Anoressia infantile: sintomi e cura

L'anoressia infantile è un disturbo caratterizzato dal rifiuto del cibo come forma di controllo e ricerca di attenzione, che può manifestarsi già dai primi anni di vita.

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Mangiare rappresenta qualcosa di più di un semplice atto istintivo per la sopravvivenza: il cibo è da sempre collegato ai nostri vissuti emotivi e alle esperienze di vita. L'anoressia infantile è un disturbo che può comparire in questo contesto.

Anoressia infantile: il rapporto con il cibo

Avere un figlio che mangia in base a quello che riteniamo giusto o adatto alle sue esigenze, qualifica la nostra cura, ci fa stare bene, in qualche caso ci sembra che dia volume e spessore al nostro essere genitori. Sotto questo punto di vista, le nostre preoccupazioni riguardo i modelli alimentari dei nostri figli sono quindi legittime e comprensibili. Questi timori tendono a essere più frequenti in alcuni periodi della crescita caratterizzati da naturali modifiche nelle abitudini alimentari del bambino.

Il bambino attraversa diverse fasi di sviluppo che influenzano il suo rapporto con il cibo. Intorno ai 2 anni, può iniziare a rifiutare alcuni alimenti o a mostrare preferenze alimentari più marcate. Questo è un segnale del suo desiderio di autonomia e di controllo sul proprio corpo. Durante l'adolescenza, può attraversare una fase di maggiore sperimentazione e di ricerca della propria identità, che può includere anche scelte alimentari diverse da quelle della famiglia.

È importante che i genitori siano consapevoli di questi cambiamenti naturali e che siano in grado di affrontarli con dialogo, comprensione e pazienza. Prima di interpretare ogni rifiuto del cibo come un problema, dovremmo cercare di capire le esigenze e le motivazioni del bambino, mantenendo un atteggiamento positivo e incoraggiante nei confronti dell'alimentazione.

In alcuni casi però, un calo dell'appetito o un cambiamento nel modello alimentare possono richiedere ulteriori indagini e attenzioni da parte delle famiglie perché potrebbero nascondere disturbi del comportamento alimentare come anoressia e bulimia.

Anoressia nervosa: età di esordio

L'anoressia nervosa è un disturbo alimentare determinato dal forte desiderio di dimagrire. Questa spinta porta chi ne è affetto a ridurre il peso corporeo oltre i limiti considerati salutari per la propria età e costituzione fisica. La distorsione della percezione corporea fa sì che chi soffre di questo disturbo continui a vedersi in sovrappeso, nonostante l'evidente magrezza. La grande importanza data all'immagine e al peso nella vita quotidiana e nei media, nonché la scarsa educazione alimentare, hanno trasformato l'anoressia in una malattia che colpisce non soltanto adolescenti e giovani adulti ma anche i bambini.

Secondo una ricerca effettuata dal Ministero della Salute, l’età di esordio dei DCA è sempre più bassa: in bambine di 8 anni sono stati individuati i disturbi alimentari più diffusi, come l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa, insieme a problematiche dell'alimentazione più difficili da inquadrare, come la disfagia, l'alimentazione selettiva e il disturbo emotivo da evitamento del cibo.

I dati del Ministero trovano riscontro in numerosi studi scientifici internazionali. Un paper pubblicato su Science Direct (Rachel Bryant-Waugh, 2019), ha affermato che i 6 disturbi formali dell'alimentazione e del comportamento alimentare possono svilupparsi durante l'infanzia.

L'anoressia nervosa colpisce soprattutto il sesso femminile. Le bambine anoressiche sono molto più frequenti anche se, negli ultimi anni, stiamo assistendo a un aumento progressivo dei casi di anoressia maschile.

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Cos’è l’anoressia infantile?

L’anoressia infantile è caratterizzata da un rifiuto totale di mangiare, evidenziato da una deflessione sulla curva del peso e dell'altezza del bambino. Questo disturbo alimentare ha il suo esordio tra i sei mesi e i tre anni, durante la fase precoce dello sviluppo di separazione e individuazione.

Il bambino rifiuta di mangiare per cercare di ottenere autonomia e controllo nei confronti della madre, un comportamento che serve a coinvolgerla maggiormente nel suo rapporto con il cibo e a soddisfare il suo bisogno di attenzione. L'alimentazione del bambino è influenzata dai suoi bisogni emotivi piuttosto che dalle normali sensazioni di fame e sazietà (I. Chatoor, 2017).

Nei più piccoli quindi il conflitto non è dettato dalla distorsione dell’immagine corporea o dall’obiettivo di perdere peso, ma deriva dal confronto con l'Altro materno: l'anomalia che deriva dal legame con il primo oggetto libidico (la madre) e le difficoltà che nascono dalla alienazione e separazione potrebbero causare il rifiuto del cibo.

Sintomi dell'anoressia infantile

Nei più piccoli, l'anoressia infantile si manifesta gradualmente. A poco a poco, il bambino tende a non finire il latte, poi allontana la tettarella con la lingua e gira la testa dall'altra parte quando si avvicina al biberon o al cucchiaio. Se il genitore insiste, stringe la mascella, a volte vomita il cibo. I piccoli iniziano ad avere ritmi di sonno disturbati, con cicli irregolari, comportamenti irritabili, imprevedibili e difficili da calmare.

L'anoressia infantile dai 5 anni in su mostra invece una serie di sintomi che occorre monitorare con molta attenzione:

  • Preoccupazione per peso e forma fisica. I bambini iniziano a manifestare un'eccessiva preoccupazione riguardo al proprio peso e alla propria immagine corporea, spesso affermano di sentirsi grassi o inadeguati.
  • Tratti ansiosi o perfezionisti. Il bambino anoressico presenta tratti di ansiaperfezionismo, due fattori dir ischio nello sviluppo di disturbi alimentari come l'anoressia e la bulimia.
  • Cambiamenti nelle abitudini alimentari. I bambini smettono di mangiare come prima, giocano con il cibo nel piatto anziché consumarlo. Spesso non toccano cibo, affermando di non avere fame. Negli adolescenti, può verificarsi il rifiuto di mangiare in presenza di altre persone.
  • Sensibilità al freddo e cambiamenti fisici. I bambini anoressici mostrano un'estrema sensibilità al freddo, e spesso hanno la necessità di indossare diversi strati di abbigliamento per mantenersi caldi.
  • Il bambino va in bagno dopo ogni pasto. Nei bambini più grandi o negli adolescenti c'è la possibilità di autoindurre il vomito o di usare lassativi.
  • Tristezza e apatia. A volte il bambino appare triste, isolato, non ha voglia di giocare, o di interagire con i suoi coetanei. Questo disturbo alimentare non sempre è accompagnato da una evidente magrezza. L’anoressia atipica è caratterizzata infatti dall’assenza di sottopeso.

Quali sono le cause dell'anoressia infantile?

L'anoressia infantile rappresenta l’espressione di un conflitto tra il bambino e i suoi genitori, e si manifesta come una vera e propria lotta psicologica. In molti casi, l'anoressia infantile si sviluppa come una reazione a catena: per vari motivi, il bambino inizia a mangiare meno, i genitori reagiscono forzandolo a mangiare, e il bambino, a sua volta, si rifiuta di farlo.

Questo porta rapidamente a un circolo vizioso: più il bambino si oppone al cibo, più i genitori, frustrati e ansiosi, cercano di costringerlo a mangiare, trasmettendo quindi il loro stress al bambino, che associa il momento del pasto a una fonte di ansia: questo meccanismo interferisce in maniera negativa sul suo rapporto con il cibo.

Le cause dell’anoressia infantile possono essere anche di natura fisiologica. Infezioni virali benigne, infezioni batteriche o altre patologie generali rare ma gravi possono causare anoressia nei bambini.

Studi recenti suggeriscono inoltre che esiste un legame importante tra ADHD e disturbi alimentari (F. Villa e colleghi, 2023).

Nei bambini più grandi e negli adolescenti, le convinzioni sociali relative all'aspetto corporeo, le influenze familiari, la genetica e i fattori neurochimici e di sviluppo sono considerati importanti fattori di rischio.

Gli adolescenti che sviluppano l’anoressia hanno maggiori probabilità di provenire da famiglie con una storia di problemi di peso, malattie fisiche e altri problemi di salute mentale, come depressione o abuso di sostanze; sono contesti familiari che mostrano una forte difficoltà a risolvere adeguatamente i problemi perché troppo rigide, eccessivamente critiche, invadenti e iperprotettive.

Ansia o disturbi dell’umore possono favorire la comparsa dell'anoressia adolescenziale.

Cura e trattamento dell’anoressia infantile

La mancanza di appetito e le cattive abitudini alimentari possono avere ripercussioni fisiche, sull’ambiente familiare e sociale, peggioramento del rendimento scolastico e cambiamenti emotivi, come riportato da numerose testimonianze sull'anoressia. Si tratta quindi di situazioni potenzialmente serie che devono essere gestite il prima possibile: ma come si fa ad affrontare l’anoressia?

Il trattamento dell’anoressia infantile prevede un approccio multidisciplinare che comprende supporto psicologico, nutrizionale e medico.

L'obiettivo è quello di ripristinare il peso sano del bambino, migliorare il suo rapporto con il cibo e con il proprio corpo e lavorare sulle problematiche emotive alla base del disturbo alimentare. La terapia cognitivo comportamentale e la terapia familiare sono fondamentali per aiutare il piccolo a ritrovare il proprio benessere.

Il coinvolgimento della famiglia, in particolare, è essenziale per il processo di guarigione. La partecipazione dei genitori alle terapie e il supporto al bambino sono imprescindibili per il buon esito della terapia.

Anoressia infantile: cosa può fare un genitore?

È difficile capire come aiutare una persona anoressica e lo è ancora di più se parliamo di un bambino. Proviamo a seguire poche ma semplici strategie:

  1. Osserviamo i nostri figli. Proviamo a osservare i nostri bambini. Il comportamento del piccolo in ambienti diversi, come la casa dei nonni, la scuola o in compagnia degli amici, può rivelare molto sul suo rifiuto del cibo. È importante osservare come interagisce in queste situazioni e se ci sono differenze significative rispetto al comportamento a casa. Inoltre, è utile considerare anche altre abitudini, come il sonno, il gioco e le routine quotidiane.
  2. Importanza della comunicazione. È fondamentale parlare con il bambino per comprendere le ragioni del suo rifiuto del cibo e ciò che sta accadendo nella sua vita. Questo dialogo diventa ancora più importante durante i momenti di crisi familiare. I bambini, più degli adulti, sono sensibili ai segnali non verbali delle persone a loro care: le cose che non diciamo, spesso per proteggerli, possono in realtà causare confusione e preoccupazione perché percepiscono che qualcosa non va ma non riescono a identificarne la causa.
  3. Attenzione e bisogni emotivi. A volte pensiamo che non mangiare sia un modo per attirare l'attenzione. Non fermiamoci a questo ma chiediamoci: perché nostro figlio sceglie di attirare l'attenzione rifiutando il cibo? Riceve l'attenzione di cui ha bisogno in altri momenti? Evitiamo inutili confronti: ogni individuo ha il proprio modo di relazionarsi con il mondo, e alcuni bambini possono necessitare di più attenzioni o magari non sanno come chiedere aiuto quando ne hanno bisogno.
  4. Costruire la consapevolezza emotiva. Nessuno di noi nasce con la capacità di definire le emozioni che prova. Quello che dobbiamo fare come genitori è spingere i nostri figli con gentilezza a identificare e accettare ciò che sentono. La costruzione lenta ma progressiva di questa mappa emotiva può aiutare a combattere l’anoressia nei bambini perché li porta a sentirsi compresi e regala loro la capacità di esprimere le proprie emozioni. Il cibo cessa di essere uno strumento e rifugio ma torna a essere semplice nutrimento.

Esistono anche degli accorgimenti di natura pratica che possono aiutarci a gestire i problemi alimentari dei nostri figli. Una buona educazione alimentare è fondamentale per prevenire l'anoressia e ricordiamo che l'importante è mangiare tutto nella giusta quantità, senza eccessi. Non obblighiamo i nostri figli a finire il piatto: l'importante è la qualità, non la quantità; costringerli a mangiare, come abbiamo visto, può essere controproducente. Incoraggiamo il movimento: praticare sport è fondamentale per condurre una vita sana, stimolante e divertente.

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Fonti:

  • Della Salute, M. (n.d.). Survey epidemiologica. https://www.salute.gov.it/portale/saluteMentale/dettaglioContenutiSaluteMentale.jsp?lingua=italiano&id=6029&area=salute%20mentale&menu=DNA
  • Disturbi del comportamento alimentare nell’infanzia: come riconoscerli. (2024, March 15). Save the Children Italia. https://www.savethechildren.it/blog-notizie/disturbi-del-comportamento-alimentare-nell-infanzia-come-riconoscerli
  • Chatoor, I., Hirsch, R., Ganiban, J., Persinger, M., & Hamburger, E. (1998). Diagnosing Infantile Anorexia: The observation of Mother-Infant Interactions. Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 37(9), 959–967. https://doi.org/10.1097/00004583-199809000-00016
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Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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