunzione di Cibo, è un disturbo alimentare caratterizzato da un'estrema selettività o avversione per certi cibi, senza preoccupazioni legate al peso o alla forma del corpo. Questo disturbo può portare a malnutrizione e isolamento sociale, e richiede un trattamento multidisciplinare per essere gestito efficacemente.

Che cosa si intende per ARFID?
L'ARFID, o Disturbo Evitante/Restrittivo dell'Assunzione di Cibo, è un disturbo alimentare relativamente recente riconosciuto nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5).
A differenza di altri disturbi alimentari, come l'anoressia o la bulimia, l'ARFID non è caratterizzato da un'ossessione per il peso o la forma del corpo. Invece, le persone affette da ARFID evitano o limitano significativamente l'assunzione di cibo per motivi diversi, come un'avversione per la consistenza, il colore, l'odore, il gusto di certi alimenti, o per la paura delle conseguenze negative, come soffocare o vomitare.
Esordisce spesso nell'infanzia, in particolare nei primi 10 anni, ma può persistere anche in età adulta. Quando è legato a esperienze negative con il cibo, come un trauma, può svilupparsi a qualsiasi età.
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Sintomi dell'ARFID
Il disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo si manifesta con segnali precisi che influenzano sia la salute fisica sia la vita quotidiana della persona. I sintomi possono variare in intensità, ma compromettono sempre l’equilibrio nutrizionale e la sfera sociale. Ecco i principali indicatori da osservare:
- Evitamento persistente di cibi specifici per colore, consistenza, odore o sapore
- Scarso interesse per il cibo o per l’atto del mangiare
- Paura di mangiare in seguito a esperienze negative (come soffocamento o vomito)
- Perdita di peso o crescita rallentata nei bambini
- Deficit nutrizionali (es. carenze di ferro, vitamine, proteine)
- Uso regolare di supplementi o necessità di alimentazione artificiale
- Difficoltà a partecipare a momenti sociali legati al cibo (scuola, feste, pranzi familiari)

Cause dell'ARFID
Le attuali ricerche suggeriscono che l'ARFID ha un’interazione tra fattori biologici, ambientali ed emotivi. Il disturbo può svilupparsi in età molto precoce e persistere nel tempo, influenzando negativamente la nutrizione e il comportamento alimentare.
Fattori biologici
Alcuni individui mostrano una predisposizione genetica che può alterare la percezione del gusto e la regolazione dell'appetito. Questo può portare a una ridotta motivazione verso il cibo.
- Sensibilità elevata ai sapori o alle consistenze
- Appetito molto basso legato a fattori interni (appetito omeostatico alterato)
- Famigliarità con disturbi alimentari o sensoriali
Fattori sensoriali
Molte persone con ARFID evitano cibi specifici a causa di sensazioni sgradevoli legate a:
- Aspetto visivo del cibo
- Colore o odore intensi
- Consistenza (es. molle, granulosa, appiccicosa)
- Temperatura troppo calda o fredda
Questo comportamento è spesso chiamato “alimentazione selettiva” o “neofobia alimentare”.
Fattori ambientali e traumatici
Eventi negativi legati al cibo possono condizionare il comportamento alimentare e creare una risposta di evitamento.
- Episodi di soffocamento, nausea o vomito
- Forzature alimentari ripetute in età infantile
- Difficoltà nella comunicazione del bisogno di cibo (soprattutto nei bambini piccoli)
- Neonati e bimbi piccoli agitati o non collaborativi durante i pasti

Diagnosi e trattamento dell'ARFID
La diagnosi dell’ARFID si basa sull’osservazione di un comportamento alimentare persistente che limita o evita l’assunzione di cibo in modo clinicamente significativo. Questo comportamento non è legato a distorsioni dell’immagine corporea, come avviene nei disturbi alimentari più noti (es. anoressia). Il disturbo può emergere in età infantile, adolescenza o età adulta.
Per confermare la diagnosi, devono essere presenti una o più delle seguenti condizioni:
- Perdita di peso significativa o crescita inferiore a quella prevista nei bambini.
- Deficit nutrizionale rilevante (mancanza di vitamine, minerali o macronutrienti).
- Dipendenza da alimentazione artificiale o da supplementi orali per garantire l'apporto calorico.
- Interferenza marcata con il funzionamento psicosociale, come difficoltà scolastiche, isolamento o stress familiare durante i pasti.
Nei casi in cui il comportamento sia dovuto a mancanza di cibo o pratiche culturali come il digiuno, non è possibile fare diagnosi di ARFID. Inoltre, sono escluse le diagnosi di ARFID se il disturbo è causato da altre condizioni mediche o compare esclusivamente in presenza di anoressia nervosa e bulimia nervosa.
Una corretta valutazione richiede un'analisi clinica approfondita condotta da specialisti in ambito nutrizionale e psicologico.
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Trattamento
Il trattamento dell’ARFID può variare a seconda della gravità del caso. Nei casi lievi, si può intervenire in ambito ambulatoriale con un team multidisciplinare (pediatra, nutrizionista, psicologo).
Nei casi gravi, invece, può essere necessario un ricovero ospedaliero, soprattutto se sono presenti malnutrizione o problemi medici urgenti.
Poiché l’ARFID è una diagnosi relativamente recente, non esistono ancora linee guida cliniche ufficiali basate su prove consolidate. Tuttavia, l’obiettivo principale del trattamento resta il medesimo rispetto ad altri disturbi alimentari restrittivi:
- Recupero del peso corporeo;
- Stabilizzazione delle condizioni fisiche (es. ripresa del ciclo mestruale nelle adolescenti);
- Ripristino di una relazione equilibrata con il cibo.

Trattamento psicologico
Tra gli approcci terapeutici più efficaci per il trattamento dell'ARFID c'è la CBT-AR (Cognitive Behavioral Therapy for ARFID), una forma di terapia cognitivo-comportamentale pensata specificamente per questo disturbo. Questa terapia è indicata per pazienti a partire dai 10 anni di età che siano stabili dal punto di vista medico e non abbiano bisogno di supplementi nutrizionali per sostenere la loro dieta.
Questa terapia è strutturata e a durata limitata, solitamente compresa tra le 20 e le 30 sedute. Può essere svolta in modo individuale o, quando necessario, coinvolgendo anche la famiglia, specialmente nei casi di pazienti più giovani.
Nelle prime fasi del trattamento, l’obiettivo principale è incoraggiare il paziente a mangiare in maggiori quantità i cibi che già accetta, per poi passare gradualmente a espandere la varietà alimentare. L'approccio si concentra su un’esposizione sistematica alle difficoltà che il paziente vive durante i pasti, lavorando, ad esempio, su paure legate al cibo o su una sensibile risposta sensoriale agli alimenti.
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Fonti:
- Zimmerman, J., & Fisher, M. (2017). Avoidant/Restrictive food intake Disorder (ARFID). Current Problems in Pediatric and Adolescent Health Care, 47(4), 95–103;
- Białek-Dratwa, A., Szymańska, D., Grajek, M., et al. (2022). ARFID—Strategies for Dietary Management in Children. Nutrients, 14(9), 1739.