ADHD e lavoro tra sfide e opportunità

L’ADHD può influenzare concentrazione e organizzazione, ma con strategie come routine, gestione del tempo e pause, si valorizzano creatività, iperconcentrazione ed energia, rendendolo un punto di forza lavorativo.

|
Primo colloquio gratuito
Primo colloquio gratuito
Adhd e lavoro

Cos’è l’ADHD?

ADHD sta per disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività. È un disturbo del neurosviluppo che inizia nell'infanzia. I disturbi e i comportamenti conseguenti variano con l'età. Ma, di base, comprendono difficoltà di concentrazione e attenzione, iperattività motoria, impulsività, procrastinazione e fatica nella gestione di compiti complessi.

Sintomi degli adulti con ADHD

Se nei bambini con ADHD prevalgono i sintomi relativi all’iperattività motoria, all’impulsività e al deficit attentivo, negli adulti la sindrome si manifesta con: deficit di concentrazione, mancanza di perseveranza nei compiti complessi e difficoltà nella regolazione delle emozioni. Chi ha l’ADHD lamenta problemi relazionali, noia e rabbia. Cambia spesso partner e lavoro. Tende a rimandare le cose senza riuscire a gestire il tempo disponibile.

Pensi di soffrire di ADHD?

Parlane con un professionista specializzato, compila il questionario per trovare quello più adatto a te. 

  • Primo colloquio gratuito
  • Sedute online
  • 97% recensioni positive

Disturbi associati all’ADHD negli adulti

Negli adulti, l'ADHD è spesso legato ad altri disturbi psichiatrici. Questi includono dipendenza da sostanze, disturbi d'ansia, disturbo bipolare e depressione (Klassen et al., 2010).

ADHD e lavoro

ADHD e lavoro sembrano a volte condizioni inconciliabili. Le funzioni esecutive del cervello sono deboli, questo influisce molto sulla capacità di pianificare un compito. Il lavoratore deve tenere conto di scadenze, risorse materiali, economiche e del personale umano necessario. Mantenere la giusta concentrazione per completare un’attività manuale o intellettuale è spesso complicato.

Conseguenze nell’ambiente lavorativo

L’ ADHD porta a conseguenze sul lavoro non sottovalutabili. Errori di distrazione e difficoltà nell'attenzione condivisa su più compiti, come badare a un bambino e cucinare, o monitorare gli ingressi in portineria e pulire il pavimento. A volte, sembra impossibile lavorare in team o riportare ai superiori l'esito di ricerche e lavori fatti.

Bassa reputazione

I datori di lavoro tendono a considerare i dipendenti con ADHD non dichiarata, come inaffidabili e imprecisi. Perciò, spesso vengono loro affidati incarichi poco soddisfacenti. Questo accade nonostante le loro capacità fisiche e culturali, che li renderebbero adatti a ruoli di maggiore responsabilità e retribuzione.

Squilibrio emotivo e ADHD

I problemi pratici hanno importanti conseguenze a livello emotivo. Aumentano ansia e senso di impotenza e inadeguatezza. Il lavoratore tende a isolarsi e demoralizzarsi, arrivando ad accusare sintomi di depressione e panico. Molti finiscono con l'abbandonare il posto di lavoro.

Dirlo al capo? Come?

Se, anche solo in parte, ci riconosciamo nei comportamenti descritti, è utile contattare il medico. Il medico potrà indicare un percorso per avere una diagnosi certa. Se sappiamo di avere l'ADHD, è meglio informare il datore di lavoro. Questo non esime il dipendente dal portare a termine i propri incarichi, ma permette al responsabile di conoscere punti forti e limiti del proprio collaboratore e di offrire le misure compensative o dispensative necessarie per ottenere risultati ottimali.

Come posso raggiungere i miei obiettivi?

Esistono molti strumenti per compensare le difficoltà di attenzione e pianificazione. I più semplici sono i promemoria e le agende, elettroniche o tradizionali. I più sofisticati includono l'uso consapevole di doppi compiti e in generale i training di potenziamento cognitivo (Benso F., 2010). ADHD e lavoro non sono un binomio impossibile, dobbiamo imparare a conoscere i nostri punti di forza e di debolezza per poter intervenire in modo adeguato.

ADHD e intelligenza

Molto spesso l’ADHD è diagnosticato in soggetti che presentano valori di QI (quoziente intellettivo) molto alto e che sviluppano capacità di pensiero creativo e divergente molto apprezzati dalla maggior parte delle aziende in tutti i settori.

ADHD e invalidità

Se le conseguenze dell'ADHD rendono davvero difficile gestire lavoro e le relazioni personali, si può chiedere il riconoscimento di un livello di invalidità ai sensi della legge 104 del 1992. La percentuale di invalidità riconosciuta dipenderà dall'esito di una visita a cui l'INPS chiamerà il richiedente e dalle certificazioni specialistiche in suo possesso. Una percentuale di invalidità alta dà accesso a posti riservati in alcuni concorsi pubblici. Si ha anche la priorità nella scelta delle sedi di lavoro, se si supera il concorso. Inoltre, si possono richiedere permessi per cure e si ha diritto a un piccolo sussidio per le terapie. I benefici variano e vanno verificati nello specifico in relazione alla percentuale di invalidità riconosciuta e al tipo di azienda per la quale si lavora.

ADHD e formazione

Nel caso di iscrizione presso enti di formazione pubblici o privati, la certificazione di ADHD, anche senza invalidità, dà diritto a seguire una programmazione personalizzata che faccia uso degli strumenti compensativi e dispensativi necessari per raggiungere il successo formativo. Tempi aggiuntivi, interrogazioni programmate, uso di mappe cognitive, sono solo alcuni tra gli strumenti a disposizione. Se è presente la certificazione clinica di ADHD senza riconoscimento di invalidità, la scuola adotterà un PDP (piano didattico personalizzato), in presenza di certificazione ai sensi della 104/92, sarà formulato e attuato un PEI (piano educativo individualizzato).

adhd e formazione.jpg

Rischi per gli ADHD sul lavoro

Tra gli elementi da non sottovalutare parlando di ADHD e lavoro, c’è sicuramente la valutazione del livello di rischi ai quali il lavoratore si espone. Ogni lavoratore si assume dei rischi nell’ambito della propria attività. La legge, dal d.lgs 81 del 9 aprile 2008 ad oggi, richiede ai datori di lavoro, agli enti locali e ai lavoratori di prevenire pericoli e situazioni dannose per la salute. Devono anche adottare misure di safety e security adeguate. La distrazione continua aumenta il rischio di infortunio, soprattutto con macchinari industriali o lavori fisicamente impegnativi. Il mancato rispetto dei tempi di consegna può causare problemi legali ed economici. I contratti aziendali prevedono il pagamento di danni per ritardi. Ci sono anche rischi di danni a strutture e macchinari in uso. Inoltre, lo stress e le reazioni impulsive possono causare fraintendimenti e scarsa sintonia con collaboratori e superiori.

Rischi psicologici

Il benessere psicofisico del lavoratore con ADHD è messo a dura prova dallo stress dato dal sopperire alla naturale distrazione, all’impulsività, alla tendenza a procrastinare i compiti, che porta poi a corse dell’ultimo minuto, con nottate in bianco, stanchezza, sonno che si accumula e ansia.

Distrazioni

Il deficit delle funzioni esecutive, di pianificazione e di attenzione, in tutte le sue forme, dalla concentrazione al controllo del contesto mentre eseguiamo un compito, alle funzioni di switch tra attività, comporta di solito un sovraccarico di lavoro dei sistemi di controllo del nostro cervello. Questo significa che, per completare un compito, dobbiamo usare molte più energie degli altri (Benso F., 2010). Ci stancheremo molto prima di partner, amici e colleghi.

Bisogno di staccare la spina

Non sempre è semplice dare un nome alla fatica, all’esaurimento delle risorse a disposizione e far comprendere a chi ci sta accanto l’esigenza di allentare la tensione, di limitare il controllo sulle attività quotidiane non essenziali, come mantenere l’ordine in casa o cucinare. È molto facile incorrere in incomprensioni e difficoltà relazionali.

Dipendenze

L’ ADHD e le conseguenze sul lavoro date dal sottovalutare i sintomi di una neurotipicità che va riconosciuta e gestita, possono portare a fughe dalla realtà alla ricerca di emozioni forti. Purtroppo i dati delle ultime ricerche scientifiche dimostrano una frequente presenza di disturbi da dipendenza (tossicodipendenza, alcolismo, ludopatia) associate all’ADHD. Una delle dipendenze meno diagnosticate ma che sta aumentando di incidenza negli ultimi anni, è la dipendenza dal lavoro, o workaholism (Noos N.45, 2008).

Iperfocalizzazione

La necessità per una persona con ADHD di esercitare un continuo controllo su di sé e sul proprio lavoro, può portare all’iperfocalizzazione. L’eccesso di attenzione focalizzata fa raggiungere spesso ottimi risultati in un ambito ristretto, escludendo però tutti gli altri stimoli.

Workaholism

La tendenza all’iperfocalizzazione e le soddisfazioni emotive date dal sentirsi bravi sul lavoro, inducono spesso chi soffre di ADHD a sviluppare una dipendenza.

Il lavoro diventa il centro di pensieri e attività, ci si immerge con totale dedizione escludendo dalla propria vita qualsiasi altra responsabilità, interesse o relazione. Il woarkolico non riesce a smettere di lavorare, perde ore di sonno, è spesso impaziente ed ipercritico con i colleghi e trova sollievo da stress e ansia solo lavorando.

Ovviamente questa dipendenza necessita del supporto di specialisti per riuscire a ristabilire un equilibrio nella propria vita personale e gestire i sintomi delle inevitabili crisi di astinenza che si dovranno affrontare nel cammino verso la rieducazione ad un rapporto sano col proprio lavoro.

Pensi di soffrire di ADHD?

Parlane con un professionista specializzato, compila il questionario per trovare quello più adatto a te. 

  • Primo colloquio gratuito
  • Sedute online
  • 97% recensioni positive

Gestione dell’ADHD nel lavoro

ADHD e lavoro possono e devono diventare un binomio vincente. Conoscere il proprio disturbo è il primo passo verso una compensazione possibile. È importante imparare a gestire i tempi, a programmare in maniera efficace, avere cura del proprio benessere emotivo. Investire tempi e risorse per comunicare in maniera chiara ed efficace con chi ci sta accanto, permette di raggiungere alti livelli di soddisfazione professionale e personale. Il cervello di chi ha un disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività impara a trovare soluzioni alternative ai problemi più comuni. Inventa strade nuove per raggiungere obiettivi complessi, spezzettandoli in micro attività raggiungibili. Chi ha l’ADHD e ne è consapevole, passa la vita a ottimizzare le risorse proprie e altrui, sviluppando spesso capacità gestionali e di organizzazione di team invidiabili. Un buona abitudine sul lavoro per chi ha un disturbo da deficit di attenzione e iperattività è quello di collaborare in team. Avere un riscontro e un controllo sugli aspetti pratici del proprio operato può diminuire l’ansia e aiutarci a concentrarci sugli aspetti fondamentali dei compiti a noi affidati.

Consigli pratici

Se ci riconosciamo anche solo in parte in questi sintomi, contattiamo il medico curante. La procedura per diagnosticare il disturbo prevede di prenotare una visita neuropsichiatrica presso le ASL di riferimento della regione, su impegnativa del medico. I tempi di attesa sono di solito molto lunghi, possono variare da pochi mesi a uno o due anni. Ovviamente ci si può rivolgere anche a neuropsichiatri privati per accelerare l’iter, ma per un’eventuale certificazione ai fini del riconoscimento in enti pubblici, come scuole o INPS servirà comunque il certificato di una struttura pubblica.

Terapie consigliate

Intervenire sulle cause neurobiologiche e sui sintomi dell’ADHD è possibile. Le strade che possiamo percorrere sono due: farmacologica e psicoterapeutica. Esistono in commercio diversi farmaci, la cui efficacia è stata comprovata in anni di sperimentazione. Questi intervengono a equilibrare i livelli di dopamina e noradrenalina nel sangue. In Italia le molecole approvate per la cura dell’ADHD sono il metilfenidato e la atomoxetina. Entrambi danno buoni risultati ma al costo di importanti effetti collaterali, da tenere in considerazione. L’uso dei farmaci, sempre sotto stretto controllo medico, va valutato in un’ottica di costo-beneficio. Più invalidanti sono le conseguenze dell’ADHD nella mia vita quotidiana, più è consigliabile ricorrere ai farmaci.

Psicoterapia

Anche quando si usano i farmaci, è essenziale affiancare una terapia psicologica. La psicoterapia nel trattamento di persone con ADHD ha diverse finalità. Favorisce la metacognizione. Aiuta a capire come pensiamo e come funziona il nostro cervello. Inoltre, insegna a migliorare i suoi punti deboli. Esercizi mirati possono potenziare le funzioni esecutive. Così, si compensano i deficit quotidiani. Il cervello, come i muscoli, è plastico. Può essere allenato e imparare, anche da adulti. Un'altra importante funzione della psicoterapia è il supporto nella gestione di ansia, depressione, rabbia e disregolazioni emotive. Chi ha l’ADHD ha bisogno di emozioni forti e soddisfazioni immediate, spesso cade vittima di dipendenze di vario tipo. La psicoterapia può prevenire questi rischi ed essere di supporto qualora si fosse già vittima di dipendenza. Il supporto di psicoterapia offerto on-line da Serenis ha il vantaggio di essere accessibile in modo semplice e immediato. Con le visite in presenza è difficile ottenere appuntamenti in tempi brevi per gestire crisi di panico, stati depressivi o urgente esigenza di un confronto. Il consulto online ci mette subito in contatto con professionisti qualificati e affidabili.

Pensi di soffrire di ADHD?

Parlane con un professionista specializzato, compila il questionario per trovare quello più adatto a te. 

  • Primo colloquio gratuito
  • Sedute online
  • 97% recensioni positive

Lavori consigliati a persone con ADHD

In base agli elementi evidenziati, possiamo dire che non ci sono lavori che non siano alla portata di chi ha l’ADHD. Basta considerare rischi, necessità e potenzialità. Lavori creativi e artistici, con maggiore flessibilità oraria e variabilità di contenuti e modalità espressive, possono soddisfare l'esigenza di stimoli continui e scongiurare la noia. Del resto attività più ripetitive e semplici hanno il vantaggio di favorire la memoria procedurale e limitare gli errori dovuti alla distrazione. È comunque preferibile impegnarsi in attività che prevedano la collaborazione di un team di cui ci si fidi, che può sopperire alle debolezze di pianificazione e attenzione tipiche di chi ha l’ADHD e allo stesso tempo valorizzarne le capacità creative e intuitive.

 

Fonti

  • Klassen LJ, Katzman MA, Chokka P. (2010) Adult ADHD and its comorbidities, with a focus on bipolar disorder. J Affect Disord.,124 (1-2), 1-8.
  • Benso F. (2010) Sistema attentivo- esecutivo e lettura. Un approccio neuropsicologico alla lettura. Il Leone Verde. Torino.
  • Benso F. (2018). Attenzione esecutiva, memoria e autoregolazione. Una riflessione neuroscientifica su funzionamento, assessment, (ri)abilitazione. Hogrefe. Firenze.
  • Benso F. (2013) Sistema Attentivo Esecutivo: osservazioni critiche e sviluppo. In Sabbadini L. Disturbi Specifici del Linguaggio, Disprassie e Funzioni Esecutive. Springer Verlag Italia.
  • Noos, aggiornamenti in psichiatria N.45,2008.
Il nostro processo di revisione
Scopri di più
Approfondimento
Coinvolgiamo nella stesura dei contenuti clinici terapeuti con almeno 2.000 ore di esperienza.
Verifica
Studiamo le ricerche sul tema clinico e quando possibile le inseriamo in bibliografia.
Chiarezza
Perfezioniamo gli articoli dal punto di vista stilistico privilegiando la comprensione del testo.
Validano gli articoli
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
Leggi la biografia
Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Leggi la biografia
Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Trova un terapeuta
Primo colloquio gratuito
Primo colloquio gratuito