Ansia e Pericardite: come riconoscerla e quando preoccuparsi
L'ansia può esercitare un impatto significativo sulla pericardite, una condizione infiammatoria che coinvolge il tessuto circostante il cuore, aumentando la predisposizione alle malattie cardiovascolari.
Tra pericardite e disturbi dell’umore esiste un rapporto biunivoco. La ricerca ha dimostrato infatti che gli individui che presentano sintomi fisici e mentali di ansia e depressione, sono anche più suscettibili alle malattie cardiovascolari. Queste due condizioni sono quindi reciprocamente causative ed esercitano effetti reciproci l’una sull’altra, a dimostrazione che corpo e mente sono legati da un connubio indissolubile. Se ti interessa l'argomento, approfondisci con noi la connessione tra ansia e pericardite e le possibili strategie di gestione.
Cos'è l'ansia?
La paura è una sensazione comune che sperimentiamo sin dai primi mesi di vita. Questa emozione è fondamentale per la nostra sopravvivenza perché ci permette di riconoscere e di affrontare il pericolo: l’ansia prepara il nostro corpo, lo rende pronto al combattimento o alla fuga. L'ansia fisiologica e funzionale può essere qualificata come positiva a patto che rimanga una reazione temporanea e soprattutto finalizzata alla risoluzione del conflitto.
Cosa succede però se rimaniamo in uno stato di costante ipervigilanza, se il cuore continua a batterci forte anche in assenza di un pericolo reale? In questo caso, parliamo di ansia patologica e si manifesta attraverso sintomi fisici che includono:
- tachicardia da ansia: aumento del ritmo cardiaco al di sopra del normale. Nella tachicardia da ansia, il cuore può battere più velocemente a causa dell'elevata attivazione del sistema nervoso simpatico, che è coinvolto nella risposta al pericolo o allo stress. Battiti cardiaci irregolari dovuti all'ansia possono essere percepiti come una sensazione di battito mancante;
- ipertensione psicosomatica per ansia: una condizione in cui la pressione sanguigna aumenta a causa dell'ansia cronica o dello stress persistente;
- connessione tra alti livelli di CPK e ansia: Il creatin-fosfochinasi è un enzima che si trova principalmente nei muscoli scheletrici, nel cuore e nel cervello. Un livello elevato di CPK può essere indicativo di danni muscolari o problemi cardiaci, ma potrebbe anche essere influenzato da altri fattori, inclusi lo stress e l'ansia.
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Caratteristiche e sintomi dell'ansia
L’ansia è un'emozione caratterizzata da uno stato di apprensione, tensione o disagio che deriva dall'anticipazione del pericolo, che può essere interno o esterno. Altri sintomi dell'ansia sono:
- difficoltà respirare (dispnea ansiosa);
- vertigini;
- tremore;
- oppressione toracica e dolore al petto per l'ansia;
- sudorazione;
- mal di stomaco;
- ansia e bruciore al seno.
A volte i sintomi dell'ansia possono manifestarsi all'improvviso e in modo così forte da farci temere un attacco di cuore: temiamo di perdere il controllo e ci sembra quasi di morire. In qualche caso, la paura di non sentirsi all’altezza, la sensazione di un pericolo costante dal quale difendersi generano uno stato di tensione muscolare così elevato da generare anche dolori ossei o muscolari come la cervicale da ansia.
Connessione tra pericardite e ansia?
Il pericardio è una membrana di tessuto connettivo che circonda il cuore e i grandi vasi; la sua forma ricorda quella di un piccolo sacco e le cavità interne contengono un liquido chiamato liquido pericardico. Le sue funzioni sono numerose: mantiene il cuore nella corretta posizione all'interno della cavità toracica, rappresenta un'efficace barriera contro le infezioni, limita la distensione della cavità cardiache e riduce l'attrito tra cuore e polmoni. L’infiammazione del pericardio prende il nome di pericardite.
Caratteristiche e sintomi di ansia e pericardite
La pericardite aumento del volume del liquido pericardico che, in condizioni normali, non supera i 50 ml. L’accumulo di un volume maggiore di liquido (oltre i 100/120 ml) può comprimere il cuore, riducendo la capacità di pompare il sangue.
Questa infiammazione può essere acuta e comparire all’improvviso, oppure cronica, caratterizzata da un’evoluzione lenta e graduale del processo infiammatorio. La pericardite è mortale? No, a meno che non si verifichi una situazione di tamponamento cardiaco, evenienza piuttosto rara in questa patologia.
I sintomi iniziali della pericardite acuta sono il dolore dietro lo sterno (dolore retrosternale) o in tutto il torace. Il dolore può irradiarsi anche al collo, alla schiena o al braccio sinistro e aumenta quando si inspira, si tossisce, si deglutisce o si cambia posizione. Le persone con pericardite acuta spesso hanno anche la febbre e sperimentano aritmie cardiache e palpitazioni.
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Ansia e pericardite: impatti reciproci sulla salute
Il sistema neuroendocrino gioca un ruolo chiave perché provoca un aumento della produzione di sostanze come le catecolamine e cortisolo, che portano a incremento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, favoriscono gli spasmi dei vasi arteriosi e attivano i mediatori generici dell’infiammazione. Dal canto loro, i sintomi della pericardite creano apprensione, paura e aumentano significativamente i livelli di ansia e stress.
Uno studio pubblicato su Contemporary Reviews in Sleep Medicine (Javaheri e colleghi, 2017), ha affermato, che la connessione tra ansia e insonnia può causare ipertensione ed esporci a un rischio maggiore di insufficienza cardiaca, infiammazioni come pericardite e miocardite e malattie coronariche. I disturbi dell’umore influenzano anche il ritmo al quale viaggia il nostro cuore, creando palpitazioni o extrasistole.
Meccanismi di interazione
Un processo infiammatorio, come la pericardite dovuta all'ansia, è una risposta protettiva che il sistema immunitario innesca con l’obiettivo di "sbarazzarsi" di una minaccia, è una reazione naturale dell'organismo ad attacchi o stimoli dannosi. L’infiammazione quindi, così come l’ansia, può essere definita come un meccanismo protettivo che ci permette di reagire nei confronti dei fattori di stress interni ed esterni.
Tuttavia, quando questa reazione si prolunga nel tempo, l’infiammazione diventa una condizione cronica che danneggia le cellule e i tessuti in cui si sviluppa.
Stress e ansia possono infatti sbilanciare il nostro sistema immunitario, risvegliando un moderato stato infiammatorio. Questo squilibrio deriva dall’aumentata produzione di citochine proinfiammatorie a livello sistemico e cerebrale.
Approcci di gestione e trattamento
La scelta del trattamento appropriato dipende dalla gravità dell’ansia o della depressione e dalle esigenze individuali di ciascun paziente. Ricordiamo che il riposo assoluto nella pericardite è necessario nella fase di recupero.
Gestione dell'ansia nelle persone con pericardite
La psicoterapia è fondamentale per imparare a gestire l’ansia in caso di pericardite e malattie cardiovascolari. La terapia cognitivo comportamentale è uno degli approcci terapeutici più importanti e efficaci per gestire i disturbi d’ansia in pazienti affetti da pericardite. Questo percorso infatti permette al paziente di comprendere quali sono i modelli di pensiero negativi e di sostituirli con nuovi schemi mentali positivi e funzionali. I professionisti di Serenis possono aiutati con il sostegno di uno psicologo online adatto alle tue esigenza.
Prospettive future e ricerche in corso
L’elevata frequenza dei disturbi dell'umore associati alle malattie cardiovascolari rappresenta una sfida importante nella pratica medica quotidiana: sotto questa ottica diventa fondamentale la capacità di effettuare screening regolari che sappiano cogliere la stretta connessione tra ansia e pericardite. Acquisire la consapevolezza che nelle malattie cardiache i fattori psicosociali presentano lo stesso livello di rischio di elementi come fumo, età o sovrappeso, è fondamentale per rendere ancora più efficace e risolutiva la pratica clinica.
Fonti:
• Karlsen, H. R., Matejschek, F., Saksvik‐Lehouillier, I., & Langvik, E. (2021). Anxiety as a risk factor for cardiovascular disease independent of depression: A narrative review of current status and conflicting findings. Health Psychology Open, 8(1), 205510292098746. https://doi.org/10.1177/2055102920987462
• Javaheri, S., & Redline, S. (2017). Insomnia and risk of cardiovascular disease. Chest, 152(2), 435–444. https://doi.org/10.1016/j.chest.2017.01.026
• Von Känel, R., Hepp, U., Kraemer, B., Traber, R., Keel, M., Mica, L., & Schnyder, U. (2007). Evidence for low-grade systemic proinflammatory activity in patients with posttraumatic stress disorder. Journal of Psychiatric Research, 41(9), 744–752. https://doi.org/10.1016/j.jpsychires.2006.06.009
• Pedersen, S. S., Von Känel, R., Tully, P. J., & Denollet, J. (2017). Psychosocial perspectives in cardiovascular disease. European Journal of Preventive Cardiology, 24(3_suppl), 108–115. https://doi.org/10.1177/2047487317703827