Contrastare l'abilismo: significato, forme e azioni di sensibilizzazione
Questo processo di differenziazione comporta un effetto di confinamento, stabilendo criteri di inclusione ed esclusione.
Negli ultimi due decenni, si è osservato un notevole interesse nei confronti dell'abilismo, una concezione emergente finalizzata a delineare i processi di discriminazione e esclusione sociale nei confronti delle persone con disabilità.
Il termine, originato dai movimenti per i diritti delle persone con disabilità negli Stati Uniti e in Gran Bretagna negli anni ‘60 e ‘70, si concentra sulla costruzione sociale dell'abilità, sfidando le preesistenti concezioni convenzionali.
L'abilismo mira a spostare l'attenzione dalla mera disabilità, concentrandosi sull'analisi della produzione, funzionamento e perpetuazione dell'abilità.
Analogamente ai concetti di razzismo, classismo e sessismo, l'abilismo denuncia la discriminazione contro un gruppo sociale specifico, evidenziando come ideali, valori e credenze influenzino quotidianamente la vita di chi vive con una disabilità.
Tale forma di discriminazione agisce in modo sottile, plasmando le preferenze attorno a un determinato tipo di corpo e contribuendo alla categorizzazione delle persone come normali, devianti, disabili o malate.
Malgrado l'ingresso del termine abilismo nel dibattito pubblico, molte persone ne percepiscono ancora un significato vago. Pertanto, è cruciale chiarire il suo significato per comprendere appieno i rischi impliciti.
In questo articolo ci proponiamo di fare chiarezza sul termine abilismo, delineare le sue forme e in che modo è possibile contrastare questa forma di discriminazione.
Definizione teorica di abilismo
L'abilismo prende forma nel contesto della relazione tra l'individuo e l'ambiente culturale e sociale circostante. Le aspettative di abilità, quali:
- la produttività;
- l'autonomia;
- il compimento di specifici ruoli.
Definiscono gli standard sociali e contribuiscono a un meccanismo di differenziazione.
Le persone che non soddisfano queste aspettative vengono considerate inadeguate e inessenziali, perpetuando la norma sociale dell'abilità.
Questo processo di differenziazione comporta un effetto di confinamento, stabilendo criteri di inclusione ed esclusione.
Dimensione del potere e privilegio
Oltre a delineare le aspettative di abilità, diverse definizioni di abilismo sottolineano le dimensioni del potere e del privilegio.
Essere abili implica il godimento di privilegi spesso dati per scontati, contribuendo così alla riproduzione di disuguaglianze sociali.
In questo contesto, l'abilismo non solo critica l'idealizzazione di un corpo "perfetto" ma evidenzia anche le dinamiche di potere e i privilegi impliciti che permeano la vita quotidiana delle persone con disabilità.
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Significato di abilismo
Il termine "abilismo" nasce dalla necessità di evidenziare i processi sociali di costruzione e valutazione delle abilità individuali, un tempo considerate come dati impliciti. Contrariamente alle discussioni pregresse sulla disabilità, l'abilismo sposta l'attenzione sulla centralità delle aspettative e credenze riguardanti le abilità.
L'abilità, intesa come capacità di svolgere compiti specifici, diventa un parametro di giudizio sociale che può portare a esclusione e marginalizzazione.
Questo concetto si manifesta attraverso le aspettative di abilità, che delineano i modi in cui le persone dovrebbero comportarsi per essere considerate parte integrante della società.
Le forme di abilismo
L'abilismo si manifesta in diverse forme, ciascuna caratterizzata da atteggiamenti e comportamenti distinti. Queste forme possono essere categorizzate come:
- benevolo;
- ostile;
- ambivalente.
Evidenziando la complessità di questa manifestazione di discriminazione.
Vediamole nel dettaglio.
- Abilismo benevolo
L'abilismo benevolo si manifesta attraverso basse aspettative verso le persone con disabilità. In questo contesto, ciò che per alcuni è considerato normale, come guidare, fare shopping o frequentare l'università, può suscitare stupore quando svolto da individui con disabilità.
Questa forma di abilismo spesso sottintende pietismo, protezione paternalistica e accondiscendenza.
Un esempio emblematico è l'utilizzo delle persone con disabilità come fonte di ispirazione (noto come "inspiration porn"), sottolineando le sfide incontrate per suscitare ammirazione senza considerare le persone con disabilità come individui eccezionali.
- Abilismo ostile
L'abilismo ostile si manifesta attraverso comportamenti apertamente negativi, come:
- l'uso inappropriato del linguaggio;
- gesti di disgusto;
- evitamento;
- aggressioni;
- crimini d'odio;
- bullismo;
- umiliazione;
- punizioni;
- segregazione.
Queste manifestazioni sono dirette e esplicite, creando un ambiente ostile e discriminatorio per le persone con disabilità.
- Abilismo ambivalente
L'abilismo ambivalente assume una forma mista, caratterizzata da aspetti positivi e negativi a seconda delle situazioni, degli obiettivi e delle caratteristiche delle persone coinvolte.
Le persone possono avere convinzioni contrastanti sulla disabilità, riconoscendo la necessità di gentilezza e compassione ma provando ansia e disagio in presenza di individui con disabilità.
- Abilismo interiorizzato
L'abilismo può essere interiorizzato dalle stesse persone con disabilità, influenzando il loro senso di sé, comportamento e risposta all'oppressione.
Questa forma si manifesta attraverso rappresentazioni negative, come:
- sottolineare le differenze tra persone con disabilità diverse;
- nascondere la propria disabilità;
- negare la sua esistenza per evitare l'associazione con altri individui con disabilità.
Il binomio abilità/normalità e la necessità di sfidare le categorizzazioni
Quando si affronta il tema delle persone con disabilità, spesso si attiva un meccanismo che crea divisioni, distinguendo tra "noi" e "loro", membri del gruppo e estranei.
È essenziale ricordare che le operazioni di categorizzazione sono un modo per semplificare la complessità sociale, e se gestite correttamente senza diventare fonte di discriminazione, non sono intrinsecamente negative.
Nel processo di semplificazione della realtà, le persone si avvalgono di categorie rilevanti per la società in cui vivono, come il sesso, la classe sociale o la razza.
Come già discusso in precedenza, la nostra società è fortemente organizzata attorno al binomio abilità/normalità. In un contesto abilista, la normalità non è semplicemente un dato statistico, ma piuttosto un ideale, un principio positivo di valutazione che definisce la forma perfetta.
La categorizzazione tra corpi abili (considerati conformi e standard) e corpi non abili contribuisce a occultare l'ampia eterogeneità delle condizioni che rientrano nella categoria della disabilità.
In Italia, la percentuale di persone che dichiarano di non avere alcuna limitazione nelle attività quotidiane è del 73,2%, evidenziando che la condizione di disabilità non riguarda una minoranza ristretta.
La probabilità di sperimentare la disabilità nella vita, in forma temporanea o permanente, è in costante aumento, anche a causa dell'allungamento della vita media.
È imperativo confrontarsi con il tema dell'abilismo oggi, specialmente in un contesto in cui l'ideologia meritocratica, che ruota anch'essa attorno al concetto di abilità, gode di grande favore.
La sfida consiste nel superare le categorie predefinite, riconoscere la diversità e promuovere un approccio inclusivo che celebri la ricchezza della varietà umana anziché perpetuare divisioni dannose.
La doppia discriminazione delle donne con disabilità nell'età adulta
L'età adulta, nella sua complessità, richiede indipendenza, autonomia e competenza. Tuttavia, le aspettative sociali spesso non tengono conto delle sfide uniche che le persone con disabilità affrontano, creando un divario tra le aspettative normative e la realtà della loro esperienza.
Le pressioni culturali e sociali legate all'età adulta, come:
- la sessualità;
- l'indipendenza abitativa;
- l'autosufficienza finanziaria;
- la genitorialità.
Raramente considerano le esperienze delle persone con disabilità, che sono spesso percepite come dipendenti.
Questo divario si amplifica ulteriormente per le donne con disabilità, che si trovano ad affrontare una doppia marginalizzazione e discriminazione.
Le aspettative culturali sulla femminilità e i ruoli di genere complicano ulteriormente le sfide che le donne con disabilità devono superare. In particolare, le aspettative riguardo alla maternità impongono stereotipi restrittivi e discriminanti sulle donne con disabilità.
Esse sono spesso escluse dal discorso sulla maternità, percepite come incapaci e oggetto di discriminazioni in materia di salute riproduttiva e genitorialità.
Ricerche internazionali evidenziano una realtà allarmante: le donne con disabilità incontrano significative disparità nell'accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, risultando in esiti di salute più negativi rispetto alle donne senza disabilità.
La necessità di una prospettiva sulla disabilità che consideri le dimensioni adulta e di genere emerge come una priorità urgente, chiedendo azioni concrete per garantire l'effettivo riconoscimento dei diritti delle donne con disabilità nella loro interezza.
Disabilità, cittadinanza e diritti alla luce della CRPD
La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) del 2006 ha rivoluzionato il panorama dei diritti sociali e civili, sottolineando il pieno e uguale riconoscimento dei diritti umani delle persone con disabilità.
Questa convenzione rappresenta un fondamentale cambiamento di prospettiva, collocando le persone con disabilità come titolari e soggetti di diritti umani, affermando il valore intrinseco di ognuno e il principio di inclusione totale.
La CRPD introduce il concetto di "progettazione universale" e degli "accomodamenti ragionevoli", proponendo una società più inclusiva attraverso la rimozione delle barriere e l'istituzione di adattamenti che favoriscono il diritto a un'esistenza indipendente e l'inclusione nelle comunità.
La progettazione universale mira a realizzare prodotti, ambienti, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone senza necessità di adattamenti specializzati.
Il principio di uguaglianza e non discriminazione riconosce l'importanza dell'accesso non discriminatorio ai servizi e ai sostegni di supporto, adattandoli alle necessità individuali.
La CRPD ribadisce il valore intrinseco delle persone con disabilità, spingendo a una riconcettualizzazione della cittadinanza attraverso 3 dimensioni chiave:
- autodeterminazione;
- partecipazione;
- contributo.
In quest'ottica, la cittadinanza non può essere completa senza l'autodeterminazione delle persone con disabilità, la loro partecipazione attiva nella vita comunitaria e il riconoscimento del loro contributo alla società.
Come contrastare l’abilismo
Contrastare l'abilismo rappresenta una sfida che richiede un cambiamento culturale profondo.
Fondamentale è promuovere l'empatia e la comprensione attraverso un approccio educativo e informativo. È essenziale sensibilizzare sul linguaggio appropriato e sull'importanza di rifiutare stereotipi dannosi.
Inoltre, occorre creare un ambiente in cui le persone con disabilità possano partecipare attivamente, garantendo l'accessibilità in vari contesti, compresi trasporti, edifici e servizi digitali.
Combattere l'abilismo implica anche un impegno attivo contro pratiche mediche discriminatorie. Ciò include sostenere la formazione medica incentrata sulla sensibilità alle esigenze delle persone con disabilità e promuovere politiche che garantiscano un accesso equo alle cure.
È cruciale incoraggiare una partecipazione attiva, non solo segnalando comportamenti abilisti, ma anche educando in modo costruttivo chi commette tali azioni. L'attivismo e la difesa dei diritti giocano un ruolo fondamentale nel promuovere un cambiamento sistemico.
Infine, la condivisione di risorse informative e la promozione di modelli positivi aiutano a contrastare gli stereotipi e a diffondere consapevolezza.
Sostenere l'inclusione in tutte le sfere della vita quotidiana è essenziale per costruire una società che rifiuta l'abilismo e abbraccia la diversità in tutte le sue forme.
Vittime di abilismo e psicoterapia
Il fenomeno dell'abilismo può avere impatti significativi sulla salute mentale delle persone che ne sono vittime, rendendo importante considerare l'intervento della psicoterapia come sostegno.
Le vittime di abilismo possono sperimentare:
- stress;
- ansia;
- depressione.
E altre sfide psicologiche a causa della discriminazione e delle barriere sociali che affrontano quotidianamente.
La psicoterapia può offrire un contesto sicuro in cui esplorare e affrontare le conseguenze psicologiche dell'abilismo.
Un buon o una buona psicoterapauta sa essere sensibile alle specifiche esperienze e sfide legate all'abilismo, è consapevole delle dinamiche di potere e delle implicazioni sociali coinvolte e lavora per creare uno spazio terapeutico inclusivo e rispettoso.
Non aver paura di chiedere aiuto.
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